FONDI SOVRANI

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

FONDI SOVRANI

Stefania Schipani

Fondi di investimento (detti anche Fos), posseduti prevalentemente da Stati sovrani, composti da varie tipologie di strumenti finanziari (obbligazioni, azioni, beni patrimoniali). Sono detenuti dai Paesi che dispongono di forti riserve valutarie accumulate grazie a disponibilità di petrolio (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait), risorse energetiche, materie prime (Norvegia, anche ricca di petrolio, Russia, Brasile e Venezuela), avanzi nella bilancia commerciale (Cina, Singapore e India), surpluses fiscali (Sud-Est Asiatico). Rappresentano uno dei fenomeni più rilevanti della finanza globale dell’ultimo decennio e sono legati a operazioni riguardanti per lo più attività finanziarie su Paesi esteri con obiettivi di lungo periodo. In tal senso rappresentano un rischio anche di controllo politico perché consentono a Stati diversi (spesso Paesi emergenti con sistemi politici non costituiti da democrazie consolidate) di infiltrarsi in economie di altri Paesi acquisendo quote di istituti finanziari e industriali di rilevanza strategica o proprietary knowledge su tecnologie di settori legati alla sicurezza nazionale.

I f. s. sono stati creati nel 1953 (con il Kuwait investment authority) e si sono sviluppati sul finire degli anni Novanta, ma la loro forte espansione si è verificata con lo scoppio della crisi dei mutui subprime (2007-08) che ha costretto industrie e istituzioni finanziarie, soprattutto europee e statunitensi, a cedere proprie quote per ricapitalizzare e ripianare le ingenti perdite subite. Il numero di f. s. (che sono oltre 60) si è quindi accresciuto enormemente (per citarne alcuni, Temasek di Singapore, ADIA, Abu Dhabi Investment Authority, QIA, Qatar Investment Authority, China investment corporation) e quote crescenti di istituti e gruppi statunitensi ed europei (Citigroup, UBS, Merrill Lynch, Barclays, Blackstone group, Morgan Stanley, Bank of America), di imprese rilevanti (per es., del settore automobilistico, Porsche, Volkswagen, Ferrari, Daimler) e di società chimiche, petrolifere, minerarie, sono state acquisite da f. s. cinesi, arabi, norvegesi e russi. Sebbene la liquidità apportata dalla vendita di quote societarie, in una fase recessiva di crisi e di stagnazione come quella apertasi dal 2008, possa costituire uno stimolo importante per la ripresa economica, il rischio di un controllo dilagante dei f. s. nelle economie occidentali è concreto. D’altra parte in Europa, contro l’accaparramento da parte dei f. s. è difficile l’applicazione di qualunque misura protezionistica sia per il problematico conseguimento di una condivisione interna delle soluzioni, sia per il vincolo della compatibilità con i principi comunitari di libera circolazione di capitali.

Anche la Consob, l’organismo di vigilanza bancaria italiano, nonostante dal 2008 sia entrato in vigore il codice detto I principi di Santiago, che definisce la condotta sulla trasparenza dei f. s., e le linee guida dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), ha evidenziato il problema di una scarsa trasparenza e informazione sulla composizione e sulle caratteristiche del portafoglio azionario dei fondi sovrani.

Il valore globale gestito dai f. s. risulta ingente (circa 10.000 miliardi di dollari tra il 2015 e il 2016, circa il 7% del PIL mondiale). In Italia risultano presenti f. s. in 102 società, pari al 36% delle società quotate, contro il 25% delle società quotate a Londra e il 20% delle società di Francoforte e Parigi, dove si ha una minore concentrazione del fenomeno pur essendo più numerose le società coinvolte (172 in Francia, 174 in Germania e 400 nel Regno Unito; un numero così elevato, quello inglese, da indurre il sindaco di Londra a definire pubblicamente nel 2015 la capitale britannica come l’ottavo emirato del pianeta). Esemplificativa in Italia è l’acquisizione (2015) di tutti i grattacieli del progetto Milano Porta Nuova di Hines per un valore di 2 miliardi di euro da parte del QIA che possiede anche, tra gli altri, l’hotel Four seasons di Firenze, l’Hotel Gallia di Milano, gli uffici milanesi di Credit Suisse, la maison di moda Valentino e, diversificando, partecipa inoltre alla joint venture con la Cassa depositi e prestiti, IQ Made in Italy venture e al progetto per l’ospedale ex San Raffaele di Olbia.

TAG

Cassa depositi e prestiti

Crisi dei mutui subprime

Bilancia commerciale

Credit suisse

Joint venture