Fonazione

Dizionario di Medicina (2010)

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Processo fisiologico con cui viene prodotta la voce, ovvero vengono emessi suoni articolati, essenziale per il linguaggio. L’apparato fonatorio comprende l’apparato respiratorio, che agisce come un mantice, l’apparato laringeo, che contiene gli elementi vibranti, e l’apparato risuonatore, formato dalle cavità sopraglottidee, o cavità nasali, e boccali. Il controllo diretto della f. è dato dalle regioni corticali motrici della muscolatura della bocca (lingua e labbra), della faringe, del velo palatino e della laringe, e dai centri motori dei muscoli respiratori. Questi centri sono, a loro volta, sotto il controllo dei centri motori del linguaggio (➔). I centri uditivi esercitano sui centri motori fonatori un controllo costante attraverso l’ascolto del suono emesso. Gli elementi vibratili principali sono le corde vocali; al di sopra di queste vi sono le pliche vestibolari o false corde vocali, una coppia di spesse ripiegature di mucosa che le protegge. Il loro ruolo nella f. è molto scarso, ma si può apprendere a usarle per produrre sonorità profonde come nel canto dei monaci tibetani e nel growl, una forma di canto usata nel genere musicale metal.

Fisiologia della fonazione

Durante la f., che avviene in fase espiratoria, le corde vocali vengono accostate e si esercita una pressione su di esse; le corde vocali rimangono chiuse finché la pressione non è sufficiente a farle divaricare. In questo modo l’aria sfugge attraverso le corde vocali e la pressione diminuisce. La riduzione della pressione, la funzione elastica delle corde vocali e l’effetto di aspirazione dell’aria che sfugge attraverso la glottide (effetto Bernoulli) fanno sì che le corde vocali si riaccostino. Questo ciclo di apertura e chiusura si ripete numerose volte al secondo. Per emettere una nota corrispondente al Do centrale della tastiera del pianoforte, le corde vocali devono vibrare a circa 262 Hz (1 Hz = 1 ciclo al secondo); per emettere un Do un’ottava sopra, devono vibrare a 524 Hz. La vibrazione delle corde vocali serve a modulare la pressione e il flusso dell’aria attraverso la glottide ed è la risultante onda di pressione (alternanza di fasi di compressione, con aumento di pressione, e rarefazione, con riduzione di pressione nell’aria) che determina il suono.

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Suono e caratteri della fonazione

Delle tre caratteristiche di un suono, l’intensità dipende dall’ampiezza dell’onda di pressione generata, ossia dalla differenza fra il massimo e il minimo di pressione; l’altezza (se un suono sarà acuto o grave) dipende dalla frequenza di vibrazione delle corde vocali, mentre il timbro dipende dall’apparato risuonatore, che funge da cassa armonica: individui diversi hanno timbri vocali diversi a causa delle diversità nel loro apparato risuonatore. La frequenza fondamentale di vibrazione delle corde vocali, e quindi l’altezza del suono emesso, cambia principalmente in funzione della tensione delle stesse: più elevata la tensione, più alta la frequenza di vibrazione, più acuto (alto) il suono. Le vocali si producono facendo passare il suono prodotto dalle corde vocali attraverso le cavità di risonanza e l’articolazione buccale. Gli organi articolatori principali delle vocali sono rappresentati dalla lingua e dalle labbra. Per le consonanti gli organi articolatori possono essere labbra, denti, lingua, punti diversi del palato, faringe o glottide. Alcune consonanti quali la t o la f, dette sorde, vengono prodotte in assenza di vibrazione delle corde vocali; mentre altre, dette sonore, come la d o la b, richiedono tale vibrazione delle corde vocali. Per sperimentare se le corde vocali vibrano mentre si emette un suono basta porre una mano sulla gola.

Fonazione e apprendimento culturale della lingua

Normalmente, nell’individuo adulto, la f. appare un processo immediato, portato avanti senza apparente sforzo. La complessità del compito però emerge quando tentiamo di riprodurre un fonema in una lingua non nativa: pensiamo alla sottile differenza di pronuncia fra rarelly e really, alla difficoltà di riprodurla per parlanti non di madrelingua inglese o alla difficoltà di riprodurre la ou di molti dialetti dell’Italia settentrionale per parlanti non nativi. L’articolazione dei suoni è un processo che apprendiamo confrontando il prodotto del comando motorio (il suono emesso) con il suono desiderato. La f. nella nostra lingua madre è stata appresa nel corso dello sviluppo del linguaggio durante i primi anni di vita, a partire dalla nascita, e ha richiesto la formazione di ‘modelli’ dei fonemi (➔) da riprodurre. Il bambino inizia a produrre le prime parole tra gli 11 e i 13 mesi. Il processo di apprendimento percettivo a formare i prototipi fonemici e di apprendimento motorio a riprodurli attraverso la f. è facilitato dal particolare linguaggio che noi rivolgiamo ai bambini, il cosiddetto ‘madrese’, che presenta una iperarticolazione delle vocali, e un tono più acuto, adatto a essere riprodotto dall’apparato fonatorio del bambino che lavora su toni più alti di quelli dell’adulto. In aggiunta alla articolazione dei singoli suoni e della loro combinazione in parole, il controllo motorio del linguaggio si esercita anche sulla prosodia dell’eloquio. Per prosodia si intende il ritmo, le caratteristiche di accentazione e l’intonazione, che a loro volta coinvolgono la f. in quanto si basano sulla lunghezza delle sillabe, l’intensità, l’altezza e le frequenze formanti dei suoni articolati. Le caratteristiche prosodiche variano da una lingua all’altra. La prosodia riflette, però, soprattutto lo stato emozionale del soggetto, se quello che sta dicendo è una affermazione o una domanda, se il parlante si sta esprimendo in maniera ironica o sarcastica, o dove poggia l’enfasi del suo discorso. Tutte queste caratteristiche sono essenziali per la comprensione del significato dell’eloquio: pensiamo alla frase «hai fatto proprio un bel lavoro», che può essere pronunciata con intonazione di apprezzamento o sarcastica. Il controllo e la percezione della prosodia coinvolgono aree corticali situate anche nell’emisfero destro, che sono spesso il corrispettivo a destra delle classiche aree del linguaggio a sinistra; in questo senso, l’emisfero destro contribuisce quindi al linguaggio.

Apprendimento della lingua madre e circuiti neurali

L’apprendere a parlare produce dei circuiti neurali specifici, dedicati a codificare le strutture percettive e produttive della lingua nativa. L’attività di questi circuiti neurali agirebbe come una serie di filtri sintonizzati sulle caratteristiche della lingua madre e promuoverebbe il successivo sviluppo delle capacità linguistiche nella propria lingua. Nello stesso tempo, la formazione di filtri specifici per la lingua madre interferirebbe con la capacità di formare filtri per una lingua straniera se questi non si conformano a quelli già formati. Con il procedere della stabilizzazione del primo gruppo di filtri, la possibilità di formarne un secondo diventerebbe sempre più difficoltosa.

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