FOLIGNO

Enciclopedia Italiana (1932)

FOLIGNO (A. T., 24-25-26)

Riccardo RICCARDI
Arduino COLASANTI
Giuseppe LUGLI
Tammaro DE MARINIS
Giustiniano DEGLI AZZI-VITELLESCHI

Città, dell'Umbria, in provincia di Perugia, situata a 235 m. d'altezza sul margine orientale della Valle Umbra e sulla sinistra del Topino, là dove questo fiume sbocca in pianura. Ha pianta regolare, press'a poco rettangolare, che conserva traccia dell'antico campo romano, col decumanus e il cardo maximus che corrispondono alle vie cittadine più importanti. Fra i maggiori centri umbri, Foligno è uno di quellì che hanno avuto uno sviluppo topografico e demografico relativamente rapido, e ciò per la sua posizione assai favorevole ai traffici. Vi passa, infatti, la via Flaminia, ed è centro ferroviario notevole, poiché è stazione importante della linea Roma-Ancona e capolinea della ferrovia per Perugia e Terontola. È in progetto una linea Foligno-Orvieto-Porto S. Stefano. La popolazione di Foligno, che contava 5624 abitanti nel 1701 e 6478 nel 1736, è salita a 8471 abitanti nei 1871, a 8733 nel 1881, a 8951 nel 1901, a 9173 nel 1911 e a 12.888 nel 1921.

Il movimento commerciale di Foligno è notevole, e notevole pure la sua importanza industriale: ha uno zuccherificio che produce in media, ogni anno, 30.000 q. di zucchero; e poi piccoli stabilimenti per la tessitura della lana e del cotone, per la fabbricazione dei fiammiferi, stabilimenti metallurgici, fornaci per laterizî, cartiere (a Foligno esisteva una cartiera fin dal 1265), tipografie rinomate (dal 1470), ecc.

Il comune di Foligno è uno dei più vasti dell'Umbria (260,80 kmq.) e il suo territorio, che va da quota 190 a quota 1220, comprende una zona occidentale piana e una orientale montuosa; la maggior parte del territorio comunale si trova a più di 600 m. di altezza (157 kmq., dei qualì 114 a più di 800 m.). La popolazione (15.000 ab. nel 1816, 19.000 nel 1853, 20.555 nel 1861, 21.686 nel 1871, 22.905 nel 1881, 26.111 nel 1901, 28.375 nel 1911, 32.777 nel 1921, 37.993 nel 1931) vive prevalentemente accentrata. Nel 1921 solo il 18,9% della popolazione dimorava in case sparse: il resto nei 49 centri del comune (oltre a Foligno, sono notevoli: S. Eraclio, 1617 ab.; Belfiore, 911 ab.; Vescia, 904 ab.; Verchiano, 769 ab.; Capodacqua, 526 ab.; Colfiorito, 504 ab.). La densità è forte specialmente nella zona di pianura, dove, sotto i 400 m. di altezza, si avevano nel 1921 ben 332 ab. per kmq.; è pure forte (105 ab. per kmq.) nella zona compresa tra i 400 e i 600 m. Oltre i 1000 m. non vi sono più abitazioni permanenti.

Del territorio comunale, il 37% (9669 ettari) è occupato da seminativi (prevalentemente con piante legnose), il 29% da prati e pascoli (7518 ettari), il 25% da boschi (6488 ettari), il 5,6% da colture specializzate di piante legnose (1446 ettari: oliveti e vigneti). Il resto è improduttivo (superficie sterile per natura o occupata da fabbricati, strade, ecc.). I prodotti principali sono: cereali, olio, vino, legumi e foraggi.

Arte. - L'arte in Foligno ha tradizioni antichissime e nei secoli il suolo ha restituito opere importanti, come il sarcofago con scene del circo conservato nella Pinacoteca civica, la statua togata del palazzo Aluffi e l'Ercole di bronzo del Museo del Louvre. Pochi monumenti dell'antico Fulginium restano in piedi; tra questi gli avanzi di un ponte sul canale del Topino e quelli di una villa, nota col nome di Palazzo di Decio, nell'orto del convento di San Francesco.

Dove oggi sorge il duomo, costruito nel 1133, ingrandito alla metà del sec. XV, rifatto nel XVI da maestro Cola da Caprarola che si giovò di disegni di Baccio d'Agnolo e di Antonio da Sangallo, s'innalzava la primitiva basilica a custodia della salma del patrono S. Feliciano, e ignoti frescanti lavorarono prima del Mille nella chiesa di S. Maria infra portas. Nel 1201 s'inizia un vero rinnovamento edilizio della citià di cui, distrutto l'originario palazzo comunale costruito nel 1265 e sostituito da quello attuale iniziato nel sec. XVI, demoliti il palazzo del Popolo e quello del Podestà, completamente rifatto sulla fine del Quattrocento, sono esempî cospicui il chiostro di Sassovivo (1229), la chiesa e il monastero di S. Claudio (1232), le chiese di S. Giovanni Profiamma (1231), ultima memoria del Forum Flaminii e di S. Domenico (1251). Fioriva intanto anche l'arte della pittura: un Alessio operava nel 1205 e sessanta anni più tardi il folignate Benvenuto Benveni si recava a dipingere a S. Chiara in Assisi. Sono del sec. XIV le chiese di S. Giovanni dell'Acqua (1339), di S. Caterina, di S. Salvatore e di S. Giacomo e le torri campanarie di S. Domenico, di S. Agostino e di S. Salvatore. Il periodo che si ricollega alle fortune della famiglia Trinci fu il più fervido di vita per Foligno. Ne rimane, documento insigne, il palazzo con notevoli avanzi di affreschi in molte sale e la cappella interamente decorata da Ottaviano Nelli (1424). Allora l'attività sporadica dei pittori si concretò in una vera scuola locale che ebbe il suo antesignano in Bartolomeo di Tommaso, di cui si vede nella chiesa del Salvatore una tavola dipinta prima del 1439, e che toccò il suo culmine col Mezzastris e con Niccolò di Liberatore detto l'Alunno (v.), che ebbe seguace suo figlio Lattanzio.

Il sec. XVI vide terminare in Via della Mora la casa Nocchi e sorgere in Piazza Grande la casa Orfini (1515), in Piazza Spada i palazzi Grandi e Carrara, in Via del Fonte del Trivio quello Casalini (1518), in Via della Salara quelli Deli e Guiducci, dietro i vicoli di S. Giuseppe la casa di Federico Flavio, e l'Ospedale di S. Giovanni, opera di Nicola Cantagalli (1517). Allora, spostato ormai il centro della pittura umbra a Perugia, Foligno si adornava di un impareggiabile capolavoro, la Madonna (ora nella Pinacoteca Vaticana) che Raffaello eseguì per Sigismondo de Comitibus.

Del Seicento e del Settecento non si hanno monumenti di primaria importanza; pur tuttavia buoni esempi se ne vedono nelle chiese di S. Niccolò, della Misericordia, del Gonfalone, di S. Giuseppe, della Madonna del Pianto, nel convento di S. Bartolomeo, nei palazzi Giusti, Morotti, Barugi, Brunetti, Candiotti, Legi, Marchetti. Al secolo decimonono si debbono la facciata della chiesa della Madonna del Pianto, opera del Benvenuti, e la statua di Niccolò Alunno, dell'Ottaviani.

La scultura non ha dato a Foligno opere notevoli. Notevole lo spirito decorativo che alimentò le arti minori folignati, specialmente l'oreficeria (con le sette croci processionali che le sette confraternite della città fecero eseguire nel secolo XVIII, la statua d'argento e la sedia di S. Simpliciano, opera la prima di G. C. Maini, la seconda del fiammingo A. Guap) e l'intaglio in legno (bancone di S. Niccolò; leggio del coro dei serviti in S. Giacomo; soffitto con lo stemma di Sisto IV nel palazzo Trinci; porte di S. Agostino, della Cancelleria episcopale, della facciata minore del Duomo, della casa Deli).

Storia. - L'antico Fulginium fu città umbra, situata al 95° miglio della Via Flaminia, presso l'incrocio con un braccio secondario che passava per Terni e Spoleto e si dirigeva verso Perugia. La città antica non era nel sito dell'attuale, ma nei pressi della chiesa di S. Maria in Campis. Nell'età romana ebbe poca importanza, tanto che la stazione della Flaminia era a Foro Flaminio, tre miglia più a nord. Fu assoggettata ai Romani tra il 299 e il 295 a. C. nella terza guerra sannitica; ebbe quindi la cittadinanza senza suffragio e costituì prefettura; dopo la guerra sociale ottenne la piena cittadinanza e fu municipio retto da quattuorviri iscritti verosimilmente alla tribù Cornelia.

Per la sua posizione sulla Via Flaminia ebbe a soffrire danni infiniti dalle invasioni barbariche. Libero comune della Lega guelfa dell'Umbria, piegò talvolta a parte ghibellina, attirandosi le vendette feroci di Perugia. Nel 1305 i Trinci, famosi guerrieri d'origine longobarda, messisi a capo dei guelfi, riuscirono - non senza gravi e frequenti contrasti con la famiglia ghibellina degli Anastasi - a farsi signori della città con titolo di gonfalonieri e capitani del popolo, poi, dal 1536, con quello di vicarî pontifici. Furono tiranni crudeli, ma splendidi protettori delle lettere e delle arti. Nel 1439 le milizie d'Eugenio IV guidate dal cardinale Vitelleschi, scacciarono Corrado Trinci (che fu con due figli strangolato a Soriano presso Viterbo) riunendo Foligno al dominio della S. Sede, che le lasciò larghe autonomie.

Arte della stampa. - In questa piccola città dell'Umbria apparve per la prima volta a stampa la Divina Commedia; la pubblicò l'11 aprile 1472 Giovanni Numeister (v.) con l'aiuto di Evangelista Angelini di Trevi. Del prezioso volume, di formato in-folio piccolo, impresso in caratteri tondi, di carte 252, si conoscono circa 20 esemplari, non tutti completi e alcuni con varianti. Già due anni prima lo stesso tipografo aveva pubblicato, col concorso dei fratelli Orfini, la 1ª edizione del De bello italico adversus Gothos di Leonardo Bruni di Arezzo. Un Cicerone, Epistolae ad familiares, impresso con gli stessi caratteri, è privo di data ma dové certo precedere il Dante e fu tirato a duecento esemplari: fu ristampato nel 1474. Esso è forse il più raro delle quattro uniche opere note uscite dalla tipografia folignate nel Quattrocento; un esemplare si conserva nella Biblioteca Riccardiana di Firenze.

V. tavv. CXXI e CXXII.

Bibl.: R. Riccardi, Ricerche sull'insediamento umano nell'Umbria, Roma 1931; F. Pontano, Discorso sopra l'antichità della città di Foligno, Perugia 1618; L. Jacobilli, Discorso sulla città di Foligno, Foligno 1646; M. Faloci-Pulignani, La prima ediz. della Divina Commedia, in Il Bibliofilo, 1882; id., Notizie su l'arte tipografica in Foligno durante il sec. XV, Firenze 1900; id., Foligno, Bergamo 1907; Catalogo del museo civico di F., Foligno 1908; M. Faloci Pulignani, Guida illustrata di Foligno e dintorni, Foligno 1909; O. v. Gerstfeldt, Umbrier Foligno, Lipsia 1912; M. Salmi, Gli affreschi del palazzo Trinci a Foligno, in Bollettino d'arte, 1919, pp. 139-180; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923; E. Martinori, La via Flaminia, Roma 1925, p. 143 segg.; K. J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino 1926, pp. 443 e 504; T. Valenti, Gl'inizi della tipografia degli Orfini in Foligno e Un documento decisivo per il Dante di Foligno, in La Bibliofilia, XXVII (1926); P. Toesca, St. dell'arte ital., I, Il Medioevo, Torino 1927.

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