FIVET

Dizionario di Medicina (2010)

FIVET (sigla di Fertilizzazione In Vitro ed Embryo-Transfer)

Vincenzo Berghella

Metodo di fertilizzazione in vitro oggi più comunemente usato. Consiste nella fertilizzazione in provetta degli ovociti prelevati direttamente dall’ovaio e nel successivo trasferimento degli embrioni così ottenuti nella cavità uterina. Il primo intervento con tale tecnica è stato effettuato in Gran Bretagna nel luglio del 1978. Inizialmente la FIVET è stata impiegata per risolvere una delle cause più frequenti di sterilità coniugale, la sterilità tubarica non suscettibile di correzione chirurgica. Molto rapidamente, però, l’indicazione si è allargata a casi di sterilità dovuti a scarsa fertilità maschile, a sterilità da cause immunologiche, o a cause non conosciute.

Tecnica

Inizialmente, si esegue una terapia di stimolo ovarico, generalmente con l’impiego di gonadotropine ipofisarie, con l’intento di far maturare contemporaneamente numerosi follicoli ovarici. Poi, si prelevano, sotto guida ecografica transvaginale, da tre a sei ovociti contenuti nei follicoli e si mettono a contatto, in provetta, con un pool di spermatozoi capacitati. Infine, gli embrioni che si formano (non più di tre, secondo la normativa italiana) vengono trasferiti nell’utero.

Successi della tecnica

Negli anni Novanta del secolo scorso la FIVET era caratterizzata da una bassa percentuale di successi, non più del 15÷20% in media per ciclo di trattamento. Attualmente, le percentuali di figlio nato vivo per ciclo sono molto più alte e variano a seconda dell’età materna. Nelle donne con infertilità dovuta a cause non identificate e al di sotto dei 35 anni, la percentuale di figlio nato vivo per ciclo è del 60%, o anche superiore. La percentuale nelle donne al di sopra dei 42 anni rimane molto bassa, non più del 10% circa per ciclo, a meno che l’embrione trasferito non derivi da un ovulo di miglior qualità di donna donatrice con meno di 35 anni.

TAG

Gran bretagna

Spermatozoi

Infertilità

Ipofisarie

Embrione