ORANGE, Fiume

Enciclopedia Italiana (1935)

ORANGE, Fiume (A. T., 120)

Umberto Toschi

Il maggiore corso d'acqua dell'Africa australe; si svolge con larghe divagazioni in direzione da E. a O. attraversando quasi tutta la fascia del continente compresa fra i paralleli 28° e 31° S., dacché i suoi rami sorgentizi s'intagliano sul versante interno della Grande Scarpata all'orlo del Massiccio Basuto, circa 200 km. dalla costa dell'Oceano Indiano, e la foce è nell'Atlantico, dopo almeno 2100 km. di corso. ll bacino è anche molto esteso, ma di difficile determinazione nei suoi limiti, poiché vi si possono aggregare vaste superficie aride o semiaride, prive in realtà di scolo superficiale. Comunque, l'estensione media supera 1 milione di kmq. Il ramo sorgentizio principale, il Senku, ha origine a oltre 3000 m. s. m. nel fianco meridionale del Mont-aux-Sources. Corre quindi a sud-ovest, ricevendo da sinistra i primi affluenti dai M. dei Draghi e da destra quelli minori dei M. Maluti; poi volge a O. ed entra nella grande piattaforma, essendo sceso a 1600 m. s. m. in poco più di 300 km. di corso. Circa 70 km. più a valle l'Orange è raggiunto dal primo dei grandi affluenti di destra, il Caledon, pur esso originato dal Mont-aux-Sources (ma sul versante occidentale) e ricco di acque perenni. Dopo altri 350 km. di corso, prima verso SO. poi con un brusco gomito a NO., l'Orange riceve l'altro ancor maggiore affluente, il Vaal, sceso dai M. dei Draghi settentrionali e lungo a sua volta circa 1200 km. Di minore sviluppo, per quanto abbastanza forniti di acque, sono gli affluenti di sinistra, che provengono dagli Storm Bergen e dagli Zuur Bergen. A valle della confluenza col Vaal si può considerare iniziato il corso inferiore, che procede a O. con ampî meandri attraverso gli aridi piani sabbiosi dei Beciuana, dei Boscimani e dei Namaqua, dove il fiume affonda sempre più il proprio alveo. Nessun affluente perenne raggiunge in tutto questo tratto l'Orange: solo eccezionalmente i grandi alvei testimoni di un'antica idrografia (Molopo e suoi affluenti al N., Hartebeeste al S.) recano acque piovane fino al fiume. Questo anzi nel lungo tratto desertico assottiglia notevolmente la sua portata per effetto dell'intensa evaporazione. Dopo la confluenza del Hartebeeste il paese intorno tende a rialzarsi e il fiume deve farsi strada con successivi gradini, fra i quali primeggia la serie delle cascate Aughrabies o Cento Cascate, con un dislivello di 120 m. in 25 km. A valle delle cascate, l'alveo si mantiene profondamente inciso in gole, le quali assumono un andamento sempre più contorto nell'accostare e nell'attraversare il margine litoraneo rialzato. La stretta striscia piana costiera è infine rapidamente percorsa e con una foce semplice, per quanto ingombra di isolette e banchi, l'Orange raggiunge l'Atlantico al 28° 37′ lat. sud e 16° 30′ long. est. L'accesso alle navi è generalmente impedito, e deficiente è la navigabilità del fiume anche all'interno, nel tronco inferiore per la scarsità dell'acqua e le cascate, in quello superiore per la varia portata e l'accidentalità del fondo.

Sono ignoti i nomi degli Europei i quali giunsero per primi alle sponde dell'Orange, nel suo tratto più vicino al mare. In seguito alle prime incursioni nel Piccolo Namaqualand (1685, 1704, 1705) e alla scoperta colà di giacimenti di rame, esploratori e cacciatori movendo all'intorno e verso il N. portarono notizia del grande fiume settentrionale. Soltanto nel 1761, a riconoscerlo, venne inviata dal governo olandese del Capo una spedizione comandata dal capitano E. Hop, che peraltro si limitò ad attraversare il fiume e a seguirlo per breve tratto. Esso era indicato dagli Ottentotti col nome di Garib (grande acqua), dagli Europei con quello corrispondente di Groote-Rivier (grande fiume). Del corso medio-superiore ebbe primo notizia da indigeni il naturalista svedese Andrea Sparrman, durante la sua esplorazione degli Sneeuw Bergen (1776). Sulle sue indicazioni R. J. Gordon raggiungeva il "grande fiume" e gli dava l'odierno nome in onore del principe di Orange (1777). La foce fu esplorata nel 1779 dal Gordon stesso e da W. Paterson. Altre esplorazioni del basso corso furono fatte dal naturalista Fr. Le Vaillant (1781-1785). Sul finire del secolo venivano inviate missioni oltre l'Orange. L'attività dei missionarî e l'esodo, poco di poi iniziato, dei Boeri dal Capo verso il N. (1810-1820, Grande Trek del 1836) condussero al completo riconoscimento del fiume e alla scoperta dei suoi principali affluenti di destra. Primo e principale tra questi pionieri, J. Campbell raggiungeva nel 1813 il Harts e, discendendolo, riconosceva tutto il corso di questo, poi quello del Vaal dalla sua confluenza e quindi dell'Orange fino alle grandi cascate di Aughrabies. Le sorgenti furono raggiunte per la prima volta nel maggio 1836 dai missionarî protestanti francesi T. Arbousset e F. Damas.

Bibl.: Nouvelle description du Cap de Bonne Espérance, Amsterdam 1778; W. Paterson, A Narrative of Four Journeys into the Country of the Hottentots and Caffraria in the years 1777-1778-1779, Londra 1789; J. Campbell, Travels in South Africa, Londra 1815; T. Arbousset e F. Damas, Relation d'un voyage d'exploration... en 1836, Parigi 1842.