FISIONOMIA o fisiognomia

Enciclopedia Italiana (1932)

FISIONOMIA o fisiognomia

Gioacchino SERA
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Dall'arte di dedurre dal volto e dalla sua espressione l'indole delle persone, chiamata dagli antichi fisiognomica (v.) o fisiognomonia, prese il nome di fisionomia l'espressione stessa del volto (v. espressione).

Fisionomia facciale etnica.

Intendiamo per fisionomia facciale il complesso delle caratteristiche di forma della faccia di un individuo. Il nostro occhio è capace, forse ereditariamente, di distinguere con grande facilità un complesso da un altro, una fisionomia da un'altra. Ma la maggior parte delle persone, cioè coloro che non siano abituati all'osservazione, ben difficilmente saprebbero dire per quali caratteri una faccia è diversa da un'altra, fatta eccezione, ben inteso, dalle caratteristiche di colore (pelle scura o chiara, occhi bruni o celesti, ecc.), che sono di facile rilievo. Egli è che per la maggior parte questi giudizî di differenza sono impressioni sintetiche dell'occhio non risultati analitici di determinazione di posizione spaziale dei singoli elementi anatomici che compongono la faccia. Anche per uno studioso, del resto, le caratteristiche della faccia sono, come si dice, di natura prevalentemente descrittiva, non metrica; la scienza antropologica (facendo astrazione dalla fondatezza assoluta di tale distinzione, a cui si può dare invero un valore relativo) ha studiato sinora a preferenza le caratteristiche metriche. Solo in questi ultimi tempi fu compiuta un'analisi di queste caratteristiche descrittive, onde stabilire quali siano le più importanti e quali le meno e quali quelle che tengono sotto la loro dipendenza le altre, nella struttura della faccia. Questa analisi fu compiuta i base alle differenze che si sono riscontrate in tutta l'umanità quindi dentro limiti assai più estesi di quelli che cadono nei termini dell'esperienza comune, nei paesi europei: ciò dà una stabilità e fondatezza più grande ai risultati di questa analisi. Nello stesso tempo che essa stabiliva i fatti anatomici di struttura, che sono la vera ragione delle differenze fisionomiche, veniva a stabilire i tipi etnici di fisionomia facciale. Dell'esistenza di questi tipi etnici di fisionomia, gli stessi antropologi più sperimentati si valevano e si valgono tuttora in guisa non molto diversa da quella in cui un profano se ne vale per affermare le differenze individuali, vale a dire in via non analitica, ma d'impressione generale. E occorre aggiungere che molto spesso per il passato e per il presente se ne valsero involontariamente e inconsciamente, per l'apprezzamento dei risultati d'indagini su caratteri metrici e persino di quei caratteri, come, ad es., le proporzioni, il tipo del capello, che distinguono abbastanza bene un tipo, ma che spesso non risolvono le questioni più grosse. Questo fatto indiscutibile è la miglior prova della grande importanza della fisionomia facciale etnica ed è da credere che solo la difficoltà di stabilire scientificamente le differenze fisionomiche etniche abbia impedito che fosse posto in prima linea questo mezzo di differenziazione. L'analisi morfologica più esatta però non sarebbe bastata allo scopo, se non fosse stata aiutata dall'analisi geografica. Il fatto che ha costituito e costituisce il più grande ostacolo all'affermazione della scienza antropologica è la miscela etnica: l'esistenza fin dal più remoto passato delle migrazioni umane e la possibilità delle unioni indefinitamente feconde fra i diversi tipi hanno fatto sì che i confini dei tipi umani sulla superficie terrestre siano attualmente assai confusi. Soltanto un'analisi geografica accurata e minuziosa può aver ragione di queste difficoltà; è perciò che lo studio di certe zone speciali della superficie terrestre è in particolare modo opportuno, perché ivi le le condizioni sono più semplici. Le difficoltà che si frappongono a stabilire questi tipi sono tali, che nella nostra esposizione si deve vedere solo un tentativo, suscettibile di modificazioni e di correzioni. Esso però rappresenta certo una prima approssimazione abbastanza buona per concedere appoggio alle ricerche e alle deduzioni di altre scienze, che più o meno cercano nell'antropologia l'ubi consistam.

La regione del cranio più importante per la differenziazione dei tipi facciali è quella Lhe si potrebbe chiamare regione fronto-nasolacrimale (v. cranio). Essa consta: 1. delle parti mediane e più basse del frontale: queste parti sono in certi tipi più prominenti verso l'innanzi in confronto delle parti circostanti, sia in un piano orizzontale sia in un piano verticale; per questa ragione si può chiamare tale sezione del frontale rostro; 2. dei nasali; 3, delle apofisi ascendenti dei due mascellari; 4. dei due lacrimali. Come si vedrà nelle descrizioni speciali, la prominenza del rostro è variabile, ma, cosa importantissima, a queste variazioni sono parallele le disposizioni diverse delle altre parti della regione fronto-naso-lacrimale. Si può dire perciò che il rostro tiene sotto la sua dipendenza le altre parti. Questa dipendenza deve intendersi in guisa affatto meccanica, in quanto lo sviluppo diverso del rostro determinerebbe non solo i fenomeni diversi delle altre parti della regione suddetta; ma anche della faccia nel suo insieme. Non possiamo però trattenerci in modo particolare su questo meccanismo, essendo qui il nostro compito limitato a quello della definizione dei tipi.

Studiando le conformazioni facciali, soprattutto nello scheletro, ci si persuade che le diversità della faccia sono di due diverse origini. Le une dipendono dallo speciale piano di struttura facciale, che si estrinseca in differenze anatomiche nella costituzione della regione fronto-naso-lacrimale; le altre dipendono da differenze di altre regioni più o meno distanti da quella e che perciò non hanno un vero valore strutturale, architetturale. Queste ultime caratteristiche dànno piuttosto il grado del raffinamento, dell'evoluzione del tipo e hanno perciò un valore assai più ristretto, scientificamente parlando. Esse ci dànno quello che può dirsi il valore gerarchico delle forme relative. Tali sono, a es., le disposizioni del margine alveolare (profatnia), lo sviluppo in altezza della faccia, la larghezza dell'apertura nasale e, fino a un certo segno, il prognatismo. Questi caratteri di valore gerarchico, che alterano più o meno il vero tipo, cioè il tipo di struttura facciale, divengono nel vivente assai numerosi. Sono tali, a es.: lo spessore delle labbra, il colore cutaneo, degli occhi e dei capelli, e, parzialmente, la forma del capello, caratteri che possono variare nello stesso tipo facciale. Molti di quegti caratteri di valore gerarchico sono forse di adattamento climatico: onde molto spesso lo stesso tipo nelle sue forme meridionali, e soprattutto tropicali, appare abbastanza diverso, specie nel vivente, dalle sue forme settentrionali. Ciò rende difficile l'apprezzamento del tipo a persone non esperte, e, soprattutto, in base soltanto ai caratteri del vivente. I tipi da noi distinti non vogliono avere per ora che un valore descrittivo, morfologico, non il valore di vere razze. Perché essi raggiungessero tale valore occorrerebbe dimostrare che la loro estensione attuale è dovuta a fatti geografici attuali o passati, vale a dire che l'estensione della loro distribuzione dipende da un'espansione attuale o remota di una forma già umana, unica, ciò che in più di un caso per ora non è possibile. Vale a dire che noi finora non possiamo escludere per più di un tipo, distribuito discontinuamente, un'insorgenza politopica di esso, il che significa l'ammissione di più razze o unità per lo stesso tipo morfologico. Per ora ci dobbiamo accontentare dell'asserzione e definizione di queste unità morfologiche.

È molto difficile assegnare nomi del tutto convenienti ai tipi stabiliti. È in primo luogo da escludere un nome ordinale, come primo, secondo, terzo, quarto, ecc.; perché tale procedimento dice poco o nulla, e non è in realtà una denominazione, bensì un'enumerazione. Più razionale sarebbe certo dare un nome che accennasse alle particolarità morfologiche, ma questo non è realizzabile se non costituendo nomi complessi, a base di etimi greci; tali nomi difficilmente potrebbero essere brevi o facili, mentre d'altra parte l'esperienza, che in materia hanno fatto molti autori, non incoraggia a battere questa via. Una nomenclatura ideale sarebbe quella che accennasse all'origine di questi tipi, ma ciò, in primo luogo, non è ancora possibile fare con esattezza, almeno per molti tipi, e in secondo luogo implica questioni teoriche e interpretative, che è meglio evitare.

La nomenclatura più accettabile è sempre quella a base di termini etnografici e linguistici, perché questi termini richiamano subito alla mente del lettore un'idea approssimativa del tipo. Alle possibilità di equivoci e imprecisioni si può rimediare in due modi: componendo tali nomi con termini di gruppi abbastanza estesi, almeno due; e dando la distribuzione geografica di detti tipi o, per meglio dire, le zone della loro concentrazione. Dividiamo la trattazione in due parti: i tipi sul cranio osseo e i tipi sul vivente. I caratteri del frontale poiché in gran parte sono riferibili al cranio cerebrale, e poiché sono poco alterati dalla presenza delle parti molli soprastanti, saranno trattati, allo scopo anche di evitare ripetizioni, nella parte che riguarda il vivente.

I tipi facciali sul cranio. - 1. Tipo tibeto-polinesiano. - La prominenza del rostro è scarsa, fra le più piccole. Gli archi sopraccigliari (v. cranio) sono nelle forme ipsi- e ortocefaliche (v. cefalici, indici) appena accennati. Archi sopraorbitarî assenti. Bisogna tuttavia dire che nelle forme platicefaliche e in particolare in alcune di esse, come ad es. nei Fuegini, abbiamo sviluppo forte degli uni e degli altri. La presenza di queste formazioni altera sensibilmente il tipo, ma non rende irriconoscibili i caratteri di esso. La distanza interorbitaria può ridursi assai e raramente essa è sensibile. Nelle forme a setto non troppo ridotto i nasali continuano la direzione obliqua (né frontale, né sagittale) dell'apofisi ascendente. Questa è piuttosto stretta, ma anche i nasali sono colpiti dalla riduzione trasversale nelle loro parti superiori, spesso ridotte all'apparenza di un cordoncino. Nella loro parte inferiore, invece, sono sempre larghetti e s'incontrano con un angolo piuttosto acuto: tale larghezza inferiore è dovuta al fatto che i nasali, sul piano verticale mediano, sono abbastanza concavi. In qualche caso tale concavità è assai forte, senza che possa fondatamente attribuirsi a miscele con altri tipi (Tibet). L'apertura nasale è mediocramente larga, sempre molto alta a ragione della detta concavità dei nasali, che porta in alto conseguentemente la parte superiore dell'apertura. L'orbita è di forma spesso esagonale per la formazione di un lato interno-superiore, sito sopra l'interno, e dovuto al fatto che il margine superiore dell'orbita è all'interno più scavato del solito, e per la formazione di un lato interno-inferiore e di un angolo sito press'a poco sulla metà del margine orbitario inferiore. Questo angolo però è, di solito, appena accennato. Il malare è alto, nella faccia esterna disposto obliquamente dall'alto e l'interno verso il basso e l'esterno, non però nella misura del tipo mongolico. In alcune forme di questo tipo (Ciukci) si ha anche un forte prognatismo; esso pare però, tutto sommato, raro nel tipo.

2. Tipo melanesoide. - La prominenza del rostro è forse un po' minore di quella del tipo atlanto-indico, ove è massima, ma sempre però forte. Gli archi sopraccigliari sono bene sviluppati e siti in basso, onde la prominenza glabellare è anch'essa sita in basso. In corrispondenza di una forte larghezza frontale minima, la più forte di tutti i tipi, le apofisi malari del frontale sono assai potenti e quindi assai sviluppati gli archi sopraorbitarî. È difficile però osservare un solco così ben formato, con e nel tipo atlanto-indico, dietro la massa data dalle due paia di archi. La distanza interorbitaria è di solito media. Le apofisi ascendenti hanno una posizione intermedia, non sono cioè né frontali né sagittali, ma ciò che le caratterizza è la direzione verso il dietro e l'alto del loro tratto superiore. In altri termini l'inserzione sul frontale è obliqua invece di essere verticale. Ciò fa sì che, malgrado la posizione non sagittale delle apofisi, la cresta lacrimale anteriore sia, nelle sue porzioni superiori, piuttosto portata all'indietro. I nasali non sono molto più stretti, nella loro porzione superiore, in confronto dell'inferiore, s'incontrano ad angolo piuttosto acuto e, soprattutto nel profilo laterale, sono poco concavi, anzi spesso nel tratto inferiore convessi. L'apertura nasale è piuttosto piccola, stretta in alto. La forma dell'orbita non è molto caratteristica: l'angolo supero-interno è poco scavato, ma, a ragione di una posizione assai bassa del malare, il bordo superiore dell'apertura dell'orbita è inclinato verso l'estemo e il basso. Non si ha formazione di un angolo infero-interno, come nell'atlanto-indico, ma ciò è dovuto in buona misura alla posizione assai bassa del malare, più che a fatti simili a quelli che si verificano nel tipo etiopico caucasiano. Perciò l'inclinazione dell'asse dell'orbita è forte, ma non raggiunge mai i valori che talvolta raggiunge nel tipo etiopico-caucasiano. Il malare è poco sviluppato in altezza; la sua faccia è bene esterna. La porzione sottonasale (alveolare) del mascellare è piuttosto alta.

3. Tipo etiopico-caucasiano. - La salienza del rostro sulle parti laterali è medio-piccola. La glabella e gli archi sopraccigliari e sopraorbitarî non fanno abitualmente nessuna prominenza o ne fanno una piuttosto piccola. Solo nei cranî platicefalici di questo tipo si presenta discreta prominenza della glabella e delle due paia di archi sopranominati. Il profilo laterale del frontale perciò è regolare, mentre, per il fatto che non esiste il più delle volte una bozza frontale decisa, la fronte è assai spesso sfuggente indietro e in alto. Tuttavia bisogna dire che questo non è un carattere costante del tipo, verificandosi anche casi con fronte sub-verticale. Il profilo laterale è piuttosto caratterizzato nel tipo da una continuità quasi perfetta della linea dei nasali, poco o niente concavi, con la linea del frontale, senza una sensibile rientranza del nasion. A questo carattere corrispondono note specifiche dei nasali, come vedremo subito. La distanza interorbitaria è media. Il carattere più singolare del tipo etiopico-caucasiano consiste nel fatto che nasale e apofisi ascendente di ognuno dei due lati, sembrano costituire una superficie unica e regolare, cilindrica a forte curvatura nelle forme gerarchicamente basse, a minor curvatura o addirittura piatta più o meno nelle forme elevate, ma sempre assai regolare. I nasali sono fra i più regolari di forma che s'incontrino nell'umanità, per essere quasi egualmente larghi in tutta la loro altezza, poco o niente curvi sul piano verticale mediano: in breve rappresentano meglio che altrove un segmento di superficie cilindrica e non formano in nessuna guisa rilievo sulle apofisi ascendenti. Il nasale e l'apofisi ascendente di ogni lato formano fra loro un dorso nasale assai largo, quando la curvatura cilindrica è forte, uno spigolo più o meno acuto quando la curvatura cilindrica è piccola. L'apofisi ascendente, a livello della parte superiore dell'apertura nasale, è piuttosto frontale che sagittale e il suo bordo orbitale è assai distante da quello del lato opposto. Ciò dipende dalla presenza di una buona camera nasale anteriore (v. oltre: Tipo nigrizio). All'estemo ne risulta una pienezza, un'enflure di tutta la regione, che, unitamente alla forma dei nasali e della parte superiore dell'apofisi ascendente, dà un aspetto particolare alla íaccia etiopico-caucasiana, che, una volta bene percepito, si riconosce sempre. L'inserzione dei nasali sul frontale è spesso assai alta, più alta di quella dell'apofisi ascendente. La sutura tra mascellare e frontale è perciò spesso disposta quasi verticalmente. La direzione delle orbite è assai singolare: il loro asse maggiore ha spesso gradi d'inclinazione massima per l'umanità. Ciò dipende da fatti di valore locale, più che architetturale; sebbene anche questi non siano da escludere. È bene comprensibile che l'enflure, di cui abbiamo parlato, della parte inferiore dell'apofisi ascendente, deve sollevare relativamente il tratto interno del margine inferiore dell'orbita. Questo perciò decorre assai obliquamente verso il basso e l'esterno. Al contrario l'angolo interno-superiore dell'apertura è molto scavato, assai più che non lo sia d'ordinario, fatta eccezione per il tipo mongolico e per il primo tipo. Ne risulta che anche il margine superiore ha la stessa forte inclinazione, dato che in realtà il punto fronto-malare ha una posizione bassa rispetto al dakryon. Le orbite sono piuttosto alte. I malari e le apofisi malari del mascellare sono di altezza media. Il tubercolo malo-mascellare è poco sviluppato. L'apertura nasale, veramente piriforme, guarda fortemente verso il basso a ragione della direzione e lunghezza dei nasali. La porzione sottonasale del mascellare (porzione alveolare) è piuttosto alta, ma verticale e non inclinata verso l'innanzi.

4. Tipo negritoide. - Esaminando una serie abbastanza ampia di cranî di questo tipo (una delle più belle serie è certamente quella di cranî di Negrito delle Filippine, che si conserva nelle collezioni antropologiche del Museo di storia naturale di Parigi), a prima vista si giudicherebbe che questo tipo non si distacchi molto dal malese e anzi vien fatto di pensare persino che tale somiglianza sia dovuta a mescolanze etniche. Ma un esame più accurato fa scoprire che le somiglianze sono apparenti e generiche, mentre la differenziazione della regione fronto-naso-lacrimale è assai decisa. La salienza del rostro, quale si apprezza nella norma superiore, è media, ma la glabella non fa alcuna prominenza, come del resto non ne fanno gli archi sopraccigliari e sopraorbitarî. Il profilo del frontale è perciò sopra il nasion assai regolare. Il frontale è bene pieno, ma non mai bombé: la fronte perciò non fa mai l'impressione di sfuggente, come la fa in altri tipi (tipo tibeto-polinesiano, etiopico-caucasiano, atlanto-indico). La distanza interorbitaria è piuttosto sensibile o media, non mai piccola. La parte superiore dei due nasali non tende a restringersi troppo, né in senso assoluto, né in confronto dell'inferiore. La detta parte superiore forma con quella dell'altro nasale un angolo piuttosto piatto; però questo appiattimento non è mai completo, almeno nel sesso maschile. Lo stesso si dica dell'apofisi ascendente, che, nel suo tratto sito all'innanzi della cresta lacrimale anteriore, non guarda mai completamente all'innanzi, come è nel tipo nigrizio. Ne discende che in questo tipo non si ha mai nel sesso maschile una chiara impressione di colpo di ascia, come si ha nel tipo nigrizio (v. oltre). Le parti inferiori dei due nasali, abitualmente più larghe delle superiori, formano tra loro un angolo molto inferiore al piatto: ciò significa che in basso è costante un dorso nasale più o meno ben formato. I nasali perciò nel piano mediano sono ben concavi, visti di profilo, più di quello che non accade nel tipo nigrizio vero. L'apertura nasale è larga e piuttosto bassa: ma, ciò che è più importante, essa è abbastanza larga, assai spesso, anche nei suoi livelli superiori, pur non raggiungendo i gradi di tale fenomeno che s'incontrano nel tipo nigrizio. Le orbite sono piuttosto basse. Il loro asse è rivolto dall'interno e dall'alto verso l'esterno e il basso, ma non nella misura in cui ciò si verifica per il tipo etiopico-caucasiano. L'unità morfologica data dal processo malare del mascellare e dal processo mascellare del malare inizia quella conformazione che troviamo fortemente sviluppata nel tipo nigrizio, e cioè essa presenta un'altezza fortemente convessa all'esterno della cosiddetta fossa canina. Questa non ha una forma circolare, come pure ha nel tipo malese, ma soprattutto nel mongolico, bensì è foggiata a solco diretto dall'interno e dall'alto verso l'esterno e il basso. La faccia esterna del malare non guarda alquanto all'innanzi, come nel tipo malese (e più nel mongolico), e inoltre non ha quel forte grado di obliquità dall'alto e l'interno verso il basso e l'esterno, come nel tipo malese (e più nel mongolico), ma è disposta quasi verticalmente. Il tubercolo che segna il confine fra malare e apofisi malare del mascellare, sul loro bordo inferiore, è poco sviluppato. La porzione sottonasale del mascellare (porzione alveolare) è poco alta; essa è fortemente inclinata (profatnica) nelle forme basse gerarchicamente, ma è dritta nelle superiori. In complesso bisogna dire che le caratteristiche comunemente dette negre non sono molto pronunciate in generale, ma possono dirsi solo iniziali. La distinzione di questo tipo dal nigrizio è giustificata dal fatto che il negritoide non presenta mai le note così differenziate del nigrizio, nemmeno sotto forma sporadica e individuale. D'altra parte abbiamo molti argomenti per ritenere che il negritoide, per adattamenti, di natura probabilmente climatica, si sia evoluto nel senso di un forte raffinamento: anzi possiamo dire che è forse quello che presenta le massime differenze di valore gerarchico tra forme basse e alte.

5. Tipo atlanto-indico. - La salienza del rostro è molto forte; anzi si può dire la massima che si riscontra nell'umanità. La prominenza della glabella è assai notevole e lo stesso si dica di quella degli archi sopraccigliari e sopraorbitali. Queste due paia di archi sono più o meno fuse a ragione della posizione bassa degli archi sopraccigliari, a differenza di ciò che si verifica nel tipo tibeto-polinesiano, allorquando, come nei platicefali in genere, nei Fuegini in specie, essi sono presenti. Raramente non è percettibile al di dietro della salienza, data dalle due paia di archi suddetti, un solco, più o meno netto, trasversale, che separa la regione degli archi dal frontale residuo. Il profilo laterale del frontale è perciò piuttosto irregolare, ma la salienza della glabella è situata assai in basso, in confronto degli altri tipi, in cui detta salienza si riscontra. La fronte è sfuggente, persino nelle forme gerarchicamente elevate del tipo e nelle donne, come in certi Europei (Francesi, Inglesi in parte). La distanza interorbitaria tende a essere ridotta nelle forme attuali, ma non è tale nelle forme antiche (Gibilterra). Un fatto assai importante e che determina in larga misura le caratteristiche del tipo è la posizione schiettamente sagittale dell'apofisi ascendente, sia nella sua porzione sita innanzi alla cresta lacrimale anteriore, sia in quella sita dietro. Questo tratto dell'apofisi ascendente, inoltre, a differenza del tipo melanesoide, non è rivolto all'indietro, ma verticalmente. La rotazione sagittale però dell'apofisi stessa è così intensa, che la cresta lacrimale anteriore è portata assai all'indietro, nella sua totalità, certo in grado non minore di quello che si verifica nel tipo melanesoide, per la sua porzione superiore, o nel nigrizio. Da tale disposizione risulta che la parte superiore dei nasali è verticale invece che inclinata all'indietro. I nasali sono rilevati sul piano delle apofisi ascendenti, solo laddove vi è forte riduzione del setto interorbitario, non altrove. Sono sempre più stretti nella loro parte superiore, concavi nel profilo laterale. L'apertura nasale è larga nei suoi alti livelli, nelle forme più basse del tipo, ma già negli Australiani (che appartengono a questo tipo) essa è abbastanza stretta in questa regione, in guisa che merita il nome di apertura piriforme. Nel Gibilterra, nel cranio di Combe-Capelle, che, tra le forme fossili, appartengono sicuramente a questo tipo (v. Paleoantropologia), l'apertura è larga in alto. Nelle forme recenti troviamo tale conformazione solo, secondo l'esperienza di G. Sera, nei Botocudos. Nei Berberi, nei Guanci, nei Vedda, che appartengono anche a questo tipo, fra le forme recenti, essa è stretta in genere e anche in alto, almeno allorquando si possono escludere miscele con altri tipi. L'orbita fornisce importanti caratteri distintivi. In primo luogo l'angolo interno-superiore, in luogo di essere scavato verso l'alto a spese del frontale ed essere più o meno acuto, per la formazione in maggiore o minor grado di un lato supplementare, supero-interno, è piatto, in guisa che il detto lato superointerno è unito con il restante del bordo superiore dell'orbita. Questo fa sì che il bordo superiore dell'apertura delle orbite tenda a disporsi orizzontalmente. Ma il fatto più interessante è la forn azione di un angolo infero-interno più o meno acuto: in nessun altro tipo umano si presenta un angolo tale così netto, come in questo. La maggior parte delle volte si ha in questa regione la formazione di un lato piuttosto breve del poligono orbitale; questo lato si estende a tutto il margine inferiore dell'orbita nel tipo etiopico-caucasiano. Occorre avvertire però che, laddove l'apertura nasale è larga in alto, la formazione di detto angolo infero-interno è assai meno netta o addirittura assente. In tali casi l'apofisi ascendente è disposta, al livello della parte superiore dell'apertura nasale, frontalmente; e questa è la ragione dell'assenza dell'angolo infero-interno. Allorquando questo angolo è ben formato, l'angolo infero-esterno dell'apertura dell'orbita, di solito maggiore del retto, si approssima più o meno al retto, vale a dire è piccolo. L'orbita ha una forn a rettangolare più spiccata che in qualsiasi altro tipo e insieme il suo grande asse è disposto quasi orizzontalmente. L'altezza delle orbite è variabile. Del resto questo carattere è ben poco dimostrativo.

6. Tipo nigrizio. - Si può dire in generale che questo tipo accentua i caratteri del negritoide. La sua separazione da questo è giustificata, come si è già accennato, dal fatto che il negritoide non presenta mai, laddove esso si trova in condizioni di buon isolamento geografico, le note estreme del nigrizio. La prominenza del rostro è forte, sebbene gli archi sopraccigliari e sopraorbitali non siano mai fortemente sviluppati. La distanza interorbitaria è medio-forte. L'apofisi ascendente è divisa in due parti; quella sita avanti alla cresta lacrimale anteriore è disposta frontalmente, quella sita dietro è piccola e disposta sagittalmente. Anche nel tipo mongolico l'apofisi ascendente è disposta nel suo tratto precristale frontalmente; ma nel tipo nigrizio tale frontalità è dovuta a un arretramento del margine mediale dell'apofisi ascendente, mentre nel mongolico essa è dovuta a un avanzamento della cresta lacrimale anteriore. I nasali sono di larghezza medio-piccola e corti in senso verticale; ordinariamente vi è piccola differenza fra la larghezza della loro parte superiore e quella della parte inferiore. La parte superiore è quasi piatta ordinariamente, l'inferiore con scarsa convessità. La parte superiore di ogni nasale è presso a poco nello stesso piano con quella dell'opposto e con le due apofisi ascendenti: ne nasce l'aspetto caratteristico della faccia negra, di una depressione trasversale e poco estesa in senso verticale della radice nasale, fenomeno che gli antichi antropologi hanno chiamato impressione di colpo di ascia. Nella sua parte inferiore però il dorso nasale esiste sempre più o meno. Nel profilo sagittale il nasale è mezzanamente concavo. I fenomeni anzidetti a carico dell'apofisi ascendente e dei nasali sono assai probabilmente determinati da un fatto che caratterizza la cavità nasale del tipo nigrizio: vale a dire che il cavo nasale presenta un'enorme larghezza trasversale in corrispondenza della parte basale dell'apofisi ascendente. Questa parte allargata della cavità nasale G. Sera ha chiamato camera nasale anteriore-superiore. Data questa forte larghezza trasversale, s'intende come i due nasali e le due apofisi ascendenti costituiscano non più un ponte, per dir così, a sesto acuto (naso rilevato), ma un ponte ad arco romano (naso a dorso depresso). L'apertura nasale è larga anche in alto e piuttosto bassa. L'apertura dell'orbita è quadrangolare ad angoli però assai smussi, specialmente l'infero-interno. L'asse maggiore è fortemente inclinato in basso e all'esterno. Il malare, in confronto degli altri tipi, si presenta come ruotato intorno a un asse trasversale e in guisa tale che l'apofisi frontale è andata verso-dietro; ma il fatto caratteristico del malare nigrizio è una prominenza obliqua della sua superficie che dalla metà circa del margine orbitale inferiore va verso l'esterno e il basso. A dir meglio, questa prominenza è costituita in egual misura dal malare e dall'apofisi malare del mascellare: ne risulta una fossa canina fortemente aperta nella stessa direzione, a forma triangolare con base verso l'esterno e in basso. Lo spazio sottonasale del mascellare è forte.

7. Tipo mongolico. - La prominenza del rostro in questo tipo è la minima. Esaminando infatti il cranio dall'alto si vede come le parti mediane del frontale di poco o nulla siano situate all'innanzi delle laterali (parti o processi malari). Ciò del resto si constata anche nella norma laterale. Nelle forme ipsi- o orto-cefaliche (Eschimesi) di questo tipo gli archi sopraccigliari formano una tenue salienza di piccola altezza, pochi millimetri, e di poco spessore verticale; hanno la forma di due accenti circonflessi. La glabella non fa alcuna salienza e il frontale sotto-glabellare è verticale o persino obliquo dall'alto e indietro verso l'innanzi e in basso. Gli archi sopraorbitarî non esistono affatto. Le cose vanno diversamente per le forme platicefaliche, in cui si verificano gli stessi fatti che abbiamo visto per il primo. La distanza interorbitaria è medio-piccola; in questo tipo si riscontrano le più piccole distanze (Eschimesi). L'apofisi ascendente nel suo tratto più alto ha, nella porzione precristale, una disposizione frontale. Tale disposizione dipende dall'avanzamento della cresta lacrimale anteriore e non dall'arretramento del margine mediale dell'apofisi, come nel nigrizio (v. sopra). Nel tipo mongolico infatti nel profilo laterale non si osserva quell'infossamento del contorno che si osserva nel nigrizio, ma il profilo procede verso l'innanzi scendendo in basso. Perciò, per quanto, a una prima apparenza, si possano giudicare simili le regioni relative dei due tipi, esse sono assai diverse. Intanto, in primo luogo, non si può parlare mai nel tipo mongolico di una depressione trasversale nella radice nasale. I due nasali formano tra loro un angolo più o meno ottuso, ma in modo che esiste sempre un dorso nasale. Essi non sono in rilievo sulla superficie convessa ideale, fornita dalle due superficie ascendenti, continuate l'una nell'altra, come si verifica nel primo tipo. Il nasale è in genere più stretto in alto, ma la diminuzione di larghezza si estende anche alle parti inferiori. In qualche caso si ha quasi la scomparsa del nasale. L'angolo che formano fra loro i due nasali non è gran cosa diverso ai diversi livelli. Nel profilo laterale i nasali hanno una concavità assai lieve, ma, cosa più importante, essi sono disposti quasi verticalmente. L'apertura nasale è mediocremente larga, abitualmente stretta in alto. In questo tipo si realizza assai spesso un'orbita esagonale, per formazione di un lato infero-interno e di un angolo sito press'a poco alla metà del percorso del margine orbitale inferiore. Questo angolo è l'espressione migliore della posizione elevata del malare in questo tipo. Ma il fatto più interessante a carico del malare è la posizione obliqua della sua faccia esterna dall'alto e l'interno verso il basso e l'esterno. Il malare poi guarda in buona misura verso l'innanzi, la sua faccia è, trasversalmente più convessa, anzi angolata, ed è assai sviluppata in altezza. Altro carattere che indica la posizione elevata del malare è che la linea sigmoidea, che rappresenta il bordo inferiore del malare stesso e dell'apofisi malare del mascellare nella norma facciale ha curvatura assai più piccola che d'ordinario e decorre verso l'alto oltre che verso l'esterno, in assai maggiore misura che non sia in altri tipi. La distanza sottonasale è forte.

8. Tipo malesoide. - La prominenza del rostro è scarsa, ma forse un po' più sensibile che nel mongolico. Gli archi sopraccigliari e sopraorbitarî sono poco o nulla evidenti. La distanza interorbitaria è media. L'apofisi ascendente è disposta quasi frontalmente. I nasali si presentano press'a poco ugualmente larghi in tutta la loro altezza, convessi trasversalmente in piccola misura, inclinati fra loro ad angolo ottuso, lievemente concavi nel profilo laterale. Essi sono disposti quasi verticalmente, come nel tipo mongolico. L'apertura nasale è larghetta, anche in alto, bassa, come del resto tutta la faccia è piuttosto piccola e bassa. L'orbita è di una forma intermedia fra quelle (simili fra loro) del tipo tibeto-polinesiano e del tipo mongolico e quella negritoide. Il malare è assai in aggetto nel bordo orbitale, ma non si può dire altrettanto per l'apofisi frontale, che è piuttosto arretrata. La faccia estema del malare guarda in buona misura verso l'innanzi, ma non è orientata, come nel mongolico, tanto obliquamente. Anche l'altezza del malare è piuttosto piccola, invece di essere sensibile come nel tipo mongolico. La fossa canina è circolare e bene formata, ciò che prova che essa dipende dall'aggetto del malare. È presente quasi sempre un tubercolo malo-mascellare assai evidente. La porzione sottonasale è bassa e profatnica.

9. Tipo boscimanoide. - La prominenza del rostro è fra le più piccole. Gli archi sopraccigliari però fanno spesso una leggiera prominenza a forma di accento circonflesso. Gli archi sopraorbitarî non esistono. Il processo malare del frontale anzi spesso si presenta assai sottile e, per così dire, si estende nel senso mediano a spese del frontale. In altre parole, mentre il frontale è pieno nelle parti prossime al piano mediano, esso può dirsi scarsamente cerebralizzato nelle parti laterali. La distanza interorbitaria è fra le più forti che si riscontrino nell'umanità. Le apofisi ascendenti e i nasali hanno una conformazione assai curiosa e senza nulla di somigliante in altri tipi. Per tutta la loro altezza, cioè, i nasali sono press'a poco in uno stesso piano frontale con le apofisi ascendenti: è come se le disposizioni nigrizie delle parti superiori dei nasali si estendessero in basso. Ma i nasali hanno insieme scarsissima concavità rispetto al piano sagittale. Inoltre la cresta lacrimale anteriore è portata relativamente innanzi. Questi due ultimi caratteri sono proprî del tipo mongolico. I nasali sono piccoli, corti, subtriangolari; spesso costituiscono soltanto una piccola parte del ponte nasale, in confronto delle apofisi ascendenti. La regione perciò nel tipo boscimanoide riunisce in un singolare insieme le caratteristiche nigrizie e le mongoliche. A ragione della rotazione dell'apofisi ascendente, per cui essa è frontale, l'apertura nasale è piuttosto stretta in alto, malgrado la presenza di una camera nasale anteriore, non grande certo, ma sensibile. L'orbita ha il suo margine superiore non scavato verso l'interno, non esiste perciò il lato sopranumerario interno-superiore di altri tipi umani. Viceversa nel margine inferiore è frequente un angolo che lo divide a metà. La presenza di questo angolo indica una posizione piuttosto alta del malare. Questo non è spesso, ma piuttosto laminare; la faccia anteriore dell'apofisi malare del mascellare guarda piuttosto in basso che all'innanzi. Questo carattere insieme all'altro dell'apofisi malare del frontale dà all'orbita boscimanoide una conformazione a cannocchiale che è di una grande importanza. La distanza sottonasale è piccola.

I fenomeni che colpiscono la regione dell'apertura nasale, in correlazione con i fatti climatici, alterano, in certa misura, i fatti tipici della regione fronto-naso-lacrimale, ma l'essenziale di questi è nell'attacco dell'apofisi ascendente al frontale e nella posizione del rostro. La caratteristica essenziale dei nove tipi per questa regione si può così riassumere:

1. Tipo tibeto-polinesiano. Rostro sviluppato mediocremente. Apofisi ascendente a 45°, nasali raccordati. La riduzione della distanza interorbitaria produce riduzione superiore dei nasali.

2. Tipo melanesoide. Rostro bene sviluppato. Apofisi ascendente a 45°, rispetto a un piano frontale, ma inserita obliquamente all'indietro.

3. Tipo etiopico-caucasiano. Rostro mediocremente sviluppato. Apofisi ascendenti quasi sagittali. Nasali larghi, diritti, quasi verticali, regolari, lo stesso per le apofisi ascendenti nelle forme tipiche.

4. Tipo negritoide. Rostro bene sviluppato. Apofisi ascendenti quasi frontali per arretramento del margine interno. Nasali ridotti in larghezza, concavi.

5. Tipo atlanto-indico. Rostro al massimo. Apofisi bene sagittali. Nasali concavi fortemente.

6. Tipo nigrizio. Rostro forte. Apofisi ascendenti frontali per arretramento del margine interno. Nasali piatti, trasversalmente sullo stesso piano, concavi.

7. Tipo mongolico. Rostro al minimo. Apofisi quasi frontali per avanzamento della cresta lacrimale anteriore. Nasali convessi trasversalmente, lievemente concavi nel piano verticale.

8. Tipo malesoide. Quasi uguale al precedente per la regione frontonaso-lacrimale. Le differenze si riferiscono al malare, all'arcata alveolare, alla fronte.

9. Tipo boscimanoide. Rostro poco o niente sviluppato. Apofisi ascendente con caratteri nigrizî e mongolici insieme. Nasali piccoli, sullo stesso piano, con scarsa concavità verticale.

Da questa esposizione si vede che in realtà la differenziazione dei tipi è nell'attacco tra apofisi ascendenti e nasali con il frontale. Soltanto i due tipi 7° e 8° non differiscono molto per questo, bensì per altri caratteri sempre della faccia.

I tipi facciali nel vivente. - Se la distinzione sul cranio osseo dei diversi tipi, in base ai caratteri sopraccennati, non è molto difficile, quantunque anch'essa richieda un occhio abbastanza esercitato, la differenziazione sul vivente si fa assai meno chiara. La ragione principale di ciò è nel fatto che la caratteristica più importante da noi vista, la disposizione diversa dell'apofisi ascendente del mascellare, non è più percepibile, a ragione della copertura delle parti molli. Vero è che una caratteristica che solo sul vivente si può osservare, l'aspetto cosiddetto mongolico o caucasico dell'occhio, è collegata con la disposizione delle apofisi ascendenti, ma è in realtà collegata con un solo elemento la posizione avanzata o arretrata, rispetto a un asse antero-posteriore, della cresta lacrimale anteriore (v. Occhio): la quale disposizione, consta invece di altri elementi ancora. Si accorda con ciò il fatto che non esistono certo tanti tipi nell'aspetto dell'occhio nel vivente, quanti ne abbiamo distinti sul cranio. I diversi tipi facciali perciò che abbiamo distinto sul cranio più che altro si distinguono nel vivente da fatti generali di struttura e da fenomeni speciali, che si verificano in parti più o meno distanti dalla regione anzidetta, ma che dipendono meccanicamente da essa, e persino da fatti che non hanno a che fare, né direttamente, né indirettamente, con la struttura ossea del cranio.

1. Tipo tibeto-polinesiano. - La monte è in questo tipo piuttosto stretta, soprattutto verso l'alto, e sfuggente in modo sensibile. È forse il tipo che si può dire abbia la fronte meno piena e nel profilo laterale si può osservare bene la debolezza della curvatura. Vi sono diversi tipi di fronte sfuggente, ma a questo e a quello etiopico-caucasiano solamente, secondo noi, si può dare con rigore questo nome, perché in essi tale carattere non dipende da una sporgenza singolare della regione degli archi sopraccigliari e sopraorbitarî, come è nel tipo atlanto-indico, ma dalla peculiare curvatura del frontale cerebrale. Il naso molle in questo tipo ha forte larghezza nella regione delle pinne, anche allorquando esso è piuttosto alto (Pellirosse). Le forme assai lepprine sono rare, intervenendo a ogni modo alla loro produzione forse íattori ambientali in grado intenso. Così a es. per i nasi degli Aymará della regione più elevata della Cordigliera Reale in Bolivia. L'inserzione del dorso nasale sul frontale non è mai tronca e in accordo con ciò la distanza fra sopracciglia e apertura palpebrale è sempre buona e in altre parole il sopracciglio non sovraincombe sull'occhio, come in altri tipi che vedremo (al massimo nell'atlanto-indico). Ciò dà alla faccia un aspetto dolce e spesso un non so che di femmineo, che si accentua anche di più per l'assenza o scarsezza di pelosità del mento. Il dorso nasale è, nelle forme meridionali, nella parte superiore per lo più largo o per dir meglio degradante con due piani inclinati verso la faccia. La regione della punta, anche quando il naso è assai saliente, non guarda mai in basso, come succede in altri tipi che vedremo. Essa è sempre piuttosto voluminosa ed emisferica, assorbendo in sé, in certa guisa, le pinne. Nel profilo laterale è sempre presente un'inflessione che segna il passaggio tra la fronte e il naso, ma la sua rientranza è leggiera e distribuita sopra una forte altezza verticale. La salienza della radice, rispetto al globo oculare, non è mai molto forte e invece può essere forte la salienza della parte inferiore del naso sulla faccia. Tuttavia la forte salienza, che si riscontra a es. nei Pellirosse, potrebbe essere indizio di una miscela antica e omogeneizzata con altri tipi e legata nella sua produzione a condizioni di clima freddo o rigido (Pellirosse, Aymará).

L'occhio non ha mai l'aspetto vero e proprio caucasico nei tipi puri, cioè non è bene scoperto. La piega che raddoppia la palpebra superiore è sempre prossima più o meno al margine libero palpebrale, invece di esserne lontana, come nell'occhio cosiddetto caucasico, e arriva inoltre assai vicina ai lati del naso, nella sua estremità interna, anche quando non vi è una vera e propria plica mongolica. L'asse della rima palpebrale è sub-orizzontale o addirittura inclinato dall'esterno e dall'alto verso l'interno e in basso. Le labbra sono un po' spesse, ma non eccessivamente, non mai everse. L'appiattimento facciale nel piano orizzontale in questo tipo non è eccessivo, ma è tuttavia sensibile; anche nel senso verticale il profilamento non è forte, cioè il contorno non è sinuoso, composto di tratti arretrati e avanzati e più o meno angolati fra loro come in altri tipi. Il prognatismo è in genere scarso, ma non sempre. Così per esempio i Ciukci, che appartengono a questo tipo, hanno un forte grado di prognatismo. Fra gli altri caratteri non descrittivi, l'altezza e la larghezza della faccia sono in genere assai forti: sono caratteristiche le grandi faccie per esempio dei Maori della Nuova Zelanda. La pelosità è scarsa, ma non assente. In questo tipo la faccia ha spesso, a ragione dei caratteri della fronte e della piccola larghezza bigoniaca, unita alla sensibile larghezza bizigomatica, ma forma esagonale assai pronunciata (come osserviamo nei Maori, Pellirosse, Aymará).

2. Tipo melanesoide. - Il frontale è piuttosto pieno, sebbene la fronte non sia mai verticale, ma sempre più o meno inclinata. Il frontale è fra i più larghi, se non il più largo dell'umanità, anche nelle forme gerarchicamente basse (Tasmaniani). L'inserzione del naso sul frontale è assai obliqua verso dietro e l'alto e, nelle forme gerarchicamente basse, abrupta, tanto che al disotto della glabella si nota talvolta come una fessura trasversale, che è completamente diversa dalla depressione della radice, che si riscontra nel tipo nigrizio. E infatti al disotto di questa fessura è constatabile sempre un dorso nasale assai ben formato e assai saliente (indigeni delle isole Salomone, Neo Caledoniani). Malgrado ciò, l'espressione della fisionomia ha raramente l'aspetto selvaggio dell'Australiano, anzi nel Tasmaniano ad es., non ostante la quantità di caratteri gerarchicamente bassi, la fisionomia ha un'espressione bonaria. Il dorso del naso è sempre assai ben marcato, ma soprattutto è caratteristica la regione della punta. Si può definire la qualità del naso melanesoide, dicendo che la punta trapassa nel setto molle più continuamente che negli altri tipi, o meglio, che la punta invade la regione anteriore del setto nasale. Guardando di profilo il naso, si vede che la base, invece di formare un angolo più o meno acuto con il dorso, è nella sua parte anteriore fortemente convessa; questa parte del naso che spetta in realtà alla base scende assai in basso e talvolta molto più in basso del livello delle pinne, vale a dire che si verifica il fatto opposto a quello che si ha nel tipo nigrizio: ciò è soprattutto evidente nelle forme gerarchicamente basse. In queste forme il naso, visto dall'innanzi (Tasmaniani, Melanesiani, assai meno nei Papua propriamente detti), mostra nella regione della punta come un angolo il cui vertice scende in basso più o meno. Questo aspetto, nelle forme elevate del tipo, con il restringersi della larghezza nasale e con il farsi il dorso più prominente, si rende meno manifesto, ma tuttavia è quasi sempre presente in grado più o meno piccolo. Gli occhi hanno il globo bene scoperto. Le labbra sono grosse ed everse nelle forme gerarchicamente basse, ma anche in queste sono lontane da ciò che si verifica nel tipo nigrizio. La faccia è ben profilata sia sul piano orizzontale sia sul verticale. Il prognatismo è sensibile, ma non mai eccessivo, nelle forme basse. Si ha inveee in queste talvolta discreta procheilia. La larghezza della faccia è sempre medio-piccola, l'altezza è variabile. La presenza di forte pelosità (baffi e barba), massima fra tutti i tipi, dà a questo un'impronta particolare.

3. Tipo etiopico-caucasiano. - La larghezza frontale è buona, talvolta ottima e la verticalità della fronte è spesso discreta (Abissini, Somali), senza però mai trapassare nella fronte bombée del tipo nigrizio. La linea della inserzione del naso nel profilo laterale è caratteristica; in quanto il dorso nasale può formare un angolo con la linea della fronte (alla formazione di questo angolo, però, contribuisce forse in maggior misura la verticalità della fronte, quando vi è, che l'inclinazione del dorso del naso), ma non si ha mai né una rientranza, né uno scalino, vale a dire un tratto in cui la componente antero-posteriore sia molto forte rispetto alla componente verticale. La linea della fronte, in altre parole, tende a essere sulla stessa retta con la linea del dorso del naso, ma non nel senso del naso così detto greco, il quale è accompagnato da una fronte assai prossima alla verticalità. Tutto sommato la verticalità della fronte non è mai forte, anzi piuttosto rara nel tipo puro. Il dorso, nelle forme gerarchicamente basse o medie (Somali, Galla) è ottuso, ma rilevato sul piano facciale; nelle forme elevate (Caucasiani, Armeni in forme miste) è assai acuto. La punta guarda assai spesso in basso in grado forte, siccome è proprio in questo tipo che si verificano i gradi più sensibili del naso convesso (naso aquilino ed ebraico). La base del naso nel profilo laterale, data dal setto nasale non è mai convessa, ma piana o addirittura concava. È in questo tipo che si trovano le forme più alte e strette del naso, oltre che le più convesse, e anche la prominenza sul piano facciale è fra le più forti. La rima palpebrale è spesso assai lunga, ma l'occhio è bene aperto, anzi piuttosto grande, a cagione della scarsa prominenza delle arcate. Il pomello è bene marcato, talvolta il margine orbitale inferiore è in aggetto. La faccia ha qualche volta un aspetto pieno e turgido, nei gruppi etnici in cui entra questa componente (Somali, Egiziani, Copti, Ebrei); le labbra non sono mai molto spesse. Il profilamento sia nel senso orizzontale sia nel verticale è buono. Le pelosità non è mai molto forte, ma discreta.

4. Tipo negritoide. - Il frontale è lievemente sfuggente all'indietro, non mai bombé, la fronte è discretamente larga. Il naso ha la radice sempre un po' rilevata, non mai depressa, come nel nigrizio. Il dorso anche in questo tipo è ottuso nelle forme basse, ma stretto e acuto nelle forme elevate in cui il tipo sia relativamente puro (Piccoli Russi). La base del naso, anche nelle forme gerarchicamente basse, come i Negrito, è sempre orizzontale. La punta è sempre bene formata e non mai appiattita e dimostrante una superficie larga trasversalmente e subverticale, come nel nigrizio. Nel profilo laterale è sempre visibile uno scalino ben formato fra fronte e naso. Nelle forme elevate (Arabi in parte, molti Europei orientali, almeno come elemento predominante) il naso si fa più saliente, aumentando la sua inclinazione. Se la fronte, come spesso avviene, diventa sub-verticale, fronte e naso formano un angolo assai meno ottuso di quello che sia ordinariamente. Si può dire che in Europa questo tipo si dimostra attraverso questo carattere che lo differenzia dagli altri Europei. Anche nelle forme basse le labbra sono un po' spesse, ma non molto e non everse. Gli occhi sono bene aperti, e un po' affondati sotto le arcate. Anche in questo tipo il profilamento orizzontale e verticale è buono. Il prognatismo, tutto sommato, anche nelle forme basse non è forte. Questo tipo è anche contrassegnato da una certa delicatezza e finezza di lineamenti. In realtà, anzi, può dirsi uno dei più delicati dell'umanità, cosa che del resto si nota anche nello scheletro in generale. La pelosità della faccia è scarsa, ma non assente, come si crederebbe.

5. Tipo atlanto-indico. - La caratteristica principale è l'aspetto sfuggente della fronte, anche nelle forme elevate. Questo aspetto è dovuto essenzialmente alla prominenza delle arcate sopraccigliari e sopraorbitarie, più che alla curvatura del frontale cerebrale vero e proprio. Questo fatto produce anche l'incassamento degli occhi (occhio profondo), il quale vale a dare un aspetto energico e maschio a questo tipo (Europei occidentali, in mescolanza con altri tipi; Berberi) fino a un vero e proprio aspetto selvaggio (Australiani dell'ovest). La regione relativa del frontale fa una prominenza che è poco sensibile in altezza e che, con ciò, si distingue da altre prominenze simili (Fuegini). Dietro di essa è sempre, più o meno sensibile, una rientranza trasversale. Il naso è piuttosto stretto, anche nelle forme basse del tipo. In queste il basso indice nasale proviene in realtà più dalla piccola altezza che dalla forte larghezza. Le forme larghette del naso degli Australiani in genere derivano dal tipo melanesoide, che in realtà costituisce il fondo della popolazione australiana. Il naso è ben saliente anche nella regione della radice, ma il dorso in questa regione tende a essere piuttosto stretto, anche nelle forme basse: a differenza del melanesoide. A ragione del forte sviluppo della glabella, esiste, più che in tutti gli altri tipi, una rientranza del profilo sottoglabellare. Oltre questa esiste poi un gradino, cioè un tratto in cui è sensibile la componente antero-posteriore della linea del profilo. Il dorso del naso è diritto o convesso, ma non mai eccessivamente convesso, come può essere nel tipo etiopico-caucasiano. La punta è ben formata, cioè piuttosto aguzza e merita più che in altri tipi il suo nome; guarda raramente in basso: la base del naso in altri termini è di solito bene orizzontale. L'occhio è bene aperto. Le labbra sono un po' spesse nelle forme gerarchicamente basse, ma non everse. La profilatura del volto, tanto nel senso orizzontale, quanto nel verticale, è massima. Il prognatismo nelle forme basse è talvolta forte, come pure la larghezza bigoniaca. La faccia ha spesso; quando anche la fronte è larga, un aspetto assai massiccio e robusto, e una forma quadrata o rettangolare, un insieme cioè diverso affatto da quello della faccia negritoide. La pelosità è abbastanza sensibile, maggiore che nel tipo negritoide, ma minore che nel melanesoide.

6. Tipo nigrivio. -Presenta fronte piuttosto stretta; nel primo tratto, verticale o persino inclinata all'innanzi (ma raramente nel maschio). La prominenza però del frontale è limitata alle parti più prossime alla linea mediana, mentre lateralmente la fronte sfugge. Le arcate sopraccigliari e sopraorbitarie non fanno alcuna prominenza, in guisa che la fisionomia non è mai selvaggia, malgrado gli altri caratteri bassi, numerosi in questo tipo. Malgrado la nessuna prominenza delle arcate, la radice del naso è rientrante nel profilo laterale, ma non eccessivamente. È raro relativamente che il dorso nasale, alla radice, sia completamente assente, almeno nel sesso maschile. Il dorso è sempre però ottuso e la larghezza a livello delle pinne forte. Nel profilo il naso è concavo, assai spesso. In questo tipo la regione delle pinne tende a essere veramente indipendente da quella della punta, cioè appare un vero trilobismo del naso, che in altri tipi pure esiste, ma è appena accennato. La narice del negro è infatti assai dilatata per formazione di un netto angolo antero-esterno. La base del setto nasale è diritta e guarda discretamente verso l'innanzi, ciò malgrado, essa forma con il labbro superiore un angolo acuto, a ragione della prominenza e dello spessore delle labbra. L'inserzione delle pinne scende spesso assai più in basso di quella del setto. Spesso, si può dire, non esiste una vera punta, perché la parte corrispondente si presenta appiattita e questo appiattimento si prolunga lateralmente. L'occhio è di solito bene aperto. Le labbra raggiungono il massimo dello spessore e dell'eversione. Questo, unito alla profatnia, fa sì che la bocca si presenta come un cercine carnoso, spesso e prominente, affatto caratteristico. Le guance hanno una forte formazione del pomello che si spinge all'innanzi, lasciando sotto di sé e all'interno un solco tanto più marcato, a ragione della prominenza specifica della bocca. L'untuosità della pelle fa spiccare per riflessione della luce, ancora più il pomello. La profilatura del volto, nel senso orizzontale, come, e più ancora, nel verticale, è assai forte, cioè la linea del contorno nella norma laterale è fortemente spezzata. Il prognatismo in questo tipo raggiunge valori assai forti. La larghezza bigoniaca è spesso sensibile. La pelosità è scarsa.

7. Tipo mongolico. - La larghezza della fronte è mediocre. Essa in genere è piuttosto sfuggente, sebbene questo carattere sia dissimulato dal fatto della scarsa salienza del rostro e del nessuno sviluppo della glabella e delle arcate: ciò, bene inteso, nelle forme orto- e ipsi-cefaliche. Il dorso nasale alla radice è sempre più o meno manifesto, sebbene basso, almeno nel sesso maschile: discretamente rilevato a livello delle parti medie del naso, esso è sempre abbastanza rilevato nelle parti più basse. Non è mai molto largo nella regione delle pinne. La punta è piuttosto smussa o, per dir meglio, convessa, anche in senso non verticale, non mai appiattita, come nel nigrizio. La base del setto molle è sempre diritta, mà guarda un po' verso l'innanzi, sempre però in maggior misura verso il basso. Il dorso del naso, nel profilo laterale, è press'a poco diritto, ma può essere lievemente concavo, come lievemente convesso. La distanza dal sopracciglio alla rima palpebrale è forte; la rima palpebrale è stretta (v. asia, IV, p. 866; occhio); spesso, ma non sempre, obliqua dall'alto e l'esterno verso il basso e l'interno.

Uno dei fatti che caratterizza questo tipo è la presenza della plica mongolica: è questa una duplicatura cutanea che si rende ben manifesta allorquando l'occhio viene aperto e che continua, verso il naso e verso il basso, la piega cutanea che è quasi sempre presente nell'uomo sulla palpebra superiore e che in certa guisa la raddoppia. La plica mongolica non scompare con la chiusura dell'occhio; essa ricopre la caruncola lacrimale. Le labbra sono talvolta spesse, ma non mai everse. Siccome nel tipo non esiste profatnia, così le labbra non sono mai molto prominenti. Cli zigomi sono assai marcati, soprattutto verso l'estemo, ma anche verso l'innanzi; la loro prominenza però è totale, non parziale, come nel tipo nigrizio: così non si ha sulla faccia il forte solco che divide lo zigomo dalla bocca. Il profilamento orizzontale è minimo e lo stesso si può dire di quello verticale. Si usa di esprimere ciò dicendo che la faccia è piatta; è più preciso dire che esiste una migliore delimitazione, angolazione, fra la parte anteriore e la laterale della faccia. La superficie laterale della faccia, come si può vedere bene in una fotografia, è più ampia di quello che sia in altri tipi, fatta eccezione del boscimanoide. Non esiste prognatismo. Una delle caratteristiche quasi costanti di questo tipo è la forte altezza facciale, unita alla forte larghezza. La larghezza bigoniaca è spesso, ma non sempre, forte. La pelosità è scarsa, ma non del tutto assente, come si dice spesso erroneamente.

8. Tipo malesoide. - Sebbene dimostri somiglianze con il precedente, questo tipo è diverso. Esso potrebbe bene definirsi come un tipo presso a poco a metà strada fra il mongolico e il negritico.

Proprio per questo motivo da molti attualmente non è riconosciuto come un tipo elementare, bensì come una mescolanza dei due tipi innanzi detti. Per lo innanzi era invece quasi generalmente ammessa la sua indipendenza. Pare invece che sia da mantenersi la vecchia opinione, più ancora che per i caratteri facciali, a cagione soprattutto dei caratteri delle ossa dello scheletro, che non sono certo mongolici, ma non sono neppure negritici. Sulla sua area di estensione, d'altra parte, se noi troviamo zone d'intensificazione del tipo negritico, non ne troviamo per il mongolico, il quale è molto più settentrionale. Il frontale è piuttosto stretto, poco inclinato all'indietro. La fronte ha spesso un aspetto trapezoide ben marcato, a lato superiore piuttosto stretto. Il dorso del naso alla radice è sempre evidente, per quanto possa essere basso. Ancora però a livello della metà dell'altezza del naso il dorso non ha molto rilievo sulle parti laterali della faccia, e poco più in rilievo è la parte più bassa del naso. La regione della punta è forse ancora meno ben formata che nel tipo mongolico e le narici sono spesso visibili dall'innanzi. Il naso non è molto largo e in genere è piuttosto basso, come del resto è la faccia. Il dorso è per lo più concavo in grado leggiero. Gli occhi sono più o meno mongolici, ma quasi sempre la rima palpebrale è più aperta che nel tipo mongolico vero e la plica meno evidente. L'obliquità pare più frequente. Le labbra sono turgide, ma non eccessivamente, poco o niente everse. Tuttavia per la profatnia forte la bocca è piuttosto sporgente e ha sensibilmente l'aspetto di cercine. Il solco fra la bocca e il pomello è molto marcato e il pomello guarda di lato e all'innanzi. La profilatura orizzontale è scarsa, quella verticale è mediocre. Il prognatismo vero è scarso. La faccia ha, vista dall'innanzi, una forma eptagonale bassa, assai caratteristica. L'eptagono deriva dal fatto della forte larghezza bigoniaca che dà un aspetto squadrato alla faccia inferiore. La pelosità è scarsa o nulla.

9. Tipo boscimanoide. - La fronte è stretta, per il fatto assai singolare che abbiamo ricordato nella parte osteologica. La cornice dell'occhio così sporge all'esterno, tanto in alto verso il frontale, come in basso con il malare: fatto che non si verifica mai altrove. La fronte sulla linea mediana è piuttosto prominente e il passaggio fra la parte verticale e la parte orizzontale è piuttosto rapido. L'attacco dei capelli è anche speciale, portato, sui lati, piuttosto indietro; senza l'ordinaria punta verso l'innanzi, sulla linea mediana.

In molti casi si può dire che il naso non abbia quasi dorso per la metà superiore della sua altezza. Ma anche la prominenza della parte più bassa è assai piccola: è forse il naso meno prominente in tutta l'umanità. La regione della punta presenta una convessità a raggio piuttosto forte sul piano sagittale e quasi altrettanto sul piano trasversale, in guisa che quasi si può dire non esista una punta. La base del setto, diritta, è disposta quasi a 450 sul piano orizzontale.

Il carattere degli occhi è un soggetto di viva discussione ancora oggi. Ma le fotografie, che diamo, di soggetti maschi, dovute al Cipriani, pongono fuori di dubbio che l'occhio è di tipo mongolico: ciò non significa naturalmente nessuna affinità filetica, ma solo identità morfologica, dovuta alla stessa causa architetturale. La rima palpebrale è stretta, la commissura esterna affilata. La plica mongolica bene accentuata. Non manca neppure in molti casi l'obliquità.

Le labbra sono spesse ed everse, sebbene non nel grado in cui le troviamo nel tipo nigrizio. La prominenza della bocca, a cercine, è determinata in buona misura dalla profatnia. Il solco trasversale, dall'alto e l'interno verso il basso e l'esterno, sito tra il pomello e la bocca, si presenta spesso marcatissimo. La profilatura orizzontale è scarsa, al livello degli occhi, quella verticale è discreta nella parte inferiore della faccia, per le caratteristiche della bocca. Il prognatisno è scarso o nullo. L'altezza della faccia è variabile, piccolo-media. La larghezza bigoniaca, spesso sensibile. La pelosità è nulla o scarsissima. Una caratteristica del tipo è l'orecchio che è piccolissimo e ad elice fortemente accartocciato.

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