FIORENZO di Lorenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FIORENZO di Lorenzo

Paola Mercurelli Salari

Figlio di Lorenzo di Cecco di Pascolo, falegname ed intagliatore, nacque a Perugia intorno al 1440. Tra il 1463 e il 1469 risulta iscritto nella matricola dei pittori di Porta S. Susanna; nel 1470 rivestì la carica di camerlengo e nel 1472 fu eletto priore dell'arte.

La critica ottocentesca e d'inizio secolo (per la bibliografia si veda Graham, 1903; Weber 1904; Bombe, 1912) ha legato al nome di F. un cospicuo numero di opere, prime tra tutte le otto tavolette raffiguranti Miracoli di s. Bernardino (1473), una delle pagine più belle e problematiche della pittura perugina del Rinascimento, dove oggi è assai discusso il suo intervento (per una completa disamina della questione si rimanda a Santi, 1985; Teza, 1994; Garibaldi, 1994). Un drastico ridimensionamento del suo ruolo viene successivamente compiuto da Zeri (1953, p. 126), che non esita a giudicare F. un "semplice artigiano (anche se artigiano d'alta classe) che con uno zelo scrupoloso rifà, in calligrafia bella e pulita, moduli d'Arte inventati da altri". Un'ulteriore revisione dell'intero catalogo e del percorso artistico di F. si è resa necessaria dopo l'importante scoperta documentaria di Bury, resa nota nel 1990, che ha permesso l'attribuzione a Bartolomeo Caporali e a Sante d'Apollonio del trittico della Confraternita della Giustizia (1476) nella Galleria nazionale dell'Umbria, tradizionalmente considerato il primo lavoro di Fiorenzo.

L'evidente rapporto stilistico con questa opera consente oggi di ricondurre nel corpus di Bartolomeo Caporali almeno tre lavori già ritenuti della fase giovanile di F.: il trittico della National Gallery di Londra, la Madonna con Bambino della Galleria nazionale dell'Umbria, già riferita anche a Girolamo da Cremona, e l'Adorazione dei Pastori nella stessa raccolta perugina (quest'ultima attribuzione è confermata anche da una precisazione documentaria resa nota nel 1994 da Scarpellini). Sicuramente di altra mano sono, inoltre, la Metà con i ss. Gerolamo e Leonardo (1469) della chiesa di S. Pietro a Perugia e il gonfalone di Paciano (1464 circa), dubitativamente già indicati da Scarpellini (1984) come suoi lavori giovanili.

Nel 1472 i frati silvestrini e le autorità comunali di Perugia commissionarono a F., per l'ingente compenso di 225 fiorini, una tavola da dipingersi su entrambi i lati per l'altare maggiore della chiesa di S. Maria Nuova. Il coinvolgimento economico delle massime cariche cittadine nell'impresa determinò da parte loro l'imposizione di una clausola per cui a eseguire il lavoro doveva essere un pittore locale e non un forestiero. Il fatto che la scelta ricadesse proprio su F. dimostra il prestigio di cui aveva iniziato a godere in città, dove verosimilmente a queste date era ritenuto il miglior pittore. La pala fu ultimata soltanto nel 1493, dopo che era stato rinnovato e variato il contratto nel 1487 e nel 1491 con la riduzione del lavoro ad un solo lato.

Allo stato attuale delle conoscenze, la più antica opera pervenutaci di F. è la Madonna della Misericordia dello xenodochio di S. Egidio, in porta S. Angelo, conservata nella Galleria nazionale dell'Umbria.

Pur essendo molto rovinato, l'affresco, firmato e datato 1476 secondo un'iscrizione perduta, mostra la capacità del maestro di aggiornarsi su novità extraregionali, fiorentine in particolare. Il volto della Vergine rivela una dolcezza permeata dalle prime opere fiorentine del Perugino, mentre gli angeli in volo richiamano analoghi soggetti scolpiti di cultura toscana, ad esempio quelli che sorreggono Dio Padre nel cenotafio Forteguerri, disegnato nel 1474 dal Verrocchio per il duomo di Pistoia, o quelli nella tomba del cardinale di Portogallo (1466) di Antonio Rossellino: un complesso quest'ultimo cui F. sembra ispirarsi anche nella scelta del suo più tipico repertorio ornamentale. A questa stessa fase stilistica, segnata da forti suggestioni fiorentine, pollaiolesche e soprattutto verrocchiesche, potrebbero appartenere il S. Sebastiano della Galleria nazionale dell'Umbria, già nel castello di Ripa presso Perugia, forse un ex voto per la peste che infuriò tra il 1745 e il 1749, e un'opera dall'attribuzione assai discussa: la Madonna col Bambino (n. 1019) del Museo Jacquemart-André di Parigi (Scarpellini, 1984). A documentare, invece, un legame non solo stilistico con il Perugino rimane il S. Sebastiano della Galleria Spada di Roma, databile alla fine dell'ottavo decennio, dove si è ravvisata la collaborazione tra i due maestri, ed in particolare si è riconosciuto l'intervento del Vannucci nella figura dell'angelo (Zeri, 1953; Scarpellini, 1984).

Al lungo vuoto di notizie degli anni 1474-1480 pongono fine costanti citazioni documentarie di F. che permettono di ricostruirne la vita pubblica e privata fino al novembre del 1521 (Gnoli, 1923; Antonini, 1987-1988). Questa straordinaria ricchezza di citazioni non interessa purtroppo quasi mai la sua attività artistica, che possiamo ricostruire soltanto attraverso tre lavori certi: la nicchia di S. Francesco al Prato, il polittico dei silvestrini, entrambi oggi esposti nella Galleria nazionale dell'Umbria, e la Crocefissione della chiesa perugina di S. Maria di Monteluce.

La nicchia di S. Francesco al Prato, firmata e datata 1487, eseguita a dieci anni di distanza dalla Madonna della Misericordia, mostra il perdurare della riflessione dell'artista su testi fiorentini rivisti e mediati con gli esiti della pittura locale. Il gruppo centrale, raffigurante la Madonna e il Bambino e due angeli, ricorda modelli verrocchieschi, che la languida grazia pinturicchiesca, riflessa anche dall'angelo di destra, priva della solidità plastica toscana; al Perugino rimanda invece l'angelo di sinistra dal volto in dolce contemplazione. Il vigore dei santi laterali denuncia una componente antoniazzesca, che ha fatto supporre (Gnoli, 1923) un viaggio a Roma di F., forse in relazione ai lavori sistini (1481-1483) del Perugino e del Pinturicchio. Di straordinaria raffinatezza ed eleganza è la struttura architettonica della nicchia sicuramente disegnata dal pittore, che nella bottega del padre, intagliatore di legni, poté apprendere anche le nozioni basilari del mestiere. I motivi ornamentali sono ispirati dalla scultura toscana di Desiderio e dei Rossellino diffusa a Perugia dalle opere tarde di Agostino di Duccio e Francesco di Simone, che proprio nel 1487 eseguì un tabernacolo per le monache di Monteluce con un partito decorativo analogo a quello riproposto da Fiorenzo.

In relazione cronologica e stilistica con la nicchia vanno collocate la tavola con S. Metro nella Niedersächsichen Landesgalerie di Hannover, attribuita a F. già dal Berenson (1909), la Madonna con il Bambino e s. Girolamo del Fine Arts Museum di Boston segnalata da Gnoli (1920) e il Cristo sul calice circondato da cherubini nella collezione Salvatori a Perugia (Cristofani, 1906).

Nel 1490 F. eseguì i disegni per le finestre e i caminetti del palazzo degli Studi; un anno dopo fornì ai responsabili della fabbrica anche il disegno delle lettere da scolpire negli architravi delle stesse finestre. Nello stesso anno sono documentate tre imprese ad affresco perdute: la decorazione di una "camera" nel palazzo comunale e l'esecuzione di fregi nel refettorio di S. Pietro e nella chiesa di S. Angelo delle Masse. Nel 1491 suor Lucia da Foligno, badessa del monastero di Monteluce, gli commissionò per 40 fiorini una Crocefissione tra la Vergine, s. Giovanni Evangelista, s. Francesco e s. Chiara da dipingere nel refettorio delle monache. L'affresco, staccato ed esposto oggi in chiesa, è in pessime condizioni e pressoché illegibile per i danni causati da antichi e recenti restauri.

Tra il 1491 e il 1493 F. condusse a termine il polittico per la chiesa di S. Maria Nuova dei silvestrini, opera per la quale aveva ricevuto la prima commissione vent'anni prima.

Nelle cinque tavole maggiori, raffiguranti la Madonna col Bambino adorati da due angeli, s. Metro, s. Giovanni Evangelista, s. Benedetto e il beato Paolino Bigazzini, si coglie un forte divario stilistico, indice della lunga elaborazione; nelle figure di Pietro e Giovanni, infatti, è evidente un forte influsso peruginesco, che si traduce in F. nella passiva e stereotipata riproposta di modelli eseguiti dal Vannucci, della cui sintassi stilistica non risentono le altre tre immagini e le undici tavolette minori che rivelano una maggiore scioltezza di forme. Un giudizio fortemente negativo è stato espresso da Zeri (1953, p. 126), che ha ravvisato nel polittico un'esecuzione "insolitamente sciatta e disattenta".

Perdute la tavola per l'altare maggiore della Confraternita di S. Francesco (1500), la decorazione della cappella di S. Sebastiano in S. Pietro (1504) e disperso il polittico di Paciano (1513), a documentare la fase più tarda di F. rimane la decorazione ad affresco della chiesa di S. Giorgio dei Tessitori a Perugia (1498), ultima opera concordemente riferitagli dalla critica di cui oggi restano soltanto alcuni brani: i più significativi raffigurano il Presepio, lo Sposalizio mistico di s. Caterina e S. Nicola da Bari (conservati nella Galleria nazionale dell'Umbria).

Le affinità sottolineate già da Lothrop (1917) con opere documentate di Bartolomeo Caporali, quali gli affreschi in S. Francesco a Montone (1491), pur non giustificando il trasferimento del lavoro dal catalogo dell'uno a quello dell'altro maestro, attestano comunque l'attenzione con cui F., superata ormai da tempo la fase più promettente del suo percorso, guarda alle opere dei contemporanei nel tentativo di rinverdire la propria vena pittorica.

Di poco anteriore è la complessa decorazione ad affresco (1492) dell'altare di destra della chiesa di S. Maria di Valdiponte presso Perugia.

È ipotizzabile accanto a F. un intervento del fratello e collaboratore Bernardino (attivo dal 1477, morto nel 1530), noto autonomamente solo per aver firmato uno stendardo processionale con la Trinità e santi (1498) già in collezione privata fiorentina. Al catalogo di quest'ultimo possono essere ricondotte alcune opere "fiorenzesche" già attribuite a F.: le tre versioni del S. Sebastiano, conservate nel Museo Granet di Aix-en-Provence, nel Fine Arts Museum di Boston, e nel Museo nazionale di Castel Sant'Angelo, la Madonna col Bambino, già nella Telfair Academy di Savannah, e la Crocefissione tra guattro santi, già nella Galleria d'Atrie a Parigi. E forse attraverso Bernardino, probabilmente il maestro che nel 1472collaborava con Pierantonio di Nicolò del Pocciolo e Giapeco Caporali all'esecuzione dei libri liturgici dell'abbazia benedettina di S. Pietro a Perugia (Gnoli, 1923), che echi della pittura del primo F. si avvertono anche nella locale produzione miniaturistica come si evince dalla decorazione del Catasto di Averardo Montesperelli del 1477nell'Archivio di Stato di Perugia, dove i Putti reggistemma dai caratteri fiorentini, verrocchieschi e pollaioleschi, rimandano inequivocabilmente alla cultura da lui espressa un anno prima nella Madonna della Misericordia (Lunghi, 1987). Ciò può essere una indiretta conferma, annunciata anche dalla prestigiosa commissione del polittico di S. Maria Nuova del 1472, del ruolo di spicco avuto da F. nel panorama pittorico perugino dell'ottavo decennio del Quattrocento, quando, iniziato il declino dei maestri della generazione precedente (Bonfigli, Boccati) non si erano ancora affermati gli astri del Vannucci, prevalentemente attivo a Firenze a queste date, e del Pinturicchio.

Non si conosce la precisa data di morte di F. avvenuta prima del 5 febbr. 1522, quando veniva pagata 1 lira dai suoi eredi ai frati perugini di S. Francesco al Prato per la sua sepoltura (Gnoli, 1923).

Fonti e Bibl.: Perugia, Bibl. Augusta, ms. 3043, A. Rossi, Schede manoscritte peruna guida alla Pinacoteca, s.d.; J. C. Graham, The Problemi of F. di L., Perugia-Roma 1903; S. Weber, F. di L., Strassburg 1904; G. Cristofani, Un'opera ignorata di F. di L., in Augusta Perusia, I (1906), pp. 40 s.; B. Berenson, Gentral Italian Painters of the Renaissance, New York-London 1909, p. 167; W. Bombe, Geschichte der peruginer Materei bis zu Perugino und Pinturicchio, Berlin 1912, pp. 122-143, 330-337; W. Bombe, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XI, Leipzig 1915, p. 599; S. Lothrop, B. Caporali, in Mémoirs of the American Academy in Rome, (1917), pp. 87, 96, 100 e passim; U. Gnoli, Madonne di F. di L., in Dedalo, VI (1920), pp. 355-360; Id., Pittori e miniatori dell'Umbria, Spoleto 1921 pp. 67 s., 112-117; F. Zeri, Il maestro dell'Annunciazione Gardner, in Boll. d'arte, XXXVIII (1953), pp. 125-139, 233-249; A. Pallottelli, in Pittura in Umbria tra il 1480 e il 1540, Milano 1983, pp. 66-70; P. Scarpellini, Perugino, Milano 1984, pp. 58, 70e passim; F. Santi, in Galleria nazionale dell'Umbria. Dipinti, sculture e oggetti dei secoli XV-XVI, Roma 1985, pp. 65-76, 86-90; F.E Mancini - P. Scarpellini, in Carte che ridono. Immagini di vita politica... nei documenti miniati e decorati dell'Archivio di Stato di Perugia ... (catal.), Perugia 1987, pp. 3-8; E. Lunghi, ibid., p. 196; M.R. Silvestrelli, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1987, II, p. 624; L. Antonini, Per la pittura perugina della seconda metà del Quattrocento: il problema F. di L., tesi di laurea, Facoltà di lettere e filosofia, Università degli Studi di Perugia, a.a. 1987-1988; S. Moscatelli, Per la pittura perugina della seconda metà del Quattrocento: il problema Bartolomeo Caporali, tesi di laurea, ibid., a.a. 1987-1988; F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al Cinquecento, Milano 1989, I, pp. 67-69; M. Bury, B. Caporali: A New Document and Its Implications, in The Burlington Magazine, CXXXII (1990), pp. 469-475; P. Scarpellini, in Galleria nazionale dell'Umbria. Dipinti, sculture e ceramiche: studi e restauri, Firenze 1994, pp. 235-238; P. Mercurelli Salari, ibid., pp. 240-241; L. Teza, ibid., pp. 209-220; V. Garibaldi, Bottega del 1473. Miracoli di s. Bernardino da Siena, in Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo. La rappresentazione dell'architettura, Milano 1994, pp. 448-452; P. Mercurelli Salari, F. di L. Madonna della Misericordia, in Un pittore e la sua città. Benedetto Bonfigli, Milano 1996, pp. 198 s.

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