FINZIADE

Enciclopedia Italiana (1932)

FINZIADE

Guido Libertini

. Dopo la distruzione di Gela, a opera dei Mamertini, nel 282 a. C., Finzia, divenuto tiranno d'Agrigento, compì la devastazione della città perché i nemici non si avvalessero della sua posizione, e ne trasportò gli abitanti sulla destra del fiume Imera (odierno Salso) in località costiera, là dove sorge la cittadina di Licata e il promontorio Ecnomo (oggi Forte Santangelo), che le sovrasta a occidente. Così nacque la nuova città, Finziade, che dal tiranno ebbe il nome e che è ricordata più volte dalle fonti. Secondo Diodoro, Finzia avrebbe cinto di mura la città, la quale ebbe anche un foro considerevole e templi insigni.

La località fu identificata sino dai tempi del Muverio, il quale ricorda le varie vestigia ivi riconosciute anche dal Fazello. Fra queste antichità furono trovate quattro iscrizioni che ricordavano "il popolo dei Gelesi" e che fecero sorgere molte discussioni, perché alcuni credettero che dove erano state rinvenute quelle epigrafi sorgesse Gela, mentre altri supposero che i Gelesi trasferiti a Finziade avessero conservato il loro antico nome e altri, infine, sostennero che le due epigrafi, posteriori all'annientamento di Gela, fossero state trasportate a Finziade da quella città che dopo la sua distruzione, nel 282, avrebbe forse seguitato a vivere, sia pur miseramente. Non manca chi ritiene invece che Gela non sia più risorta e che quindi le due iscrizioni più recenti siano da considerarsi false.

Bibl.: J. A. Holm, Storia della Sicilia, trad. Del Lago e Graziadei, II, Torino 1901, p. 515; E. Pais, in Archivio storico siciliano, XIII (1888), p. 236 segg.; L. Pareti, Studi siciliani e italioti, Firenze 1914, p. 214.

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