FINLANDIA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)

FINLANDIA (XV, p. 400; App. I, p. 598; II, 1, p. 944; III, 1, p. 616)

Elio Migliorini
Antonello Biagini
Roberto Wis
Stefano Ray
Hakan Wettree

La F. ha allargato il campo delle sue relazioni con l'estero: a partire dal 15 marzo 1961 è stata accolta nell'EFTA (ma con una posizione a parte rispetto agli altri componenti) e dal 1969 fa parte dell'OCDE. Lo stato è ripartito ora in 12 province, in seguito alla creazione (marzo 1960) della Carelia settentrionale (km2 21.461; cap. Joensuu) e della F. centrale (km2 19.279; cap. Jyväskyla).

Popolazione. - La F. ha modificato di poco il numero dei suoi abitanti (stima 1974: 4.672.385, che corrisponde a una densità di 14 ab. per km2) a causa del basso coefficiente di natalità (sceso dal 21,2‰ nel 1955 al 12,2 nel 1973), con conseguente accrescimento naturale modesto, che va per di più perduto per l'emigrazione verso l'estero (in media 10.000 persone). Tuttavia la popolazione urbana si accresce (1970: 51% del totale) ed Helsinki registra un considerevole aumento (1970: 510.352 ab.; nel 1973 è stata aperta la prima sezione della sua metropolitana).

Condizioni economiche. - L'utilizzazione del suolo ha subito esigue variazioni. Efficace risulta l'azione delle cooperative, ma perdura la tendenza ad abbandonare le campagne e a spostarsi verso sud-ovest, mentre d'altro canto l'impiego dei mezzi meccanici è possibile solo dove l'estensione della proprietà lo consente. Una legge per la colonizzazione interna (1959-68) ha consentito la creazione di nuove fattorie (in numero di 2441, per la massima parte nelle province settentrionali), il miglioramento di quelle esistenti, la costruzione di nuove strade (4200 km) e canali di scolo (6000 km), la bonifica di 7000 km2. Ma in qualche caso, dove i poderi sono troppo piccoli, si preferisce dare dei premi ai contadini perché non coltivino le terre ed estendano il bosco. Appena l'8,1% dell'area territoriale è destinato alle culture arative e arborescenti, mentre il 57,7% spetta alle foreste e il 34% è incolto e improduttivo. Il raccolto dei campi va soggetto a notevoli variazioni da un anno all'altro (freddo e pioggia causano spesso cattivi raccolti), ma nel complesso la produzione tende ad aumentare, salvo per la segala; così l'avena è passata da 11 milioni di q nel 1960 a 12,4 nel 1972; il frumento da 3,4 milioni a 4,6; l'orzo da 4,4 a 11,4; le patate da 1,8 milioni di q a 7,1 milioni. Il numero dei bovini resta invariato (1972: 1.835.000), ma è in aumento la produzione di burro e formaggio. Prodotto principale della pesca marittima (59.000 t) è l'Harengula sprattus, una piccola aringa, frequente nel Baltico; minore importanza ha la pesca nei laghi e nei fiumi, perché contrastata dalla fluitazione del legname. Ma è soprattutto dalle foreste che la F. trae le sue maggiori risorse, dato che esse alimentano l'industria del legno (soprattutto compensato), della cellulosa (pasta meccanica e chimica) e della carta (soprattutto da giornali). Va da sé che i boschi (ripartiti tra 370.000 proprietari) vengono molto curati, seminando le specie più utili, concimando, trapiantando, curando lo scolo delle acque.

Ai minerali già noti, tra i quali emergono le piriti di ferro e cuprifere, vanno aggiunti (dal 1966) il cromo di una miniera presso Kemi (raffinato a Tornio) e il cobalto di Kokkala, associato a minerale di ferro (lavorato presso Rautaruukki, dove è sorta nel 1964 una nuova acciaieria). La produzione totale di acciaio è stata nel 1973 di 1.615.200 t (1960:258.000). In aumento anche la produzione di cemento (1973:2,1 milioni di t). A Lovisa, 80 km a E di Helsinki, si sta costruendo un primo impianto nucleare. È sorta inoltre (1968) una fabbrica di automobili, in collaborazione con una ditta svedese. In progresso è l'industria turistica. Nella produzione nazionale la parte relativa all'agricoltura tende a diminuire (20% nel 1938; 11% nel 1961; 9% nel 1967), mentre si accresce la parte dell'industria (1967: 30%).

Comunicazioni. - La rete ferroviaria si è accresciuta per l'apertura (1971) della linea Tampere-Parkano-Sejnäjoki (153 km) ed è in costruzione la linea che collega Onkamo a Parikka, presso il confine sovietico (km 98). Un miglioramento sensibile nel campo dei trasporti si è avuto a partire dal 1969 con la riapertura e la ristrutturazione del canale di Saimaa (km 58) che collega il lago Saimaa col Golfo di F. (Vyborg), passando per territorio sovietico; ne viene di molto facilitata la fluitazione del legname.

Commercio estero. - La bilancia commerciale, che nel 1968 aveva raggiunto il pareggio, negli anni successivi è andata peggiorando e il disavanzo nel 1975 è stato abbastanza sensibile. Nel 1972 alle esportazioni (ripartite tra paesi dell'Europa occidentale e orientale) hanno partecipato come valore prodotti forestali (55%, ma 80% nel 1958), prodotti metallurgici (rispettivamente 24% e 14%), prodotti agricoli (6% e 5%). Nel campo della carta si fa sentire la concorrenza del Canada.

Bibl.: W. R. Mead, H. Smeds, Winter in Finland; a study in human geography, New York 1967; E. Ehlers, Nordfinnland. Möglichkeiten und Grenzen seiner wirtsch. Erschliessung, in Geogr. Rundschau, XX (1968), pp. 46-59; R. A. Helin, Finland regains an outlet to the sea: the Saimaa canal, in Geogr. Review, XLVIII (1968), pp. 167-94; W. Evers, Finnland im Spannungsfeld zwischen Ost und West, Hannover 1969. Alle relazioni tra Italia e Finlandia è dedicato il numero di sett.-dic. 1975 della rivista Il Veltro.

Storia. - L'aumento del potenziale bellico della Danimarca e della Norvegia, con l'accresciuta partecipazione al sistema NATO, provocò nel 1961 la più grave crisi nei rapporti finno-sovietici dopo anni di fedeltà alla linea Paasikivi. La richiesta di consultazioni urgenti da parte dell'URSS (prevista dall'art. 2 del trattato del 1948) avrebbe portato a una dislocazione di contingenti terrestri, navali e aerei sovietici nelle basi finlandesi. La richiesta fu annullata dopo un colloquio tra il presidente Kekkonen e il primo ministro Chruščëv, che si concluse con il rinnovo dell'accordo quinquennale tra i due paesi: l'accordo, con l'aumento dell'interscambio del 25%, costituì una nuova pressione politica dell'URSS per impedire alla F. qualsiasi adesione alla CEE. La posizione internazionale del paese scandinavo rimaneva quindi fondamentalmente delicata per la necessità di equilibrare le vitali esigenze di politica estera, cioè i rapporti con l'URSS, con quelle poste dall'evoluzione delle relazioni economiche con l'Europa occidentale.

La crisi politica che investì la F. agl'inizi degli anni Sessanta aveva origine dalla situazione interna, ove dominava il partito agrario del presidente Kekkonen, con 54 deputati ottenuti nella consultazione del 1962. Di fronte agli agrari figurava uno schieramento di forze borghesi che, pur forte, era variamente caratterizzato: esso si componeva del Partito conservatore (32 seggi), del Partito popolare svedese (14 seggi) e del Partito popolare finlandese (11 seggi). A sinistra si trovava il Partito comunista (47 seggi), consistente ma non in grado di fornire alternative, e il Partito socialdemocratico, che risentiva ancora degli effetti della seconda guerra mondiale e dell'uscita dell'ala più radicale nel 1958. L'affermazione del centro-destra venne attribuita in larga misura alla crisi dei rapporti finnosovietici dell'autunno 1961 e al voto di fiducia conseguentemente chiesto dal presidente Kekkonen.

Nel 1965, con l'avvento in Norvegia di un primo ministro agrario, la F. propose un patto di non aggressione tra Helsinki e Oslo da far valere, non esistendo possibilità di scontro fra i due paesi, in caso di conflitto tra le grandi potenze. Il progetto aveva la funzione di limitare gl'impegni atlantici della Norvegia e quelli finlandesi verso l'URSS, e quindi alleggerire la contrapposizione fra NATO e Patto di Varsavia, caratterizzando la politica finlandese in senso effettivamente neutralista. Le elezioni parlamentari del 1966 riportarono alla ribalta il partito socialdemocratico (da 38 a 56 seggi) dimostrando la prevalenza dei problemi di politica interna: la posizione internazionale della F., infatti, non era più così eccezionale da indurre Mosca a intervenire pesantemente. La socialdemocrazia era stata favorita dall'abbandono del filo-atlantismo a vantaggio della linea Paasikivi e già le amministrative del 1964 avevano fatto prevedere per il partito diretto da R. Passio una forte ripresa. Gli altri partiti erano generalmente regrediti: da 47 a 42 seggi i comunisti, da 53 a 49 gli agrari, da 32 a 25 i conservatori, da 14 a 8 i liberali, da 14 a 12 i popolari svedesi. Il mandato fu affidato a Paasio che, dopo una lunga crisi (marzo-maggio), costituì il nuovo gabinetto nell'imminenza del viaggio di Kosygin (13-18 giugno 1966). Nel 1968 Kekkonen fu riconfermato per la terza volta consecutiva, mentre le elezioni del 1970 portarono a un nuovo e netto spostamento a destra dell'asse politico finlandese premiando maggiormente un partito di nuova formazione: gli agrari di Vennamo (da 1 a 18 seggi) che si erano staccati dal Partito agrario. Dopo una nuova e lunga crisi il presidente Kekkonen si recò in URSS per il rinnovo anticipato del patto ventennale di amicizia finno-sovietica (1970-1990); ma le aspirazioni finlandesi a una neutralità totale vennero nuovamente frustrate. La crisi apertasi nel 1971 con il ritiro dei tre ministri comunisti si concluse con le elezioni anticipate del 1972 che tuttavia non portarono il necessario chiarimento. In febbraio si formò un monocolore socialdemocratico diretto da Paasio mentre in settembre si conclusero le trattative per il riconoscimento della Repubblica democratica tedesca e quindi delle due Germanie come stati indipendenti. Nel quadro dei buoni rapporti con i paesi dell'Est il leader cecoslovacco Husák fu invitato nel 1974 a visitare il paese. La struttura industriale finlandese, essenzialmente di trasformazione, ha subìto un duro colpo per l'aumento dei prezzi dell'energia, proveniente in massima parte dall'Unione Sovietica. La necessità di ottenere greggio ha costretto Helsinki a intensificare gli scambi commerciali con l'URSS, accentuando così la propria dipendenza economica: nel settembre 1975 il presidente Kekkonen ha firmato a Mosca un accordo per la realizzazione, da parte dì aziende finlandesi, di grandi imprese edilizie (cartiera di Svetogorsk e realizzazione della città mineraria a Kostamus). La crisi economica ha determinato, sul piano interno, le dimissioni della coalizione guidata dal socialdemocratico Kalevi Sorsa: costituito un gabinetto d'affari, il ricorso a elezioni anticipate (settembre 1975) è rimasto senza un'indicazione precisa dell'elettorato. Una coalizione comprendente i comunisti e diretta da Martti Miettunen è rimasta in carica fino al settembre 1976 quando per la seconda volta e definitivamente si dimise. Importanza determinante ha assunto la crisi economica: tasso d'inflazione del 18%, centomila disoccupati, grave deficit della bilancia dei pagamenti. Una coalizione di centro-destra ha ottenuto un'investitura indiretta dalle elezioni amministrative dell'ottobre 1976, che hanno registrato un considerevole aumento del partito conservatore, che si è portato in seconda posizione (dopo i socialdemocratici) nel Parlamento finlandese.

Bibl.: U. Toivola, Introduction to Finland 1960, Helsinki 1960; id., Introduction to Finland 1963, ivi 1964; R. Fusilier, Les Pays Nordiques (Danemark, Finlande, Norvège, Suède Islande), Parigi 1965; M. Jakobson, Finnish neutrality: a study of finnish foreign policy since the second world war, Londra 1968; U. K. Kekkonen, Brobygge Tal 1943-1968 (Politica e governo 1943-1968), Helsinki 1969.

Letteratura. - Allo scoppiare della guerra d'inverno (novembre 1939-marzo 1940), seguita dalla guerra di continuazione (giugno 1941-settembre 1944), le personalità più in vista della letteratura finlandese potevano dirsi F.E. Sillanpää (1888-1964) per la narrativa, V.A. Koskenniemi (1885-1962) come anche A. Hellaakoski (1893-1952) per la poesia in lingua finnica, ed E. Diktonius (1896-1961) per la poesia in lingua svedese. Sillanpää, premio Nobel nel 1939, nelle sue grandi novelle e nei romanzi, il più famoso dei quali è Hurskas kurjuus ("Santa miseria", 1919), mostrava di non avere dimenticato gli studi giovanili di scienze naturali e di biologia, e profondamente interessato a ogni aspetto della vita si asteneva, come già Hamsun, dal porre un limite preciso fra i suoi personaggi e la natura tipicamente nordica che li circondava. Koskenniemi, che insieme col più sommesso ma forse più intimamente sensibile O. Manninen (1872-1950) era partito dai simbolisti europei, superate che ebbe le inquietudini della gioventù era arrivato a esprimersi con una compostezza di vissuta ispirazione classica. Hellaakoski ostentava la sua forte personalità, che nello stesso tempo cercava d'immergere in un sentimento panteistico della natura. La poesia aspra e aggressiva di Diktonius, volutamente antilirica, aveva anche un contenuto di simpatia verso gli umili, e per questa strada arrivò a placarsi nella contemplazione delle realtà più semplici ed essenziali.

Una quindicina di anni prima aveva agito con intenti rinnovatori e sotto il duplice segno dell'impressionismo e dell'espressionismo l'importante gruppo dei Tulenkantajat ("I portatori di fuoco"), fra i quali bisogna ricordare, anche per l'attività creatrice svolta in seguito, P. Mustapää (pseudonimo di M. Haavio, 1899-1966), L. Viljanen (n. 1900), U. Kailas (1901-1933), K. Vala (1901-1944) e Y. Jylhä (1903-1956). La poetessa E. Vaara (n. 1903), che aveva fatto parte del gruppo, si è dedicata più tardi alle monumentali traduzioni della Gerusalemme liberata (1954), della Divina Commedia (1963) e di una larga scelta delle Rime del Petrarca (1966). M. Waltari (1908), egli pure negli anni giovanili uno dei "portatori di fuoco", ha raggiunto una straordinaria popolarità in tutto il mondo con una serie di romanzi storici, il primo dei quali è stato Sinuhe, egyptiläinen ("Sinuhe l'egiziano", 1945).

La seconda guerra mondiale rappresenta anche per la F. una grande svolta e un mondo trasformato. La cultura, prima influenzata specialmente dalla Germania, ora prende contatto con altre culture. Si traduce molto dalle letterature americana, inglese e francese più recenti, e appaiono riviste dove le questioni letterarie vengono discusse in funzione delle ideologie. A. Tynni (n. 1913) si libera da ogni influenza dei poeti che l'avevano preceduta, e rende con sottile sensibilità le molteplici sfaccettature di un temperamento di donna. Fra i poeti finlandesi di lingua svedese, S. von Schultz (n. 1907) esplora il labirinto delle forze cieche che determinano il comportamento umano, O. Parland e W. Chorell, nati ambedue nel 1912, sono sia l'uno che l'altro indagatori, con appassionata partecipazione, di stati d'animo. Il moralista J. Korpela (1910-1964) esamina nei suoi romanzi la natura del potere e l'arroganza oppressiva di chi lo esercita, fino a che sopraggiunge la resa dei conti; egli ha anche trattato i disastri psicologici e sociali della guerra. Nell'abbondante produzione narrativa di E. Pennanen (n. 1916), partita da un'esaltazione degl'istinti, appaiono a un certo momento i più vinti di tutti, cioè gli esclusi dal benessere della società dei consumi. A Tampere, città nativa della scrittrice e il maggiore dei centri industriali della F., escono dalla classe operaia alcuni significativi prosatori realisti, come L. Viita (1916-1965), autore del solido romanzo autobiografico Moreeni ("La morena", 1950). Il duro lavoro nelle fabbriche era stato descritto da uno scrittore-operaio di Kotka, T. Pekkanen (1902-1957), e il mondo della piccola gente di campagna, dei boscaioli e dei vagabondi, da P. Haanpää (1905-1955), di origine contadina.

Un posto a parte spetta a due narratori di lingua svedese che derivano la loro ispirazione da un forte sentimento religioso, dopo essersi convertiti il primo alla confessione greco-ortodossa e il secondo alla confessione cattolica: T. Colliander (n. 1904) e G. Stenius (n. 1909). In Colliander, che non ha nessuna ascendenza slava, risorgono e talvolta raggiungono un'intensità mistica i grandi motivi perenni dell'anima russa, come la compassione, la sottomissione alla voce della coscienza e l'ansia della redenzione. Stenius, venuto come Colliander dalla Carelia, ha situato vicende trasognate nell'atmosfera melanconica e dolcemente consolatrice di una Roma che sottintende il groviglio senza fine delle catacombe.

La raccolta di liriche Lasimalaus ("Vetrata a colori", 1946) di A. Meriluoto (n. 1924) segna una frattura con il passato: è la prima voce della gioventù dopo il conflitto, che afferma di essere spogliata di illusioni e cercare con rabbia vie nuove. Su di esse s'inoltrano H. Juvonen (1919-1959), in un paesaggio sconsolato e putrescente che nasconde dentro di sé un Dio ignoto, E.-L. Manner (n. 1921), divisa fra l'angoscia della incomunicabilità e la vocazione ad analizzare il più addentro possibile la struttura delle Cose, e lo scettico e tagliente P. Haavikko (n. 1931), che fra i lirici degli anni Cinquanta esperimenta le più ardite combinazioni d'immagini. Ai due ultimi può essere in qualche modo avvicinato, fra i finlandesi di lingua svedese, B. Carpelan (n. 1926). Nella prosa, E. Joenpelto (n. 1921) ha rappresentato oggettivamente tipi umani senza approfondimenti psicologici, poi ha rivolto la sua attenzione ai contrasti fra generazioni o fra valori spirituali e materiali. v. Linna (n. 1920), vissuto nell'ambiente proletario di Tampere, ha acquistato una meritata fama con Tuntematon sotilas ("Soldato sconosciuto", 1954), che raffigura con immediatezza anche dialettale, agli antipodi di ogni rettorica patriotticaa la pesante realtà del soldato finlandese durante la guerra di continuazione. La stessa guerra è veduta da V. Meri (n. 1928) come una condizione assurda dentro a cui si muovono protagonisti incongruenti. A. Hyry (n. 1931) non pretende di andare al di là di quanto percepisce sensibilmente. In P. Holappa (n. 1927) la vita risulta destituita di consistenza e ne restano labili frammenti, senza relazioni di cause e di effetti.

Con gli anni Sessanta allo scrittore delle esperienze individuali subentra lo scrittore impegnato, che usando anche i mezzi di comunicazione di massa fa intendere la sua protesta e proclama le istanze sociali. Fra coloro che hanno espresso in varia misura la loro personalità emergono A. Salo (n. 1932), M. Paavilainen (n. 1932), A. Hollo (n. 1934), V. Kirstinä (n. 1936), H. Salama (n. 1936), J. Pellinen (n. 1940); P. Saarikoski (n. 1937) è un lirico irrequieto e insieme un eccellente traduttore dal greco antico.

Bibl.: Autori vari, Suomen kirjallisuus ("La letteratura della Finlandia"), Helsinki, V (1965), VI (1967); K. Laitinen, Suomen kirjallisuus 1917-1967 ("La letteratura della Finlandia dal 1917 al 1967"), ivi 19702; Th. Warburton, Femtio àn finlandssvensk litteratur ("Cinquanta anni di letteratura svedese della Finlandia"), Helsingfors 1951; F. R. Gummerus, Storia delle letterature della Finlandia, Milano 1957.

Architettura. - La nascita di Helsinki, divenuta capitale di un autonomo granducato dell'impero russo nel 1812, coincide con la nascita della nazione finlandese, che conquista la propria completa autonomia al termine della prima guerra mondiale, e la riconferma prima, durante e dopo la seconda.

Tra il 1814 e il 1918 Helsinki viene progettata, costruita e inserita in un piano regolatore di grande respiro. A opera di J.A. Eherenström e K.L. Engel nel 1814 essa riceve una limpida e ordinata struttura architettonica neoclassica; nel 1918 E. Saarinen integra l'organismo urbano nel quadro territoriale. Questi avvenimenti, che segnano la preistoria dello sviluppo in senso moderno dell'architettura finlandese, mentre collegano in profondità i problemi dell'architettura stessa a quelli di un'identità nazionale tutta da scoprire e da definire, marcano insieme il termine di riferimento rispetto a cui la cultura architettonica della F. è chiamata a misurarsi. Per tali motivi i temi fondamentali degli architetti finlandesi moderni ruoteranno sempre intorno ai due poli di un'equilibrata connessione tra città e territorio, e di un'originalità creativa nel campo dell'espressione artistica. I monumenti - chiave di questo processo, tra gl'inizi dell'Ottocento e la fine degli anni Trenta del nostro secolo, s'identificano nell'opera di Engel sulla nascente capitale, in quella di Saarinen sulle previsioni di sviluppo della capitale medesima, nei manufatti di progettisti come S. Frosterus (magazzini Stockmann, Helsinki), di Y. Lindegren (stadio olimpico, Helsinki), di E. Huttunen (mulino SOK, Viipuri), di E. Bryggman (cappella funeraria, Turku). L'insieme di tali opere innesta rigorosamente l'architettura finlandese nel contesto della più rigida metodologia razionalista elaborata sul continente in quegli stessi anni, tra il 1920 e il 1940. Ciò non avviene a caso, poiché proprio la matrice neoclassica aveva addestrato gli architetti a una sobrietà di linee che si potesse misurare sui dati strutturali, funzionali e costruttivi dell'opera. D'altro canto, il contrasto che simili pure stereometrie instaurano con il paesaggio naturale rappresenta una presa di possesso dello spazio fisico, il quale costituisce a propria volta il dato originale e inconfondibile che può permettere, in assenza di una tradizione culturale specifica, un'inequivocabile identificazione nazionale del paese.

È sullo sfondo di un panorama del genere che s'iscrive la prepotente personalità di A. Aalto (nato a Kuorbane il 3 febbraio 1898, morto a Helsinki l'11 maggio 1976).

Cresciuto nella temperie del cosiddetto "nazional-romanticismo", che tentava di affermare l'autonomia dell'architettura finlandese attraverso un ricorrere a modelli di architettura rustica in legno (esposizione di Tampere, 1922), Aalto approda assai presto al razionalismo (sede del quotidiano Turun-Sanomat, Turku, 1929-30; sanatorio, Paimio, 1933), per iniziare a elaborarne una personalissima versione fondata sulle funzioni psicologiche degli utenti e sull'inserimento organico nel paesaggio (biblioteca, Viipuri, 1935; villa Mairea, Noormarkku, 1939; padiglione all'esposizione universale di New York, 1939). Lo stesso metodo e gli stessi interessi presiedono all'attività di Aalto in campo urbanistico (residenze operaie, Sunila, 1936-39). Ma è dopo il 1940 che le diverse componenti della cultura di Aalto si fondono per dare vita a una delle più alte e affascinanti esperienze che l'architettura contemporanea abbia sino a oggi prodotto. Reinventando ogni singolo edificio in continuo controllo dei complessi rapporti tra il programma edilizio, la tecnica costruttiva, l'ambiente urbano o naturale, l'espressione delle qualità specifiche dei singoli materiali, Aalto realizza una serie di opere che non consentono di essere ripetute come modelli, ma che indicano senza dubbio un metodo di validità universale per ricondurre sotto il segno dell'architettura le contraddizioni generali del mondo moderno, identificate in una precisa situazione storica, che è quella, appunto, della F. e della sua giovane tradizione.

I momenti salienti di questa lunga esplorazione nel cuore stesso della dimensione architettonica della realtà, sono riconducibili, schematizzando al massimo, nel municipio di Säynätsalo (1952), nella chiesa di Imatra (1958), nella scuola politecnica di Otaniemi (1964), nell'auditorium di Helsinki (1962 prog.). V. Revell, A. Ruusuvuori, A. Blomstedt, E. Kräkström, A. Ervi, J. Kontio, K. Räike, K. e H. Sirén, una costellazione di architetti estremamente smaliziati nella manipolazione delle forme e ricchi di un'inventiva che affonda certo le radici nell'esperienza aaltiana, ma che l'arricchisce di inedite connotazioni, fa corona alla fondamentale attività di Aalto. Edifici come la Banca di Lahti di Revell, la tipografia di Tapiola di Ruusuvuori, la cattedrale di Tampere di Pietila e Paatelainen, la scuola di Hamina dei Sirén, la scuola di Vuoksenniska di Kontio e Räike, il municipio di Toronto di Revell e aiuti, rappresentano i risultati più attraenti di questa felice atmosfera culturale.

Bibl.: G. Schildt, Finnish Architecture s. l., s. d.; A. Ruusuvuori e altri, Helsinki Architectural Guide, Helsinki 1963; S. Ray, L'architettura moderna nei paesi scandinavi, Bologna 1965 (con bibl.); L'architecture d'aujourd'hui, 134 (1967); Diz. Arch. Urb., Roma 1969, ad voces; Architettura finlandese, Torino 1973 (catalogo della mostra di Torino, dic. 1973).

Arti figurative. - Nell'arte finlandese di questo secolo si possono distinguere due linee di sviluppo fondamentali: quella astratta che, iniziata negli anni Venti da E. Lydén e B.J. Carlstedt, si protrae, attraverso S. Vanni, fino agli anni Cinquanta; e quella figurativa rappresentata, per es., da T. Sallinen, M. Collin e A. Cavén.

Negli anni Trenta, inoltre, si svilupparono un espressionismo lirico i cui esponenti furono H. Schjerfbeck, E. Thesleff e S. Schauman, e una tendenza surrealista promossa soprattutto da O. Mäkilä.

D'altra parte, l'isolamento geografico del paese e il forte sentimento nazionalistico che ne è derivato hanno favorito il permanere di un'arte di tipo tradizionale. E il caso, per es., dell'arte severa, realistica, eroicamente monumentale di W. Aaltonen o della pittura di paesaggio, di stampo romantico ed espressionistico, che ha dominato gli anni Quaranta.

Negli anni Cinquanta, R. Wardi e E. Thesleff dipingono nature morte e figure con un lirismo che si ritrova anche in A. Kanerva, i cui paesaggi si faranno sempre più indefiniti e atmosferici. Questa evoluzione verso un'arte informale caratterizza anche l'opera di A. Lucander e P. Stenius.

Gli anni Sessanta si aprono sotto il segno dell'"arte concreta", soprattutto ad opera di B.J. Carlstedt e S. Vanni. Un particolare sviluppo di questa tendenza verso la semplificazione geometrica, è realizzato da L.-G. Nordström con le sue composizioni di superfici.

In F. non vi è mai stata una separazione netta tra architettura, arti figurative e design. È accaduto così, per es., che un architetto come A. Aalto e un designer come T. Sarpaneva abbiano operato attivamente e con risultati originali nella scultura. La fine degli anni Sessanta porta a un'internazionalizzazione dell'arte finlandese.

È il caso di J. Sievänens, il cui mondo di immagini è fatto di formalismo espressivo e di ingredienti surrealistici. Questa vena surrealista la si ritrova anche negli originali ritratti di J. Linnovaara, così come nelle opere di K. Lehtinen, nelle pitture naïves di A. Jaakola e nei lavori di K. Kaivanto: figure e mani monumentali costruite in catene interminabili. E. Ruutsalo ha invece sviluppato le tecniche dell'arte astratta attraverso la sperimentazione di diversi mezzi espressivi. La Pop Art ha condotto a un nuovo realismo, rappresentato da E. Tirronen, K. Jylhä e E. Ahonen.

Tra gli scultori dell'ultimo decennio, vanno ricordati K. Tapper e M. Hartman che lavorano con legno grossolanamente sbozzato e K. Pyykkö che usa metalli levigati, tutti comunque con una tradizionale consapevolezza del materiale trattato. Vedi tav. f. t.

Bibl.: G. Schildt, Skulptur. i Finland, Stoccolma 1969; J. Boulton Smith, Finskt måleri, ivi 1972.

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