Strozzi, Filippo

Enciclopedia machiavelliana (2014)

Strozzi, Filippo

Raffaele Ruggiero

Nato a Firenze nel 1489 e battezzato come Giovan Battista, alla morte del padre Filippo, nel 1491, ne assunse il nome. Membro di una ricca famiglia ottimatizia, nonostante i pregressi contrasti con i Medici e l’opposizione del governo soderiniano, nel 1508 S. sposò Clarice, figlia di Piero de’ Medici; e in quel connubio si vide l’intento «di mutare lo stato e di rimettere e’ Medici» (F. Guicciardini, Storie fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di A. Montevecchi, 1998, p. 477). Subito dopo il matrimonio, S. lasciò Firenze e si recò a Napoli, così che gli fu intimato di comparire davanti alla Signoria entro il 25 dicembre 1509. Lorenzo Strozzi, fratello di Filippo e biografo familiare, addita in M. l’estensore dell’atto d’accusa (Le vite degli uomini illustri della casa Strozzi, a cura di P. Stromboli, 1892, p. 96); e Biagio Buonaccorsi, nella lettera a M. del 30 novembre 1509, accenna al caso: «Filippo [...] are’ l’ali unte a [non ha alcuna intenzione di] venire in Firenze» (Lettere, p. 204). In seguito S. si presentò, e fu condannato al confino a Napoli per tre anni e all’ammenda (assai modesta, dato l’ingente patrimonio familiare) di 500 ducati. Dopo la restaurazione medicea a Firenze, S., come Francesco Vettori, si fece sostenitore di Lorenzo de’ Medici (il Giovane) e ricoprì vari incarichi politici.

S. e Vettori sono nominati nella lettera di M. a Francesco Guicciardini del 19 maggio 1521, come vivamente interessati al buon successo di M. nell’incarico di procurare un predicatore quaresimale, affinché entrambi «potessino pascersi di qualche cibo spirituale che facessi pro loro» (Lettere, p. 379): l’ironico richiamo al bigottismo, e insieme ai costumi licenziosi dei due personaggi, testimonia comunque un rapporto amichevole. Dalla lettera di Francesco Del Nero a M. del 27 luglio 1525 apprendiamo infatti che S. intercesse efficacemente presso il papa Clemente VII per aumentare lo stipendio di M. come storiografo ufficiale. S. appare anche interlocutore epistolare dei ragionamenti politici machiavelliani a ridosso della pace di Madrid tra il re di Francia Francesco I e l’imperatore Carlo V: nella lettera a M. del 31 marzo 1526, S. dice di aver letto i suggerimenti di M. direttamente al papa, che «l’udì con molta attenzione, commendò i luoghi, parendoli avessi tocco tutto quello poteva cadere in considerazione di chi, senza avvisi o notizie particulari, discorresse simili materie, e n’ebbe piacere assai» (Lettere, p. 423); nella medesima lettera S. sostiene, d’accordo con Guicciardini, l’inopportunità per il pontefice di assoldare segretamente le milizie di Giovanni de’ Medici (dalle Bande Nere), come invece suggerito da Machiavelli. La missiva si chiude con riferimenti alla cantante Barbara Salutati, in quei mesi a Roma e raccomandata da M. a S. e a Guicciardini. Nel luglio-agosto del 1526 è Vettori a inoltrare a S., a Roma, considerazioni politiche machiavelliane affinché possano essere lette da Clemente VII: «E Filippo mi scrive che non solo le legge, ma le rilegge, e considera» (Lettere, p. 443). Ma nel settembre dello stesso anno il papa stipulò una tregua con l’imperatore, per effetto della quale S. dovette portarsi a Napoli come ostaggio. Da qui ristabilì contatti epistolari con Zanobi Buondelmonti e altri fiorentini contrari ai Medici. Il 16 maggio 1527 S. fu tra i promotori della restaurazione repubblicana. Deluso dal prevalere della corrente ‘popolare’, lasciò Firenze dopo la morte della moglie nel 1528, e si riavvicinò a Clemente VII. Il 23 ottobre 1530, da Roma, scriveva a Vettori per sollecitare l’invio a Roma di una copia dei Discorsi sulla prima deca di Tito Livio. Rientrato in patria, sostenne l’instaurazione del principato; ma cadde in disgrazia presso il duca Alessandro de’ Medici e dovette allontanarsi da Firenze. Dopo la morte di Clemente VII (25 sett. 1534), si schierò con i fuorusciti. Lasciò la sua dimora veneziana per guidare un attacco armato; sconfitto e catturato a Montemurlo (1° ag. 1537), morì suicida in prigione, a Firenze, il 18 dicembre 1538.

Bibliografia: Fonti: L. Strozzi, Le vite degli uomini illustri della casa Strozzi, a cura di P. Stromboli, Firenze 1892; F. Guicciardini, Storie fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di A. Montevecchi, Milano 1998.

Per gli studi critici si vedano: R. von Albertini, Das florentinische Staatsbewusstsein im Übergang von der Republik zum Prinzipat, Bern 1955 (trad. it. Firenze dalla Repubblica al Principato. Storia e coscienza politica, Torino 1970, passim); M.M. Bullard, Filippo Strozzi and the Medici: favor and finance in sixsteenth-century Florence and Rome, Cambridge 1980; L. Fabbri, Alleanza matrimoniale e patriziato nella Firenze del ’400: studio sulla famiglia Strozzi, Firenze 1991; P. Simoncelli, Fuoriuscitismo repubblicano fiorentino 1530-57, 1° vol., 1530-37, Milano 2006, pp. 246 e segg., 310 e segg.

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