FILIPPO IV re di Spagna

Enciclopedia Italiana (1932)

FILIPPO IV re di Spagna

Angela Valente

Figlio di Filippo III e di Margherita d'Austria, nacque a Madrid l'8 aprile 1605. Sposò successivamente Isabella di Borbone e Marianna d'Austria. Prese diciassettenne la corona in momenti difficili e si affidò completamente al conte-duca d'Olivares (v.), ch'era stato suo aio. Pendeva fin dal regno precedente la guerra di Valtellina. Per fronteggiarla, nel 1622 il Richelieu strinse lega col duca di Savoia Carlo Emanuele I, con Venezia e col papa; l'Olivares rispose alleandosi con Genova, Parma, Modena e la Toscana. Si combatté in Valtellina, nel Monferrato, a Genova; si ebbe una breve tregua con la pace di Monzón (gennaio 1626); ma la guerra si chiuse solo nel 1637 (trattato di Milano) con la sconfitta della Spagna.

Nello stesso anno dell'ascesa al trono di F. (1621) si rompeva la tregua dell'Aia, che durava da 12 anni: errore politico gravissimo, deprecato dagli Olandesi stessi. Iniziata con fortuna dalla Spagna, la guerra - in cui l'Olanda ebbe l'aiuto dell'Inghilterra e della Francia - durò lungamente; riarse dopo la morte dell'arciduca Alberto e il testamento di Isabella Clara Eugenia, sorella di F. e reggente dei Paesi Bassi (1632); e fu condotta dai governatori successivi. Gli Spagnoli vinsero a Honnecourt (26 maggio 1642), ma furono sconfitti a Rocroi (19 maggio 1643); e specialmente le campagne del 1645 e del 1646, che chiusero la guetra, furono in tutto disastrose per la Spagna, che con la pace di Vestfalia (1648) vide proclamata l'indipendenza delle Provincie Unite. Né questa fu l'unica disastrosa conseguenza della guerra, perché essa si era svolta anche fuori d'Europa, a opera soprattutto della Compagnia delle Indie Occidentali, che finì per togliere agli Spagnoli parecchi dei loro possessi.

Gli avvenimenti dei Paesi Bassi s'intrecciarono con quelli della guerra dei Trent'anni, nella quale la Spagna fu, fin dagl'inizî, alleata con l'Impero. Un episodio della guerra dei Trent'anni può considerarsi la guerra per la successione al trono di Mantova (1627-30), nella quale la Spagna si alleò con Carlo Emanuele I di Savoia contro il candidato di Francia, Carlo Gonzaga duca di Nevers: la pace di Ratisbona, ratificata dal trattato di Cherasco (maggio 1631), segnava la sconfitta della Spagna, riconoscendo il candidato francese. Quando per le minacciose gesta di Gustavo Adolfo l'Impero richiese l'aiuto di Spagna, questa mandò un esercito al comando del conte di Feria, che nel 1632 prendeva il forte di Brisach. Nel 1634 gli Spagnoli contribuirono largamente alla vittoria di Nordlingen. Ma tale vittoria decise il Richelieu a dichiarare la guerra a Filippo IV. Si combatté sulla frontiera spagnola, in Italia, in Francia: la guerra durava da cinque anni, quando, per gl'intrighi del Richelieu, scoppiò nella stessa penisola iberica la doppia insurrezione di Catalogna e di Portogallo.

La Catalogna era uno dei paesi che più aveva risentito delle disastrose condizioni finanziarie del regno. Ma se la severità con la quale si esigevano le contribuzioni per l'esercito fu la causa immediata della rivolta, la causa profonda ne va invece ricercata nell'opposizione della Catalogna al centralismo amministrativo. Barcellona si ribellò il 7 giugno; il viceré venne ammazzato, e contro il governo, che mise l'assedio alla città, fu invocato l'aiuto di Luigi XIII. Questi inviò soldati sotto il comando del d'Argenson e del conte de la Motte. I Francesi cercarono di estendere la rivolta all'Aragona, ma non vi riuscirono (1642). Furon fatte insistenze a F. dalle Cortes di Saragozza perché gli recasse di persona in Aragona, e vi facesse giurare il principe Baldassarre, il che egli fece (1645). La morte di Luigi XIII e del Richelieu favorì la pacificazione della Catalogna; ma questa poté dirsi in tutto acquistata solo con la resa di Barcellona (1652), a cui seguì subito il riconoscimento da parte di F. dei fueros catalani, e d'altra parte il riconoscimento di lui come re, da parte della deputazione generale di Catalogna (1652). Truppe francesi rimasero peraltro nel paese fino alla pace dei Pirenei (1659). Alla rivolta della Catalogna si accoppiò quella del Portogallo, sempre dolente del giogo spagnolo e ora anch'esso eccessivamente vessato dalle imposizioni finanziarie. Un errore era stato nominare vice-regina Margherita di Savoia, duchessa vedova di Mantova, che non aveva le attitudini necessarie. Si aggiunga l'impoverimento di sangue per le continue guerre e l'attaccamento del Portogallo alla vecchia dinastia. Il 1° dicembre 1640 la rivoluzione scoppiò a Lisbona al . grido di "Libertà! Viva Juan re di Portogallo". La vice-regina riuscì a fuggire in Castiglia; ma la Spagna non era in grado di riassoggettare il paese, che riacquistò così la sua indipendenza.

Gli anni che tennero dietro al 1640 furono i peggiori del regno di F. La rovina del paese andò sempre più aggravandosi; e si seguirono intrighi a corte contro l'Olivares, che nel 1643 fu sostituito da Luigi de Haro, cospirazioni come quella che costò la vita al marchese d'Arzamont (1641) e quella di don Carlos Padilla e di Pietro de Silva, che avrebbe mirato alla morte del re e alla proclamazione del re di Portogallo a sovrano anche della Spagna (1648). Rilassati e corrotti i costumi: dava l'esempio per il primo il re, fanatico del teatro e dei commedianti, notorio amante di un'attrice, Maria Calderona, dalla quale ebbe un figlio, il celebre don Juan José d'Austria. Nel 1647 si ribellarono Napoli e Palermo (rivolta di Giuseppe Alessio e di Masaniello). Ma niente era rovinoso per il paese quanto il prolungarsi della guerra con la Francia, alla quale si unì nel 1657 l'Inghilterra, il che portò alla disastrosa campagna del 1658 (battaglia delle Dune del 14 giugno), perduta per l'imprevidenza di don Giovanni d'Austria. Cominciarono quasi subito le trattative per la pace, che costò alla Spagna cessioni territoriali gravissime (1659).

Nel 1665 F. morì, lasciando erede un bambino di 4 anni, don Carlos, natogli dalla seconda moglie. Non privo d'ingegno e di gusto, colto - tradusse la Storia d'Italia del Guicciardini, e gli si attribuiscono alcune commedie - fu però debole, vanitoso, indolente.

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