GONZAGA, Filippino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GONZAGA, Filippino

Isabella Lazzarini

Secondo figlio del primo matrimonio di Luigi di Corrado, primo capitano di Mantova della famiglia Gonzaga, nacque a Mantova con ogni probabilità tra la fine del Duecento e i primi anni del Trecento. La tradizione lo vuole figlio, come i fratelli Guido e Feltrino e la sorella Tommasina, di Richilde di Ramberto Ramberti di Ferrara, prima moglie attestata di Luigi: G. Daino, archivista cinquecentesco dell'Archivio segreto ducale, solleva dubbi sostanzialmente ignorati dalla storiografia successiva sulla reale maternità di Richilde, considerando che il testamento della donna, rogato il 31 ag. 1319, non nomina nessuno dei quattro figli, all'epoca già adulti (Guido e Tommasina erano già sposati), e ipotizza che Luigi li avesse avuti da un precedente matrimonio, senza peraltro risolvere definitivamente la questione.

La tradizione fa risalire al 1322 il matrimonio del G. con Anna di Nicolino da Dovara: secondo B. Aliprandi e gli storici mantovani a lui successivi, infatti, sarebbero state proprio le disoneste attenzioni di Franceschino di Rinaldo Bonacolsi verso la moglie del G. a scatenare il rancore che condusse al colpo di mano del 16 ag. 1328, quando Luigi rovesciò con i figli - e grazie al sostegno di un contingente veronese comandato dal genero Guglielmo da Castelbarco - la signoria bonacolsiana. Vaini ha recentemente ritenuto di postdatare il matrimonio del G. di dieci anni, leggendo correttamente come 1332 l'anno dell'elenco di beni dovaresi portati in dote da Anna al G. su cui in buona parte si è basata la ricostruzione della vicenda: l'ipotesi non è del tutto convincente (l'elenco non deve necessariamente essere stato rogato al momento del matrimonio), giacché da alcuni atti privati degli anni Venti Anna sembra agire in qualità di moglie del G., e la prima figlia della coppia, Gigliola, sposò Matteo (II) Visconti con ogni probabilità alla fine degli anni Trenta o nei primissimi anni Quaranta del secolo.

Il matrimonio dovarese consentì in ogni modo al G. di controllare personalmente una considerevole quantità di terre, per lo più in territorio cremonese (Pomponesco, Correggioverde, Fossa Caprara, Vescovato, Cicognara, Sabbioneta, Commessaggio, Rivarolo, Viadana, Isola Dovarese).

Il G. era a fianco del padre e dei fratelli nell'agosto del 1328 e compare con loro a partire dal 1331 in ogni concessione di prerogative e poteri che riguardano la città di Mantova e il suo distretto. Non è facile, allo stato attuale degli studi, individuare con esattezza - nelle diverse vicende politiche e negli interni equilibri di potere della dinastia gonzaghesca in questi primi decenni di assestamento - il ruolo preciso dei tre figli maggiori di Luigi, che i registri della fattoria e della masseria ci mostrano agire per lo più insieme nella gestione del patrimonio familiare.

Seguendo la tradizione storiografica coeva, si constata che sino ai primi anni Cinquanta laddove il più anziano Guido ebbe compiti di rappresentanza politica, il G. fu principalmente l'uomo d'armi più prestigioso della famiglia: capitanò infatti le truppe gonzaghesche sia nelle campagne del 1341, sia nella guerra per il controllo di Bologna nel 1350-51. Nel 1335, al momento della conquista di Reggio Emilia - che i Gonzaga ottennero in seguito agli accordi di Lerici dell'anno precedente, in cui i contraenti della Lega di Ferrara (16 sett. 1332) contro Giovanni di Boemia si erano spartiti le città già sotto il suo controllo - il G. si recò a Reggio e vi rimase per lunghi periodi sino alla morte, come testimonia il carteggio dalla città emiliana: negli anni Quaranta agiva in pratica come signore di Reggio, seppure sempre di concerto con il padre e i fratelli, facendo della città emiliana la base per le sue operazioni militari e datando da Reggio molti dei documenti pubblici che rimangono a suo nome.

Alla fine degli anni Trenta, l'orientamento filoscaligero tradizionale per Mantova in età bonacolsiana proseguito dai Gonzaga nei primi anni di signoria veniva mutando nel senso di un avvicinamento progressivo all'espansiva potenza viscontea. Il G. era particolarmente sensibile al problema dei rapporti con i Visconti dal momento che la tutela delle terre dovaresi della moglie Anna e rapporti con la città di Cremona - di cui nel 1331 i Gonzaga avevano invano chiesto il titolo vicariale a Ludovico il Bavaro, mentre il G. dal canto suo nel 1355 chiese (e ottenne) a Carlo IV la cittadinanza esente a Cremona - lo spingevano a trattare con Milano, ed è possibile che fosse, fra i figli di Luigi, il reale promotore di questo avvicinamento.

In questo contesto si colloca il matrimonio fra la primogenita del G., Gigliola, e Matteo (II) di Stefano Visconti. I rapporti fra Matteo e il G. furono piuttosto stretti e continui: il Visconti venne a Mantova in rappresentanza della famiglia alla magna curia celebrata l'8 febbr. 1340 per festeggiare i matrimoni contemporanei del padre del G., Luigi, del fratello Corrado e di due nipoti. All'intercessione del G. si dovette poi il mitigato esilio in Monferrato imposto a Matteo dallo zio Luchino alla morte di Azzone Visconti nel 1347.

Il G., allineato ad Azzone Visconti contro gli Scaligeri nei primi anni Quaranta, combatté alla testa delle truppe mantovane nel biennio 1340-41 attorno a Parma, Modena e Verona, contro gli Scaligeri, gli Estensi e Giberto da Fogliano, già signore di Reggio, con alterni risultati. La mano gonzaghesca su Reggio in questi anni si faceva pesante: nel 1341 il malanimo dei Reggiani sfociò in un episodio poco chiaro, quello della congiura di Gangalando dei Gangalandi, podestà della città, e del fratello Boracio, che tentarono di consegnare Reggio a Mastino (II) Della Scala.

Le vicende legate alla ribellione di Parma agli Scaligeri nel 1341 furono gli antecedenti del coinvolgimento dei Gonzaga, e in particolare del G., nella campagna toscana connessa al possesso di Lucca: dopo l'accordo stipulato fra Mastino (II) e Firenze per la vendita di Lucca ai Fiorentini, il G. aderì, con il padre e i fratelli, fra il 1341 e il 1342 a una successione di leghe con Pisa, i Visconti, i Correggio, gli Ordelaffi per assicurare a Pisa il controllo di Lucca. Allorché le ostilità sia sul fronte toscano sia su quello padano, sospese dalla tregua triennale promossa dal legato pontificio Guillaume de Curty nell'aprile 1343, ripresero nella primavera e nell'estate del 1344, il G. da Reggio si congiunse con Ettore da Panico conducendo le truppe gonzaghesche e viscontee contro Obizzo d'Este. I due si spostarono nel marzo dell'anno successivo in Toscana. Qui, mentre Ettore da Panico ritornava dopo poco a Reggio Emilia, il G. rimaneva per concludere il conflitto fra Fiorentini e Pisani: il 17 maggio 1345 pronunciò il lodo destinato a risolvere la questione di Lucca con Pisa. Il 22 giugno era di nuovo a Reggio Emilia, e il 28 raggiungeva Luchino Visconti a Cremona: l'alleanza viscontea era in questi anni essenziale ai Gonzaga per difendere la propria autonomia dall'espansione estense e dalla pressione scaligera. La tregua triennale stipulata il 4 genn. 1346 e rinnovata nel corso dell'anno venne però interrotta da un evento esterno di notevole peso: nel 1347 Ludovico d'Ungheria scendeva in Italia per vendicare l'uccisione del fratello Andrea, marito della regina di Napoli, Giovanna, e il G. lo accompagnò rimanendo nel Regno sino alla primavera del 1348. Tornò tra il 1350 e il 1351 a combattere nello schieramento milanese, a fianco di Galeazzo Visconti, nella campagna per il controllo di Bologna.

Il suo peso in seno alla famiglia stava inoltre crescendo, come dimostra la procura a suo nome (16 sett. 1354) per recarsi presso l'imperatore per impetrare il rinnovo del vicariato su Mantova, Reggio e sulle diverse terre dei distretti cremonese, bresciano e modenese controllate dai Gonzaga: Carlo IV concesse tutte le investiture richieste ai fratelli Gonzaga il 28 novembre, a Mantova, nella prima investitura imperiale concessa ai soli tre figli di Luigi. I rapporti con gli ambienti imperiali che i Gonzaga coltivavano con particolare cura dal 1347 si erano concretizzati in quello stesso 1354 per il G. in un doppio matrimonio tedesco: il G. infatti aveva preso in gennaio in moglie Varena dei conti d'Asburgo; il fratello di Varena, Rodolfo, avrebbe sposato due mesi più tardi la seconda figlia del G., Elisabetta. Il G. non fu coinvolto nella congiura di Fregnano Della Scala contro il fratello Cangrande (II), al contrario dei fratelli Guido, Feltrino e Federico, e dei nipoti Ugolino e Francesco di Guido e Guglielmo di Feltrino: Aliprandi (p. 134) sottintende che il G. non avrebbe approvato, quando racconta come Ugolino, cui attribuisce l'iniziativa nella vicenda, ne parlasse con Feltrino e Guido, ma non con il G. "perché di Filippino tema avìa".

Il G. morì improvvisamente di morte naturale il 5 apr. 1356.

Il 20 aprile venne fatto redigere un inventario sommario dei suoi beni, che andarono alla figlia Gigliola, vedova dal 1355 (le vicende dell'eredità del G. travagliarono peraltro i Gonzaga sino al 1375); Elisabetta, in quanto sposata, non ebbe nulla più di quanto era stato versato per la sua dote. A parte Gigliola ed Elisabetta non ebbe altri figli legittimi, ma il testamento del padre Luigi ricorda come naturali Tauro e Corrado, e Brida, Bartolomea, Polissena e Liberina. Fu sepolto nel duomo di Mantova e i suoi resti furono ritrovati e descritti durante le operazioni di riassetto della parte absidale della chiesa di S. Pietro volute dal cardinale Ercole Gonzaga nel 1545.

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