FIESOLE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

Vedi FIESOLE dell'anno: 1960 - 1994

FIESOLE (Φαίσυλαι, Φαίσολα; Faesulae)

G. Maetzke

Città dell'Etruria settentrionale, di origine etrusca, finora ritenuta organicamente costituita al VI o, al massimo, al V sec. a. C. Non compare nelle fonti nel 225 a. C. (Pol., ii, 25) e archeologicamente non vi sono elemepti validi che ne fissino l'esistenza come città in epoca così antica.

Gli scavi, ripresi nel 1952 e tuttora in corso, documentano tuttavia la presenza di qualche nucleo abitato probabilmente nella parte più alta del colle fino dalla prima Età del Ferro, e di altri più recenti nelle zone più basse. Si può parlare con sicurezza di un centro organizzato solo dagli inizi del III sec. a. C., periodo al quale viene ora datata la cinta muraria (m 2.500 circa) in opera di diverso tipo, in grandi blocchi di macigno. Alla stessa età possono riferirsi la più antiche costruzioni di cui si sono trovati i resti entro la cinta e alla quale appartengono anche le più antiche tombe trovate fuori di questa. Non è improbabile che la parte più alta del colle (attuale S. Francesco) sia stata cintata per prima (forse già nel V sec. a. C.); è stata però riscontrata (scavi del 1955) del tutto arbitraria ed errata l'attribuzione ad epoca etrusca dei resti antichi osservati, nel principio del XIX sec., a S. Alessandro.

Del periodo tardo etrusco, al quale può datarsi ora la sua costituzione, si conoscono, oltre le mura, solo i resti messi in luce nella zona settentrionale dell'area murata, e qualche resto sul lato meridionale. Il centro della città, occupato dalle costruzioni moderne, non può essere esplorato: nell'area esplorabile (cosiddetta "zona archeologica"), sono gli avanzi di un tempio etrusco ad una sola cella (uno dei meglio conservati) con annessi edifici per il culto e la ricezione dei pellegrini, costruito alla fine del IV - inizi del III sec. a. C. e dedicato ad una divinità salutare; in alto, incorporato più tardi nel teatro romano, è un lungo muro di epoca leggermente più tarda. Una necropoli di una certa estensione, con tombe a piccola cella, è stata identificata ed esplorata nella zona del Bargellino, subito fuori le mura, a N, e risale al III sec. a. C.

Durante questo periodo F. appare con sicurezza anche nelle fonti. Nella seconda guerra punica fu favorevole a Roma; durante il I sec. partecipò contro di essa alla guerra sociale e nel 90 a. C. fu conquistata e devastata da L. Catone; successivamente, avendo parteggiato per Mario, con la vittoria di Silla vi fu dedotta una colonia di veterani smani, contro i quali si ribellò nel 78, e infine partecipò alla rivolta di Catilina nel 63 a. C.

La traccia di questi avvenimenti si riconosce nelle trasformazioni edilizie che si sono chiaramente riscontrate nella zona archeologica, ove gli edifici più antichi, tempio e annessi, appaiono esser stati distrutti nei primi decenni del I sec. a. C. e ricostruiti più tardi, con maggiore ampiezza e ad un livello artificialmente rialzato. Della città romana non conosciamo l'organizzazione urbana: la cinta muraria rimase la medesima, forse con qualche restauro, conservando il suo percorso irregolare dovuto alla natura del terreno; il Foro si pensa fosse in corrispondenza dell'attuale piazza Mino, intorno alla quale si sono trovati avanzi di costruzioni, di sculture e di iscrizioni, alcuni dei quali dubbiamente attribuiti al tempio capitolino. Meglio note le costruzioni della già ricordata zona settentrionale, che occupa il pendio a N della collina, e alla quale, almeno in epoca imperiale inoltrata, si discendeva per una via lastricata che costeggiava il teatro. In quest'area si trovano varî monumenti pubblici disposti secondo un piano organico a terrazze degradanti. Sulla superiore, corrispondente al piano del Foro, è un edificio attraverso il quale si accedeva al teatro, che fu costruito addossandolo alla collina. Secondo le ultime osservazioni di scavo, la sua costruzione deve riferirsi al principio dell'età imperiale, su una zona anch'essa rialzata artificialmente: la cavea è, nella parte centrale, ricavata nel colle e in costruzione sono i due estremi delle gradinate e i tribunalia. Il piano dell'orchestra corrisponde al livello della terrazza mediana, sulla quale, quasi in corrispondenza con uno degli accessi da sinistra alla scena, era, al di là della strada, un monumento non ben noto, forse un arco onorario. A N-O, presso le mura, allo stesso livello, ottenuto con la costruzione di un alto podio, è il tempio con gli edifici ad esso annessi, tutti costruiti incorporando i resti di quelli precedenti. Il ripiano che si estende dinanzi al tempio costituisce il terrazzo inferiore, che si affacciava sulle mura. Tutta la zona compresa fra il teatro, il tempio e le mura è inesplorata; sul lato opposto al tempio si trova un edificio termale, eretto anch'esso agli inizi dell'età imperiale. Durante i primi secoli dell'Impero, fino all'età severiana, sono documentate in questa zona modifiche anche sostanziali, quali il rialzamento del piano stradale, la soppressione o una profonda trasformazione del presunto arco onorario, restauri al teatro e alle terme. Ci sono del tutto ignote le vicende storiche di F. durante l'Impero, fino agli inizî del V sec., in cui è ricordata per la sconfitta di Radagaiso sotto le sue mura (405); essa è ricordata ancora nel 538-39 come occupata dai Goti e assediata dai Bizantmi. In questo periodo era certo incominciata anche per essa la decadenza e, poiché troviamo tutta la zona archeologica occupata da sepolcreti "barbarici" che si estendono fino sui margini della terrazza superiore, è facile supporre che anche in essa il nucleo abitato fosse ridotto, agli inizi del Medioevo, alla parte più alta e più facilmente difendibile.

Bibl.: M. Lombardi, Faesulae, in Municipi e colonie, Roma 1941 (con bibliografia precedente); A. De Agostino, Fiesole, La zona archeologica e il museo, Roma 1949; G. Caputo, in Fasti Arch., X, 1957, 2533; G. Maetzke, in St. Etr., XXIV, 1955-56, p. 220; G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Roma 1957, p. 283 ss.; G. Caputo-G. Maetzke, in Studi Etruschi, XXVII, 1959, p. 41 ss.