Fiandra

Enciclopedia Dantesca (1970)

Fiandra

Robert 0.J. Van Nuffel

Nel linguaggio contemporaneo, la parola F. indica la parte settentrionale del Belgio, ancorché sia rimasta in uso la locuzione " F. francese ", parlando di quella porzione dell'antica contea che appartiene oggi alla Francia.

L'inizio di una vita autonoma della F. risale all'epoca carolingia, allorché Baldovino I (morto nell'879), genero di Carlo il Calvo, ricevette sotto la sua amministrazione, oltre alla contea di F., caposaldo per la difesa della parte nord dell'impero, anche un cospicuo ,numero di ‛ pagi ' lungo il mare del Nord, dall'Yser allo Zwyn. Suo figlio, Baldovino II il Calvo, erede del suo prestigio, riuscì a dare alla contea una vera autonomia. I suoi successori estesero sempre i loro domini e i primi discendenti di Ugo Capeto non poterono opporsi alla politica espansionistica dei loro vassalli.

La fine del secolo XII fu segnata dalla potenza di Teodorico d'Alsazia (1168-1191) che aveva ancora esteso i suoi territori quando venne da Luigi VII chiamato alle funzioni di primo consigliere della corona, con l'incarico di curare l'educazione di Filippo Augusto. A questo dovette, in seguito, abbandonare parte della sua contea, avendo il nuovo re di Francia iniziato la lotta contro il suo potente vassallo, lotta che doveva culminare all'inizio del Trecento.

Al tempo di D. la contea di F. aveva raggiunto una ben determinata fisionomia politica e una considerevole floridezza economica che le portava una notevole autonomia, per il vasto sviluppo delle sue industrie tessili che richiamavano mercanti da tutte le parti di Europa. La sua consistenza territoriale, al contrario, in quel periodo fu particolarmente ineguale dato lo stato di guerra esistente con il re di Francia, nonché le lotte dinastiche che avevano opposto i discendenti dei due matrimoni di Margherita di Costantinopoli. In seguito a tale contesa, infatti, l'unione della F. con lo Hainaut, realizzata dal padre di Margherita, Baldovino IX, che divenne imperatore di Costantinopoli, si scisse subito, e con il " Detto di Péronne " re Luigi IX destinò lo Hainaut agli Avesnes figli di primo letto della contessa, mentre la F. restava agli altri figli, i Dampierre.

Alla morte della madre (1280), Guido di Dampierre trovò la sua contea in preda alle lotte intestine, provocate dalla tirannia dei nobili; ma quando il conte volle intervenire, Filippo IV il Bello, comprendendo il vantaggio che avrebbe potuto trarre dai dissidi interni della F., prese la parte dei nobili. Scoppiata la guerra franco-inglese (1296) Guido parteggiò per il re d'Inghilterra, Edoardo I. Filippo invase la F. (giugno 1297), vinse il piccolo esercito del conte presso Furnes e, dopo la pace tra Francia e Inghilterra (Montreuil-sur-Mer 1299), Gand venne assediata e, poco dopo, essendo Guido prigioniero a Parigi, la contea fu confiscata a beneficio della corona: il re di Francia fece, nel maggio 1301, un viaggio trionfale attraverso la F., accolto festosamente dai nobili (detti Leliaerts, perché fautori del lelie, giglio). Ma i mestieri, sostenitori del conte (detti Clauwaerts, cioè fautori dell'artiglio, clauw, del leone di F.) si sollevarono e scoppiò una rivolta popolare contro il governatore francese, Giacomo de Chatillon (17-18 maggio 1302). Filippo il Bello reagì immediatamente e mosse guerra ai Fiamminghi: il suo esercito fu interamente disfatto nella pianura di Groeninghe, vicino a Courtrai, l'11 luglio 1302. La guerra fu continuata nella Zelandia e nella F. francese: Roberto de Béthune, succeduto a suo padre nel 1305, volle firmare col re un trattato umiliante. Ma i comuni insorsero di bel nuovo e costrinsero il conte a temporeggiare; solo nel 1320 venne conclusa la pace definitiva: l'autonomia della contea era confermata, ma Roberto dovette cedere alla Francia Lille, Douai, Orchies.

D. venne certo a conoscenza di queste lotte e alla disfatta di Groeninghe allude forse in Pg XX 46-47 Ma se Doagio, Lilla, Guanto e Bruggia / potesser, tosto ne saria vendetta.

Avendo egli menzionato i Fiamminghi anche in If XV 4, parlando delle dighe da loro costruite lungo il mare (Quali Fiamminghi tra Guizzante e Bruggia, / temendo 'l fiotto che 'nver' lor s'avventa, / fanno lo schermo perché 'l mar si fuggia), v'è chi concluse che egli era venuto nelle provincie belghe, data la sua conoscenza delle situazioni peculiari della Fiandra. Tale teoria è oggi completamente abbandonata: D. poté aver indicazioni precise sullo stato delle provincie belghe attraverso i suoi contatti con famiglie le quali avevano rappresentanti nella contea - specialmente a Bruggia - dove facevano più che altro professione di banchieri ed erano noti sotto il nome generico di ‛ Lombardi '. D'altra parte, Paul Errera ha mostrato come le carte geografiche del tempo - le carte pisane e l'atlante di Pietro Vesconte, fra altre - hanno potuto dare a D. informazioni geografiche esatte.

Lo stesso studioso ha definitivamente condannato l'identificazione di Guizzante con Cadzant, per accogliere invece quella con Wissant. Purtroppo la sua esauriente disamina non ha ancora potuto eliminare del tutto un'opinione che, a quanto pare, era saldamente ancorata nella mente di alcuni commentatori della Commedia.

V. anche BRUGGIA; DOUAI; GAND; GUIZZANTE.

Bibl. - C. Daenen, D. en Vlaanderen, in " Dietsche Warande en Belfort " XXVI (1925) 25-35; P. Errera, D. et les Flandres, in " Revue Université Bruxelles " XXVI (1920-21) 533-545; ID, Encore Guizzante, ibid XXVIII (1922) 42-46.

TAG

Guido di dampierre

Filippo il bello

Pietro vesconte

Filippo augusto

Carlo il calvo