Feudalesimo

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

feudalesimo

Sandro Carocci

Il rapporto di fedeltà tra vassalli e signori

Il feudalesimo è stato all'inizio un modo di esercitare il potere ottenendo l'aiuto di cavalieri e nobili ai quali, in cambio, veniva concesso un feudo. Dopo molti secoli, però, la stessa parola è stata usata anche per indicare una forma di organizzazione della società, dell'economia e della vita politica. Il feudalesimo si è sviluppato soprattutto nelle regioni occidentali dell'Europa, ma qualche volta è comparso anche in altri paesi, come per esempio in Giappone

Ai tempi di Carlomagno

Cosa vuol dire feudalesimo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo andare indietro nel tempo, fino all'età di Carlomagno, incoronato imperatore nel Natale dell'anno 800. Siamo nell'epoca che gli storici chiamano Alto Medioevo, quando il feudalesimo nasce e si sviluppa rapidamente. La parola feudalesimo, in realtà, nascerà soltanto molti secoli dopo. Ma anche se non ha nome, il fenomeno già esiste.

Rispetto ai tempi dell'Impero Romano, tutto è cambiato. Con la caduta dell'Impero Romano, i territori dell'Europa occidentale sono passati sotto il dominio di popoli cosiddetti germanici, come i Longobardi, i Franchi, i Goti, che si sono presto mescolati agli antichi abitanti formando popoli nuovi. L'economia è molto decaduta, perché le grandi attività produttive e commerciali del mondo romano sono crollate con la fine dell'Impero. Lo stesso denaro viene usato sempre meno, poiché vi è poco da comprare e sono pochi i possibili acquirenti. L'organizzazione statale, poi, si è ridotta al minimo: non c'è quasi più burocrazia, le tasse non vengono più richieste, molte questioni importanti debbono essere risolte senza aspettare l'aiuto dello Stato. Gli abitanti di un villaggio, per esempio, devono provvedere a riparare le strade e i ponti che attraversano il loro territorio, devono catturare da soli banditi e malfattori, devono essere pronti a sapersi difendere da eventuali attacchi di nemici.

In una situazione di questo tipo, cambiano le basi del potere. Il vero modo per essere uomini potenti e rispettati non sono gli studi compiuti, gli incarichi statali ottenuti, i tesori accumulati. Bisogna sapere combattere e, soprattutto, bisogna avere un gruppo il più possibile numeroso di cavalieri disposti a combattere al proprio servizio. Tutti i potenti, dall'imperatore fino ai re, ai grandi nobili e ancora più in basso nella scala sociale, hanno lo stesso problema: assicurarsi un seguito di cavalieri numeroso e fedele. Ma come riuscire in questa impresa? È qui che entra in gioco il feudo. E, assieme al feudo, si diffonde nella società del tempo anche un'altra realtà: il vassallo.

Diventare vassalli

Oggi la parola vassallo ha un significato negativo e serve per indicare una persona che è sottomessa e ubbidiente in tutto a qualcun altro. Ma nell'Alto Medioevo indicava invece un guerriero che si era formalmente impegnato a dare aiuto militare a un altro guerriero più ricco e potente. Nel corso di una cerimonia solenne, davanti agli altri guerrieri del paese, aveva unito le sue mani come per pregare, e le aveva poste fra le mani dell'uomo che avrebbe servito con le armi: il suo signore. Nel medesimo tempo, aveva giurato di essere suo fedele vassallo. I due uomini ‒ signore e vassallo ‒ si davano poi quello che in quei tempi era il maggiore simbolo di accordo e amicizia: un bacio sulla bocca.

Il vassallaggio

Dopo questo rito rapido ma solenne, tutti sanno che quei due uomini sono legati da un legame che la società del tempo giudica addirittura più importante del legame fra padre e figlio: l'obbligo a darsi reciprocamente aiuto e consiglio, in ogni occasione e con ogni mezzo. Il signore, d'ora in poi, deve difendere il vassallo da chiunque voglia nuocere alla sua persona e ai suoi averi; il vassallo, da parte sua, deve difendere il signore e i suoi beni, e deve combattere per lui ogni volta che il signore lo reputerà necessario.

Chiunque voglia contare qualcosa deve avere vassalli. Ne hanno i nobili, gli abati dei tanti monasteri sparsi per le campagne (abbazie) e i vescovi delle città. Nelle lotte fra potenti, il numero dei cavalieri che hanno giurato vassallaggio è l'elemento che più conta per raggiungere la vittoria. Non a caso, re e imperatori sono quelli che hanno i vassalli più numerosi e, anche, i vassalli più potenti: perché molto spesso chi giura vassallaggio non è un guerriero povero, fornito solo di armi e cavallo, ma un nobile già abbastanza ricco e che possiede, a sua volta, propri vassalli. Riuscire a ottenere il vassallaggio di questo nobile già potente è dunque un modo per garantirsi non solo il suo aiuto, ma anche quello di tutti i suoi vassalli.

Il feudo

Ma come ottenere che un vassallo resti a lungo fedele al suo signore? Con il feudo. Il feudo, infatti, è allo stesso tempo una ricompensa per la fedeltà e i servizi ricevuti e una garanzia per continuare a riceverli in futuro. È qualcosa che il vassallo continuerà ad avere fin quando resterà fedele al suo signore.

I beni dati in feudo cambiano a seconda dei casi. Per i vassalli più poveri spesso il feudo è soltanto la garanzia di ricevere ogni giorno cibo in abbondanza, armi e cavalli di buona qualità, e anche denaro quando se ne ha bisogno. In genere, però, chi giura vassallaggio ha già qualche bene, e non si può accontentare di così poco. È necessario perciò compensarlo con qualcosa di più attraente: occorre dargli della terra. Possedere campi, vigne, pascoli e foreste è, in quei tempi, la sola vera ricchezza. A causa della generale crisi dei commerci, si trova così poco da comprare che capita di non riuscire nemmeno ad acquistare il cibo necessario! Chi ha la terra, invece, è al sicuro. La concede in affitto ai contadini, che in cambio gli versano una parte del raccolto e, in sovrappiù, gli obbediscono in tutto. Per ricompensare i vassalli già molto ricchi e potenti, infine, occorre talvolta dare in feudo addirittura un castello, con tutto il suo territorio e i suoi abitanti.

Nuovi significati

Dall'8° all'11° secolo feudi e vassalli si diffusero in tutta la parte occidentale dell'Europa. Ma, con il passare del tempo, le cose andarono cambiando. Il feudo, per esempio, divenne un bene ereditario, che il signore non aveva diritto di sottrarre al suo vassallo neanche se questi si rifiutava di aiutarlo in combattimento. Oppure, i vassalli cominciarono a giurare fedeltà non a uno, ma a molti signori contemporaneamente. Quel che più importa, però, è che i due termini, vassallo e feudo, iniziarono a venire utilizzati in situazioni ben diverse. Un contadino, per esempio, riceveva la terra da coltivare da un grande proprietario? Ebbene, si iniziò a dire che la terra ricevuta era il feudo di quel contadino, e che il contadino era il vassallo del proprietario.

Nel contempo si cominciò a usare il termine feudo anche per definire un altro fenomeno molto importante: la signoria. La signoria rappresentava l'insieme dei poteri che i nobili esercitavano sulla popolazione che viveva nei territori protetti dai loro castelli. I signori davano ordini e punivano chi non obbediva, riscuotevano tasse di ogni tipo, giudicavano chi commetteva un crimine, richiedevano doni, giornate gratuite di lavoro, servizi di guardia e sorveglianza. Questi nuovi significati di vassallo e di feudo si diffusero sempre più.

Il feudalesimo

Fu così che nacque, lentamente, un termine nuovo: feudalesimo. Con questa parola, creata nel 16° secolo da esperti di diritto e poi fatta propria da uomini politici, si volevano designare quelle società dove era normale che i contadini coltivassero la terra dei nobili, e che i nobili esercitassero sui contadini della loro signoria, chiamata ora feudo, tutta una serie di poteri e di prelievi economici. Si diceva che i contadini erano i vassalli dei nobili e che i nobili esercitavano sopra di essi poteri feudali. Fu allora che il termine assunse quel significato negativo che ancora lo contraddistingue ("non siamo ai tempi del feudalesimo", "barbarie feudale"). Infatti l'opposizione sempre più vasta al potere dei nobili condotta dalla borghesia e da altre classi sociali durante il 17° e il 18° secolo chiamò feudalesimo il regime contro cui lottava, e che riuscì infine ad abbattere con la Rivoluzione francese.

Questo nuovo significato di feudo, di vassallo e di feudalesimo non aveva nulla a che fare con l'antico sistema che si era diffuso dall'età di Carlomagno. Era stato soltanto l'ultimo dei tanti significati assunti dal feudo nel corso della sua storia millenaria. Ma proprio perché è stato l'ultimo, è quello che ha finito per prevalere su tutti gli altri.

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