REY, Fernando

Enciclopedia del Cinema (2004)

Rey, Fernando (propr. Casado D'Arambillet Veiga Rey, Fernando)

Marco Pistoia

Attore teatrale e cinematografico spagnolo, nato a La Coruña il 20 settembre 1917 e morto a Madrid il 9 marzo 1994. Anche se di rado protagonista, è stato un attore di rilievo internazionale, sia per il numero di film girati (oltre duecento in circa sessant'anni di carriera) sia per la varietà e, talora, la qualità dei registi da cui fu diretto. Dotato di grande e innata eleganza, nei film più importanti (in particolare quelli di Luis Buñuel, il regista che meglio seppe valorizzarlo) interpretò personaggi affascinanti ma nello stesso tempo inquietanti e ambigui, mentre nelle opere di carattere commerciale rivestì ruoli meno complessi e di diverso tipo (romantici, avventurosi, melodrammatici, brillanti). Ricevette il premio come migliore attore al Festival di Cannes per Elisa, vida mía (1977; Elisa, vida mia) diretto da Carlos Saura.Proveniva da una famiglia dell'alta borghesia; il padre era un ufficiale dell'esercito di idee repubblicane. Nel 1936 R. recitò, in una piccola parte, nel film Nuestra Natacha di Benito Perojo, e contemporaneamente si iscrisse alla facoltà di Architettura dell'università di Madrid; ma per lo scoppio della guerra civile dovette interrompere sia l'attività cinematografica sia gli studi, e si arruolò nell'esercito repubblicano. Dopo la fine del con-flitto (1939) iniziò una carriera teatrale che lo portò rapidamente alla notorietà. Nel cinema fu per molti anni uno dei più importanti doppiatori spagnoli (prestò la voce a Tyrone Power, Laurence Olivier, Humphrey Bogart, Charles Boyer). Con Los cuatro Robinsones (1939) di Eduardo García Maroto tornò all'attività di attore, inizialmente solo in ruoli secondari; ebbe la prima parte importante nel 1944, in Eugenia de Montijo di José López Rubio. Seguì una lunga serie di film di scarso valore, quasi tutti in costume e in gran parte diretti da Rafael Gil. Con il franco-spagnolo El amor de Don Juan, noto anche come Don Juan (1956; Il grande seduttore), diretto dallo statunitense John Berry, prese avvio la carriera internazionale di R., che si svolse prevalentemente in coproduzioni di modesta qualità appartenenti ai generi avventuroso, storico-mitologico e in seguito western e thriller.

R. prese però anche parte attiva al rinnovamento del cinema spagnolo. Fu la voce narrante in Bienvenido Mis-ter Marshall (1952; Benvenuto, Mr. Marshall!) di Luis García Berlanga, e venne diretto da Juan Antonio Bardem, di cui divenne uno degli attori preferiti, in Esa pareja feliz (1953), firmato anche da Berlanga, Cómicos (1954), La venganza (1959; Ho giurato di ucciderti), Sonatas (1959; L'avventuriero dei due mondi), A las cinco de la tarde (1961). Sempre nel 1961 vi fu il decisivo incontro con Buñuel del cui cinema R. divenne una vera icona: in Viridiana (1961), Tristana (1970) e Cet obscur objet du désir (1977; Quell'oscuro oggetto del desiderio) interpretò il classico ruolo dell'hidalgo, del quale riuscì a rendere con grande acume ed efficacia l'ambiguo perbenismo e il desiderio sessuale sovente insoddisfatto e pertanto sublimato; in Le charme discret de la bourgeoisie (1972; Il fascino discreto della borghesia) impersona invece l'ambasciatore di una repubblica sudamericana. Anche nel periodo successivo comparve in film di registi spagnoli di primo piano, come Elisa, vida mía; El crimen de Cuenca (1979) di Pilar Miró; Mi general (1987) di Jaime de Armiñán; El túnel (1987) di Antonio Drove; Pasodoble (1988) di José Luis García Sánchez, Después del sueño (1992) di Mario Camus, e la trilogia di Francisco Regueiro, Padre nuestro (1985; Scandalo borghese), Diario de invierno (1988) e Madregilda (1993).

In campo internazionale alternò le opere commerciali ad alcuni rari film di valore, nei quali confermò la sua capacità di rendere figure complesse e sgradevoli. In produzioni o coproduzioni statunitensi, fu Worcester nello shakespeariano Campanadas de medianoche, noto anche come Chimes at midnight (1966; Falstaff) diretto da Orson Welles, un terribile boss francese del traffico di droga in The French connection (1971; Il braccio violento della legge) di William Friedkin e in French connection II (1975; Il braccio violento della legge n° 2) di John Frankenheimer, il misterioso artefice di un allegorico gioco mortale in Quintet (1979) di Robert Altman, un rigido sacerdote in 1492: Conquest of Paradise (1992; 1492 ‒ La scoperta del Paradiso) di Ridley Scott. Ma vanno anche ricordati alcuni dei suoi molti titoli italiani, Fellini Satyricon (1969) di Fellini, Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi, Il deserto dei Tartari (1976) di Valerio Zurlini, L'ingorgo ‒ Una storia impossibile (1979) e Cercasi Gesù (1982) di Luigi Comencini.

Bibliografia

J. González Cano, Fernando Rey, Madrid 1973; P. Cebollada, Biografía y películas de Fernando Rey, Barcelona 1992; 15 mensajes a Fernando Rey, a cura di D. Galán, Huesca 1992.

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