ARRABAL, Fernando

Enciclopedia del Cinema (2003)

Arrabal, Fernando

Bruno Roberti

Scrittore, drammaturgo e regista cinematografico spagnolo, naturalizzato francese, nato a Melilla (Marocco spagnolo) l'11 agosto 1932. Ha riversato sulla scena e sullo schermo una figuratività grottesca e fantasmatica, fatta di visioni pervase di deformazioni allegoriche, ricollegate sia al gusto del tardo Surrealismo, sia all'immaginario corrusco e al senso tragico della tradizione culturale spagnola.

All'età di quattro anni si era trasferito con la famiglia nella madrepatria spagnola. Effettuò la sua formazione scolastica in un collegio di Gesuiti e successivamente gli studi universitari nel campo del diritto a Madrid. Nella capitale spagnola, nei primi anni Cinquanta, iniziò a scrivere per il teatro (Pic-nic, 1952, e Los hombres del triciclo, 1953), elaborando una drammaturgia barocca e visionaria, nella quale mostra una predilezione per la ritualità della messa in scena ma anche un gusto dell'eccesso a tratti dissacrante, e che al contempo si rivela ricca di accensioni liriche e libertarie. Incarcerato dalla polizia spagnola con l'accusa di linguaggio blasfemo, nel 1954 si trasferì in Francia, stabilendosi l'anno successivo a Parigi. È in Francia che, a partire dal 1958, vennero pubblicati non solo i suoi lavori teatrali, ma anche i romanzi. Proprio da un suo romanzo, Baal Babylone (1959; trad. it. 1960), A. ricavò per lo schermo la sua opera prima, Viva la muerte (1970), l'allucinatorio calvario di un'infanzia spagnola (verosimilmente la sua) ossessionata da una madre oppressiva e da una zia ninfomane, percorso però da una vena anarchica, rappresentata dalla figura del padre sovversivo. Ma l'alter ego di A., il piccolo Fando che in questo film rivisita i suoi fantasmi e i suoi onirismi sessuali, già nel 1967 era stato protagonista di Fando y Lis (distribuito in Italia solo nel 1972 con il titolo Il paese incantato), opera prima di Alejandro Jodorowsky su adattamento dello stesso A. da un suo dramma del 1958. Tra il 1960 e il 1962, con Jodorowsky e il disegnatore e scrittore Roland Topor, in un clima tardosurrealista, aveva dato vita a una formazione d'avanguardia denominata Panique, che propugnava uno 'stile di vita' e una cifra estetica più che un movimento ideologico, rivolti a stimolare la ricerca dell'insolito e dell'inatteso, in un convulso anticonformismo che trovava la sua espressione soprattutto nel gioco teatrale (nel 1965 si era formata infatti la compagnia del Grand Théâtre Panique). Oltre ai drammi e ai testi letterari degli anni Sessanta, come Guernica, L'enterrement de la sardine, Le grand cérémonial, Le couronnement, A. scrisse due film per la televisione tedesca diretti da Peter Lilienthal, Picknick im Felde (1962) e Guernica ‒ Jede Stunde verletzt und die letzte tötet (1963), entrambi tratti da suoi lavori teatrali, e prese quindi parte, come attore, nel 1966, a Qui êtes-vous, Polly Magoo?, un pastiche cinematografico del fotografo statunitense William Klein girato in una Parigi percorsa da fremiti psichedelici.

A partire dal 1968 e durante gli anni Settanta, A. ha esasperato i toni scatologici, erotici, macabri, buffoneschi e quelli provocatoriamente anarchici del suo mondo onirico, sia nei lavori teatrali (Dieu tenté par les mathématiques, L'aurore rouge et noire, Bestialité érotique, Bella ciao, Le ciel et la merde, Punk et Punk et Colegràm) sia nei film J'irai comme un cheval fou (1973; Andrò come un cavallo pazzo) e L'arbre de Guernica (1975; L'albero di Guernica). Il primo è una favola costruita con simbolismi farraginosi e percorsa con gusto fumettistico da effetti truculenti, cannibalismi, crudeltà ed esibizionismi, oltre che infarcita di dialoghi pretenziosi. Nel secondo, girato in Italia tra i sassi di Matera che evocano le macerie della cittadina spagnola di Guernica distrutte dal bombardamento, A. mescola approccio documentaristico e massima libertà fantastica per tornare alle radici spagnole e raccontare un episodio della guerra civile che ha come protagonista una giovane contadina, una pasionaria interpretata da Mariangela Melato, con pennellate visive suggerite da Goya e Picasso. Nel 1979 A. ha lavorato ancora come attore sotto la guida del regista tedesco Peter Fleischmann nel film Die Hamburger Krankheit, e nel 1981 è tornato a dirigere un film: The emperor of Peru (coproduzione franco-canadese), una favola surreale ambientata in una stazione ferroviaria abbandonata e interpretata dal vecchio Mickey Rooney circondato da uno stuolo di ragazzini. Nel 1982 A. ha portato sullo schermo un suo dramma del 1958, Le cimetière des voitures, e nello stesso anno due registi canadesi, Gilles Carle e Camille Coudari, gli hanno dedicato il documentario Jouer sa vie, accompagnandolo in giro per il mondo, dalla California all'Islanda, dall'Olanda all'Italia. Nel 1998 ha realizzato un video sul mondo fantastico di J.L. Borges, En torno a Jorge Luis Borges (Jorge Luis Borges ‒ Una vita di poesia), intercalando scene dei propri film a brani di conferenze dello scrittore argentino in un curioso miscuglio parametafisico. Nonostante i padrini di A. siano stati A. Breton e Luis Buñuel, il suo mondo non può essere assimilato solo a una variante farraginosa dell'estetica surrealista, perché gli incubi di questo scrittore-cineasta e il suo modo, forsennato e razionale al tempo stesso, di comporre assieme immagini visionarie rimandano piuttosto all'onnipotenza inventiva del mondo infantile e a umori selvaggi e barocchi.

Bibliografia

B. Gille, Fernando Arrabal, Paris 1970.

F. Raymond-Mundschau, Arrabal, Paris 1972.

J.J. Daetwyler, Arrabal, Lausanne 1975.

Fernando Arrabal, a cura di A. e J. Berenguer, Madrid 1979.

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