FERDINANDO I d'Asburgo, imperatore

Enciclopedia Italiana (1932)

FERDINANDO I d'Asburgo, imperatore

Heinrich Kretschmayr

Nato ad Alcalá de Henares in Spagna il 10 marzo 1503, dall'arciduca Filippo il Bello d'Austria e da Giovanna la Pazza, figlia di Ferdinando d'Aragona e di Isabella di Castiglia, morto il 25 luglio 1564. Era fratello minore dell'imperatore Carlo V, che egli conobbe però solo nel 1517, giacché fu educato in Spagna, mentre Carlo rimaneva nei Paesi Bassi. F. era il nipote favorito di Ferdinando il Cattolico, ed era sulle prime destinato al regno di Spagna; ma poi, morto Ferdinando il Cattolico (1516), Carlo divenne re di Spagna e, secondo i trattati di successione conclusi da Massimiliano con l'Ungheria e con la Boemia, F. fu designato a sposare la principessa Anna Jagellone d'Ungheria e di Boemia e fu mandato nel 1518 nei Paesi Bassi, sotto la tutela della sorella di suo padre, Margherita d'Austria. Dopo la morte dell'imperatore Massimiliano (12 gennaio 1519) e l'elezione a imperatore tedesco di Carlo V (28 giugno 1519), i paesi dell'Austria rimasero per un momento senza principe; e gli Stati, che già durante la vita di Massimiliano si erano ribellati contro la centralizzazione amministrativa, acquistarono forza, soprattutto a Vienna sotto la direzione di Martin Siebenbürger. F., che aveva ottenuto da Carlo V, coi trattati di Worms (28 aprile 1521) e di Bruxelles (7 dicembre 1522), il regno d'Austria e provvisoriamente anche di Württemberg, riuscì a domare il sollevamento degli stati in Austria (Siebenbürger e sette altri cittadini furono giustiziati il 9 e l'11 agosto 1522) e a soffocare la rivolta dei contadini, collegata col movimento della Riforma, soprattutto nel Tirolo, ma anche in Austria e nella Stiria; e s'insediò nel potere.

Poco amato sul principio, circondato da consiglieri stranieri, non pratico della lingua tedesca, F. allontanò poi i consiglieri stranieri, li sostituì con funzionarî tedeschi e venne così in migliori rapporti con la sua popolazione austriaca. Quando il re Lodovico II di Ungheria e di Boemia cadde, senza lasciare eredi, nella battaglia di Mohács (29 agosto 1526), F. ebbe la successione della Boemia e dell'Ungheria, come sposo della sorella di Ludovico, Anna; e dopo avere riconosciuto saggiamente agli stati il diritto di elezione, fu eletto ad unanimità re in Boemia il 23 ottobre 1526 (incoronato il 24-25 febbraio 1527); in Ungheria invece fu eletto il 27 dicembre 1526 a Presburgo (il 1° gennaio 1527 anche nella Croazia), ma solo da una piccola minoranza. E fu bensì incoronato con la corona di S. Stefano ad Albareale (Székesfehérvár) il 3 novembre 1527; ma il 10 novembre 1526 era stato eletto re dalla maggioranza, proprio ad Albareale, il voivoda di Transilvania Giovanni Szápolyai. Costui, riconosciuto da tutti gli avversarî degli Asburgo (Papa, Venezia, Francia, Inghilterra, Baviera), fu cacciato dall'Ungheria dai partigiani di F.; ma si volse per aiuto al sultano Solimano II, e questi entrò nel 1529 con un esercito in Ungheria e fece incoronare Giovanni; poi avanzò verso Vienna e assediò questa città (21 settembre-14 ottobre 1529). Non riuscì a impadronirsene; fallì più tardi (1532) l'assedio della fortezza di confine Güns; ma F. e Carlo V, se poterono prendere forti misure per la difesa, non furono in grado di passare all'offensiva, e perciò F. fu costretto a lasciare la più grande parte dell'Ungheria nelle mani dello Szápolyai. Con questo concluse varî trattati di tregua e in ultimo anche la pace segreta di Gran Varadino (oggi Oradea Mare) (24 febbraio 1538), secondo la quale il Szápolyai doveva essere riconosciuto re dell'Ungheria e F. doveva essere suo successore. Il trattato fu rotto dopo la morte dello Szápolyai a favore di Giovanni Sigismondo, figlio di lui nato pochi giorni prima; F. cercò d'impossessarsi con le armi dell'Ungheria senza riuscirvi, e questo regno divenne in gran parte una vera provincia turca, con la capitale a Buda (29 agosto 1541). F. dovette riconoscere il 19 giugno 1547, con tregua di 5 anni che poi venne sempre rinnovata, il dominio dei Turchi nell'Ungheria centrale, obbligandosi a pagare un tributo annuo di 30.000 ducati. Anche il dominio degli Asburgo stabilito nella Transilvania nel 1551 ebbe breve durata. Nei paesi boemi (Boemia, Moravia, Slesia) dilaniati dai contrasti politici e soprattutto religiosi fra cattolici utraquisti, Fratelli boemi e luterani, F., dopo aver lasciato per lungo tempo che le cose si svolgessero da sé, mutò contegno dal 1547, dalla disfatta dei protestanti a Mühlberg nella guerra di Smalcalda, in cui i protestanti tedeschi erano stati favoriti apertamente dagli stati boemi; e fece applicare provvedimenti severi, amministrativi e religiosi, per rafforzare il potere della corona e il cattolicesimo. Nel 1561 per la prima volta dopo i tempi degli ussiti si poté di nuovo ordinare un arcivescovo cattolico a Praga. Ma gli animi non erano tranquilli.

La vera sede e base sicura della sua potenza F., come dopo di lui gli altri Asburgo, vide nell'Austria. Al contegno rigidamente cattolico che egli aveva assunto sul principio (B. Hubmair fu bruciato a Vienna nel marzo 1528) successe, soprattutto dopo la disfatta dei protestanti nella guerra di Smalcalda, la tendenza a promuovere una politica di riconciliazione religiosa per mezzo di una riconquista pacifica dei protestanti, che erano ormai numerosi nei territorî austriaci, anche non tedeschi.

Opera completamente personale di F. deve essere considerato il tentativo, fatto su larga scala, di centralizzare l'amministrazione, non solo per l'Austria, ma per tutto l'insieme dei territorî: tentativo che riuscì a risultati molto diversi. Infruttuoso era rimasto il tentativo dell'imperatore Massimiliano di organizzare i corpi di funzionarî in modo da trasformare i consigli degli stati autonomistici in corpi amministrativi governativi centralizzati, per l'opposizione degli stati. F. ricominciò questa organizzazione con maggiore successo. Fu vitale l'ordinamento promulgato il 1° gennaio 1527 nella Hofordnung: furono così istituiti un Consiglio segreto (Geheimrat) e un Consiglio aulico (Hofrat) come organi della politica estera e della giurisdizione suprema; una Cancelleria aulica (Hofkanzlei) come ufficio amministrativo politico e una Camera aulica (Hofkammer) come ufficio supremo di finanze. Siffatto ordinamento, che può essere considerato come l'atto di nascita del governo centrale austriaco, dopo essere stato ampliato con l'istituzione del Consiglio aulico di guerra (Hofkriegsrat, 17 novembre 1556), durò con alcune modificazioni fino al 1848 e, dopo la trasformazione dualistica del 1867, fino alla caduta della monarchia nel 1918. Il consiglio segreto divenne il Consiglio di stato con funzioni nella politica estera; il Consiglio aulico il Tribunale supremo per l'Austria e più tardi (1559), come Consiglio aulico imperiale, anche per l'Impero; la Cancelleria aulica diventò un ufficio amministrativo centrale unico per tutti i tre gruppi di paesi (Austria, Boemia, e Ungheria), ma poté valere in questa forma (dal 1559) solo in Austria e nell'Impero, limitandosi a esercitare limitata influenza in Boemia e in Ungheria. Un'autorità quasi incontestata su tutte le tre regioni avevano invece la Camera aulica come ufficio supremo di finanze, con le Camere territoriali ad essa soggette di Vienna, Innsbruck, Praga, Breslavia e Presburgo, e il Consiglio aulico di guerra, come ufficio supremo amministrativo di guerra, in cui era espressa con maggiore chiarezza l'idea della centralizzazione unificatrice. Che F. trasformasse nel 1559 la Cancelleria aulica e il Consiglio aulico in una Cancelleria aulica imperiale (Reichshofkanzlei) e in Consiglio aulico imperiale (Reichshofrat) e mettesse come suo cancelliere, che era insieme anche il membro più importante del Consiglio segreto e il dirigente della politica estera, il vice-cancelliere imperiale, rappresentante del cancelliere imperiale, l'arcivescovo di Magonza, prova che egli considerava gli affari dello stato austriaco ancora come sottoposti agli affari dell'Impero germanico. Che egli poi, in contraddizione palese con questa sua politica, abbia proceduto il 25 febbraio 1554 a una ripartizione dei suoi paesi fra gli eredi, con un'ordinanza (Hausordnung) che assegnava a suo figlio maggiore Massimiliano, insieme con la dignità imperiale, la Boemia e l'Ungheria e i paesi della Bassa Austria (dell'alto e del basso Enns), al secondo figlio, Ferdinando, i paesi dell'Alta Austria (Tirolo e i paesi anteriori della Germania SE.) e al terzo, Carlo, i paesi dell'Austria Interiore (Stiria, Carinzia, Carniola, Gorizia, Istria, Trieste), che essi ebbero dopo la sua morte, dando origine così alle tre linee austriache; tutto questo era la conseguenza non della sua volontà, ma dello stato delle cose e di ragioni familiari.

Nei casi di assenza di suo fratello, molto frequenti e di lunga durata, F. fu anche il suo sostituto nell'Impero tedesco. Dal 1530 re dei Romani, partecipante e presidente in molte diete, la sua vita non può essere considerata distaccata dalla storia dell'Impero tedesco, neppure durante i tempi di Carlo V. Era stato sempre un abile mediatore e un aiuto fidato per Carlo V, "il suo secondo io"; ma con la sua politica dominata dai problemi inerenti ai soli stati ereditarî venne anche certe volte in contrasto con la politica mondiale dell'imperatore. Per esempio, di fronte al monopolio preso sull'Adriatico da Venezia, F., perché più direttamente toccato nei suoi interessi, tenne un atteggiamento molto più risoluto di Carlo V; della vittoria di Smalcalda (1546-47), a cui prese parte, trasse molto profitto per limitare il potere degli stati boemi.

Nella politica religiosa, avendo riconosciuto saggiamente l'impossibilità di vincere con la forza il protestantesimo tedesco, si decise per una politica di riconciliazione, che culminò nell'accordo di Passau del 2 agosto 1552 e soprattutto nella grande pace religiosa di Augusta del 25 settembre 1555, che fu in gran parte opera sua e dell'elettore Augusto di Sassonia. Chiamato al governo dell'Impero e alla dignità imperiale dopo l'abdicazione di Carlo V nel settembre del 1556, proclamato dagli Elettori imperatore il 14 marzo 1558, F. riprese la sua politica di riconciliazione e di riforma, con lo scopo principale di cattivarsi gli animi dei protestanti mediante la concessione della comunione sotto le due specie e del matrimonio ai preti. Richieste che furono sostenute al concilio di Trento (1562-1563) con molta energia e con un'intonazione nettamente nazionale dal vice-cancelliere imperiale, Georg Seld. Ma i risultati furono molto modesti; F. non poté impedire la separazione delle varie confessioni.

Era piccolo di statura e di costituzione delicata, privo di attitudini militari, che sarebbero state preziose in quei tempi di lotta con i Turchi; era laborioso, ma si faceva guidare dai suoi consiglieri, fra i quali si distinguevano per ingegno solo il grande cancelliere, il cardinale arcivescovo di Trento, Bernardo di Cles, e il vice-cancelliere imperiale Georg Seld, ed era eccessivamente generoso con loro ("La maggior parte di essi sono ricchi, Sua Maestà è povero" dice il Veneziano Contarini nel 1548). Come uomo, moderato nel mangiare e nel bere, ottimo marito, a differenza di suo fratello (ebbe da sua moglie Anna, morta il 27 gennaio 1547, 15 figli). Buon conoscitore di lingue, non privo di un certo gusto per la scienza e per le arti, si adoperò personalmente per l'erezione del celebre monumento a Massimiliano nella Hofkirche di Innsbruck, dove era la sua residenza preferita; fece costruire il celebre Belvedere di Hradčany a Praga. Di carattere duro in gioventù e mite in vecchiaia, da spagnolo ch'era prima si era trasformato in tedesco, e la Germania pianse la sua morte con parole di venerazione e di amore.

Bibl.: F. B. v. Buchholtz, Geschichte der Regierung Ferdinands I., 8 voll. (1831-1838); A. Huber, Geschichte Österreichs, Gotha III e IV (1888 e 1891). Ricca bibliografia e indicazioni di fonti in K. e M. Uhlirz, Handbuch der Geschichte Österreichs, I, Graz-Vienna-Lipsia (1927). Per la questione religiosa, cfr. L. v. Pastor, Storia dei papi, VII, Roma 1928.

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