GREGOROVIUS, Ferdinand

Enciclopedia Italiana (1933)

GREGOROVIUS, Ferdinand

Giovanni Battista Picotti

Nato il 19 gennaio 1821 a Neidenburg nella Prussia orientale, attese dapprima in Königsberg a studî teologici e filosofici; ma presto si lasciò attrarre dalla storia e dalla poesia, e l'una e l'altra congiunse con diligenza infaticata di ricercatore, con anima appassionata d'artista. Pubblicò nel 1845 un romanzo, Werdomar und Wladislaw, ispirato a idealità romantiche; analizzò finemente gli "elementi socialistici" nel Wilhelm Meister del Goethe (1849), espresse la passione della Polonia infelice, dalla quale la sua famiglia era oriunda (Die Idee des Polentums, 1848; Die Polen- und Magyarenlieder, 1849). Poi diede a un tempo (1851) una tragedia sulla morte di Tiberio e la prima opera storica, sull'imperatore Adriano, nel quale gli parvero unite l'eleganza dell'Ellade e la potenza di Roma. All'Ellade e a Roma e, insieme con Roma, all'Italia, egli rivolse allora la sua fervida operosità. Arrivato in Italia nel 1852, ne sentì l'incanto del paesaggio, dei costumi, della storia, e lo espresse con amore quasi filiale nei cinque volumi dei suoi Wanderjahre in Italien (1856-77), negli idillî Euphorion (1858) e Capri (1868), in quella sua Corsica (1854) che, pur difettosa nell'informazione storica, interpreta genialmente "la grande natura e la vita" (Diari romani, trad. it., p. 2) dell'isola italiana; fin d'un poeta dialettale, il Meli, fu traduttore amoroso (1858). A Roma restò 22 anni (1852-74); e anche più tardi, fatto cittadino onorario (1876), ne avvicendava il soggiorno con i viaggi nell'Oriente e con la tranquilla dimora di Monaco, la sua vita di quegli anni tratteggiò nei Römische Tagebücher con disinvolta vivezza. A Roma compose la maggiore sua opera. Vi si preparò con lunga indagine di opere a stampa e d'archivî; ne diede un saggio nella rievocazione dei Grabdenkmäler d. Päpste (1857). Poi in sedici anni (1855-71) narrò tutta la Geschichte d. Stadt Rom im Mittelalter (1859-73), proponendosi "in mezzo alle rovine del mondo passato, di suscitare nuovamente dai fatti l'idea che li ispirò" (ed. it. 1925, IV, 11, p. 475).

Non sereno estimatore del pontificato dell'età sua, avverso, come protestante e razionalista, a quella che giudicò tirannide spirituale, ammirò tuttavia "l'operosità immensa, le grandi gesta creatrici, la gloria imperitura dei pontefici" (ivi, p. 478). Papato e impero gli parvero "creazioni dell'idea latina", indissolubilmente congiunte nella poderosa unità del pensiero e della vita medievale, e pure destinate a demolirsi a vicenda "per sgombrare una via nuova di libertà al progresso dello spirito umano" (III, 1, pp. 213, 224, 253). Nelle agitazioni del popolo di Roma vide l'aspirazione a rivendicare "l'antichissimo diritto municipale, ossia della romana repubblica" (I, p. XIII): ma quell'aspirazione vide spezzarsi "fatalmente" contro "la rocca di S. Pietro, l'immobile saxum" (II, ii, p. 49). Al quadro vivacissimo delle lotte fra questi tre "principî", da cui disse comporsi "l'indole e i casi del Medioevo romano" (IV, ii, p. 475), diede magnifico sfondo la visione dei monumenti romani, dai quali tolse "il colore locale e la personalità storica" dell'opera sua. (Diari, trad. it., p. 541). Opera di pensatore e di artista più che di storico severo, discutibile in molte parti, in altre contraddetta o superata; poderosa opera tuttavia per la vastità e l'armonia del disegno, per la ricchezza dell'erudizione, per la potenza ricostruttrice, per lo splendore dello stile.

Alla storia di Roma si riferiscono anche la narrazione, alcune volte troppo colorita, dell'esistenza avventurosa di Lucrezia Borgia (1874) e lo studio sulla politica di Urbano VIII, ch'egli stesso tradusse in italiano (1879). Gli ultimi anni della vita del G. furono rivolti alla storia dell'Ellade: egli tracciò con mano maestra il profilo di Atenaide (1882), descrisse e cantò monumenti, paesaggi, idillî orientali, narrò con dottrina e calore la Geschichte d. Stadt Athen im Mittelalter (1889). In un discorso tenuto nel novembre 1890 su Le grandi monarchie (N. Antol., 1891), volle dimostrare il progressivo avvicinarsi dei popoli a costruire "una grande schiatta affratellata". Già, chiudendo la sua Storia di Roma, aveva salutato come sorelle la nazione tedesca e l'italiana, risorte a unità; aveva sentito come Roma potesse ancora divenire "il sacro asilo e la rocca" dell'"unità dell'umana gente". "Ferdinando Gregorovius cittadino romano", come volle s'annunziasse, morì a Monaco il i° maggio 1891.

Opere: Principali Der Kaiser Hadrian (3ª ed., Stoccarda 1884; trad. it., Roma 1910); Corsica (3ª ed., Stoccarda 1878; trad. it., Roma 1912); Wanderjahre in Italien (nuova ed., Dresda 1925; trad. it., Roma 1906-9; anche, in parte, Napoli 1930); Euphorion (6ª ed., Lipsia 1891; trad. it., Salerno 1907); Die Insel Capri (Monaco 1925); Die Grabdenmäler derromischen Päpste (3ª ed., Lipsia 1911; trad. it., Roma 1879); Geschichte der Stadt Rom im Mittelalter (5ª-6ª ed., Stoccarda 1910-22; trad. it., Venezia 1872-76, Roma 1900-02, Torino 1925-26); Lucrezia Borgia (7ª ed., Stoccarda 1925; trad. it., 3ª ed., Firenze 1885); Urban VIII (Stoccarda 1879; trad. it., Roma 1879); Athenais (3ª ed., Lipsia 1891; trad. it., Roma 1882); Gesch. d. Stadt Athen im Mittelalter (Stoccarda 1889); Kleine Schriften zur Gesch. d. Kultur (Lipsia 1887-92); Gedichte (Lipsia 1891); Römische Tagebücher (2ª ed., Stoccarda 1894; trad. it., Milano 1895); Briefe von F. G. an den Staatssekretär H. v. Thile (Berlino 1894); F. G. und seine Briefe an Gräfin Ersilia Caetani Lovatelli (Berlino 1896).

Bibl.: C. Cipolla, Commemorazione di F. G., in Atti d. R. Acc. d. sc. di Torino, XVI (1890-91), p. 660 segg.; J. Honig, F. G., Stoccarda 1921; P. Kehr, F. G. und Italien, in Deutsche Rundschau, CLXXXVII (1921), p. 194 segg.; G. Pazzi, F. G. e l'Italia, in Nuova riv. stor., VII (1923), p. 356 segg.; E. Fueter, Geschichte d. neueren Historiographie, 2ª ed., Monaco-Berlino 1925.