Fenici

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Fenici

Tommaso Gnoli

Un popolo di marinai, esploratori e commercianti

I Fenici furono un'antica popolazione semitica originaria delle regioni costiere del Mediterraneo orientale (attuale Libano). Grandi marinai, protagonisti di spedizioni marittime e commerciali in tutto il bacino del Mediterraneo e sulle rotte oceaniche, i Fenici fondarono colonie sulle coste settentrionali dell'Africa, in Spagna, in Sicilia, in Sardegna. Furono i primi a elaborare un sistema di scrittura alfabetica diffondendolo in Grecia e in Italia

Un destino legato al mare

I Fenici occupavano originariamente le coste asiatiche subito a nord dell'attuale Stato di Israele. L'aspetto geografico stesso della regione può essere considerato una sorta di predestinazione per questo piccolo ma fortunato popolo: la costa libanese è una striscia di terra molto fertile, ma come oppressa da alte montagne che la delimitano, le catene del Libano e dell'Antilibano. Per la storia dei Fenici le montagne libanesi hanno svolto una duplice funzione: quella di tenerli in qualche modo al riparo dalle grandi potenze che si fronteggiavano al di là delle montagne, in Siria e in Mesopotamia, e quella di fornire la preziosa materia prima per permettere di sviluppare il loro maggior talento: la navigazione.

Sulle montagne libanesi, infatti, cresceva copioso il cedro del Libano, un albero gigantesco, della famiglia delle Conifere, oramai lì quasi completamente scomparso, ma che per millenni è stato considerato il migliore legno per costruire imbarcazioni. La fama dei cedri durò fino all'età romana, quando l'imperatore Adriano creò un vero e proprio parco naturale per la protezione di queste piante preziose. Non c'è da stupirsi, quindi, se i Fenici, stretti in una piccola striscia di terra e provvisti del migliore materiale allora disponibile per costruire imbarcazioni, si siano ben presto rivelati formidabili marinai, abili mercanti, nonché temibili pirati.

Un colore, un popolo

Il termine fenicio deriva dal greco phòiniks che significa "rosso". Tale denominazione, che ritroviamo già in Omero, è particolarmente significativa in quanto fortemente legata alla merce più preziosa e importante che i Fenici esportavano in Grecia e in tutto il Mediterraneo: la porpora, un prezioso pigmento che veniva estratto da molluschi del genere Murex, alloggiati in conchiglie che vivevano nel mare prospiciente le coste del Libano e che i Fenici avevano imparato molto presto a utilizzare su scala industriale per tingere i tessuti. Il mollusco veniva spremuto e mescolato al sale, quindi esposto al sole per tre giorni. Il succo estratto veniva fatto bollire molto lentamente in grandi recipienti di piombo finché il liquido non fosse evaporato per metà. Solo a questo punto vi si potevano immergere i panni che si dovevano colorare.

Il risultato erano tinte diverse e brillanti, dal rosa pallido al viola più intenso, a seconda del materiale e del tempo di immersione. Il processo di estrazione di questa sostanza, lungo e complesso, faceva sì che le stoffe trattate con la porpora fossero molto costose, e il loro utilizzo venne a lungo associato con l'idea della regalità.

Gli inventori dell'alfabeto

Una delle più importanti eredità che i Fenici hanno lasciato all'umanità è stato l'alfabeto. A differenza di quanto avveniva in Egitto ‒ dove la scrittura, precedente quella fenicia, utilizzava il sistema alquanto scomodo dei geroglifici ‒ i Fenici furono i primi ad adottare un sistema di scrittura alfabetico, composto da un numero limitato di segni, ognuno dei quali serviva a designare un suono. A differenza che in Egitto, quindi, in Fenicia una parola era composta generalmente da più segni, proprio come nelle lingue moderne.

Fu tramite i Fenici e le loro peregrinazioni commerciali nel Mediterraneo che l'uso della scrittura alfabetica si diffuse in Grecia e in Italia, soprattutto tramite gli Etruschi. Tutti gli alfabeti che conosciamo, da quello greco a quello etrusco o a quello latino, sono derivati dall'alfabeto fenicio.

Un popolo sempre a galla

È molto dubbio che i Fenici si siano mai considerati un popolo unico. A parte la denominazione loro attribuita dai Greci, le fonti più antiche, e in primo luogo la Bibbia, li designano con la denominazione di Cananei, nome generico per indicare i più antichi abitanti del Vicino Oriente. Nei documenti scritti da loro stessi non compare mai un nome che li designi in modo generico, ma vi sono solamente riferimenti alle loro singole città di provenienza. Il popolo fenicio viveva infatti in grandi città, rette da re. Le più importanti erano Arado, Biblo, Tiro, Sidone.

La complessa storia politica della Fenicia nell'età più antica è molto difficile da ricostruire con precisione, ma è sicuro che anche quando tutta la regione venne sottomessa dai potenti re assiri, nel 9° secolo a.C., le città fenicie non cessarono di avere una politica commerciale e una vita politica praticamente autonome, limitandosi a pagare tributi ai lontani re mesopotamici. Allo stesso modo l'arrivo dei Persiani di Ciro il Grande, alla fine del 6° secolo a.C., non cambiò molto della vita di quel popolo, che anzi assunse nel gigantesco Impero persiano un ruolo importante, dal momento che le navi fenicie costituirono il nucleo principale della flotta da guerra persiana. Le cose cambiarono decisamente, invece, con la fine dell'Impero persiano e la conquista della Fenicia da parte di Alessandro Magno, con il lungo e sanguinoso assedio di Tiro (332 a.C.): da allora la madrepatria fenicia cessò di esercitare qualsiasi ruolo autonomo nel Mediterraneo.

Se la Fenicia non ebbe una storia illustre, presto soggiogata politicamente dai più potenti imperi d'Oriente, l'importanza politica ed economica di quel popolo venne a lungo salvaguardata dalle colonie occidentali. Partendo dalle città di Arado, Biblo, Tiro e Sidone, tutte vicine, allineate a poca distanza lungo la costa o poste su isole immediatamente prospicienti (come è il caso di Arado e di Tiro), i Fenici viaggiarono lungo tutto il Mediterraneo e oltre, nell'Oceano, attuando una colossale opera di colonizzazione.

La fondazione di Cartagine

Il risultato più illustre di tale opera di colonizzazione fu la città di Cartagine, che la tradizione vuole sia stata fondata da esuli di Tiro, subito dopo la conquista della Fenicia da parte degli Assiri, nell'814-813 a.C. Questa città, situata in una posizione invidiabile, proprio al centro del Mediterraneo, non lontano dall'attuale Tunisi, e dotata di un fertilissimo entroterra, divenne in poco tempo tanto ricca e importante da oscurare rapidamente la fama della sua madrepatria Tiro. Non solo, ma Cartagine iniziò molto presto a praticare una propria politica di colonizzazione nel Mediterraneo centrale e occidentale, in particolare nelle vicine Sicilia e Sardegna e nella più lontana Spagna. Fu a causa di questa espansione politica e commerciale che Cartagine venne assai presto in contatto con Roma. I Romani chiamavano Poeni i Cartaginesi, da cui l'aggettivo punico con il quale sono spesso chiamati. Non si deve pensare, però, che i Punici fossero qualcosa di diverso dai Fenici: erano solamente una derivazione occidentale di quella civiltà.

Cartagine contro Roma

L'espansione cartaginese in Sardegna non incontrò forti ostacoli da parte di una popolazione indigena abbastanza disinteressata alle ambizioni commerciali dei Fenici. Di particolare importanza sono i resti della città punica di Tharros, sulla costa occidentale della Sardegna. In Sicilia, invece, la situazione era molto più complessa e conflittuale: qui Cartagine non dovette scontrarsi solamente con le popolazioni indigene dell'interno, che pure erano presenti, ma iniziò uno scontro plurisecolare con le colonie greche che l'avevano, anche se non di molto, preceduta nell'isola.

La Sicilia fu a lungo divisa tra due zone di influenza (eparchìe), quella cartaginese a occidente, e quella greca a oriente. Le città più importanti dell'eparchia cartaginese erano Panormos (Palermo), Drepanon (Trapani), Solunto e Lylibaeum (Marsala), che venne fondata dopo che i Fenici abbandonarono la vicina isola di Mozia a seguito della distruzione dell'insediamento punico da parte del re di Siracusa Dionisio il Vecchio nel 397 a.C. La fine del dominio cartaginese sulla Sicilia occidentale coincide con la fine della Prima guerra punica (264-241 a.C.), a seguito della quale venne costituita in Sicilia la prima provincia romana. La potenza economica di Cartagine era tale, però, da consentire alla città di riprendersi in fretta da quella terribile sconfitta: a Roma furono necessarie due altre guerre (218-202; 149-146 a.C.) per porre definitivamente termine alla potenza di Cartagine.

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