FENICE

Enciclopedia Italiana (1932)

FENICE

Giulio Farina

Famoso uccello sacro egiziano, intorno al quale molto favoleggiarono gli antichi. Secondo Erodoto (II, 73) ogni 500 anni esso volava dall'Arabia sua patria in Eliopoli, recando chiusa in un uovo di mirra la salma del padre per seppellirla nel tempio del sole. Secondo Tacito (Ann., VI, 28) la fenice si fabbricava un nido in Arabia dal quale veniva fuori la fenice nuova; questa, cresciuta, bruciava il padre sull'altare del sole e lo seppelliva. Per altri essa, giunta in età avanzata, si uccideva sopra una pira di legni aromatici. Questi periodi di tempo attribuiti alla ricomparsa o alla vita dell'uccello (anni 500, 540, 654, 1000, 1461, 7006, ecc.) furono creduti costituenti un'era che G. Seyffart (1855) mise in relazione col pianeta Mercurio, ma senza fondamento; mentre è probabile che siano inesatte allusioni al periodo sotiaco. Per gli scrittori cristiani la fenice è simbolo della risurrezione. L'uccello sacro, Ardea purpurea, era detto in egiziano bŏjnew, che i Greci hanno trascritto ϕοῖνιξ, influenzati forse dal colore porpora dell'animale.

L'identità dei due è affermata anche da Ermapione (in Ammiano Marcellino) che traduce νεὼς τοῦ ϕοίνικος "Tempio della fenice" l'egiziano "Tempio del bójnew" di un obelisco. L'uccello non pare avesse goduto importanza straordinaria. Lo si adorava in varie città, tra cui Eliopoli. Qui, come i feticci e gli animali locali, venne messo in relazione con il dio-sole Rîe. Secondo i Testi delle Piramidi (1652) nel tempio della fenice era la pietra sacra puntuta dalla quale era sorto nei primordî il dio; secondo altri, la fenice era nata sul salice che si trovava nel "Grande castello del principe" in Eliopoli (St. Metternich, l. 77). Mentre qui era considerata come incarnazione del sole, altrove era di Osiride e la si vedeva appollaiata su un albero presso la tomba di questo. Perciò, tra le forme che ai defunti piaceva di assumere c'è anche quella della fenice. L'uovo in cui l'uccello della favola si seppelliva potrebbe alludere alla foggia ovoidale che la mummia prendeva, piegato il collo e le zampe.

Bibl.: Th. Hopfner, Fontes hist. religionis Aegyptiacae, Bonn 1922, s. v.; A. Wiedemann, Herodots zweites Buch, Lipsia 1890, p. 312-316; id., Die Phönix-Sage im alten Ägypten, in Zeitschr. f. äg. Sprache, XVI (1878), pp. 89-106; F. Zimmermann, Die äg. Religion, Paderborn 1912, p. 123.

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