ARGENTI, Felice

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

ARGENTI, Felice


Nato a Viggiù il 2 marzo 1802, compì gli studî a Milano, dove iniziò pure il suo lavoro, come praticante presso un ragioniere; ma scoppiati i moti del '21 in Piemonte, egli, che già era entrato nella carboneria, passò in Piemonte (primi di aprile) a fianco dei liberali, come ufficiale. Costretto poi all'esilio, andò prima in Spagna, dove combatté con i liberali, e poi nel Messico, dove fu tra gli avversarî dell'imperatore Iturbide e i promotori della repubblica. Nel settembre 1823 era nuovamente in Italia: arrestato ai primi del '24, fu tuttavia rilasciato. Due anni più tardi si recava in Svizzera, poi a Trieste, dove fondava una "vendita" carbonara; nel '27 era a Livorno, nell'agosto del '28 si recava per affari nel Brasile, donde ritornava con la carica di console generale brasiliano a Livorno (carica che tuttavia non poté esercitare per il veto opposto dall'Austria). Nell'ottobre 1830 si recava a Parigi, inviatovi dalla commissione esecutiva della carboneria per l'Italia, di cui egli era uno dei principali membri; e da Parigi partiva, nel febbraio del 1831, per tentare una spedizione armata in aiuto dei patrioti dell'Emilia e della Romagna. Imbarcatosi nei pressi di Bastia (Corsica), con dieci compagni, sbarcò vicino a Viareggio il 18 marzo; ma la mattina appresso fu fatto prigioniero, con quasi tutti i compagni, dai militi della guardia civica toscana vicino a Stazzena. Incarcerato a Pisa, Livorno, Firenze, fu poi consegnato nell'aprile del '31 all'Austria, che ne aveva chiesto l'estradizione. Processato a Milano, fu condannato, nel maggio 1834, a venti anni di carcere duro e inviato allo Spielberg. All'avvento al trono del nuovo imperatore Francesco I d'Asburgo (1835) la pena veniva commutata nella deportazione in America, dove l'A. giunse nell'ottobre 1836. S'impiegò allora in una casa di commercio a New York riuscendo a crearsi un'ottima posizione; nel'48 tornò in patria, per combattere ancora per l'indipendenza italiana; ma l'insuccesso delle armi piemontesi lo costrinse a tornare prima a New York, poi a San Francisco, dove svolse notevole attività sia come banchiere, sia come produttore e commerciante di lana. Morì a San Francisco nel 1861 (fu sepolto il 20 marzo).

Bibl.: F. Caravatti, Un martire viggiutese dello Spielberg: F. A., Varese 1932; e cfr. G. Sforza, La rivoluzione del 1831 nel ducato di Modena, Roma-Milano 1909; E. Michel, Esodi e cospiratori in Corsica dal 1830 al 1840, in Arch. stor. di Corsica, I (1926).

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