WEIL, Federico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

WEIL, Federico (Fritz). – Nacque a Randegg, nel Granducato di Baden, l’11 marzo 1854, da famiglia israelita, ultimogenito dei dieci figli – Cesare Sigmund, Jeanette, Joseph (Giuseppe), Girl, Sara, Marie, Boy, Rosalie, Gustav (Gustavo) – di Salomon Simon e di Jette (Nanette) Veinfelder. Nato Moses, risulta aver cambiato il nome in Fritz (poi Federico)

Maria Carmela Schisani

in onore del granduca Federico I di Baden, gran protettore degli ebrei nel Granducato.

La vicenda biografica e professionale di Federico Weil si lega molto presto all’Italia e, almeno fino ai primi anni Novanta dell’Ottocento, si svolge in stretta connessione con membri della propria famiglia, dislocati nei maggiori centri commerciali e finanziari del territorio nazionale.

Dai primi anni successivi all’unificazione italiana, Fritz Weil (così si firma nella documentazione relativa al periodo) si trasferì a Napoli, città alla quale restò legato almeno fino a tutta la prima metà degli anni Settanta. Stabilì la propria abitazione nel palazzo Zevallos Stigliano, di proprietà dei banchieri Forquet dai quali i fratelli Cesare e Giuseppe avevano preso in fitto due appartamenti.

Generalmente, il motivo del trasferimento dalla Germania viene associato all’attività del padre che risulta aver ricoperto un ruolo direttivo nella sede napoletana della Banca Rothschild, ormai in liquidazione dal 1863. Nel 1864, Salomon Simon Weil viene indicato tra i più generosi fondatori della sinagoga e della comunità ebraica di Napoli. In realtà, l’obiettivo di una più stabile permanenza a Napoli sembra piuttosto legato al progetto di affari dei fratelli che, nel 1865, fondarono la Ditta Cesare e Giuseppe Weil, commissionari e depositari di articoli di cancelleria e chincaglie, con sede al palazzo Stigliano. L’iniziale rapido successo portò i fratelli Weil ad aprire una succursale a Genova, nel 1867, e a riconvertire il commercio in generi più redditizi e particolarmente in petrolio, robbia, e altri beni. In questo crescendo degli affari familiari, il giovanissimo Fritz prese parte alle sorti delle attività come impiegato nell’amministrazione della ditta. Nel giro di pochi anni, però, si trovò suo malgrado a rivestire un ruolo di responsabilità molto maggiore. Appena diciannovenne, nel 1873, venne nominato procuratore generale dei fratelli nel fallimento della ditta. Lo scoppio della grande depressione dei prezzi, aveva colpito gli affari dei fratelli Weil con il forte ribasso del prezzo del petrolio, costringendo la ditta a cessare i pagamenti. La procedura fallimentare fu lunga e complessa e coinvolse sia la sede di Napoli sia quella di Genova. Si concluse alla metà del 1875 con l’accettazione del concordato fallimentare che Fritz Weil aveva formulato offrendo il pagamento del 5% della massa dei crediti.

Quando si aprì la parentesi più nota della sua vita, a partire cioè dall’arrivo a Milano, aveva già un solido bagaglio di pratica commerciale e amministrativa. Da queste basi partì sviluppando il proprio percorso professionale nel settore bancario che iniziò presso la sede milanese della banca dei cugini Weill-Schott, figli del fratello del padre.

Lavorando come procuratore della banca Weill-Schott, venne introdotto nelle reti personali e fiduciarie che i suoi cugini erano stati in grado di costruire appena dopo l’unificazione italiana con personaggi rilevanti del mondo degli affari e della politica, tra i quali Francesco Crispi. Quest’ultimo era al centro di una vastissima rete di relazioni personali, politiche e di affari della quale anche i Florio erano una componente importante. Crispi aveva sostenuto e seguito il lungo iter di costituzione della Navigazione generale italiana (NGI), fortemente sostenuta anche dal Credito mobiliare di Domenico Balduino.

In queste complesse dinamiche relazionali si inserì la rapida ascesa professionale di Federico Weil che, verso la fine degli anni Ottanta, divenne procuratore presso il Banco Florio a Palermo. Nel 1893, con il giovanissimo Ignazio Florio jr, portò a compimento l’intesa con il Credito mobiliare per l’apertura di una sede a Palermo nei locali del Banco Florio, della quale divenne direttore. Fu un’operazione effettuata al culmine della crisi finanziaria di fine anni Ottanta e degli scandali bancari che avrebbero travolto il sistema di emissione italiano e le banche di credito mobiliare con la necessità di riorganizzare le strutture creditizie del Paese. Ne conseguirono la riforma dell’emissione, la creazione della Banca d’Italia e la formazione di nuovi istituti, tra i quali la Banca commerciale italiana (Comit) e il Credito italiano.

Nel processo di costituzione della Comit, Federico Weil ebbe un ruolo importante operando da tramite tra il governo italiano e i banchieri tedeschi coinvolti nella sua creazione. Fin dalla sua fondazione, a Milano nel 1894, ne divenne direttore centrale affiancando da subito Otto Joel, ebreo tedesco di Danzica, proveniente dall’esperienza della Banca generale. Insieme a Giuseppe Toeplitz, ebreo polacco cugino di Joel entrato nella Comit nel 1895, formarono il nucleo fondante della dirigenza del neonato istituto milanese. Weil si occupò più specificamente del servizio ispettivo e degli affari di Borsa. Rappresentò la banca nella deputazione di Borsa di cui molto presto divenne presidente.

Il suo mandato di direttore della Comit si aprì nel segno della continuità e del consolidamento delle relazioni con i Florio. Nell’ambito della gestione degli affari della banca, egli si occupò inizialmente più specificamente del finanziamento delle grandi società di navigazione sovvenzionate dallo Stato. La Comit assunse un ruolo preminente di appoggio finanziario e borsistico alla Navigazione generale italiana. Weil entrò nel consiglio di amministrazione della NGI in rappresentanza della banca e Ignazio Florio fu «membro autorevole» del consiglio della Comit. Nel 1896, inoltre, assieme a Casa Florio, in rappresentanza della Comit, partecipò alla costituzione a Palermo dei Cantieri navali, bacini e stabilimenti meccanici siciliani e della Società ferro e metalli.

Le «introduzioni personali» (Garruccio 2002, p. 19) guidarono anche la politica di espansione territoriale che la Comit attuò con l’apertura di filiali su tutto il territorio nazionale. Nel 1898, aprì a Napoli la prima filiale meridionale dell’istituto milanese, caldeggiata da Weil, che ben conosceva il contesto, e diretta da Toeplitz. Per un accordo implicito negli intimi rapporti che legavano Weil ai Florio, Messina fu invece scelta nel 1899 come sede della prima filiale siciliana. Solo nel 1902, quando il successo della ricca famiglia palermitana era già ampiamente compromesso, la Comit, con la mediazione di Weil, rilevò il Banco Florio espandendo le proprie filiali a Palermo e a Catania.

Pochi anni più tardi, tra il 1906 e il 1909, la forte esposizione debitoria nei confronti della Comit e l’irreversibile crisi di Casa Florio impegnarono Federico Weil nelle lunghe e controverse vicende del suo salvataggio. Fu nel corso di questa complessa vicenda, nel 1908, che venne formalmente nominato amministratore delegato della Comit. In questa veste, seguì in prima persona il recupero dei valori della filiale di Messina rimasti sepolti nel crollo dovuto al disastroso terremoto del 28 dicembre 1908. Come delegato della banca, sedette nei consigli di amministrazione di svariate società dei diversi comparti industriali nei quali l’istituto milanese aveva assunto interessi diretti. Oltre che nella Navigazione generale e nella Cantieri navali riuniti di Genova, fu amministratore della Società anonima italiana di assicurazione contro gli infortuni, creata a Milano nel 1896; della Società italiana Langen & Wolf, Fabbrica di motori a gas Otto di Milano, costituita nel 1900, di cui divenne vicepresidente; della Società elettrica ed elettrochimica del Caffaro, fondata nel 1906; della Società anonima italiana vacuum cleaner, concessionaria per l’Italia del brevetto Booth per le macchine per aspirare la polvere, e ancora della Società commerciale d’Oriente, nata nel 1907 a Ginevra, che divenne il braccio finanziario in Oriente della Comit. Dal 1911 fu presidente della Società anonima per le ferrovie di Reggio Emilia. Rappresentò la banca anche nella Società elettrica della Sicilia orientale, fondata nel marzo del 1907, nella quale ebbe un ruolo fondamentale per evitarne l’acquisizione del controllo da parte del gruppo belga Sofina-Elektrobank, tra il 1912 e il 1914.

A seguito dell’aspra campagna nazionalista contro la Comit e i suoi dirigenti, iniziata alla vigilia della prima guerra mondiale, nel 1914 lasciò la carica di amministratore delegato, restando ai vertici dell’istituto come vicepresidente, incarico che abbandonò poco dopo, date le perduranti campagne di discredito contro la banca. Conservò comunque, fino alla sua morte, la carica di consigliere della Comit e mantenne il ruolo nei consigli di amministrazione delle società in cui già sedeva quale fiduciario della banca stessa. Nel 1917 la rappresentò anche nella Transoceanica, società italiana di navigazione con sede a Napoli, nata da un accordo di Guglielmo Pierce con la Navigazione generale e la consociata Società Italia. Rivestì anche cariche di diversa natura: dal 1902, entrò nel presidio (consiglio direttivo) dell’Università commerciale Luigi Bocconi e fu inoltre membro del Comitato di propaganda della Croce rossa italiana.

Nonostante la lunghissima permanenza in Italia, ottenne la cittadinanza molto tardi, quando già ricopriva la carica di amministratore delegato della Comit. Non si sposò mai e a Milano visse in casa con il fratello Gustavo e la famiglia di questi.

La morte lo colse improvvisa nel sonno la mattina del 26 luglio 1919.

La stampa lo celebrò, rimarcando la grave perdita per il Paese di «una spiccata personalità del mondo bancario» distintasi per «le sue singolari qualità: alacrità incessante, intelligenza aperta e pronta, mente lucida e serena» (Necrologio di Federico Weil, in Corriere della sera, 27 luglio 1919, p. 4).

Fonti e Bibl.: Le notizie relative alla composizione del nucleo familiare di Federico Weil sono tratte dall’Albero genealogico dei discendenti di Joachim (Chaim) Weil, Family Trees 9/20/01, pp. 71-79, gentilmente fornito dalla Comunità ebraica di Napoli attraverso Sandro Temin. La notizia sul cambio di nome è ricavata da alcune brevissime note stilate da Augusto Segre, nipote di Federico Weil. Le notizie relative alle vicende di Federico Weil e dei suoi fratelli a Napoli sono tratte da Archivio di Stato di Napoli, Tribunale di commercio, Fallimenti, fascio 2586, Atti pel fallimento della Ditta commerciale Fratelli Weil. A Milano, presso l’Archivio storico Intesa San Paolo, sono conservati due fondi documentali riguardanti Federico Weil: il fondo Weil Federico e alcuni familiari, 1906-1920, dell’archivio privato Segre-Weil donato da Aldo G. Segre, figlio della nipote Gilda Weil, nata dal fratello Gustavo, e il fondo Carte personali di Federico Weil versato all’archivio dagli eredi Weil, Aldo Segre e suo fratello Augusto Federico Segre.

B. Artom, Discorso per Beniamino Artom [...] nel suo prender solenne possesso del primo seggio rabbinico instituitosi in Napoli: recitato nel tempio israelitico il 2. giorno di Rosce-Asciana 5625, 2 ottobre 1864, Napoli 1864; Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, 28 gennaio 1893, n. 23, p. 129; F. Crispi, Questioni internazionali. Documenti ordinati da T. Palamenghi Crispi, Milano 1913 (lettera di Carlo Lanza a Crispi del 3 giugno 1894); Necrologio di F. W., in L’Esplorazione commerciale: giornale di viaggi e di geografia commerciale, XXXIV (1919), p. 176; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia, 1894-1906, I, Le premesse. Dall’abolizione del corso forzoso alla caduta del Credito mobiliare, Milano 1974, pp. 180, 298, 394; R.A. Webster, The political and industrial strategies of a mixed investment bank: Italian industrial financing and the Banca Commerciale 1894-1915, in Vierteljahrschrift Für Sozial- Und Wirtschaftsgeschichte, LXI (1974), 3, pp. 320-371; G. Cingari - F. Brancato - M. Ganci, La Sicilia contemporanea, Napoli 1979, p. 283; P. Hertner, Il capitale straniero in Italia (1883-1914), in Studi storici, XXII (1981), 4, pp. 767-795; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia. Dalla crisi del 1907 all’agosto 1914, II, Crisi e sviluppo dell’industria italiana, Milano 1982, pp. 371 s.; G. Magnanini, I trasporti pubblici a Reggio Emilia: cent’anni, Bologna 1985, pp. 70-77; P. De Gregorio, Banchieri e manager nel polo elettrico meridionale, in Meridiana, 1991, n. 11-12, pp. 47-71; G. Maifreda, Gli ebrei e l’economia milanese: l’Ottocento, Milano 2000, pp. 136 s., 142 s.; R. Garruccio, Minoranze in affari. La formazione di un banchiere. Otto Joel, Soveria Mannelli 2002, pp. 19, 166; O. Cancila, Giolitti, la Banca d’Italia, la Navigazione generale italiana e il salvataggio di Casa Florio (1908-1909), in Mediterranea, Ricerche storiche, X (2007), pp. 299-330; P. Castiglione, Novecento siciliano: da Garibaldi a Mussolini, 1860-1943, Catania 2008, p. 119; V.F. Gironda, Die Politik der Staatsbürgerschaft: Italien und Deutschland im Vergleich 1800-1914, Bonn 2010, pp. 303 s.; G. Conte, The italian bank Società commerciale d’Oriente and its business in ottoman Istanbul (1907-1915), in Osmanli İstanbulu IV. Uluslararası Osmanlı İstanbulu Sempozyumu / Ottoman Istanbul. International symposium on Ottoman Istanbul. IV, a cura di F.M. Emecen - A. Akyıldız - E.A. Gürkan, Istanbul 2016, pp. 31-46; S.M. Cicciò, I Peirce. Una famiglia di imprenditori tra Mediterraneo e Atlantico (1815-1925), Gioiosa Ionica 2017, p. 51 nota 32; O. Cancila, I Florio. Storia di una dinastia imprenditoriale, Soveria Mannelli 2019, pp. 229-232, 440.

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