HALBHERR, Federico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 61 (2004)

HALBHERR, Federico

G. Schingo

Nacque a Rovereto il 15 febbr. 1857, da Giovanni Battista, "possidente", e da Rosa Fontana. L'H. frequentò il ginnasio, con ottimi risultati, nella città natale, nel Trentino ancora austriaco, in un clima di attenzione culturale verso l'Italia; si diplomò nel 1876. Il padre, amante delle antichità, gli fece conoscere Roma, Pompei e Napoli.

Dopo la sua mancata ammissione al concorso per la Scuola superiore di archeologia (1876-77), perché privo della nazionalità italiana, sempre nel 1876 si iscrisse all'Università di Roma, con un'ulteriore chiara scelta di italianità; qui si laureò, il 28 giugno 1880, con esito non brillantissimo, svolgendo una tesi sulla "Storia primitiva dei Goti", della quale si sono perdute le tracce. Il 27 novembre di quell'anno ottenne un posto al corso di perfezionamento presso l'Istituto di studi superiori di Firenze.

Frequentò, ma solo per un anno, le lezioni di archeologia di A. Gennarelli; ben altra importanza ebbe lo studio con D. Comparetti che occupava la cattedra di letteratura greca. Il perfezionamento e l'influenza esercitata da Comparetti comportarono un progressivo avvicinamento dell'H. allo specifico epigrafico.

Superati, il 19 dic. 1882, gli esami del secondo anno, conseguì la lode nella tesi riguardante iscrizioni provenienti da Dyme. Nel marzo 1883 gli fu concesso un sussidio (da U. Peruzzi, su interessamento di Comparetti) per frequentare un corso semestrale di epigrafia greca ad Atene, tenuto da C.D. Mylonas.

Il soggiorno fu completato dalla visita ai siti del Peloponneso e da un viaggio nelle Cicladi; nel corso dell'esplorazione epigrafica delle isole Ceo, Amorgo, Melo e Tera elaborò un modello di studio che mirava a contestualizzare i testi incisi nella realtà architettonica e topografica locale. A questi lavori si riferiscono i primi articoli, successivamente pubblicati in Museo italiano di antichità classica, la rivista appena fondata dal suo maestro Comparetti (Iscrizioni di Keos, I [1885], coll. 191-200), e nelle Athenische Mitteilungen (Sopra un'iscrizione di Amorgòs, XI [1886], pp. 81-83; Nuove monete da Axòs, ibid., pp. 84-86).

L'H. mise piede a Creta per la prima volta il 9 giugno 1884; la missione, affidatagli dal governo italiano ancora su suggerimento di Comparetti, consisteva nella ricerca di un'epigrafe copiata nel 1577 da F. Barozzi nel manoscritto, conservato al Civico Museo Correr di Venezia, relativo alla Descrizione dell'isola di Creta.

In agosto il G. eseguì i primi sondaggi di scavo a Gortina, immediatamente premiati dalla scoperta della grande iscrizione arcaica contenente le leggi della città iscritta sulle pareti dell'ekklesiasterion. Il testo, prima pubblicato come breve resoconto da Comparetti (Iscrizioni arcaiche di Gortina, in Museo italiano di antichità classica, I [1885], coll. 233-236, con apografo) e dall'epigrafista E. Fabricius che l'aveva trascritta (Altertümer auf Kreta, I, Gesetz von Gortyn, in Athenische Mitteilungen, X [1885], pp. 363-384), ebbe in seguito un'editio maior, curata da Comparetti, cui venne aggiunto altro materiale epigrafico rinvenuto dall'H. nel periodo 1884-88 (Le leggi di Gortina e le altre iscrizioni antiche di Creta, in Monumenti antichi dell'Accademia naz. dei Lincei, III [1893]).

La scoperta promosse l'H. - il quale nel 1885 aveva ottenuto la nazionalità italiana - a studioso di fama internazionale; e già nella sua prima pubblicazione al riguardo (Relazione sui nuovi scavi eseguiti a Gortina presso il Leteo, in Museo italiano di antichità classica, II [1888], coll. 561-592) si possono constatare l'interesse e la cura dedicati all'esame e alla documentazione dell'edificio associato all'epigrafe.

Lo scavo riprese nella primavera del 1885 (Relazione sui nuovi scavi eseguiti a Gortyna presso il Letheo, in Mon. antichi dell'Acc. naz. dei Lincei, I [1889-90], coll. 561-592), anche se il monumento venne messo completamente in luce solo nel 1914.

Sempre a Creta, nell'agosto-settembre 1885, l'H. partecipò al salvataggio del deposito votivo dell'antro di Zeus sul monte Ida.

Per la pubblicazione di questo scavo l'H. cedette gli elementi più interessanti al conterraneo P. Orsi (F. Halbherr, Scavi e trovamenti nell'antro di Zeus sul monte Ida a Creta, in Museo italiano di antichità classica, II [1888], coll. 689-766; P. Orsi, Studi illustrativi sui bronzi arcaici trovati nell'antro di Zeus Ideo, ibid., coll. 769-904).

Nel 1886 l'H. effettuò un saggio nell'antro di Psicro, pubblicato di nuovo insieme con Orsi (Scoperte nell'antro di Psykrò, ibid., coll. 905-912). Nel 1887 si dedicò allo scavo del tempio di Apollo Pizio a Gortina, su un terreno acquistato da Comparetti.

L'H. smontò dalla cella dell'edificio romano i blocchi di riutilizzo con iscrizioni, provenienti dalla fase arcaica, senza disgiungere il recupero del materiale iscritto dalla comprensione dell'edificio, di cui distinse le varie fasi risalendo alla forma originaria (Relazione sugli scavi del tempio di Apollo Pythio, in Gortyna, in Mon. antichi dell'Acc. naz. dei Lincei, I [1889-90], coll. 9-76).

Alla fine del 1887 ottenne la cattedra di epigrafia greca presso la Scuola di specializzazione di Roma (nel 1889 secondo Barbanera, p. 216, e Guarducci, 1985, p. 16); fu poi professore straordinario dal 1891 al 1904, quindi ordinario. La responsabilità dell'insegnamento gli fece avvertire la necessità di studi ulteriori, in Spagna, a Parigi, in Germania e Inghilterra, e, negli anni 1892 e 1893, negli Stati Uniti, dove pose le premesse per un finanziamento della sua missione da parte dell'Archaeological Institute of America.

L'11 nov. 1893 l'H. ritornò a Creta e vi rimase un anno nel corso del quale programmò la ricognizione della zona centrorientale dell'isola con la collaborazione di L. Mariani e A. Taramelli (Report of the expedition of the Institute to Crete, in American Journal of archaeology, XI [1896], pp. 525-538).

Nel giugno 1894 scavò a Gortina, nell'area in cui era stata ritrovata l'iscrizione, e in agosto-settembre nella zona di Vigles portando alla luce la basilica bizantina di Mavropapa. La missione eseguì saggi anche a Litto, Preso, Itano, di cui per primo l'H. aveva determinato l'esatta ubicazione, e Lebena (tempio di Asclepio, ricognizione). Si susseguirono quindi ricerche a Hagios Ilias, Festo (indagini sull'acropoli eseguite da Taramelli), Miamù. Furono messe in luce le necropoli di Kurtes, tre tombe a Erganos, e altre a Panagia. La messe ricchissima di osservazioni e materiali raccolti in questo periodo fu pubblicata sull'American Journal of archaeology negli anni 1896-98 e 1901.

Nel biennio 1897-98 la missione cretese venne interrotta a causa dei disordini provocati dai moti per l'indipendenza dalla Turchia, con cui l'H. si mostrò solidale, e proprio il ruolo rivestito dall'Italia nell'ambito della crisi per una maggiore autonomia dell'isola aiutò l'istituzione della Missione archeologica italiana di Creta, di cui l'H. fu nominato direttore. Nel giugno 1899 ebbe così inizio la ricognizione della zona occidentale, compiuta insieme con G. De Sanctis e L. Savignoni; l'H. progettò quindi scavi di ampio respiro ancora a Gortina e poi a Festo, Axos e Priniàs.

Dal 4 giugno al 16 sett. 1900 fu scavato estensivamente il sito di Festo, con la collaborazione di S. Xanthudidis e, con responsabilità crescenti, di L. Pernier. Con la seconda campagna il palazzo fu messo in luce per una gran parte (L. Pernier, Lavori eseguiti a Festos dalla Missione archeologica italiana dal 15 febbraio al 28 giugno 1901, in Rend. dell'Accademia naz. dei Lincei, s. 5, X [1901], pp. 260-284).

Intanto l'H. dirigeva a Lebena i suoi "scavi epigrafici". Nello stesso 1900, inoltre, ottenne che l'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, che finanziava la campagna, inviasse a Creta anche G. Gerola, con l'incarico di approfondire lo studio della storia dell'isola in età moderna, durante la dominazione veneziana, onde ampliare, con finalità di politica coloniale abbastanza evidenti, l'area d'intervento culturale dell'Italia.

L'H. scavò ancora a Gortina e iniziò i lavori all'Asclepieion di Lebena (febbraio-giugno 1900) "scoprendo con una rete di trincee un'area di circa 3900 metri quadrati" (F. Halbherr, Lavori eseguiti dalla Missione archeologica italiana nell'agorà di Gortina e nell'asclepio di Lebena(febbraio-settembre 1900), ibid., pp. 291-306); questo scavo sarebbe proseguito nel 1911-12.

Nel maggio 1902 saggi preliminari effettuati a Hagia Triada portarono ai grandi ritrovamenti (in particolare i sigilli in argilla o cretule) che convinsero l'H. a proseguire lo scavo, diretto personalmente con l'assistenza del rilevatore E. Stefani e (febbraio-giugno 1903) di R. Paribeni. Lo scavo individuò la cosiddetta "villa reale", gli archivi delle tavolette in lineare A, il megaron soprastante, la famosa tomba del sarcofago; questa prima fase del cantiere proseguì fino al 1905. Nell'anno precedente l'H., a causa dell'assenza di Pernier, aveva seguito direttamente anche gli interventi di Festo.

Sostanzialmente autodidatta nella disciplina di scavo, l'H. aveva avvertito la sua iniziale inadeguatezza che volle colmare con periodi di studio in Europa: nonostante l'esperienza acquisita e la capacità di gestire tutti gli aspetti tecnici del cantiere, non si sentì mai archeologo da campo, preferendo delegare tale compito ai suoi collaboratori. Una lettera del 4 luglio 1913 a Comparetti testimonia, peraltro, la sua conoscenza del metodo stratigrafico applicato da G. Boni al Foro romano (La Rosa, 1986, p. 71); l'approccio all'indagine sul terreno denota la stessa acutezza di metodo di cui aveva dato prova in campo epigrafico e si distingue per la cura dedicata alla documentazione grafica.

La campagna del 1905 a Festo mise in luce la casa romana sul cosiddetto bastione e l'edicoletta ellenistica a Zeus Vechanos; contemporaneamente l'H. fece realizzare alcuni pozzi davanti al Pytion di Gortina; fu questa la fase più scientificamente feconda dell'H., l'ultima "creativa" e densa di riconoscimenti scientifici.

Delle due campagne lasciò relazioni preliminari nelle riviste dell'Accademia dei Lincei e dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, finanziatori della missione: Lavori eseguiti in Creta dal 15 dic. 1903 al 15 ag. 1905, in Rend. dell'Accademia naz. dei Lincei, s. 5, XIV (1905), pp. 365-405; Scavi eseguiti dalla Missione archeologica italiana ad Hagia Triada e Festo, in Rend. dell'Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 3, XXI (1905), pp. 235-254.

Dal 1906 al 1909 l'H. restò in Italia e la missione fu retta da L. Pernier. Ottenuti nuovi finanziamenti dal ministero degli Esteri, nel 1909 si pervenne infine alla fondazione della Scuola archeologica di Atene di cui fu eletto direttore Pernier su suggerimento dell'H., il quale riuscì anche a evitare tagli finanziari alla missione cretese che tornò a dirigere personalmente.

A Creta, negli anni tra il 1910 e il 1914, l'H. riprese lo scavo di Hagia Triada che fu tuttavia rallentato dalla presenza di complesse fasi murarie; la relativa pubblicazione vide la luce solo molti anni dopo, incompleta, per merito di L. Banti (F. Halbherr - E. Stefani - L. Banti, Hagia Triada nel periodo tardo palaziale, in Ann. della Scuola archeologica di Atene, LV [1977], pp. 13-296).

Al 1899 risaliva l'interesse dell'H. per la Libia e in particolare per la zona di Cirene. Nel 1909 era stato concesso il diritto di scavo a una missione statunitense guidata da R. Norton; il governo italiano, dal canto suo, avendo forti interessi politici nella regione, incaricò l'H. di predisporre anch'egli una missione archeologica. La successiva esplorazione in Tripolitania e Cirenaica, nel luglio-agosto 1910, insieme con De Sanctis, toccò, tra le altre località, Bengasi, Tripoli, Tagiura, Leptis Magna, Msellata Tarhuna e Gasr Doga.

Di fatto l'esplorazione "fu un servizio reso per la conquista militare non meno che per la conoscenza archeologica del paese" (Pernier, 1930, p. 431) che l'H., da convinto nazionalista di stampo risorgimentale qual era, rese volentieri al paese, condividendo il progetto di un ruolo forte dell'Italia in quell'area a livello sia politico sia culturale.

Dopo l'occupazione italiana della Libia all'H. fu affidata l'organizzazione del servizio archeologico in Tripolitania e Cirenaica; e il suo ruolo come "ambasciatore itinerante in avanscoperta" (La Rosa, 1991, p. 39), a cavallo tra ricerca archeologica e politica, proseguì nel 1913 soprattutto con l'organizzazione dell'esplorazione archeologica di Rodi e delle altre isole del Dodecaneso, da poco annesse all'Italia.

Dopo la prima guerra mondiale, l'H. accentuò ulteriormente la sua funzione di organizzatore e le attività e i contatti mirati al reperimento di fondi; continuò lo studio del materiale epigrafico ma si allontanò progressivamente dal lavoro sul campo: questa trasformazione in archeologo "ministeriale" trova riscontro nelle pubblicazioni, sempre più rare e stringate.

L'H. morì a Roma il 17 luglio 1930.

La pubblicazione del corpus di iscrizioni cretesi raccolte negli anni fu portata a termine dalla sua allieva Margherita Guarducci (Iscriptiones Creticae, opera et consilio F. Halbherr collectae, I-IV, Roma 1935-50).

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