FEDERICO GUGLIELMO III re di Prussia

Enciclopedia Italiana (1932)

FEDERICO GUGLIELMO III re di Prussia

Mario Menghini

Figlio del precedente e della principessa Luisa d'Assia Darmstadt, nato il 3 agosto 1770, morto a Potsdam il 7 giugno 1840. Come quella del suo grande avo, l'educazione di lui non fu prettamente militare, e lo provò quando, a più riprese, volle dar incremento all'educazione e all'istruzione dei suoi sudditi. Fin da giovane dovette addestrarsi alla vita di guerra, da lui continuata con alterna fortuna per oltre un ventennio, avendo a fronte gli eserciti francesi, repubblicani e imperiali, animati da spirito di conquista dal più grande capitano del tempo. E già dal giugno del 1792, quando l'Austria e la Prussia dichiararono la guerra alla Francia, egli seguì suo padre e combatté sotto gli ordini del duca di Brunswick, dando prova di grande intrepidezza e di non comune sangue freddo. Durante quella campagna ebbe modo di avvicinare a Francoforte sul Meno la principessa Luisa di Meclemburgo-Strelitz, da lui sposata il 24 dicembre 1793. Fu un matrimonio d'amore, quanto mai felice, poiché la principessa Luisa fu in più occasioni accorta consigliera del consorte, il quale, succeduto al padre il 16 novembre 1797, ebbe per prima cura di allontanare dalla corte quei favoriti che negli ultimi anni del regno di Federico Guglielmo II avevano quasi usurpato il potere sovrano. Contemporaneamente emanò sagge disposizioni di governo, abolendo l'editto di religione emanato dal padre, e il monopolio dei tabacchi; restaurò la giustizia e l'organizzazione della censura; riparò ai disordini della finanza.

Quando le potenze europee ripresero le ostilità contro la Francia, la Prussia restò fedele al trattato di Basilea (17 maggio 1798), sottoscritto dal padre di F. G., rimanendo neutrale; ma quando fu firmata la pace di Lunéville (9 febbraio 1801), la Prussia dovette accettare che tutta la riva sinistra del Reno fosse ceduta alla Francia, ottenendo più tardi (1803) in compenso la parte orientale del vescovado di Münster, Erfurt col suo territorio, i principati di Hildesheim, di Paderborn, d'Eischfeld, oltre a varî altri possedimenti. F. G. conservò la neutralità anche nel 1805, al tempo della terza coalizione (Inghilterra, Russia, Austria) contro la Francia, e per difendersi da un'eventuale aggressione della Russia concentrò truppe nella Slesia e sulla Vistola. Sennonché, dopo una visita dello zar a Berlino, il re di Prussia fu persuaso ad accedere alla coalizione (3 novembre 1805) e fece marciare un corpo d' esercito verso la Franconia, sia pure offrendo la sua mediazione alle parti belligeranti. Pochi giorni prima della battaglia di Austerlitz, e cioè il 15 dicembre 1805, F. G. aveva iniziato trattative separate di pace con la Francia, e cedendo ad essa Clèves e Neufchâtel, e il principato d'Anspach alla Baviera, si assicurava tutto l'elettorato del Hannover, di cui prese possesso il 1° aprile 1806, con grande sdegno di tutti quelli che erano stati i suoi alleati. Durante le trattative di pace dopo la vittoria di Austerlitz, egli si vide minacciato nel nuovo acquisto territoriale; e poiché vagheggiò la formazione di una confederazione della Germania settentrionale, che Napoleone I non approvò, F. G., di concerto con la Sassonia, dichiarò guerra alla Francia, ma fu sconfitto a Jena e ad Auerstädt (14 ottobre 1806). Abbandonato dall'Austria, minacciato dall'insurrezione delle provincie polacche, il re di Prussia si ritirò alle estreme frontiere del suo regno, tentando, d'accordo con la Russia, di difendere la Prussia orientale. Le sconfitte di Eylau e di Friedland lo costrinsero invece alla pace di Tilsit (9 luglio 1807), in forza della quale dovette cedere gran parte del suo regno, non rimanendogli che il Brandeburgo, la Pomerania, la Prussia orientale e la Slesia.

Rientrato a Berlino solamente alla fine del 1809, F.G. attese a risanare le ferite di guerra. Emanò una costituzione civile, abolì la servitù ereditaria, alienò i dominî della corona (6 novembre 1809), dichiarò proprietà dello stato i beni dei conventi e delle altre corporazioni religiose, riorganizzò l'istruzione pubblica, infine fondò l'università di Berlino. In tutto questo proficuo lavoro, oltre alla regina, morta il 19 luglio 1810, gli furono consiglieri lo Stein e lo Hardenberg. Costretto a soffrire il giogo della Francia, F. G. il 24 febbraio 1812 dovette concludere a Parigi un'alleanza offensiva e difensiva; e quando nel giugno dello stesso anno Napoleone I riprese le ostilità contro la Russia, fu costretto a inviare un corpo ausiliario di 20.000 uomini, il quale, sotto gli ordini del Macdonald, ebbe incarico di stringere d'assedio Riga. Al termine di quell'infausta campagna, i Prussiani seguirono nella ritirata i Francesi fino a quando (30 dicembre 1812) il generale York, che li comandava, firmò col generale russo Diebitsch una convenzione, velatamente biasimata dal sovrano, per cui l'esercito prussiano si separava dagli eserciti francesi.

I primi segni del tramontare dell'astro napoleonico ridestarono il sentimento nazionale dei Prussiani; e quando i proclami reali del 3 e 9 febbraio e del 17 marzo chiamarono il popolo alle armi, tutte le classi sociali rivaleggiarono nel rispondere a quegli appelli. Una conferenza che ebbe luogo a Breslavia tra lo zar e F. G. condusse al trattato segreto concluso a Kalisz contro la Francia. Il 27 febbraio fu dichiarata la guerra e subito dopo due eserciti prussiani, comandati dal Blücher e dal York, entrarono in Sassonia congiuntamente a un esercito russo. Lo stesso monarca volle dividere i pericoli e le fatiche della guerra, e a Lützen, a Bautzen, e specialmente a Lipsia, fu visto in qual modo l'esercito prussiano seppe prendere la sua rivincita. Lo stesso re diede prova di grande coraggio nelle campagne del 1813 e 1814, specialmente a Montmirail e a Montereau (18 febbraio 1814), assicurando il trionfo finale degli alleati. Entrato in Parigi, vi rimase fino alla conclusione della pace, poi (giugno 1814) accompagnò lo zar nelle visite a Londra e a Vienna, dove soggiornò fino al termine del congresso. Quando infine Napoleone I, tornato in Francia dall'isola d'Elba, ritentò (marzo 1815) la fortuna delle armi, F. G. fu pronto a coalizzarsi con l'Austria, la Russia e l'Inghilterra, e il 18 giugno il suo esercito, comandato dal Blücher, decise le sorti della battaglia di Waterloo. Negli anni successivi egli fu uno dei sostenitori della pace in Europa, provvedendo invece a consolidare la prosperità dei suoi stati. Non mantenne la promessa, fatta quando tutta la nazione sorse in sua difesa, d'istituire un sistema rappresentativo, e anzi si associò a tutte le misure reazionarie della Santa Alleanza e a quelle adottate dalla dieta germanica. Abituò tuttavia i suoi popoli al sentimento del dovere di cittadini e della disciplina e con l'istituzione dello zollverein iniziò la preponderanza della Prussia sulla Germania. Il 9 novembre 1824 egli contrasse matrimonio morganatico con la contessa Augusta von Harrach, che innalzò ai titoli di contessa di Hohenzollern e di principessa di Liegnitz. Dal primo matrimonio ebbe sette figli: Federico Guglielmo, che gli succedette nel trono, Guglielmo, che succedette al fratello demente e fu poi Guglielmo I imperatore, Carlotta Luisa, che fu sposa dello zar Nicolò I, Carlo, Alessandrina, Luisa e Alberto.

Bibl.: H. Ulmann, Russ.-preuss. Politik unter Alexander I. und F. Wilhelm III. bis 1806, Lipsia 1899; E. Foerster, Die Entstehung der preuss. Landeskirche unter der Regierung König F. Wilhelms III., Tubinga 1905-07, 2 voll.; E. Bleich, Der Hof des Königs F. W. II. u. des Königs F. W. III., Berlino 1914; la corrispondenza di F. G. III e della regina Luisa con lo zar Alessandro I fu pubblicata a cura di P. Bailleu (Briefwechsel König F. W. III, Lipsia 1900); quella della regina Luisa col re, da K. Griewank, (Briefwechsel d. Königin Luise, Lipsia 1929).

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