TRINCEE, Febbre delle

Enciclopedia Italiana (1937)

TRINCEE, Febbre delle (sin.: trench jever, febbre quintana, febbre volinica, febbre periodica, influenza polonica, malaria russa, febbre della Mosa, febbre neuralgica)

Bindo de Vecchi

Malattia infettiva a carattere endemico, caratterizzata da febbre periodica, dolori nevralgicoreumatici, fenomeni nervosi, variazioni della composizione morfologica del sangue; osservata nell'inverno 1915-16 per la prima volta sul fronte bellico orientale fra le truppe tedesche e russe, in Prussia Orientale e in Volinia. L'agente eziologico sarebbe, secondo alcuni, una Ricketsia simile a quella del tifo esantematico, chiamata Ricketsia Wolhynica, secondo altri una Spirochaeta: la Spir. gallica.

La malattia viene trasmessa dal pidocchio dei vestiti e, seppure in minor numero di casi, da quello del capo. Il germe penetra attraverso la cute. La malattia si presenta tipicamente ed esclusivamente nei periodi e nelle zone di guerra. L'incubazione ha una durata da cinque a venti giorni; manca un periodo prodromico. Improvvisamente si ha un brusco innalzamento della temperatura, accompagnato da cefalea, senso di pesantezza ai bulbi oculari, malessere, brividi, insonnia, anoressia. Si hanno poi dolori reumatico-nevralgici a sede varia; disturbi nervosi sia della sensibilità, sia dei riflessi. Il malato presenta la faccia arrossata, gli occhi lucenti, la lingua patinosa, lievi fenomeni catarrali faringei. Il polso è aumentato di frequenza in relazione alla temperatura. Durante l'accesso si ha spesso tumore di milza, talora anche ingrandimento del fegato. Al termine dell'accesso la temperatura cala più o meno rapidamente, torna alla norma e, talora, anche al disotto della norma e vi permane per 24-48 ore, risalendo poi in un nuovo accesso. Durante l'intervallo i disturbi permangono, pur fortemente attenuati, per poi riprendere intensità col risalire della temperatura. La durata della malattia è variabile. Di solito si hanno da 4 a 6 accessi, talora però se ne hanno 2 o 3 soli, altre volte molti di più. In tal caso gli accessi vanno sempre diminuendo d'intensità e a volte non sono neppur più accompagnati da rialzo della temperatura. La febbre può presentare tipo vario; ha sempre però carattere di periodicità. La malattia provoca talora dolori puntorî alla milza che possono raggiungere una notevole intensità. Sulla cute dell'ammalato a volte possono comparire roseola ed erpete. Il sangue presenta all'inizio della malattia una leucocitosi neutrofila, con aumento dei grandi mononucleati; segue linfocitosi relativa con eosinofilia. La recidiva è rara. La malattia conferisce un'immunità di breve durata. La prognosi è sempre fausta. Le alterazioni anatomiche prodotte dalla malattia non sono conosciute, perché non s'è mai verificato alcun caso mortale. Biopsie con frammenti di cute con roseola hanno mostrato dei reperti simili a quelli del tifo esantematico. Non esiste una cura specifica; una certa efficacia hanno il chinino, gli arsenobenzoli, i metalli colloidali. Come profilassi è consigliata la disinfezione delle urine e dell'escreato degli ammalati e la disinfestazione nei riguardi del pidocchio.