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Sofista e filosofo eclettico (n. Arles, circa 85 d. C. - m. tra il 143 e il 176). Educato nella cultura greca a Marsiglia, visse a Roma sotto Traiano e Adriano; caduto in disgrazia di quest'ultimo, fu relegato nel 131 circa nell'isola di Chio, donde tornò a Roma nel 138. La sua maggiore attività fu nel campo della erudizione filosofica e letteraria: i Commentarî ('Απομνημονεύματα) in 5 libri, utilizzati da Diogene Laerzio e la Varia erudizione (Παντοδαπὴ ἱστορία), specie di enciclopedia in 24 libri, che servì da modello ad Aulo Gellio, Ateneo, Eliano, Marziano Capella, Macrobio. Seguace del probabilismo della nuova Accademia, seguì nella morale la tendenza cinico-stoica del maestro Dione di Prusa: i più importanti scritti filosofici, di carattere prevalentemente divulgativo, erano i Discorsi pirroniani, uno scritto sulla teologia di Omero, uno su Plutarco e un altro contro Epitteto. Di F. avevamo solo scarsi frammenti fino al 1931, quando un papiro vaticano ha restituito quasi per intero un suo discorso consolatorio Sull'esilio (Περὶ ϕυγῆς), ricco di citazioni di filosofi e poeti tragici, volto a dimostrare che l'esilio non è un male per il saggio.

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