FAVOLA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1995)

FAVOLA

C. Frugoni

La f. è un racconto fantastico-didascalico dove agiscono animali umanizzati; si distingue dalla fiaba, che è priva di intenti morali, e dai racconti dei bestiari, dove oggetto di moralizzazione sono le abitudini e le peculiarità dell'animale, assolutamente statiche e minutamente descritte. Nella f. invece le caratteristiche e le qualità degli animali sono supposte come acquisite ed è in base a queste che l'animale si comporta dando vita a un piccolo racconto edificante. Le f. furono diffuse, a partire dal sec. 13°, anche dai frati degli Ordini mendicanti per ravvivare i loro sermoni o i loro scritti. Il domenicano Vincenzo di Beauvais (1190 ca.-1264) incluse ventinove f., catalogate a seconda del vizio che gli animali potevano rappresentare, in due sue opere, lo Speculum historiale e lo Speculum doctrinale (Goldschmidt, 1947, p. 50; Randall, 1957; 1966).Il Medioevo ebbe conoscenza diretta delle f. esopiane di Fedro solo fino al sec. 10°; circolavano però anche altre raccolte in latino, per es. quella di Aviano (sec. 4°), la silloge nota dall'epoca carolingia come Romulus, poi la collezione a uso scolastico del monaco Ademaro di Chabannes, del 1025, e inoltre volgarizzamenti quali l'Ysopet di Maria di Francia, della seconda metà del sec. 12°, o il tardotrecentesco Esopo toscano (Esopo toscano, 1989). Schiettamente medievale è il Roman de Renart, del sec. 12° (con antecedenti nel sec. 10° e ramificazioni e adattamenti posteriori), in cui protagonisti sono la volpe Renard e il lupo Isengrin (Favolisti latini medievali, 1984; Bertini, 1985; 1987).È perduto il più antico programma monumentale di f. esopiane dei primi del sec. 11° affrescato nel monastero di Saint-Benoît-sur-Loire (Chenessau, 1931), mentre è conservato il complesso del 1297 affrescato nella sala dei Notari nel palazzo dei Priori a Perugia; le undici f., corredate da scritte, hanno come soggetto il lupo e l'agnello, il cane che porta la carne, il lupo e la gru, la volpe e il corvo, la volpe e l'uva, il leone e la volpe, il cane e il lupo, la volpe e il cane, la volpe e l'aquila, il cinghiale e il lupo, il ladro e il cane. Unite a temi biblici - Storie della vita di Mosè, di Gedeone e di Adamo ed Eva fino alla morte di Caino - sono da intendere come allegorie politiche, ammonimenti ai governanti alla prudenza e a non sottovalutare i nemici dichiarati o possibili (Riess, 1981a; 1981b). Le f. del lupo e dell'agnello e del lupo e della gru riprendono soggetti già presenti nei rilievi (1278) del bacino inferiore della fontana Maggiore di Giovanni e Nicola Pisano, nella piazza adiacente al palazzo dei Priori; solo sulla fontana è rappresentata la storia del leone e del cane. È questo un caso interessante perché lascia intravvedere la mobilità di racconto e i fraintendimenti cui andavano incontro storie legate alla tradizione orale o a un'intersecata tradizione manoscritta: data l'esilità della trama, il narratore o il copista erano pronti a variare e contaminare. Sulla fontana di Perugia si vede in un riquadro un grosso leone accovacciato che gira il capo a guardare un uomo che, in un secondo rilievo, sta frustando un cucciolo di incerta identificazione, cagnolino o leoncino; sopra corre la scritta "Si vis timeat leo verbera catulum", che andrebbe intesa 'se vuoi che il leone ti tema, battilo da piccolo'; poiché rendere ubbidiente una bestia feroce esige un lungo esercizio, il duro addestramento deve cominciare fin da quando l'animale è piccolo. Nel Medioevo catulus poteva certo significare 'cucciolo' in generale, ma, assai spesso, in particolare 'cucciolo di cane'; così intese per es. Vincenzo di Beauvais ("Ira leonis capti sedatur arte tali. Verberatur catulus coram eo, creditque illius exemplo se debere timere hominem, quem in canis coercitione videt potentem"; Speculum doctrinale, XV, 89), spiegando che l'ira di un leone catturato si placa frustando un cucciolo davanti a lui e persuadendo in questo modo la belva a temere l'uomo. Il domenicano pare abbia descritto, fraintendendoli, un rilievo e un'epigrafe del tipo di quelli perugini; i due riquadri della fontana Maggiore potrebbero però avere anche un significato politico (Frugoni, 1983, pp. 181-184). All'origine di tutto sembra porsi la f. di ascendenza classica del viandante e del leone che discutono davanti all'immagine di un uomo che strangola un leone (Ercole e il leone di Nemea) su chi dei due sia veramente il più forte (Moretti, 1984). In una raccolta derivata da Aviano il soggetto dell'immagine si cristianizza e a Ercole si sostituisce Sansone: "robora Samsonis, quod frangeret ora leonis" (Moretti, 1987). A Perugia il rilievo con il leone e il cucciolo è preceduto da quello che mostra "Sanson fortis"; sono presenti però in stretta sequenza anche Dalila e Davide e Golia, personaggi che alludono alla precarietà della forza umana e che sembrano quindi legati alla discussa supremazia dell'uomo sulla belva.L'utilizzazione di soggetti favolistici per commentare lo svolgersi di imprese umane si ha nel ricamo di Bayeux (Bayeux, Tapisserie de Bayeux; 1066-1082); le imprese che culminano con la vittoria nella battaglia di Hastings (1066) di Guglielmo il Conquistatore sono racchiuse da una cornice a fregio continuo con una serie di uomini e animali, molti dei quali protagonisti di f. in sottile e ironico contrappunto (Hermann, 1964). Una rappresentazione dipinta nel 1300 ca. sul portale del palazzo Senatorio a Roma, oggi perduta, mostrava un leone che guardava con tenerezza un suo piccolo, monito di comportamento per ogni senatore nel momento in cui era insignito della carica, invitato a meditare sul dipinto e sulla relativa iscrizione ("Iratus recole quod nobilis ira leonis / in sibi prostratum se negat esse feram") e a ricordare nell'ira il nobile leone che dimentica di essere una fiera davanti a chi si umilia (Riess, 1981a; 1981b). La storia del leone magnanimo, che diventa però feroce con il nemico, è rappresentata sui bassorilievi della facciata della chiesa di S. Pietro a Spoleto insieme ad altre cinque che hanno per protagonisti animali e che nel complesso simboleggiano gli agguati del Maligno, sempre all'erta per ghermire la preda (Esch, 1981). A sinistra del grande portale d'ingresso, immediatamente al di sotto dei due bassorilievi con la vicenda del ricco Epulone, sono tre rilievi: nel primo è visibile un leone con una zampa prigioniera in un tronco mentre un boscaiolo è impegnato a liberarlo con l'ascia; nel secondo forse il medesimo personaggio, ora baffuto, è inginocchiato davanti alla fiera che lo risparmia; nel terzo infine un leone è in atto di azzannare un uomo atterrato, chiuso nella corazza, con scudo e spadone branditi invano. A destra del portale, al di sotto della Lavanda dei piedi e della Chiamata degli apostoli Pietro e Andrea, sono sistemati altri tre bassorilievi. Il primo mostra le astuzie della volpe finta morta; esempi analoghi si ritrovano nelle sculture della cattedrale di Foligno (1201) e in quelle della vicina chiesa di S. Giovanni Profiamma (1231). Il secondo bassorilievo esibisce il lupo con indosso il cappuccio monacale mentre sta meditando di azzannare un ariete, caricatura del clero e dei suoi vizi, storia narrata da Maria di Francia e perfino citata in una bolla di Urbano II del 1096; esempi analoghi dei secc. 12° e 13° sono nella cattedrale di Friburgo in Brisgovia, nella collegiata di St. Ursanne, in Svizzera, in un codice conservato a Heidelberg (Universitätsbibl., Pal. germ. 389, c. 224v) e, in Italia, in un capitello della cattedrale di Parma, in un rilievo nel portale occidentale della cattedrale di Ferrara e infine in un piccolo rilievo sull'arcata del chiostro di S. Paolo f.l.m. a Roma. Il terzo bassorilievo mostra il leone che assale un drago o, secondo Esch (1981), la pantera in lotta con il drago; un chiaro esempio di tale iconografia è visibile in un dettaglio della ghiera di S. Silvestro a Bevagna; altri ancora si conservano in Inghilterra e in Italia, per es. il rilievo sulla facciata del palazzo del Podestà a Narni. Nella porta della Pescheria della cattedrale di Modena si trovano sull'architrave in grande evidenza i rilievi con i funerali della volpe e con la storia del lupo e della gru, mentre lungo gli stipiti si snoda una serie di storie di animali (Acidini Luchinat, Frugoni, Chiellini Nari, 1991).

Bibl.: L. Hervieux, Les fabulistes latins, dépuis le siècle d'Auguste jusqu'à la fin du Moyen Age, 5 voll., Paris 1884-1899 (New York 19652); E.P. Evans, Animal Symbolism in Ecclesiastical Architecture, London 1896 (rist. anast. Detroit 1969); Der illustrierte lateinische Aesop in der Handschrift des Ademar, a cura di G. Thiele (Codices Graeci et Latini photographice depicti, Suppl. 3), Leiden 1905; Der lateinische Aesop des Romulus und die Prosa-Fassungen des Phaedrus, a cura di G. Thiele, Heidelberg 1910; M. Garver, Symbolic Animals at Perugia and Spoleto, BurlM 32, 1918, pp. 152-160; G. Chenesseau, L'abbaye de Fleury à Saint-Benoît-sur-Loire, Paris 1931; A. Goldschmidt, An Early Manuscript of the Aesop's Fables of Avianus and Related Manuscripts (Studies in Manuscript Illumination, 1), Princeton 1947; B.E. Perry, Aesopica. A Series of Texts Relating to Aesop or Ascribed to him or Closely Connected with the Literary Tradition that Bears his Name, Urbana (IL) 1952; L.M.C. Randall, Exempla as a Source of Gothic Marginal Illumination, ArtB 39, 1957, pp. 97-107; K. Weitzmann, Ancient Book Illumination, Cambridge (MA) 1959, p. 47ss.; L. Hermann, Les fables antiques de la broderie de Bayeux (Collection Latomus, 69), Bruxelles 1964; L.M.C. Randall, Images in the Margins of Gothic Manuscripts (California Studies in the History of Art, 4), Berkeley-Los Angeles 1966; F.D. Klingender, Animals in Art and Thought to the End of the Middle Ages, London 1971; J.L. Esch, La chiesa di S. Pietro di Spoleto. La facciata e le sculture, Firenze 1981; J.B. Riess, Political Ideas in Medieval Art. The Frescoes in the Palazzo dei Priori, Perugia "1297", Ann Arbor 1981a; id., Uno studio iconografico della decorazione ad affresco del 1297 nel Palazzo dei Priori a Perugia, BArte, s. VI, 66, 1981b, 9, pp. 43-58; C. Frugoni, Una lontana città. Sentimenti e immagini nel Medioevo, Torino 1983; Favolisti latini medioevali, Genova 1984; G. Moretti, L'uomo e il leone. Un motivo favolistico nel viaggio intertestuale, ivi, pp. 71-83; F. Bertini, Gli animali nella favolistica medievale dal ''Romulus'' al secolo XII, in L'uomo di fronte al mondo animale nell'Alto Medioevo, "XXXI Settimana di studio del CISAM, Spoleto 1983", Spoleto 1985, II, pp. 1031-1051; id., Favolisti medievali, Genova 1987; G. Moretti, ''L'uomo e il leone'': exempla nella favola e la favola come exemplum, "Atti del V Colloquio della International Beast Epic Fable and Fabliau Society, Torino-Saint-Vincent 1983", a cura di A. Vitale Brovarone, G. Mombello, Alessandria 1987, pp. 201-211; Esopo toscano dei frati e dei mercanti trecenteschi, a cura di V. Branca, Venezia 1989 (con bibl.); C. Acidini Luchinat, C. Frugoni, M. Chiellini Nari, La porta della Pescheria nel Duomo di Modena, Modena 1991.C. Frugoni

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