FAVA del Calabar

Enciclopedia Italiana (1932)

FAVA del Calabar (lat. scient. Physostigma venenosum Balf., fr. fève du Calabar; sp. haba del Calabar; ted. Kalabarbohne; ingl. Calabar bean)

Fabrizio CORTESI
Alberico BENEDICENTI

Pianta della famiglia Leguminose, sottofamiglia Papilionate; è una grande liana di 12-16 m. di lunghezza, con foglie alterne, composte, trifoliolate, munite di due brevi stipole alla base. I fiori sono zigomorfi, rosso porporini con venature giallo pallido, in grappoli ascellari, penduli. Il frutto è un grosso legume, allungato, leggermente falcato, deiscente, che contiene 2-3 grossi semi. Questi sono oblunghi, convessi, glabri, lunghi cm. 2-2,5, di color bruno cioccolato, con ilo rappresentato da un solco lungo e stretto che occupa più della metà del seme. Questa pianta vive nell'Africa tropicale occidentale (Niger, Gabon, Guinea, ecc.) presso i corsi d'acqua e i terreni paludosi.

Farmacologia. - La fava del Calabar è una droga molto tossica; appena fu importata in Europa, nel 1864, accadde a Liverpool l'avvelenamento di 45 bambini che avevano mangiato alcuni di questi semi caduti inavvertitamente sulla banchina del porto.

Gl'indigeni delle rive del vecchio Calabar e del Niger se ne servono come veleno di prova nelle ordalie o giudizî di Dio.

I sintomi di avvelenamento da fava del Calabar si manifestano dopo 30 minuti con vomito, dolori addominali, diarrea, violenta eccitazione del sistema nervoso, miosi, salivazione e infine paralisi. Le prime notizie su questa droga risalgono al 1843; nel 1876 E. Harnack e L. Witkowski la studiarono accuratamente.

Il suo principio attivo, la eserina (v.) o fisostigmina si usa frequentemente come miotico. Per l'azione paralizzante centrale, che facilmente e rapidamente si manifesta, se n'è tentato l'uso nella cura dell'epilessia, del tetano e in genere come sedativo e antispasmodico. Per il suo potere d'irritare le fibre muscolari lisce, e quindi d'attivare i movimenti peristaltici dell'intestino, la fava del Calabar è stata proposta nell'atonia del tubo gastro-enterico. S'adopera la polvere alla dose di gr. 0,050,20, l'estratto alla dose di gr. 0,005-0,01 e la tintura da dieci a 30 gocce per volta.

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