LASINIO, Fausto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)

LASINIO, Fausto

Rita Peca

Nacque a Firenze il 1° dic. 1831 da Giovanni Paolo, noto incisore, e da Enrichetta Spedolo, in un'antica e nobile famiglia di origine trevigiana.

Alunno del collegio Cicognini di Prato, completò l'istruzione classica presso le Scuole pie di Firenze; quindi, dal settembre 1847, frequentò per otto anni la scuola privata del dotto ebreo A. Paggi, sotto la cui guida apprese l'ebraico biblico e postbiblico, l'aramaico giudaico, il siriaco e i primi elementi di arabo. Insieme con Paggi pubblicò gli Inni funebri di s. Efrem siro (Firenze 1851), traduzione italiana apprezzata anche all'estero (cfr. Journal des savants, 1852, p. 64).

Nel 1852 ottenne un impiego presso la Biblioteca Laurenziana, dove divenne esperto nell'esame dei manoscritti orientali e studiò il sanscrito e il copto con G. Bardelli. Sulla sua formazione influì anche l'ebraista S.D. Luzzatto, come attesta un carteggio, ancora in gran parte inedito, che si svolge dall'inizio degli anni Cinquanta al 1865. La conoscenza del tedesco, acquisita da autodidatta, gli permise poi di tenersi aggiornato sugli studi di filologia e di linguistica che fiorivano in Europa.

Presso gli ebraisti europei il L. divenne ben presto famoso per aver identificato, sulla base del ms. ebraico Firenze, Biblioteca Laurenziana, Laur. plut., 88, 37 (sec. XIV), la città natale - Oria - di Shabbĕtay Donnolo, medico ed erudito ebreo vissuto nell'Italia meridionale nel secolo X. Fu proprio Luzzatto a comunicare tale "scoperta" in una lettera apparsa nella rivista ebraica Kerem Ḥemed (VIII [1854], pp. 97b-102), in cui pubblicò le prime tre righe dell'ancora ignoto Sēfer ha-Yāqār di Donnolo, che il L. aveva trascritto da quel codice.

Da allora molti studiosi stranieri gli si rivolsero per avere notizie sui manoscritti arabi ed ebraici conservati nelle biblioteche di Firenze, a iniziare da M. Steinschneider - il più grande bibliografo ebreo dell'Ottocento - che rimase suo interlocutore costante. Grazie a un decreto granducale del 16 genn. 1856, che gli consentiva di trascorrere due anni a Roma a spese del governo toscano, il L. poté approfondire la conoscenza del siriaco e, in particolare, dell'arabo sotto la direzione del maronita M. Shahwân, professore nel collegio di Propaganda Fide. L'intenso ritmo di studio cui si sottopose durante la permanenza romana danneggiò irrimediabilmente la sua salute, per cui, come risulta da molte sue lettere, talora fu costretto ad astenersi dall'attività intellettuale.

Nel 1858-59 il L. insegnò greco, ebraico e arabo a Siena, quale professore di lingue orientali nella facoltà teologica. Poi gli fu conferita la cattedra di lingue indogermaniche all'Istituto di studi superiori di Firenze. Qui, nel 1861-62, al corso ufficiale, per cui teneva lezioni di greco comparato col sanscrito e con altre lingue indoeuropee e di linguistica generale, affiancò un corso libero sul testo ebraico di Isaia.

A Siena, durante il X Congresso degli scienziati italiani (settembre 1862), conobbe G.I. Ascoli, che gli procurò l'associazione alla prestigiosa Deutsche morgenländische Gesellschaft. Nominato professore ordinario all'Università di Pisa il 5 ott. 1862, per 11 anni vi ricoprì la cattedra di lingue semitiche comparate, la prima istituita in Italia. Nello stesso periodo insegnò anche linguistica greca alla Scuola normale e, nel 1868-69, tenne un corso straordinario di linguistica comparata delle lingue classiche. Nel novembre 1873 tornò, come desiderava, a Firenze che restò la sua sede definitiva. Presso l'Istituto di studi superiori insegnò lingue semitiche comparate e, per incarico, ebraico; nel 1875 lasciò l'incarico di ebraico per assumere quello di arabo.

In rapporto alla grande competenza nelle letterature e nelle lingue semitiche, oltre che nelle lingue indoeuropee antiche e moderne, la produzione scientifica del L. non appare rilevante sul piano quantitativo, ma presenta caratteri di notevole originalità per l'ampiezza degli interessi, la varietà dei campi esplorati, la non comune capacità di contemperare gli strumenti dell'erudizione, della filologia e della linguistica, rendendoli organici a un orientamento metodologico attivamente interno alle correnti positivistiche della cultura europea. Negli anni giovanili produsse opere di varia natura: composizioni poetiche in più lingue semitiche (tra cui il carme siriaco alla Vergine con versione latina, in Quando in Firenze il dì 8 sett. 1852 la sacra immagine della Vergine…, Firenze 1852, pp. 72 s.), traduzioni dal siriaco e articoli di carattere bibliografico-storico-filologico apparsi in diversi periodici, come L'Etruria, Il Genio, L'Educatore israelita. Tuttavia, la fisionomia dello studioso si delineò con nettezza negli scritti della maturità.

Nelle "prelezioni" ai suoi corsi linguistici fiorentini (cfr. Appendice, in La Nazione, 18 febbr. 1860; nonché La Gioventù, I [1862], vol. 1, pp. 362-375) risaltano la distinzione tra linguistica ("scienza naturale indipendente") e filologia ("la quale deve fra le scienze storiche annoverarsi") e l'affermazione della validità del metodo storico-comparativo, insieme con il riconoscimento da una parte di una linguistica "filosofica" di stampo humboldtiano, dall'altra del nesso storico-culturale tra lingue e nazioni. In coerenza con tali posizioni nella Prolusione al corso su Isaia (Firenze 1862) affermò la necessità di rinnovare in senso laico e scientifico lo studio delle Sacre Scritture in Italia, sostenendo che il testo biblico poteva essere ben conosciuto solo se considerato "monumento letterario", al pari dei testi di altre tradizioni religiose, ed esaminato con i mezzi forniti dalla critica filologica e storica, dalla comparazione tra le lingue semitiche e dalla scienza moderna in genere. La novità di questa impostazione fu segnalata, tra l'altro, da M. Steinschneider, nella nota Eine Stimme aus Italien über das Studium des Bibeltextes, in Hebräische Bibliographie, V (1862), pp. 57-59.

Gli interessi del L. si estendevano anche alla linguistica romanza e le sue riflessioni, come prova la Prima lezione del corso linguistico straordinario (Pisa 1869), si concentrarono sulla tematica dell'etimologia, con la considerazione che l'analisi fonologica dovesse essere preceduta dall'esame dei fattori extralinguistici. Da tali premesse derivò più tardi un percorso di ricerca sui prestiti dalle lingue orientali in italiano. Il L. sostenne l'utilità di questa direzione di indagini nella lezione Come gli studj orientali possano aiutare l'opera del Vocabolario, che tenne il 19 nov. 1877 all'Accademia della Crusca (in Atti della R. Accademia della Crusca, 1877, pp. 57-71) e che fu oggetto di attenzione nel Giornale di filologia romanza, I (1878), p. 62. Propose anche analisi che non sono state smentite dalla ricerca successiva (cfr., per es., G.B. Pellegrini, Gli arabismi nelle lingue neolatine, I, Brescia 1972, p. 13); purtroppo lasciò incompiuto e inedito l'atteso Glossario etimologico delle voci italiane derivate dall'arabo, dal turco e dal persiano, per cui aveva raccolto molto materiale.

Il suo nome resta legato agli studi sui commentari medi di Averroè ai trattati di Aristotele contenuti nel Laur. plut., 180, 54 della Biblioteca Medicea Laurenziana, e soprattutto a Ilcommento mediodi Averroè alla "Poetica" di Aristotele per la prima volta pubblicato in arabo e in ebraico e recato in italiano, di cui apparvero insieme due parti (Pisa 1872, e in Annali delle Università toscane, XIII [1873]). La prima parte, per limitarci all'essenziale, presenta l'edizione del testo arabo condotta sulla base del manoscritto, allora l'unico conosciuto; ma il L. per stabilire l'esatta lezione ha utilizzato la traduzione arabo-ebraica e quella arabo-latina di Ermanno Alemanno, e ha rintracciato le fonti di quasi tutti i versi ed emistichi di autori arabi citati da Averroè, che indica nelle Note e nelle Aggiunte insieme con ogni minima variante. La seconda parte è costituita dall'edizione della traduzione ebraica del commento medio di Averroè alla Poetica eseguita nel sec. XIV in Provenza da Todros Todrosi: prova della conoscenza dell'ebraico tardo posseduta dal L., rara all'epoca per un semitista cristiano, soprattutto in Italia. Oltre ad attestare le non comuni doti filologiche del L., l'opera rappresentò un lavoro pionieristico per l'arabistica e la semitistica italiane del tempo (si veda la recensione di S. Cusa, in Arch. stor. siciliano, I [1873], pp. 244-252); tuttavia non fu mai pubblicata la terza parte, cui era riservata la traduzione italiana dall'arabo. Seguirono invece le cinque sezioni degli Studii sopra Averroè (in Annuario della Società italiana per gli studi orientali, I [1872-73], pp. 125-159; II [1874], pp. 234-267), dove sono editi per la prima volta alcuni brani del testo arabo del commento medio averroistico alla Logica aristotelica con la rispettiva traduzione ebraica.

Il L. attese anche all'edizione del commento medio di Averroè alla Retorica, preannunziando un ampio volume, ma il progetto non fu completato: ne sono stati pubblicati i primi tre fascicoli che contengono le pp. 1-96 del testo arabo secondo il Laurenziano e il ms. Orientale 2073, da poco scoperto presso la Biblioteca universitaria di Leida e che il L. aveva potuto avere in prestito per via diplomatica (in Pubblicazioni dell'Accademia orientale, Firenze 1875-78). L'ultimo contributo in questa area di ricerca (sez. VI degli Studii) sono le varianti del ms. leidense al testo arabo del commento medio di Averroè alla Poetica (in Giorn. della Società asiatica italiana, XI [1898], pp. 141-152; XII [1899], pp. 197-206).

Le notevoli qualità di semitista del L. emergono anche dalle numerose note e recensioni (a edizioni e traduzioni di fonti, a cataloghi di mss., a opere di esegesi biblica, di lessicografia e di linguistica) apparse in periodici italiani e stranieri, spesso ricche di contributi originali, risultato di lunghe ricerche: esemplare la recensione al Vocabulista in arabico edito da C. Schiaparelli, Firenze 1871 (in Nuova Antologia, ottobre 1871, pp. 430-442).

Restano da menzionare le descrizioni di codici arabi ed ebraici, tra cui spiccano le nove note sui Laurenziani (sei apparse in Zeitschrift der Deutschen morgenländischen Gesellschaft, XXVI [1872], pp. 805-808, le altre in Boll. italiano degli studiiorientali, I [1876-77], pp. 12 s., 85 s.), anticipazioni di un Correctorium ai cataloghi di S.E. Assemani e di A.M. Biscioni a cui il L. lavorò per vari anni, ma che non fu mai pubblicato; altre ricerche in questo campo confluirono invece in una produzione rappresentata da notizie, estratti e studi che si trovano inseriti nei lavori di orientalisti italiani e soprattutto stranieri.

Perché la figura del L. sia adeguatamente messa il luce, è opportuno andare oltre il dato più evidente della sua "sterilità" scientifica (l'espressione è di F. D'Ovidio): il valore dello studioso e l'apporto che fornì al rinnovamento della cultura italiana nel periodo postunitario si colgono appieno se si considerano anche altri aspetti della sua opera, innanzitutto i rapporti con gli intellettuali coevi e il magistero da lui esercitato. Della scuola del L. restano le tracce, tra gli altri, in uno studioso quale D. Castelli. Tra i suoi meriti è poi il notevole contributo che apportò alla diffusione e all'organizzazione degli studi di orientalistica, impegnandosi in un'intensa attività testimoniata ampiamente dai carteggi. Insieme con E. Teza, C. Schiaparelli, C. Puini e F. Finzi diede vita a Firenze (1871) alla Società italiana per gli studi orientali, prima associazione di orientalisti in Italia, di cui fu vicepresidente e compilatore dell'Annuario, insieme con D. Comparetti (la presidenza fu assunta da M. Amari). Entrò quindi nel consiglio direttivo dell'Accademia orientale istituita presso la sezione di filosofia e filologia dell'Istituto di studi superiori (1877) e fece parte del consiglio di redazione del Bollettino italiano degli studii orientali (1876-82), in cui pubblicò notizie di libri e manoscritti. Membro del comitato ordinatore del IV Congresso internazionale degli orientalisti, che si svolse a Firenze nel settembre 1878, si dedicò alla sua organizzazione e alla cura dei relativi Atti (Firenze 1880-81). Collaborò con A. De Gubernatis nella fondazione della Società asiatica italiana (1886), in cui ricoprì prima l'ufficio di vicepresidente e, dal 1891 sino all'anno della morte, di presidente effettivo; in tale veste sovrintese al Giornale della Società asiatica italiana, che ebbe diffusione e collegamenti anche fuori Europa, e fu vicepresidente del comitato ordinatore del XII Congresso internazionale degli orientalisti (Roma, ottobre 1899). Su incarico del governo diresse la compilazione dei cataloghi dei manoscritti orientali di alcune biblioteche italiane secondo il progetto ideato da Amari (I codici orientali delle biblioteche italiane, in Il Bibliofilo, I [1880], pp. 145 s.). Socio di molte altre istituzioni culturali, ebbe un ruolo di rilievo anche nell'Accademia della Crusca, della quale fu accademico residente, membro della deputazione di revisione delle stampe dal 1889, segretario dal marzo 1890 al 1897.

Provato dalla perdita della moglie e di due figli, il L., non ancora in pensione, morì a Firenze il 27 ott. 1914.

Una bibliografia essenziale degli scritti del L. si trova in Riv. degli studi orientali, V (1913), pp. 96 s., 378 s.; altri scritti sono segnalati in M. Schwab, Répertoire des articles relatifs à l'histoire et à la littérature juives… (1899-1902), I-III, Paris 1914-23, p. 266; indicazioni ulteriori in A. De Gubernatis, Matériaux pour servir à l'histoire des études orientales en Italie, Paris 1876, ad ind., in Id., Diz. biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 614 s., e in Id., Dict. international des écrivains du monde latin, Rome-Florence 1905, pp. 861 s. Si tengano inoltre presenti: Etimologie, in Giornale di erudizione, I (1889), pp. 109-111; tra le recensioni e le segnalazioni: J. Goldenthal, Il Dante ebreo… (Vienna 1851), in L'Etruria, II (1852), pp. 65-77; Bibliografia orientale, ibid., pp. 457-459; Canones s. Hippolyti arabice… (a cura di D.B. de Haneberg, Monachii 1870), in Riv. europea, III (1870), pp. 596-599; G.I. Ascoli, Lezioni di fonologia comparata… (Torino-Firenze 1870), in La Gioventù, IX (1870), pp. 465-468; altre in Boll. italiano degli studii orientali, I (1876-77), pp. 22 s., 104 s., 183 s., 344-346; n.s., IV (1878), pp. 72 s., e nelle annate 1888-1908 del Giornale della Società asiatica italiana.

Fonti e Bibl.: Nella Biblioteca apost. Vaticana è in corso di ordinamento, a opera di P. Parodi, il Fondo Lasinio, donato dagli eredi. Ne fanno parte appunti, schede (tra cui quelle relative al Glossario etimologico sopra menzionato), note, bozze di stampa con correzioni ecc.; nonché un vastissimo epistolario in cui compaiono, fra i corrispondenti, celebri orientalisti stranieri e gli studiosi italiani più rappresentativi della cultura filologico-linguistica contemporanea. A Firenze, per cura di I. Zatelli, sono in corso il riordino e la catalogazione di un altro Fondo Lasinio, costituito dalla sua ricca biblioteca, acquisita dalla facoltà di lettere e filosofia. Altri carteggi: Firenze, Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria, D. Comparetti, I.L.11, sc. 8; materiali anche in Società asiatica, fondo in corso di catalogazione; Ibid., Biblioteca nazionale, De Gubernatis, cass. 74, n. 1, lettere di e al L. (cfr. catalogo carteggi in sala mss.); Palermo, Biblioteca centrale della Regione siciliana, Carteggio Amari, voll. LX, LXIV, LXV, LXV bis, LXVI; Roma, Biblioteca dell'Acc. nazionale dei Lincei, Carte Ascoli (catalogo, ad nomen); Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. it., cl. X, 431 (=11741: il L. a Teza). Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale, b. 1143; Dir. gen. istruzione superiore, fascicoli pers. dei prof. ordinari, II vers., serie I, b. 79.

Necrologi: Giorn. della Soc. asiatica italiana, XXVI (1913-14), pp. 317-320; F. L., in Riv. degli studi orientali, VI (1914-15), pp. 1420 s.; F. D'Ovidio, Inaugurazione dell'a.a. 1914-15. Discorso, in Atti della R. Accademia dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze morali, storiche e filosofiche, s. 5, XXIII (1914-15), pp. 287 s. (poi in Id., Opere, XIV, Caserta 1930, pp. 328-330); G. Mazzoni, Rapporto…, in Atti della R. Accademia della Crusca 1913-14, 1915, pp. 27-30; I. Pizzi, F. L., in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, L (1914-15), pp. 303-307; F. Scerbo, F. L., in Annuario del R. Istituto di studi superiori per l'a.a. 1914-15, Firenze 1915, pp. 169 s.

D. Comparetti, Sugli studi ebraici in Italia e sul prof. L., in Riv. italiana di scienze, lettere ed arti, III (1862), pp. 1690-1692; S.D. Luzzatto, Epistolario italiano, francese, latino, pubblicato dai suoi figli, I-II, Padova 1890, ad ind.; D. Comparetti, Diario (1855-59), in E. Frontali Milani, Gli anni giovanili di D. Comparetti, 1848-1859 (Dai suoi taccuini e da altri inediti), in Belfagor, XXIV (1969), pp. 206 s.; R. Peca Conti, Carteggio G.I. Ascoli - E. Teza, Napoli 1976 (poi Pisa 1978), ad ind.; S. Toscano, Introduzione al carteggio Comparetti - Amari, in Siculorum Gymnasium, n.s., XXXII (1979), pp. 419-421, 424 s., 460, 462, 472. Inquadramenti critici in G. Landucci, Sull'origine del linguaggio. Note e documenti, in Critica storica, XVIII (1981), pp. 223-263 passim (con brani di lettere inedite); R. Peca Conti, Dal carteggio Ascoli - Lasinio(1862-1900), in Quaderni giuliani di storia, VII (1986), pp. 273-296; Encyclopaedia Iudaica, X, Berlin 1934, col. 663 (U. Cassuto); Enc. Italiana, XX, p. 559 (G. Levi Della Vida).

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