BOCCHI, Faustino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BOCCHI, Faustino

Camillo Boselli

Figlio di Giacomo e di Giulia Faioni, nacque in Brescia il 17 giugno 1659. Non sappiamo se il B. si sia mai mosso da Brescia; il Carboni e l'autore del manoscritto K. V. 4 mis. 1 della Biblioteca Queriniana citano, seppur con molta incertezza, un suo soggiorno presso la corte di Firenze, soggiorno che appare improbabile dato l'assoluto silenzio dell'Averoldi che pure cita le tre opere dipinte dal B. per quella corte (già a Pitti - inv. 4829, 4839 e 5566 - si trovano, ora, l'ultima a Montecitorio in Roma e le altre nei depositi della galleria fiorentina). Certo è che il B. ebbe vita tranquilla, ed il suo studio viene presentato come un ricercato luogo di allegri conversari, allietati dalla musica della cetra di cui egli stesso era buon suonatore.

La tradizione fa il B. scolaro dell'Everardi, figurista, pittore di battaglie e di bambocciate, che lo istruì nei tre generi; mentre il documento Vinaccesi (Baroncelli, p. 101, doc. 5) afferma che il B. si formò inizialmente sotto Carlo Baciocchi e solo in seguito, quando questi si fu fatto frate, passò sotto l'Everardi: si trattò comunque di un periodo breve, terminato nell'anno 1678 con la morte del maestro.

Il B. morì a Brescia il 27 apr. 1741 (ibid., doc. 4).

Come pittore di figure, il B., nelle guide, appare autore di due Santi e di alcune Storie sacre nella distrutta chiesa della Pietà di Brescia (Carboni-Chizzola, Brognoli, Sala) e di piccoli quadretti con Storie di s. Benedetto nella chiesa di S. Spirito della stessa città (Maccarinelli), opere oggi purtroppo disperse delle quali sappiamo solo che erano di caldo colorito. È difficile fissare una cronologia dell'opera del B. perché, pur firmando spesso e per disteso le sue opere, non ne ha datata alcuna. Un filo cronologico, peraltro assai labile, è possibile seguire attraverso il variare di motivi iconografici e l'insistere di forme classicheggianti; si può infatti osservare che il B. da scene giocate prevalentemente su toni bassi e tenebrosi, poco arricchite da squarci paesaggistici, passa ad una pittura più mossa e più sciolta nella composizione, più schiarita nel colore, più arricchita nella fantasia, anche se rimane sempre vivo il contrasto tra la parte paesaggistica, chiara e vibrante, e quella delle figure, piuttosto bassa di tono, anche se calda e luminosa.

In questo contesto si connette esattamente il S. Marco del 1726. Infatti documenti recentemente scoperti hanno permesso di attribuire e datare questa che è l'unica opera di figura rimastaci, cimiero di una delle porte interne della chiesa della Carità: nella quale è identificabile una lontana eredità del Panfilo mediata dal Baciocchi. Dal confronto del pagamento ricevuto dal B. con quello per un'opera identica versato ai pittori Avogadro, Tortelli e Antonio Paglia, si può altresì inferire che il B. non era molto considerato.

Purtroppo a tutt'oggi non sono identificabili le opere del B. battaglista, nelle quali, oltre che all'Everardi, potrà essersi ispirato al bresciano Francesco Monti che dell'Everardi era stato maestro. La grande fama del B. fu dovuta però, sin dai suoi tempi, alle bambocciate, genere di cui egli fece la fortuna in ambito veneto e che lo rese più celebre, forse, dei reali suoi meriti. Un genere, questo, dove il piacere fiammingo degli "strigozzi", pur rimanendo sul piano d'una irrealtà fantastica, acquista una vena di umana cotidianità, sempreché si considerino queste sue opere solo come scherzi pittorici, fantastici e divertenti, e non, come forse anche sono, boutades talvolta volgari e pesanti sino a giungere a doppi sensi neppure troppo velati.

Pittore assai modesto, afferma la Calabi, e ci pare giudizio un po' troppo severo; forse superficiale, ma modesto no, in quanto bastano a testimoniare le sue doti e la sua abilità gli sfondi paesaggistici delle sue opere che si possono considerare tarde, schiariti e vibranti, i quali preludono in certi toni all'Albrici che del B. fu scolaro; così il S. Marco della Carità che, senza essere un capolavoro, dimostra mano presta e colore saporito.

Il più aggiornato elenco delle opere (settantotto) del B. è raccolto dalla Baroncelli che cita anche quelle nominate dalle fonti ma non identificate (pp. 105-111, 111-114). Opere del B. sono conservate, oltre che nei depositi di Pitti ed a Montecitorio (le tre bambocciate citate), nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia (Il guastafeste, La caccia al pulcino), nel Museo di Breno (Nani che si scaldano al fuoco), alla Soprintendenza alle Gallerie di Milano (sei quadretti di vario genere), nel Museo Civico di Padova (Il nano in trappola, Il malato dinanzi all'ara di Pan, Il pappagallo rosso, L'assalto del granchio), nel Museo Nazionale di Varsavia (La caccia al Pulcino, Bollitura dei maccheroni,La cura del merlo,Danza di nani in riva ad un fiume) e in numerose collezioni private italiane.

Fonti e Bibl.: Una bibliografia completa è in M. A. Baroncelli, F. Bocchi, E. Albrici, pittori di bambocciate, Brescia 1965, dove però non sono registrati i documenti che si riferiscono al S. Marco nella chiesa della Carità; Archivio di Stato di Brescia, Fondo Luoghi Pii, Chiesa della Carità, spese 1717-1758, c. 12; Ibid., Filze Ricevute di uscita 1717-1759, polizza n. 36. Si veda inoltre: G. A. Averoldi, Le scelte Pitture di Brescia, Brescia 1700, pp. 253, 263; P. A. Orlandi, Abecedario pittor., Bologna 1704, p. 147; Firenze, Bibl. Naz. Centr., ms. Palatino, E. B. IX, 5: M. N. Gaburri, Vite di artisti (c. 1750), II, p. 845; Brescia, Bibl. Querin., ms. C. I. 1: A. Cazzago, Successi di Brescia, c. 310; F. Maccarinelli, Le glorie di Brescia, 1747-1751, a cura di C. Boselli, Brescia 1959, p. 84; [G. B. Carboni-L. Chizzola], Le pitture e sculture di Brescia..., Brescia 1760, pp. 85, 159; Venezia, Bibl. Marciana, ms. 5110: N. Melchiorri, Vite di Pittori veneti, c. 325; M. Oretti, Pitture dello Stato Veneto (1775), a cura di C. Boselli, in Commentarii dell'Ateneo di Brescia, CLVI (1957), p. 157; G. B. Carboni, Not. istor. delli pittori, scultori ed architetti bresciani, a cura di C. Boselli, Brescia 1962, pp. 16, 23, 39; Brescia, Bibl. Queriniana, ms. K. V. 4, mis. 1: Not. sui pittori... del corrente sec. XVIII, c. 2; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Milano 1825, III, p. 276; P. Brognoli, Nuova guida di Brescia, Brescia 1826, p. 129; A. Sala, Pitture ed altri oggetti a Brescia, Brescia 1834, p. 85; S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani, Brescia 1877, p. 31; U. Ojetti-L. Dami-N. Tarchiani, La pittura italiana del Seicento e Settecento alla mostra di palazzo Pitti (catal.), Milano 1923, pp. 21, 39; M. Nugent, Alla mostra della pittura del 600 e 700. Note ed impressioni, San Casciano di Val di Pesa 1925, I, pp. 289-95; G. Fiocco, La Pittura veneta del Seicento e Settecento, Verona 1929, pp. 48, 70; G. Delogu, Pittori veneti minori del 700, Venezia 1930, p. 75; Id., Pittori minori liguri e lombardi..., Venezia 1931, pp. 187, 195; E. Calabi, La pittura a Brescia nel Seicento e Settecento, Brescia 1935, pp. XXXIII s., 11-13; G. Martin Mery, Bosch, Goya et le fantastique, Bordeaux 1957, p. 6; P. Bautier, F. B. peintre de nains, in La Revue belge d'archéol. et d'hist. de l'art, XXVIII (1959), pp. 205-209; B. Passamani, La pittura dei secc. XVII e XVIII, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp. 621-623 e nota; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 153.

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