Fase dello specchio

Dizionario di Medicina (2010)

fase dello specchio


Momento in cui il bambino, tra i 6 e i 18 mesi di vita, si guarda nello specchio e dà segno di riconoscere la propria immagine. È Jacques Lacan nel 1936 a introdurre nella psicoanalisi freudiana la locuzione di f. dello s., intesa come momento in cui nella mente infantile si comincia a costituire il nucleo dell’Io. In tale età il bambino è ancora in uno stato di assoluta dipendenza e di relativa immaturità della coordinazione motoria; riconoscere sé stesso nell’immagine riflessa nello specchio gli dà un senso di giubilo e di allegria, come testimoniato dalla mimica e dai gesti del piccolo durante questa piccola avventura. Tale intuizione si accorda con le esperienze condotte nell’ambito della psicologia sperimentale sugli umani e sui primati, che confermano l’importanza, per la costituzione del senso di identità individuale, della capacità di comprendere che la figura nello specchio è il riflesso di sé: una sorta di ‘forma’ della propria unità psicofisica. La f. dello s. di Lacan si può far corrispondere, nella linea della teorizzazione freudiana sul processo di sviluppo (➔), al passaggio dall’autoerotismo – che precede la costituzione dell’Io – al narcisismo (➔). In epoca successiva (1967) il pediatra e psicoanalista Donald Winnicott ha sviluppato il tema lacaniano della f. dello s., osservando che il bambino, in quella fascia di età, non si guarda da solo allo specchio; per dare senso all’esperienza è necessario che la madre – o un’altra persona che abbia con lui un rapporto privilegiato – lo ponga di fronte alla superficie riflettente che rimanda l’immagine di entrambi, e lo incoraggi a guardare e a festeggiare la scoperta di sé in un clima emotivo di allegria e di gioco. Secondo Winnicott, la f. dello s. presuppone un’esperienza precedente in cui il bambino si è visto rispecchiato dallo sguardo materno. «Che cosa vede il lattante quando guarda il viso della madre? Secondo me [...] vede sé stesso. In altre parole la madre guarda il bambino e ciò che essa appare è in rapporto con ciò che essa scorge» (Gioco e realtà, 1967).