FASCISMO

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

FASCISMO (XIV, p. 847)

Oreste RANELLETTI
Guido BORTOLOTTO

Il Partito nazionale fascista. - L'organizzazione del P.N.F. - L'organizzazione del P. N. F. è determinata dallo statuto del Partito, che è approvato con decreto reale su proposta del capo del governo, primo ministro segretario di stato, udito il Gran Consiglio del fascismo e il consiglio dei ministri (legge 14 dicembre 1929, n. 2099), e dai regolamenti annessi. Lo statuto attualmente in vigore fu approvato con decreto reale 28 aprile 1938, n. 513, nel testo deliberato dal Gran Consiglio nella seduta del 12 marzo 1938. Dalla costituzione del Partito (novembre 1921) lo statuto subì revisioni e aggiornamenti una prima volta nel 1926 (Gran Consiglio dell'8 ottobre), e successivamente nel 1929 (Gran Consiglio del 18 dicembre), nel 1932 (Gran Consiglio del 12 novembre e r. decr. 17 novembre 1932, n. 1456), e nel 1938 (Gran Consiglio del 12 marzo).

Il P. N. F., definito nello statuto (art. 1) una milizia civile volontaria agli ordini del Duce e al servizio dello stato fascista, è il partito unico del regime (art. 11) ed ha per compiti la difesa e il potenziamento della rivoluzione fascista e l'educazione politica degl'Italiani (art. 3).

Il P. N. F. è costituito (art. 10) dai fasci di combattimento, i quali sono inquadrati nelle provincie del regno, nei governi dell'Impero, nelle provincie della Libia e nel possedimento delle Isole Egee in Federazioni dei fasci di combattimento. Presso i fasci di combattimento, i quali nell'ambito di ciascuna federazione sono raggruppati in zone, possono essere costituiti gruppi rionali, settori e nuclei. Sono organizzazioni del P. N. F.: l'Associazione fascista famiglie caduti, mutilati e feriti per la rivoluzione; i Gruppi dei fascisti universitarî; la Gioventù italiana del Littorio; i fasci femminili; l'Associazione fascista della scuola; l'Associazione fascista del pubblico impiego; l'Associazione fascista dei ferrovieri dello stato; l'Associazione fascista dei postelegrafonici; l'Associazione fascista degli addetti alle aziende industriali dello stato; l'Opera nazionale dopolavoro; l'Unione nazionale ufficiali in congedo d'Italia; il Comitato olimpico italiano; la Lega navale italiana.

Dipendono direttamente dal P. N. F.: l'Unione nazionale fascista del Senato; l'Istituto nazionale di cultura fascista; l'Associazione nazionale volontarî di guerra; la Federazione nazionale arditi d'Italia; la Federazione nazionale volontarî garibaldini; le associazioni d'arma; l'Ente radio rurale.

1. Capo del P. N. F. è il Duce, il quale impartisce gli ordini per l'azione da svolgere e convoca a gran rapporto le gerarchie del P. N. F. (art. 2).

I gerarchi del P. N. F. sono i seguenti: 1. il segretario del P. N. F.; 2. i componenti il direttorio nazionale del P. N. F.: 3. gli ispettori del P. N. F.; 4. il segretario federale; 5. i componenti il direttorio federale; 6. gli ispettori federali; 7. il segretario politico del fascio di combattimento; 8. i componenti il direttorio del fascio di combattimento; 9. il fiduciario del gruppo rionale fascista; 10. i componenti la consulta del gruppo rionale fascista; 11. il caposettore; 12. il capo-nucleo (art. 12).

Il Partito ha inoltre organi collegiali. Tali sono. il Gran Consiglio del fascismo, organo collegiale supremo (v. consiglio: il Gran Consiglio, XI, p. 196 seg.; App.), il quale delibera sullo statuto e sulle direttive del P. N. F. (art. 13).

Il Consiglio nazionale del P. N. F., presieduto dal segretario del Partito e costituito dai componenti il direttorio nazionale, dagli ispettori del P. N. F. e dai segretarî federali, esercita funzioni consultive su iniziativa del segretario del Partito (art. 17).

I componenti il Consiglio nazionale del P. N. F. sono membri di diritto, a cagione delle loro funzioni e per la durata di queste, della Camera dei fasci e delle corporazioni (art. 18).

Sono organi consultivi ed esecutivi il direttorio nazionale del P. N. F. presieduto dal segretario del P. N. F. e costituito da tre o quattro vicesegretarî, da un segretario amministrativo e da otto o nove componenti (art. 16); il direttorio della Federazione dei fasci di combattimento, presieduto dal segretario federale e composto da uno o due vicesegretarî federali, da un segretario federale amministrativo e da sette o nove componenti (art. 26); il direttorio del fascio di combattimento, presieduto dal segretario politico e composto da un vicesegretario politico, da un segretario amministrativo e da sei componenti (art. 26); e la consulta del gruppo rionale fascista, presieduta dal fiduciario del gruppo e composta da un vicefiduciario, da un consultore amministrativo e da quattro componenti (art. 26).

2. Tutte le cariche e i comandi sono affidati a camicie nere che abbiano operato o combattuto per la rivoluzione, oppure ai fascisti che provengono dalle organizzazioni giovanili. Le nomine e le revoche vengono proposte dal Duce (capo del governo) al Re, per il segretario del Partito; dal segretario del Partito al Duce per i componenti il direttorio nazionale e per i segretarî federali; dal segretario federale al segretario del Partito per i componenti il direttorio federale.

Gl'ispettori del P. N. F. sono nominati e revocati dal segretario del Partito, il quale ha la facoltà di attribuire a uno o più di essi la qualifica di "ispettori per l'Africa italiana" e di "Ispettori del lavoro per l'Africa Italiana" (art. 15). Il segretario federale nomina e revoca gl'ispettori federali e i segretarî politici, che gli propongono la nomina e revoca dei componenti il direttorio del fascio di combattimento, dei fiduciarî dei gruppi rionali, dei capi-settori e dei capi-nucleo.

Il segretario del Partito, cui spettano il titolo e le funzioni di ministro segretario di stato, è responsabile verso il Duce degli atti e dei provvedimenti del P. N. F., che egli rappresenta a tutti gli effetti. Emana norme per il funzionamento degli organi e delle organizzazioni del P. N. F. e degli enti dipendenti dal P. N. F., esercita un controllo politico sulle organizzazioni del regime e sul conferimento ai fascisti di cariche e d'incarichi di carattere politico, ha facoltà di esonerare dalle cariche e dagl'incarichi di partito i gerarchi dipendenti, di annullarne o modificarne i provvedimenti, avendo nei loro riguardi potere di sostituzione (art. 14 e 15).

Il segretario federale regge la Federazione dei fasci di combattimento, attua le direttive ed esegue gli ordini del segretario del P. N. F., promuove e controlla l'attività dei fasci di combattimento e delle organizzazioni del P. N. F., e controlla, nell'ambito della provincia, le organizzazioni del regime e il conferimento ai fascisti delle cariche e degl'incarichi. Il segretario federale, cui sono subordinati i gerarchi provinciali delle organizzazioni del P. N. F. e degli enti dipendenti dal P. N. F., rappresenta nella provincia il P. N. F. a tutti gli effetti (art. 23). Il segretario politico regge il fascio di combattimento ed esercita nell'ambito. del territorio in cui opera il fascio di combattimento, funzioni analoghe a quelle del segretario federale.

L'afflusso normale nelle file del P. N. F. avviene con il passaggio dalle organizzazioni giovanili per mezzo della Leva fascista che si effettua ogni anno (art. 19).

3. Condizione necessaria per appartenere al P. N. F. è la cittadinanza italiana (art. 8). Il fascista, che "comprende la vita come dovere, elevazione, conquista e deve sempre avere presente il comandamento del Duce: credere obbedire combattere" (art. 4), all'atto della sua entrata nel Partito presta giuramento con la formula fascista, nelle mani del segretario politico (art. 9).

Il fascista che violi la disciplina politica e morale del Partito o sia rinviato a giudizio penale è deferito agli organi disciplinari competenti (art. 27; corte centrale di disciplina, commissione federale di disciplina, commissione di disciplina) ed è passibile delle punizioni contemplate nello statuto (art. 28): 1. deplorazione; 2. la sospensione a tempo determinato (dal minimo di un mese al massimo di un anno); 3. la sospensione a tempo indeterminato; 4. il ritiro della tessera; 5. la radiazione; 6. l'espulsione. Il segretario del Partito è competente a infliggere, revocare e modificare tutti i provvedimenti disciplinari. La commissione federale di disciplina è competente ad infliggere i provvedimenti di cui ai numeri 1, 2 e 3. Il segretario federale è competente ad infliggere su proposta della commissione federale di disciplina il provvedimento di cui al n. 4 e direttamente, nei casi urgenti, tutti i provvedimenti tranne quelli di cui ai numeri 5 e 6, per i qualì deve avanzare sempre proposta al segretario del Partito. Per i provvedimenti inflitti dal segretario federale è ammesso il ricorso al segretario del P. N. F. e per quelli adottati dalla commissione federale di disciplina al segretario federale; i provvedimenti però, nonostante il ricorso, sono immediatamente esecutivi (art. 32).

Il segretario del P. N. F. ha la facoltà di riesaminare la posizione dei fascisti puniti e può revocare o modificare i provvedimenti disciplinari adottati (art. 35). Il segretario federale può riesaminare la posizione dei fascisti puniti e determinare la cessazione, la modificazione o la revoca dei provvedimenti adottati da lui o dalla commissione federale di disciplina, però, quando si tratti dei provvedimenti di cui ai numeri 4, 5 e 6, deve avanzare motivate proposte al segretario del P. N. F., cui spetta la decisione sulla riammissione (art. 36).

Il P. N. F. contava al 28 ottobre 1937, 2.152.240 iscritti.

Per la posizione costituzionale del P. N. F. e del segretario del Partito e per le attribuzioni di quest'ultimo, v. sotto.

4. Gruppi dei fascisti universitari. - I gruppi dei fascisti universitarî (G. U. F.) posti alla diretta dipendenza del segretario del P. N. F. "inquadrano la gioventù studiosa italiana, per educarla secondo la dottrina del fascismo" (art. 1 del regolamento allegato allo statuto del P. N. F.).

Possono appartenere ai G. U. F.: a) dai 18 ai 21 anni, gli iscritti ad un'università o a un istituto superiore o ad un'accademia militare, provenienti dalla G. I. L.; b) dai 21 ai 28, gli iscritti ad una università o ad un istituto superiore o ad un'accademia militare, che appartengano al P. N. F.; c) sino al 28° anno di età, i laureati o gli ufficiali provenienti da un'accademia militare, iscritti al P. N. F.; d) dai 21 ai 28 anni, gli iscritti al P. N. F., in possesso di diploma di un istituto medio superiore.

L'iscrizione al G. U. F. per gli studenti universitarî è subordinata al conseguimento del brevetto sportivo.

Presso ogni capoluogo di provincia è costituito un gruppo dei fascisti universitarî retto da un segretario e da un direttorio composto da un vice-segretario e da 5 componenti. Il segretario del G. U. F. fa parte del direttorio della Federazione dei fasci di combattimento.

Nelle sedi di università il segretario del gruppo dei fascisti universitarî ha per collaboratori anche i fiduciarî di facoltà e i capi corso.

In ogni città dove risiedono almeno 25 fascisti universitarî è costituito un nucleo di fascisti universitarî retto da un fiduciario, il quale fa parte del direttorio del fascio di combattimento locale.

Presso ogni accademia militare è costituito un nucleo retto da un fiduciario.

Segretario dei gruppi dei íascisti universitarî è il segretario del P. N. F., coadiuvato da un vicesegretario dei gruppi dei fascisti universitarî.

Presso ogni G. U. F. sono costituite: una sezione femminile, una sezione laureati e diplomati e una sezione studenti stranieri.

La sezione femminile tende "ad affinare le virtù spirituali, intellettuali e fisiche della gioventù studiosa femminile, preparandola al compito che il fascismo attribuisce alla donna italiana" ed è retta da una fiduciaria che è anche collaboratrice della fiduciaria provinciale dei fasci femminili.

La sezione laureati e diplomati svolge principalmente opera di assistenza e di tutela verso i proprî iscritti, è retta da un fiduciario ed ha i proprî rappresentanti nei direttorî dei sindacati nazionali fascisti e nei direttorî dei sindacati periferici, inquadrati nella Confederazione faseista dei professionisti e degli artisti.

La sezione studenti stranieri raccoglie gli studenti stranieri delle università italiane con lo scopo di renderli partecipi alla vita dei G. U. F. ed è retta da un fiduciario.

D'intesa con la segreteria generale dei fasci italiani all'estero sono stati costituiti presso ogni centro estero di studî un gruppo dei fascisti universitarî che è retto da un segretario ed ha scopi educativi, assistenziali e propagandistici.

Per i fascisti universitarî valgono le stesse norme disciplinari fissate per gl'iscritti al P. N. F. e contemplate nello statuto del P. N. F.

Per poter assolvere i complessi e molteplici compiti i G. U. F. si servono di speciali sezioni e uffici che curano le attività riguardanti l'organizzazione, la cultura e l'arte, lo sport e l'assistenza.

L'attività culturale ed artistica si esplica nello studio dei principî della dottrina fascista e nella preparazione dei fascisti universitari alle varie manifestazioni culturali ed artistiche le quali culminano, attraverso i Pre-Littoriali, nei Littoriali della cultura e dell'arte. Notevoli, in questo campo, sono anche le attività teatrale, cinematografica, editoriale e giornalistica. Attività che hanno trovato la loro espressione concreta nella Scuola di mistica fascista istituita a Milano e intitolata a Sandro Italico Mussolini, nel teatro sperimentale dei G. U. F. istituito a Firenze, nel controllo di tutta l'attività cinedilettantistica affidata ai G. U. F. dal Ministero della cultura popolare, nei varî giornali editi dai G. U. F. e nella raccolta e pubblicazione delle dispense dei corsi universitarî.

L'attività assistenziale viene svolta attraverso le case e le mense dello studente, gli ambulatori medici e l'attività editoriale.

L'attività sportiva è svolta di concerto con il C. O. N. I. in tutti i campi dello sport e trova la sua maggiore manifestazione nei Littoriali dello sport ai quali i fascisti universitarî giungono attraverso l'eliminatoria degli agonali.

L'organizzazione e la partecipazione a manifestazioni di carattere nazionale e internazionale, i campi invernali, le settimane alpinistiche e marinare completano l'attività sportiva dei G. U. F., che tendono soprattutto alla diffusione e alla valorizzazione dello sport tra le masse universitarie.

Ai G. U. F. è affidato il controllo sui corsi di preparazione politica per i giovani, istituiti presso le federazioni dei fasci di combattimento.

L'attività educativa e politica dei G. U. F. è completata dall'organizzazione dei Pre-Littoriali e Littoriali del lavoro cui possono partecipare tutti i giovani dai 18 ai 28 anni di età iscritti alla G. I. L. o al P. N. F. e ai rispettivi sindacati di categoria e che consistono in gare teoriche, vertenti sulle conoscenze tecniche e professionali e sugli elementi della storia del fascismo e delle istituzioni del regime con particolare riguardo all'organizzazione del lavoro, e in gare pratiche.

Gli iscritti ai G. U. F., 12.560 nel giugno 1927, raggiungevano gli 82.004 al 28 ottobre 1937.

5. Gioventù Italiana del Littorio. - La Gioventù Italiana del Littorio (G. I. L.) istituita in seno al P. N. F. alla diretta dipendenza del segretario del P. N. F. il quale ne è il comandante generale, è l'organizzazione unitaria e totalitaria delle forze giovanili del regime. Sorta per ordine del Duce, il 29 ottobre 1937, dalla fusione delle due organizzazioni giovanili del fascismo, l'O. N. B. e i FF. GG. C., la G. I. L. accoglie nelle sue file i giovani di ambo i sessi dai 6 ai 21 anno, che, ai fini dell'ordinamento, sono inquadrati nelle seguenti categorie: Giovani Fascisti (dai 17 ai 21 anno); Avanguardisti dai 14 ai 17); Balilla (dai 9 ai 13); Giovani Fasciste (dai 17 anni); Giovani Italiane (dai 15 ai 17); Piccole Italiane (dai 9 ai 14); Figli della Lupa, maschi e femmine (fino agli anni 8).

I compiti che si propone la G. I. L. sono, oltre che di natula essenzialmente politico-educativa, anche rivolti a curare la preparazione spirituale sportiva e militare dei giovani.

Alla G. I. L. è perciò affidato sia l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole elementari e medie, l'istituzione e il funzionamento di corsi, scuole, collegi, accademie aventi attinenza con le sue finalità, sia l'istruzione premilitare obbligatoria (terrestre, marinara, aeronautica).

Oltre questi compiti la G. I. L. svolge un'attività assistenziale attraverso i campi, le colonie climatiche, il patronato scolastico e le sezioni sanità e assistenza.

Cura inoltre l'organizzazione di viaggi e crociere, l'istituzione di corsi professionali e nel campo femminile, affiancando l'opera dei fasci femminili, l'istituzione di corsi a carattere domestico-sociale.

L'ordinamento della G. I. L. è parallelo all'organizzazione del P. N. F. e, pur tenendo nettamente distinte le varie categorie, in cui essa si suddivide, ha tuttavia uno spiccato carattere accentratore conferitogli dall'unicità di comando, il quale è affidato al centro al segretario del P. N. F., comandante generale della G. I. L., nel capoluogo di provincia al segretario federale, comandante federale della G. I. L., nel comune al segretario politico del fascio di combattimento, comandante della G. I. L. di fascio.

L'ordinamento contempla la netta distinzione tra la forza maschile inquadrata nei due reparti Balilla e Avanguardisti (AA. BB.), e Giovani Fascisti (GG. FF.) e la forza femminile inquadrata nei 4 reparti Figli della Lupa (di ambo i sessi), Piccole italiane (PP. II.), Giovani Italiane (GG. II.) e Giovani Fasciste (GG. FF.).

I reparti maschili fanno capo gerarchicamente nel comune al comandante della G. I. L. di fascio di combattimento, al vice-comandante della G. I. L. di fascio di combattimento e a due comandanti (uno per gli AA. BB. e l'altro per i GG. FF.), nel capoluogo al comandante federale della G. I. L., a due vice comandanti federali (uno per gli AA. BB. e uno per i GG. FF.) e al capo di stato maggiore federale e infine al comandante generale della G. I. L., ai vice comandanti generali, che sono i vice segretari del P. N. F., e a un comando generale retto dal capo di stato maggiore della G. I. L., coadiuvato dal sotto capo di stato maggiore della G. I. L.

I vice comandanti federali fanno parte del direttorio della Federazione dei fasci di combattimento.

Il vice comandante della G. I. L. di fascio di combattimento e i comandanti dei GG. FF. e degli AA. BB. fanno parte del direttorio del fascio di combattimento.

Le forze femminili fanno capo nel comune all'ispettrice della G. I. L. di fascio femminile, che è la segretaria del fascio femminile, alla vice-ispettrice della G. I. L. e a quattro capo gruppo (una per le GG. FF., una per le GG. II., una per le PP. II. e una per i Figli della Lupa), nel capoluogo all'ispettrice federale della G. I. L. che è la fiduciaria provinciale dei fasci femminili, alla vice ispettrice federale e a quattro capo raggruppamento (una per le GG. FF., una per le GG. II., una per le PP. II. e una per i Figli della Lupa, al centro all'ispettrice della G. I. L.

La vice ispettrice federale e le capo raggruppamento sono anche collaboratrici della fiduciaria provinciale dei fasci femminili.

La vice ispettrice della G. I. L. di fascio femminile e la capo gruppo sono collaboratrici della segretaria del fascio femminile.

Con r. decr. legge del 27 ottobre 1937, n. 1839, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 12 novembre 1937, n. 262, sono stati attribuiti al P. N. F. tutti i compiti prima assegnati all'O. N. B. (v. balilla, V, p. 966) e al Sottosegretariato per l'educazione fisica.

La G. I. L. contava all'inizio dell'anno XVI (29 ottobre 1937) 2.514.742 Balilla, 960.118 avanguardisti, 1.163.363 Giovani Fascisti, 2.164.530 Piccole Italiane, 483.145 Giovani Italiane e 256.085 Giovani Fasciste. In totale la forza della G. I. L. assommava a quella data a 7.541.983 iscritti.

6. Fasci femminili. - E affidato ai fasci femminili "il compito di concorrere ad attuare le opere assistenziali organizzate dal P. N. F., di divulgare e tenere desta l'idea fascista anche fuori dell'ambito della famiglia".

I fasci femminili costituiti presso ogni fascio di combattimento e retti da una segretaria, fanno capo in ciascuna provincia a una Federazione dei fasci femminili, retta da una fiduciaria provinciale.

L'ordine gerarchico è cosi stabilito: ispettrice delle organizzazioni femminili del P. N. F. nominata dal segretario del Partito; fiduciaria della Federazione dei fasci femminili, nominata su proposta del segretario federale dal segretario del Partito; vice fiduciaria; ispettrice di zona dei fasci femminili; segretaria provinciale sezione massaie rurali; segretaria provinciale sezione operaie e lavoranti a domicilio; segretaria provinciale per la preparazione coloniale della donna fascista; collaboratrice della fiduciaria; segretaria di fascio femminile o di gruppo rionale; vice segretaria; collaboratrice della segretaria; visitatrice di settore; visitatrice di nucleo; visitatrice; segretaria di sezione massaie rurali; segretaria di sezione operaie e lavoranti a domicilio; capo nucleo massaie rurali.

Presso i fasci femminili sono costituite due speciali sezioni deIiominate sezione massaie rurali e sezione operaie e lavoranti a domicilio: la prima inquadra le donne che risiedono abitualmente in comuni a carattere rurale e che appartengono a famiglie di proprietarî coltivatori diretti, affittuarî coltivatori diretti, coloni e mezzadri e operai agricoli e si propone di promuovere la propaganda attiva presso le massaie della campagna e i centri rurali; facilitarne l'istruzione professionale; migliorare l'arredamento e l'igiene delle case rurali; favorire l'allevamento igienico della prole; fare apprezzare tutti i vantaggi della vita dei campi per contrastare la dannosa tendenza all'urbanesimo.

La sezione operaie e lavoranti a domicilio inquadra le donne operaie dipendenti da stabilimenti, da fabbriche o da manifatture varie, le lavoranti a domicilio e le donne appartenenti a famiglie operaie allo scopo di svolgere una propaganda fascista educativa, di promuoverne il miglioramento delle capacità professionali e domestiche, di curarne l'assistenza morale e sociale, di facilitarne, a mezzo degli uffici competenti, il collocamento, l'esercizio del lavoro a domicilio, l'applicazione di tutte le previdenze assistenziali e assicurative istituite dal regime per le donne lavoratrici.

Queste sezioni sono rette nell'ambito dei fasci femminili da una segretaria di sezione, nell'ambito delle federazioni dei fasci femminili da una segretaria provinciale.

I fasci femminili curano inoltre un programma di attività da svolgere per la preparazione della donna alla vita coloniale, preparazione intesa a creare nella donna fascista una potenza nazionale, riguardo ai compiti e alle esigenze della vita nelle terre dell'Africa italiana.

Le iscritte ai fasci femminili, in numero di 50.161 nel giugno 1927, raggiungevano al 28 ottobre 1937 il numero di 737.422 e le massaie rurali 895.514.

Associazioni fasciste. - Curano la formazione di una coscienza fascista nei loro iscritti (art. 2 del regol.), e l'appartenenza alle stesse, eccezion fatta per gli iscritti al P. N. F., che ne hanno l'obbligo, è volontaria e presuppone e importa piena e incondizionata adesione al regime fascista.

Gli iscritti alle associazioni fasciste al 28 ottobre 1937 erano: 148.475, per la scuola (così suddivisi: 109.940, scuola elementare; 32.264, scuole medie; 2645 professori universitarî; 2235 assistenti universitarî; 1391, belle arti e biblioteche); 266.652, per il pubblico impiego; 130.795, per i ferrovieri; 75.085, per i postelegrafonici; 96.424, per gli addetti alle aziende industriali dello stato.

7. Unione Nazionale Ufficiali in congedo d'Italia. - L'U. N. U. C. I. è istituita per legge ed è presieduta dal segretario del P. N. F.

Al 28 ottobre 1937 contava 210.613 iscritti.

8. Comitato Olimpico Nazionale Italiano. - Il C. O. N. I., presieduto dal segretario del P. N. F., coordina e disciplina l'attività sportiva italiana attraverso le federazioni sportive che sono le seguenti: 1. Federazione Italiana di Atletica Leggiera (F. I. D. A. L.); 2. Federazione Italiana Sport Invernali (F. I. S. I.); 3. Federazione Italiana di Nuoto (F. I. N.); 4. Federazione Italiana di Atletica Pesante (F. I. A. P.); 5. Reale Federazione Italiana di Canottaggio (R. F. I. C.); 6. Federazione Italiana di Scherma (F. I. S.); 7. Reale Federazione Ginnastica Italiana (R. F. G. I); 8. Federazione Italiana Sports Equestri (F. I. S. E.); 9. Federazione Ciclistica Italiana (F. C. I.); 10. Federazione Pugilistica Italiana (F. P. I.); 11. Federazione Italiana della Vela (F. I. V.); 12. Unione Italiana Tiro a Segno (U. I. T. S.); 13. Federazione Italiana Giuoco Calcio (F. I. G. C.); 14. Federazione Italiana Pallacanestro (F. I. P.); 15. Federazione Italiana Hockey e Pattinaggi (F. I. H. P.); 16. Reale Federazione Motociclistica Italiana (R. F. M. I.); 17. Reale Federazione Italiana Motonautica (R. F. I. M.); 18. Federazione Automobilistica Sportiva Italiana (F. A. S. I.); 19. Federazione Italiana Tennis (F. I. T.); 20. Federazione Italiana Tiro a Volo (F. I. T. A. V.); 21. Federazione Italiana Rugby (F. I. R.); 22. Federazione Italiana Golf (F. I. G.); 23. Federazione della Caccia (F. C.); 24. Centro Alpinistico Italiano (C. A. I.); 25. Associazione Italiana Cronometristi (A. I. C.); 26. Federazione Italiana Medici degli Sportivi (F. I. M. S.). V. anche olimpici, giuochi, XXV, p. 280.

Gl'iscritti raggiungevano complessivamente al 28 ottobre 1937 il numero di 806.979.

Opera Nazionale Dopolavoro: v. dopolavoro, xIII, p. 155, e App.

Lega Navale Italiana: v. lega navale italiana. Al 28 ottobre 1937 gli iscritti e aderenti erano 163.199.

9. Istituto Nazionale di Cultura Fascista. - Nacque come organo del direttorio nazionale del P. N. F., col compito di svolgere una sistematica azione dì cultura per la formazione di una coscienza politica nazionale salda e organica". Fu inaugurato in Campidoglio, alla presenza del Duce, con un discorso del suo primo presidente, Giovanni Gentile, il 19 dicembre 1925 (il primo statuto è del 10 agosto 1925). Fu eretto in ente morale con r. decr. 6 agosto 1926, che approvava il nuovo statuto, del 20 luglio. Lo statuto attualmente in vigore è quello pubblicato nel Foglio di disposizioni, n. 847, del 3 agosto 1937

L'istituto ha per scopi (art. 1): "a) di promuovere e coordinare gli studî sul fascismo; b) di tutelare, diffondere, all'interno e all'estero, le idealità, la dottrina del fascismo e la cultura nazionale mediante corsi di lezioni, pubblicazioni, collezioni di libri e opuscoli, istituzioni di biblioteche; c) di promuovere e disciplinare la propaganda corporativa".

Le origini dell'Istituto risalgono al congresso di Bologna del 29 marzo 1925 che radunò tutti gl'intellettuali fascisti, ed emanò un manifesto rivolto agl'intellettuali di tutte le nazioni, in cui furono esposte e chiarite le ragioni storiche e ideali del fascismo; il "fascismo, alle sue origini, fu un movimento politico e morale. La politica sentì e propugnò come palestra di abnegazione e sacrificio dell'individuo ad un'idea, in cui l'individuo possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà ed ogni suo diritto; idea che è patria, come ideale che si viene realizzando storicamente senza mai esaurirsi, tradizione storica determinata e individuata di civiltà; ma tradizione che nella coscienza del cittadino, lungi dal restare morta memoria del passato, si fa personalità consapevole di un fine da attuare; tradizione perciò e missione".

Ispirandosi a questo concetto il Partito nazionale fascista si fece assertore della sua fede nella sua cultura, fondando l'Istituto nazionale di cultura fascista, destinato, provvisoriamente, a sventare la manovra antifascista, precaria e contingente per la sua stessa natura, e, in maniera costante, a costituire un punto ideale di resistenza e d'irradiazione all'interno dello stesso fascismo. Istituto, che, a somiglianza di tutte le accademie tradizionali, riunisse e coordinasse, dal punto di vista fascista, tutti gli uomini più eminenti nelle varie discipline onde si compone l'organismo del pensiero scientifico; ma, a differenza delle vecchie accademie, queste energie stimolasse a non rinchiudersi in astratte speculazioni remote da ogni azione sulla vita nazionale, economica, morale e politica, e anzitutto le rivolgesse a illuminare e formare la coscienza della nuova Italia che i fascisti vagheggiano, fiera del suo passato glorioso e insieme possente per rinnovato fervore di lavoro e di pensiero nella disciplina dello stato consapevole degli alti destini nazionali.

L'Istituto, sottoposto all'alta vigilanza del Duce, è alla diretta dipendenza del segretario del Partito.

Ha come organi centrali, un presidente, nominato con decreto del Duce su proposta del segretario del Partito, e un consiglio direttivo composto dal presidente, da due vice presidenti, di cui uno viene nominato tra i fiduciarî nazionali dell'Associazione fascista della scuola, e da 15 consiglieri, fra i quali gli altri due fiduciarî dell'A.F.S., il vice-segretario dei G. U. F., il presidente della Confederazione fascista professionisti e artisti, il vice presidente della Corporazione delle professioni e delle arti. In ogni capoluogo di provincia e nei centri dell'Impero sedi della Federazione dei fasci di combattimento sono istituite delle sezioni rette da un presidente e da un consiglio direttivo; nei comuni sede di università e in quelli che abbiano tradizioni di studî e di cultura sono istituite delle sottosezioni rette da un fiduciario e da un consiglio direttivo. Le sezioni agiscono nell'orbita delle Federazioni provinciali, di cui si possono dire l'organo culturale, attorno al quale tutte le altre istituzioni si coordinano, pur rimanendo distinte, sia dal punto di vista amministrativo sia nella loro specifica attività.

L'Istituto ha una larghissima rete di soci, nazionali e provinciali, i quali partecipano alla sua attività direttamente o indirettamente, attraverso cioè le pubblicazioni; verso i quali va perfezionando sempre più i proprî rapporti. Conta circa 400 tra società e istituzioni aderenti, le quali tutte raccolgono complessivamente oltre 100.000 soci.

Lavorano nell'ambito dell'Istituto enti tra i più rappresentativi della cultvra: qui ricorderemo l'Istituto italiano di studî germanici, il Centro italiano di studî per le scienze amministrative, l'Istituto italiano di diritto internazionale, l'Istituto nazionale del dramma antico.

Dal 1932 l'Istituto ha assorbito, per disposizione del Ministero delle corporazioni, l'attività dei centri di cultura corporativa, provvedendo con la sua organizzazione a svolgere opera scientifica e di propaganda anche in questo speciale campo e aspetto del fascismo.

Nella sede centrale l'Istituto dispone di una grande biblioteca di cultura politica e storica, ricca di oltre 13.000 volumi, completa per quanto si riferisce alla letteratura sul fascismo, italiana e straniera; vi si possono consultare anche quotidiani italiani e stranieri tra i più importanti. Annesso alla biblioteca, è lo schedario centrale di bibliografia sul fascismo, e il centro d'informazioni bibliografiche sul fascismo.

L'Istituto pubblica una rivista politica mensile; Civiltà fascista (v. periodici, XXVI, p. 758), e cura l'edizione di un Annuario corporativo, che è la raccolta più completa dei provvedimenti legislativi di carattere corporativo e dei documenti relativi all'attività svolta nel campo sociale dagl'istituti e dalle associazioni sindacali, e delle collezioni: Biblioteca di cultura politica (pubblicati al 15 giugno 1938, n. 24 volumi); Collana di studi giuridici e storici (pubblicati 8 volumi); Classici del pensiero politico (pubblicati 7 volumi); Testimonianze (collana che mira a documentare le opere del fascismo e le azioni della rivoluzione: pubblicati 2 volumi); Bibliotechina corporativa (pubblicati 6 volumi); La conquista dell'Impero (pubblicati 2 volumi); Studi di civiltà fascista (pubblicati 19 volumi); Quaderni (pubblicati in 8 serie, n. 49 volumi); Documenti per la storia del fascismo (pubblicati 2 volumi). L'Istituto ha infine continuato la pubblicazione delle Guide bibliografiche (nella 2ª serie sono stati pubblicati 5 volumi), nonché ha curato la pubblicazione di opere varie di cultura stolico-politica.

Posizione giuridica del P. N. F. nello stato italiano.

1. Nell'ottobre del 1922 il Partito nazionale fascista assumeva il governo dello stato in seguito alla marcia su Roma e costituzionalmente con l'incarico dato dal re al capo del P. N. F., on. Mussolini, di formare il nuovo ministero. E assunto il potere esso si costituì presto unico partito politico nella vita costituzionale dello stato, vietando l'esistenza di ogni altro partito politico (statuto del P. N. F., art. 11).

Con ciò cessava in Italia il sistema di governo parlamentare, venendo meno una delle sue basi essenziali, la pluralità e uguaglianza dei partiti politici, alternantisi al governo dello stato, secondo il risultato delle elezioni politiche, per attuarvi il proprio programma. Si instaurava, invece, un "regime di autorità", a base di un partito politico unico, secondo una direttiva politica, impostasi anche ad altri popoli, di organizzare nel suo insieme tutta la vita nazionale, sociale e politica, con unità e continuità nella direzione politica del governo dello stato.

Il P. N. F. fu un partito politico solo nel primo periodo della sua vita. Assunto il potere, si è venuto gradatamente inserendo nello stato, collegandosi a mano a mano, sempre più intimamente, alla organizzazione statale e assumendo compiti che sono anche dello stato. Oggi del "partito" il P. N. F. non ha più che il nome. Esso si è posto nello stato come una istituzione di diritto pubblico fondamentale dell'attuale regime politico, che di sé condiziona tutta l'organizzazione e la vita politica e amministrativa dello stato. Depositario e custode dello spirito e del programma politico del fascismo, esso fa opera di difesa e di propaganda dei suoi principî in mezzo al popolo, di educazione politica e sociale del popolo stesso, di assistenza morale ed economica delle classi popolari, di propulsione della vita nazionale. Prepara, accompagna, integra l'azione dello stato in tutte le sue funzioni, assumendo compiti dello stato, collaboratore in ogni caso efficace degli organi statali.

2. Il P. N. F. condiziona di sé tutta l'organizzazione e la vita politica e amministrativa dello stato. In particolare: a) Per nomina del re, è capo del governo, primo ministro, il capo del P. N. F., Duce del fascismo; sono ministri segretarî di stato, membri del governo stesso, le persone appartenenti al P. N. F., che per la nomina a quell'ufficio sono proposte al re dal capo del governo.

Per queste nomine il Gran Consiglio del fascismo, su proposta del capo del governo, forma e tiene aggiornata una lista di nomi da presentare alla Corona, per la nomina a capo del governo, in caso di vacanza: e forma e tiene aggiornata un'altra lista di persone, che esso reputa idonee ad assumere funzioni di governo, come ministri o sottosegretarî di stato, in caso di vacanza di tali uffici.

E il Gran Consiglio del fascismo è un organo costituzionale dello stato: l'organo supremo consultivo politico del governo; e come organo dello stato fa le designazioni indicate (designazioni non vincolanti). Ma esso è anche organo del P. N. F., l'"organo supremo collegiale, che delibera sullo statuto e sulle direttive politiche del partito".

b) Al segretario del P. N. F., gerarca supremo del partito, la leggc ha attribuito il titolo e le funzioni di ministro segretario di stato, per cui egli fa parte del governo dello stato (governo del re) di diritto, cioè in quanto segretario del P. N. F.

c) Organi del P. N. F. o componenti di essi concorrono a costituire organi dello stato. Così:

α) I componenti del consiglio nazionale del P. N. F. (organo centrale che nel partito esercita funzioni consultive su iniziativa del segretario del partito) fanno parte (di diritto) della Camera dei fasci e delle corporazioni (organo, che dev'essere ancora istitutivo con una legge di riforma della costituzione della Camera dei deputati e relativa modificazione dello Statuto del regno).

β) Il segretario del P. N. F. fa parte (di diritto) del Gran Consiglio del fascismo e ne è il segretario. È membro di diritto di una serie di organi consultivi dell'amministrazione centrale dello stato (Commissione suprema di difesa, Consiglio superiore dell'educazione nazionale, Consiglio nazionale delle corporazioni, Comitato corporativo centrale, ecc.). È comandante generale e presidente di organizzazioni nazionali del P. N. F., come l'Associazione fascista famiglie caduti, mutilati e feriti per la rivoluzione; la Gioventù italiana del Littorio; l'Opera nazionale dopolavoro; la Lega navale italiana. Altre, che "dipendono dal partito", sono "alle dirette dipendenze" del segretario del P. N. F., come le associazioni delle varie categorie di ex-combattenti nelle guerre nazionali; le associazioni del partito, come quella della scuola, del pubblico impiego, dei ferrovieri, dei postelegrafonici, ecc.; l'Istituto nazionale di cultura fascista; il Comitato nazionale forestale.

γ) Il segretario amministrativo del P. N. F. fa parte (di diritto) del Consiglio nazionale delle corporazioni, del Comitato corporativo centrale e del Comitato centrale per le opere universitarie.

δ) Fanno parte (di diritto) del Consiglio nazionale delle corporazioni e del Comitato corporativo centrale i vice segretarî del partito, ecc.

d) Nomine ad uffici statali sono fatte su designazione di organi del partito. Così, su designazione del segretario del P. N. F., sono disposte le nomine dei presidenti di sezione dei Consigli provinciali delle corporazioni; "dei rappresentanti del P. N. F." nelle Giunte provinciali amministrative, ecc.

Il segretario del partito esercita un controllo politico sulle "organizzazioni del regime", e tra queste, le organizzazioni sindacali; e sul conferimento ai fascisti di cariche e di incarichi di carattere politico. E mantiene il collegamento tra il partito e gli organi dello stato: ad es., con la presidenza del Senato e della Camera; col comando generale della milizia volontaria per la sicurezza nazionale (statuto del partito, art. 15).

e) I poteri e le funzioni, che abbiamo veduti attribuiti al segretario del P. N. F. in riguardo agli organi centrali dello stato e del partito e alle organizzazioni nazionali del P. N. F. o da questo dipendenti, sono attribuiti ai segretarî federali, nell'ambito delle federazioni dei fasci di combattimento, cui sono preposti, nei riguardi degli organi federali del partito; dei fasci di combattimento; delle organizzazioni dipendenti dal partito; delle organzzazioni del regime; degli organi periferici dello stato e dei rappresentanti degli enti pubblici locali. Nell'esercizio delle loro funzioni, essi "attuano le direttive ed eseguono gli ordini del segretario del partito" (stat. del P. N. F., art. 23).

E lo stesso si ripete per i segretarî politici, nell'ambito dei fasci di combattimento, ai quali sono preposti. Così, ad es., il "rappresentante del fascio di combattimento" nel comitato che amministra l'"Ente comunale di assistenza", è nominato dal prefetto su designazione del segretario del fascio. I segretarî politici nelle loro funzioni, "attuano le direttive ed eseguono gli ordini dei rispettivi segretarî federali" (statuto del P. N. F., art. 24).

f) Atti di organi amministrativi dello stato sono emanati col concorso, che assume varie forme, di organi del partito. Alle volte sono deliberati "sentito" l'organo del P. N. F. Così, ad es., sono adottati, "sentito" il segretario del P. N. F., i decreti del capo del governo e dei ministri per l'Interno e per le Finanze, per il riconoscimento della capacità giuridica alle associazioni ed istituti, promossi dal partito per scopi culturali, di propaganda, di assistenza, ecc.: i provvedimenti delle autorità statali, centrali e provinciali, relativi all'attuazione del "sabato fascista" in riguardo al personale ed agl'istituti ed enti dipendenti o controllati dai singoli ministri (decr. legge 18 ottobre 1934, n. 1779)

Altre volte i provvedimenti sono presi "d'intesa" con l'organo del P. N. F.: ad es., i provvedimenti del prefetto di sospensione, per superiori esigenze d'interesse generale, dell'attuazione del "sabato fascista" per prestatori d'opera non statali.

Altre volte, infine, i provvedimenti sono presi "di concerto" col segretario del P. N. F. Così, ad es., i regolamenti da emanarsi dal ministro dell'Interno, per disciplinare l'attività assistenziale dell'Ente comunale di assistenza, per mezzo del fascio femminile (legge 3 gennaio 1937, n. 847).

g) L'iscrizione al Partito nazionale fascista (fasci di combattimento) è condizione della piena capacità di diritto pubblico del cittadino italiano. Essa è requisito per l'ammissiope dei cittadini italiani agl'impieghi e alle cariche dello stato e degli altri enti pubblici. E coloro che cessano di appartenere al partito, decadono dalle cariche e dagl'incarichi che ricoprono presso i detti enti.

Le punizioni disciplinari, nelle quali il fascista incorra per violazione dei doveri politici e morali, cui è tenuto (tranne la più lieve: la deplorazione), producono, per lo statuto del partito, effetti giuridici per l'esercizio dei diritti politici da parte del fascista. Egli "deve cessare da ogni attività politica"; e se è colpito dalla pena disciplinare massima, l'espulsione dal partito, "deve essere messo al bando della vita pubblica" (st. del P. N. F., art. 36).

3. Lo statuto del P. N. F., assegna a questo due compiti: "la difesa e il potenziamento della rivoluzione fascista; l'educazione politica degli Italiani" (art. 3). E il P. N. F. provvede a questi compiti, oltre che con i proprî organi, con l'opera di istituzioni costituite alla sua dipendenza.

Tale in primo luogo la "Gioventù italiana del Littorio" (v. sopra). È la "organizzazione unitaria e totalitaria delle forze giovanili del regime fascista". Vi appartengono i giovani di ambo i sessi dai 6 ai 21 anni, inquadrati nelle organizzazioni giovanili del regime (giovani fascisti, avanguardisti, balilla, ecc.). È istituita in seno al P. N. F., alle dirette dipendenze del segretario del partito, che ne è il comandante generale. Ha, però, personalità giuridica propria e amministrazione propria, distinte da quella del P. N. F. Ha come suoi compiti la preparazione spirituale, sportiva e premilitare dei giovani; l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole elementari e medie; l'assistenza svolta essenzialmente attraverso i campi, le colonie climatiche, il patronato scolastico. ecc.; l'istituzione di corsi, scuole, collegi, ecc., secondo le finalità dell'ente; l'organizzazione di viaggi e crociere, ecc. (decreto legge 27 ottobre 1937?, n. 1839). Per tal modo la formazione fisica e spirituale delle nuove generazioni è dallo stato affidata al partito; le attribuzioni del ministro per l'Educazione nazionale in riguardo all'Opera Balilla, e del presidente dell'Opera stessa, sono devolute al segretario del P. N. F. E in coordinamento con le forze armate e con i Ministeri dell'educazionr nazionale e dell'interno, questi disciplina la vita e regge l'amministrazione dell'ente.

Tale ancora l'Opera nazionale dopolavoro (v. App.). Ha lo scopo di "promuovere il sano e proficuo impiego delle ore libere dei lavoratori intellettuali e manuali, con iniziative dirette a svilupparne le capacità morali, fisiche e intellettuali, nel clima spirituale della rivoluzione fasciste". È una "organizzazione del P. N. F., alla diretta dipendenza del duce, presieduta dal segretario del partito". Ha personalità giuridica propria. E, agli effetti delle imposte e tasse, è parificata alle amministrazioni dello stato. Il bilancio di previsione delle entrate e delle spese dell'Opera è presentato al parlamento in allegato allo stato di previsione della spesa del Ministero delle corporazioni; e il conto consuntivo è allegato in appendice al rendiconto generale dello stato (decreto legge 10 maggio 1925, n. 582, e legge 24 maggio 1937, n. 817).

E infine nelle associazioni ed istituzioni costituite in seno al P. N. F. e poste alle dipendenze del segretario del partito, quali le associazioni fasciste della scuola, del pubblico impiego, dei ferrovieri, dei postelegrafonici, degli addetti alle aziende dello stato, il partito cura la formazione di una coscienza fascista negli associati e promuove tutte le iniziative opportune per il loro miglioramento, fisico, morale e culturale.

4. Per tal modo il P. N. F., per la sua azione nel governo dello stato e nell'amministrazione, tanto dello stato che di tutti gli altri enti pubblici, nazionali e locali, e per la sua opera nella vita della nazione, particolarmente nella formazione fisica e spirituale delle nuove giovani generazioni, e nell'assistenza e nell'educazione sociale e politica delle classi popolari, ha investita tutta la vita della nazione. A nessuna manifestazione di questa esso è rimasto estraneo. Nessuna parte di essa è sfuggita alla sua azione di organizzazione e di disciplina. La vita del fascismo si è identificata con la vita della nazione. All'azione dello stato, in tutti i suoi compiti, si accompagna sempre l'azione del partito. Non vi è opera importante dello stato, alla quale il partito non sia presente. "Esso (sono parole del duce), arriva dovunque, dando all'autorità dello stato il consenso volontario e l'apporto incalcolabile della fede delle masse popolari".

5. Il decreto reale (1938) che ha approvato il nuovo statuto ha riconosciuto espressamente al P. N. F. la personalità giuridica (statuto del P. N. F., art. 11), risolvendo così, come si conveniva, la questione che in proposito era sorta sotto il vigore degli statuti precedenti. E ha mantenuto il riconoscimento della personalità alle federazioni dei fasci di combattimento e ai fasci stessi, già loro concessa negli statuti anteriori (art. 11).

Il Partito nazionale fascista è costituito, come dicemmo, dai fasci di combattimento; e quindi l'unità di fatto, che nella persona giuridica del partito è organizzata, è formata da altre persone giuridiche, i fasci di combattimento, in cui sono inquadrati gli appartenenti al P. N. F., cioè i fascisti. I fasci di combattimento costituiscono l'organizzazione sociale e giuridica fondamentale del P. N. F.

Ma questa struttura del partito non esclude l'esistenza del rapporto di subordinazione diretta e immediata, in cui sono posti i singoli fascisti di fronte al partito e per esso ai suoi organi direttivi, rapporto che nasce con l'iscrizione del fascista al Partito. Ciò appare, fra l'altro, dalle disposizioni dello statuto del partito, che attribuiscono l'esercizio del potere disciplinare sui fascisti agli organi del partito e delle federazioni.

6. Le persone giuridiche, costituenti il Partito nazionale fascista, per il collegamento in cui dalla nostra legislazione sono poste con lo stato, sia negli organi dello stato, come del partito, sia nei compiti, che costituiscono le finalità del partito e delle organizzazioni dipendenti, sono di diritto pubblico.

Di tale collegamento abbiamo data la dimostrazione nei numeri precedenti. Aggiungiamo che fin dai primi anni del nuovo regime, il "fascio littorio", che è l'"emblema del partito" (statuto del P. N. F., art. 5), fu da un decreto legge (12 dicembre 1926, n. 206) "considerato a tuttii gli effetti emblema dello stato". Ad esso si accordò una tutela giuridica speciale (decr. legge 30 dicembre 1926, n. 2273) e ne fu prescritto e regolato l'uso da parte delle pubbliche amministrazioni, accanto allo stemma dello stato, finché non si è fuso con questo in una nuova figura data allo stemma dello stato. Alle insegne del P. N. F., delle federazioni di fasci di combattimento e dei fasci stessi (labari e gagliardetti) sono dovuti gli onori militari e spetta una scorta d'onore (st. del p., art. 6).

Nel regolare l'ordine delle precedenze a Corte e nelle pubbliche funzioni tra le varie cariche e dignità, si sono assegnati posti di rango a cariche del P. N. F. Si è collocato alla seconda categoria, classe terza, il segretario del partito, per cui egli, già prima di avere il titolo e le funzioni di ministro segretario di stato, rivestiva la dignità di grande ufficiale dello stato, ecc.

L'ordinamento del partito è stabilito dallo stato. Lo statuto ne è approvato con decreto reale, su proposta del capo del governo, udito il Gran Consiglio del fascismo e il Consiglio dei ministri (legge 1929, articolo 6 cit.); e in esso sono poste disposizioni, che superano i rapporti interni del partito e hanno efficacia su rapporti ad esso estranei, come le disposizioni che regolano le conseguenze delle punizioni disciplinari irrogate nel P. N. F. per l'esercizio di diritti politici dei cittadini e degli stessi membri delle camere legislative: senatori e deputati (statuto del P. N. F., art. 33 e 34).

Con decreto reale, come vedemmo, su proposta del capo del governo, è nominato e revocato il segretario del P. N. F.; e con decreto del capo del governo, su proposta del segretario del partito, sono nominati e revocati i membri del direttorio nazionale del P. N. F. e i segretarî federali (legge 1929, art. 7 e segg.). E in questo potere di revoca dei detti supremi "gerarchi" del partito, si deve necessariamente riconoscere compreso il potere di controllo, come alta vigilanza, sulla loro attività.

Tra le categorie delle persone giuridiche pubbliche (corporazioni e istituzioni), se si tengono presenti le finalità e i compiti del P. N. F., i quali rispondono non ad interessi degli appartenenti al partito, ma agli interessi superiori, politici e sociali, della nazione e dello stato, per i quali i fascisti devono sentirsi organizzati, devono le persone giuridiche pubbliche costituenti il partito ascriversi alla categoria delle istituzioni.

7. Nella sua personalità il partito è distinto dallo stato. Gli atti dei suoi organi sono atti del partito. E rispettivamente sono atti della federazione o del fascio di combattimento gli atti dei loro organi. In nessun caso gli atti del partito e delle organizzazioni che lo costituiscono, sono atti dello stato. Il Partito nazionale fascista, perciò, non è organo dello stato, se di organo si intende parlare nel senso giuridico della parola.

Un organo nello stato (e lo stesso si deve ripetere per ogni altra persona giuridica) è costituito da un ufficio pubblico dello stato, e da un gruppo di compiti e di poteri dello stato, e da una o più persone preposte a quell'ufficio, per adempiere quei compiti ed esercitare a tale fine i poteri attribuiti alla competenza dell'ufficio. L'organo, perciò, non ha una esistenza giuridica a sé, distinta dallo stato, ma, come qualunque organo in un organismo, è parte dello stato stesso. I compiti e i poteri dell'organo sono compiti e poteri dello stato: l'organo ne ha solo la competenza. Gli atti dell'organo, nei rapporti con altri soggetti di diritto, sono atti dello stato: l'organo che vuole e agisce, è lo stato stesso che vuole e agisce. Se gli atti degli organi del partito non sono atti dello stato, il partito non è organo dello stato.

Il P. N. F., tuttavia (lo dispone il suo statuto) è al servizio dello stato fascista. Esso è "una milizia civile volontaria, agli ordini del duce, al servizio dello stato fascista" (statuto del P. N. F., art. 1). E, come scriveva il capo del governo e duce del fascismo, in documenti fondamentali (circolare del capo del governo, ministro dell'Interno, ai prefetti, 6 gennaio 1927, e discorso all'assemblea quinquennale del regime, 14 settembre 1929) "il partito e le sue gerarchie, dalle più alte alle minori, non sono, a rivoluzione compiuta, che uno strumento consapevole della volontà dello stato, tanto al centro, quanto alla periferia"; "una forza civile e volontaria agli ordini dello stato". Il Partito nazionale fascista, quindi, nel nostro ordinamento, è subordinato allo stato, ma nei sensi che emergono da tutto quanto abbiamo esposto di sopra.

Il Fascismo nel mondo.

Nei giudizî dati intorno al fascismo, da uomini delle più diverse tendenze politiche o culturali, nei varî paesi del mondo, si può tuttavia segnalare - al disotto delle divergenze di valutazione suggerite dal contrasto di presupposti teorici, di simpatie, d'interessi - qualche elemento comune, che permette di contraddistinguere con sufficiente chiarezza tre momenti spirituali, quasi tre fasi, attraverso cui la cosiddetta opinione pubblica mondiale è passata. E queste fasi si possono determinare anche cronologicamente in modo abbastanza preciso; per quanto residui della fase precedente perdurino anche durante la successiva, e persino residui della prima nel corso della terza. Chi abbia presente la storia del movimento fascista non farà, poi, fatica a constatare che queste fasi corrispondono anche, a un dipresso, ai diversi "periodi" in cui la storia stessa del fascismo si può suddividere. È stato, insomma, il fascismo stesso che con la sua azione politica concreta e, attraverso questa, con la determinazione sempre più netta delle sue dottrine, ha per forza propria contribuito a modificare il giudizio che ne veniva dato fuori d'Italia e costretto l'opinione pubblica mondiale a passare dall'incomprensione allo studio, da questo all'imitazione degl'istituti o all'accoglimento delle dottrine del fascismo o, quanto meno, ad accettare la formulazione e la determinazione che il fascismo stesso veniva dando dei principali problemi politici. Si direbbe che vi sia stata, inizialmente e per parecchi anni, una specie di assoluta incapacità a scorgere nel movimento ciò ch'esso conteneva ancora in potenza, come germe non del tutto sviluppato; così come nella maggior parte degli studiosi stranieri del fascismo si nota, anche dove uno sforzo in questo senso venga tentato, una straordinaria difficoltà a scorgere la logica intima, la continuità storica che ricongiunge il fascismo d'oggi a quello del 1919 e all'interventismo del 1914 e, più ancora, a tutta la tradizione storica italiana. Effetto di scarsa conoscenza intima (anche quando non faccia difetto quella di date e fatti esteriori) della storia italiana, senza dubbio; ma anche, conseguenza di certe difficoltà - e si direbbe quasi impossibilità - di afferrare uno dei caratteri fondamentali del fascismo, il suo idealismo, il suo senso vivo della storia e dell'umanità come continuamente operanti e modificantisi sotto l'impulso della volontà. Onde una tendenza, esponendola, a raggelare la dottrina in sistema chiuso e questo in formule rigide, che si rivelano poi inadeguate; a intendere la critica che il fascismo fa di principî, istituti, dottrine, come ispirata da concezioni astratte, procedendo per via di deduzione; e quindi, la meraviglia allorché e nelle affermazioni d'indole teorica e nella prassi lo schematismo del preteso sistema e la rigidità delle pretese formule vengono superati e infranti; quando sia le istituzioni sia le idee che il fascismo oggi, storicamente, respinge, vengono, rispetto al loro tempo, dal fascismo stesso storicamente giustificate.

Incomprensione, dunque, da principio: allorché anche da simpatizzanti (e tali precipuamente per questo) il fascismo viene considerato in prevalenza, e anzi quasi soltanto, come un movimento di carattere conservatore, non molto dissimile da altri; la volontà di ristabilire l'ordine e l'autorità dello stato, l'antidemagogismo e l'antiparlamentarismo, per non dire dell'antibolscevismo, fascisti, semplicemente come un proposito di mantenere, o rimettere in piedi, uno stato di cose preesistente; insomma, un puro e semplice ritorno all'antico, di prima dei trattati di pace, o della guerra mondiale, o delle organizzazioni dei lavoratori, se non di prima del 1830 o, addirittura, del 1789. E da ciò, naturalmente, l'avversione al fascismo di tutti quei gruppi, movimenti, ecc., ch'erano veramente gli avversarî contro i quali esso combatteva; socialismo internazionalista e affarismo non meno internazionalista di tinta socialisteggiante o democratica, massoneria, democrazia parlamentaristica, ecc.: i quali trovavano appoggio e conforto di argomentazione negli avversarî italiani del fascismo, già fuorusciti o in via di diventarlo. E la critica rivolta al fascismo, sotto la veste dell'obiettività e di una tal quale superiorità di pensiero, d'essere movimento "antistorico" in contrasto cioè con quelle che sarebbero state le tendenze dominanti nell'epoca storica in cui esso pure si affermava trionfante. Anche i riconoscimenti, che certo non mancavano, dell'opera compiuta dal fascismo, riguardavano assai più i miglioramenti arrecati nella vita economica, con la sicurezza data alle industrie e per conseguenza ai capitali in esse impiegati, con i lavori pubblici, con il riassetto del bilancio dello stato, ecc., che non la sostanza intima del movimento rinnovatore della vita italiana. La stessa cessazione degli scioperi era considerata, semplicisticamente, come effetto soltanto d'una politica energica di repressione del socialismo anziché come risultato, anche, dell'adesione data al fascismo, fin da prima della Marcia su Roma, da masse sempre più vaste di lavoratori: a quel fascismo che aveva pure manifestato in maniera così chiara la sua essenza allorché, giunto al governo, aveva bensi abolito la socialistica "festa dei lavoratori" del 1° maggio, ma per sostituirla con la "festa del lavoro" fascista e romana del 21 aprile. Sicché, di fronte al fascismo, non v'era gran differenza di punti di vista tra certi lodatori e certi avversarî. E il fascismo ebbe allora contraria la maggior parte delle menti nell'Europa e nel mondo. Si temeva da esso una politica estera di avventure, di cui si osteggiavano le iniziative, anche le più manifestamente pacifiche e che era giudicata ambigua e incerta, specie per i rapporti stabiliti con la Russia, da coloro che nel fascismo vedevano soltanto un anticomunismo conservatore; e intanto i rappresentanti dei sindacati operai fascisti dovevano ogni volta conquistarsi il diritto di sedere accanto a quelli degli altri paesi nelle assemblee di Ginevra; e si temeva soprattutto, nel trattare con il governo fascista, che ogni cosa potesse essere compromessa da un suo crollo improvviso, che tutti, o quasi, si compiacevano di prognosticare.

Ma intanto, il fascismo proseguiva per la sua via. Basterà qui ricordare, poiché sono ampiamente illustrate in altre voci, le leggi e gli atti di governo che tra il 1925 e il 1928 hanno profondamente mutato, rinnovato anzi completamente, la struttura e la forma giuridica dello stato italiano: dalla legge 24 dicembre 1925 sulle attribuzioni e prerogative del capo del governo alla riforma della legislazione penale; dalle leggi 17 maggio e 9 dicembre 1928 sulla rappresentanza politica e sull'ordinamento e le attribuzioni del Gran Consiglio del fascismo a quella del 3 aprile 1926 sulla disciplina giuridica dei rapporti collettivi di lavoro e alla promulgazione (21 aprile 1927) della Carta del lavoro. E intorno a queste, e dopo, come conseguenza di queste, tante e tante altre. Leggi rivoluzionarie, eppure lontane dall'enfasi e dal semplicismo incompetente che parevano dover essere proprî delle innovazioni introdotte in periodi di rivoluzione; leggi profondamente, lungamente studiate e che, nonostante il mutato ordinamento costituzionale che sembrava avere privato il Parlamento delle sue maggiori e migliori funzioni, potevano essere discusse a lungo e con competenza; leggi, soprattutto, che già allo stato di semplici progetti trovavano una coscienza pubblica matura e disposta ad accoglierle, sì che, anche se sottoposte direttamente al voto popolare, sarebbero state certamente approvate. E in mezzo a questo, dichiarazioni di B. Mussolini alla Camera (27 maggio 1927; non marzo, cfr. XIV, p. 876), le quali non potevano non stupire chi s'era avvezzo a considerare il fascismo come non altro che un movimento conservatore di vecchio stampo: "Noi preannunziamo al mondo la creazione del potente stato unitario italiano dalle Alpi alla Sicilia e questo stato si esprime in una democrazia accentrata, organizzata, autoritaria". Dunque, il fascismo non creava uno stato rivolto a dominare il popolo nell'interesse d'una classe o d'un gruppo, così come non pensava ad asservire l'operaio, cosi come non sottoponeva lo stato agl'interessi o alle passioni di nessuna categoria, per quanto numerosa, così come non rinnegava la proprietà privata; ma creava una democrazia "accentrata, organizzata, autoritaria" e pertanto nuova, ma pur sempre democrazia; creava uno stato nuovo, un ordinamento economico e sociale nuovo. Espressione palese e, si potrebbe dire, plastica, di questo stato di cose, il rivolgersi che il Capo faceva direttamente alle masse, in adunate sempre più numerose e imponenti di popolo, al quale manifestava direttamente il suo pensiero, ricevendone l'approvazione; espressa con acclamazioni entusiastiche. Il Capo, per molti stranieri ancora il "dittatore" i per gl'Italiani il "Duce", che comanda, ma soprattutto guida, addita il cammino e la mèta: dittatore, come ne eleggevano i Romani che con il loro senso giuridico lo distinguevano dal "tiranno"; dittatore, come era stato Giuseppe Garibaldi. Ora, tutto questo, non poteva non suscitare l'interesse d'ogni studioso di politica, di diritto, di economia, di storia: l'Italia, dopo l'Inghilterra, la Francia, il Belgio, era divenuta il paese in cui si tentavano gli esperimenti più nuovi e dove le riforme più audaci non erano soltanto progettate, ma attuate: le leggi del fascismo dimostravano di resistere alla prova dei fatti, di operare sul terreno della realtà. Nessun altro uomo politico mostrava, quanto Benito Mussolini, di saper guardare nel futuro con la fede d'un apostolo e d'un profeta, progettare con la fantasia di un poeta, e insieme valersi dei dati tecnici e statistici più concreti e minuti con la precisione d'un ingegnere. C'era qualche cosa che meritava di essere studiato; e gli stranieri studiarono.

Coincidono infatti con questo periodo la creazione di un centro internazionale di studî sul fascismo, a Ginevra, e l'apparizione di numerosi libri, non tutti egualmente bene informati, non tutti obiettivi, non tutti sereni nelle critiche, meno che mai tutti incondizionatamente favorevoli. Ma non mancano, nella bibliografia già immensa intorno al fascismo, anche le opere serie, meditate, scritte con serietà scientifica e con amore all'argomento, e che testimoniano un reale sforzo verso quella comprensione storica, che nessuno studioso, di qualunque cosa tratti, riesce a raggiungere senza simpatia.

Ad attrarre l'attenzione degli stranieri sul fascismo ha concorso altresì la politica estera dell'Italia, con i numerosì trattati di commercio, di arbitrato, di non aggressione, ecc., tutti volti ad assicurare il mantenimento della pace mondiale, anzi a eliminare cause possibili di conflitti; come l'adesione data prontamente e senza secondi fini alle varie iniziative tendenti allo stesso scopo, dai patti di Locarno alle conferenze economiche, dalla conferenza di Londra per gli armamenti navali tra le grandi potenze marittime alle successive trattative, che ampiamente dimostrarono la buona volontà dell'Italia, alla conferenza internazionale per il disarmo, e via via fino al patto di Roma tra le quattro grandi potenze dell'Europa occidentale e all'adesione data ad altri accordi di non aggressione. Gli scopi pacifici di questa politica non potevano, a lungo andare, non essere riconosciuti, come non poteva non essere scorta la profonda differenza tra il fascismo - che rifugge dal pacifismo ed esalta l'educazione militare, ma anche, e come propria battaglia, quella per la redenzione del già incolto e deserto Agro Pontino - e i nazionalismi di vecchio stampo, militaristi e aggressivi in sostegno di interessi materiali, anziché di ideali da difendere e di una missione da compiere. Appunto perché conscio della propria missione, il fascismo non può ammettere una dottrina "che nasconde una rinuncia alla lotta e una viltà di fronte al sacrificio"; ma il fascismo non rinnega, anzi potenzia al massimo grado, la solidarietà tra i popoli e gli stati. Il fascismo governa e ha rinnovato l'Italia, precisamente affinché il popolo italiano, forte della sua tradizione e delle sue nuove esperienze, potesse con sempre maggiore efficacia concorrere allo sviluppo della civiltà universale. La crisi economica - che ha imposto con precisione e con urgenza anche maggiore di affrontare i problemi che il fascismo aveva già veduti per suo conto, e che ha spinto il fascismo a risolverli - ha contribuito ad acuire ancor più il senso di questa solidarietà e della necessità di salvare la civilta europea: quel patrimonio cioè di valori e di ideali alla cui conservazione il popolo italiano è tanto più interessato e sensibile, in quanto questa civiltà europea è, nelle sue origini, civiltà mediterranea, sviluppata ancora e resa una prima volta universale da Roma, e poi continuamente ravvivata e accresciuta dal contributo dell'Italia.

E appunto con la crisi mondiale, economica ma anche politica e morale, con la più piena attuazione del sistema corporativo, con gli sviluppi più recenti della politica estera dell'Italia, tendente a introdurre nelle relazioni ihternazionali più ordine e disciplina e giustizia reale, soprattutto concretezza e senso della realtà, s'è aperta una terza fase, un terzo periodo, quello della diffusione delle idee e della mentalità del fascismo nei più diversi paesi del mondo. Questo terzo periodo è contrassegnato da due fatti di cui non può sfuggire l'importanza.

Il primo è che di più in più appaiono nelle nuove costituzioni e nelle nuove leggi, che si vengono creando negli stati stranieri, l'influenza e l'ispirazione dei principî, dai quali hanno tratto origine le riforme e le leggi instaurate dal fascismo in Italia. Le nuove costituzioni dell'Ungheria, della Polonia, della Romania, della Grecia, per citarne qualcuna, rivelano l'accettazione di certi principî fondamentali fascisti circa la funzione dello stato nell'economia e circa la composizione e l'azione del governo, precisando in maniera inequivocabile il dovere del potere esecutivo in rapporto alle necessità della nazione. Vi sono stati come il Brasile e il Portogallo che si ricostituiscono su una base corporativa totalitaria, accogliendo il risultato dell'esperienza fascista.

Il secondo è che in quasi ogni stato si è visto il sorgere di movimenti politici organizzati, che nelle premesse teoriche, nei programmi d'azione, nelle forme dell'organizzazione, spesso anche nel nome, richiamano, in maniera più o meno palese, il fascismo, da essi imitato o seguito con maggiore o minore chiarezza e coscienza, con più o meno profonda comprensione: in qualche paese, movimenti politici affini al fascismo hanno già assunto il potere e incominciato ad attuare riforme più o meno profonde e sostanziali. Per movimenti siffatti, si può con serena obiettività osservare che la difficoltà maggiore consiste precisamente in un problema d'intelligenza storica: si tratta per essi di determinare quanto, nel programma ideale e nell'azione pratica del fascismo, è particolare, esclusivamente italiano, prodotto cioè di una tradizione, di circostanze, di esigenze e condizioni proprie dell'Italia, e quanto invece è universale, trascende cioè ogni contingenza, anche storica, per assumere valore assoluto. È chiaro che l'imitazione pura e semplice di aspetti esteriori, e anche di istituzioni, leggi, costumi, adatti a un paese quale l'Italia, non può dare grandi risultati, ove non sia accompagnata da un rinnovamento degli spiriti. Siffatta imitazione esteriore, peggio ancora l'adozione senza discernimento di istituti e provvedimenti, è destinata a rimanere esteriorità, copia, gesto infecondo: chi imitasse il fascismo in questo modo ripeterebbe l'errore di quegl'ingenui primi rivoluzionarî italiani che andavano chiedendo, per il Piemonte e per Napoli, senza neppure bene conoscerla, la costituzione di Spagna. E nulla più che una simile imitazione sarebbe contrario allo spirito vero, profondo, universale del fascismo. Il quale si presenta oggi come una dottrina pienamente cosciente del proprio valore, superamento di più vecchie dottrine politiche ed economico-sociali. Ma, nel bandire il principio del nuovo assetto corporativistico della società e dell'economia, nel propugnare la sua nuova concezione dello stato, neppure il fascismo dimentica quella che fu sua caratteristica fin dalle origini: lo spirito d'iniziativa disciplinata, il coraggio freddo e spregiudicato di guardare in faccia la realtà, la prontezza nel valutare le circostanze e nel saper mutare, allorché esse siano mutate. Sicché il fenomeno forse più interessante e significativo cui sia dato oggi di assistere è precisamente quello che si manifesta in paesi dove un vero e proprio movimento fascista, che abbia assunto questo nome e fatto proprio pienamente il contenuto ideale del fascismo, ancora non esiste; e dove, ciò nonostante, dottrine, idee, aspirazioni e sentimenti proprî del fascismo incominciano ad essere accolti nel patrimonio spirituale di gruppi culturali e politici disparatissimi e sovente tali, per origini o per necessità pratiche, che la rivelazione dell'origine e del carattere fascista delle loro affermazioni programmatiche susciterebbe in molti dei loro seguaci una reazione di meraviglia, forse dolorosa.

Questo fenomeno è particolarmente notevole nei paesi dove la tradizione del regime politico democratico-parlamentare è più antica e radicata così fortemente che nulla, sembra, potrebbe valere a scuoterla; così gli Stati Uniti d'America e la Francia. Nel primo di questi paesi, la crisi economica mondiale ha probabilmente conchiuso un'epoca storica, quella della formazione del grande capitalismo e dell'affermazione teorica dell'individualismo politico ed economico. In realtà, la democrazia americana ha, da tempo, ben poche possibilità di atteggiarsi spiritualmente in maniera diversa dalla grande massa dei cittadini; così come gl'interessi della grande industria o della grande agricoltura o delle grandi leghe operaie, in contrasto o d'accordo tra loro, hanno sovente concorso a determinare l'azione politica del governo federale. Ma la nuova politica economica organizzata dal presidente Franklin D. Roosevelt si distingue in quanto ora l'iniziativa dei provvedimenti di natura economico-sociale è presa direttamente dallo stato: è questo che fissa i nuovi "codici" industriali, che presentano le caratteristiche principali del contratto collettivo e dell'accordo economico del sistema corporativo italiano; è lo stato che predispone e attua le misure tendenti a "controllare, attraverso adeguati programmi, la creazione e la distribuzione dei beni". Si è, con ciò, ancora in uno stadio rudimentale, rispetto a quanto il regime fascista è venuto compiendo in Italia; ma molto dello spirito del fascismo è pur penetrato e si manifesta in dichiarazioni di principio e nel fatto stesso che il capo dello stato e del governo cerchi di mettersi veramente alla testa del popolo, con l'animo di un comandante di eserciti, e chieda ad esso sacrifici e disciplina assoluta per condurlo alla vittoria; si mostri disposto a chiedere e ottenere "poteri così larghi come quelli che mi si potrebbero dare se il nostro suolo fosse invaso da un nemico straniero".

In Francia, astraendo da movimenti di carattere reazionario e strettamente nazionalistico - la Lega repubblicana-nazionalista del Millerand, la Federazione nazionalista cattolica del generale Castelnau, l'Unione della gioventù patriottica, molto affine alla precedente - i quali in sostanza poco o nulla avevano a che fare col fascismo, se pure fu loro impropriamente dato qualche volta questo nome, un aggruppamento politico più interessante, per qualche affinità col fascismo italiano, fu quello che fece capo a G. Valois, autore anche d'un libro sul fascismo francese (1926), in cui rivendicava alla Francia, con G. Sorel, la creazione stessa del fascismo. A parte che ciò significava confondere il fascismo con il sindacalismo rivoluzionario di prima della guerra mondiale - e i rapporti, innegabili, tra i due movimenti non si esauriscono in quella formula semplicistica - l'assemblea nazionale dei combattenti e dei produttori, tenuta a Reims nel 1926, constatava l'inettitudine dello stato parlamentare, e chiedeva il riconoscimento da parte dello stato dell'organizzazione corporativa, che doveva servire di base a una ricostruzione sociale e politica, per la quale il Valois chiedeva l'aiuto dei combattenti, invitandoli a compiere la rivoluzione nazionale. Ma il movimento stesso non ha più dato segni concreti della sua esistenza, o, quanto meno, di vitalità e forza politica. Un altro movimento sorto più tardi a Strasburgo sembrò, molto più che i precedenti, accogliere certi principî fondamentali del fascismo, dichiarando indispensabili alla Francia: 1. una riforma totale dello stato sulla base d'un governo e di un'amministrazione veramente responsabili; 2. l'utilizzazione effettiva di tutte le forze nazionali; 3. una riforma radicale della costituzione col ristabilimento dell'autorità dello stato; 4. una rappresentanza popolare sulla hase corporativa; 5. la rivalorizzazione della morale pubblica. La vitalità di questo movimento non si è manifestata all'altezza del compito, ma le idee da esso agitate mostrano anche adesso la loro rispondenza alle aspirazioni di larghe masse francesi, che da varie parti e da gruppi differenti invocano innovazioni profonde e radicali del regime parlamentare e dell'assetto economico vigente.

Con sempre maggiore frequenza si chiede l'avvento d'una dittatura "per cacciare i parassiti, per imporre silenzio ai chiacchieroni, per spezzare le resistenze degl'interessi particolari..." (P. Reboux); s'invoca "un uomo nuovo, che abbia il temperamento e l'anima d'un capo e che non sia insozzato nel pantano parlamentare" e intorno al quale i giovani e i reduci della guerra mondiale "si stringano in massa con fiducia e con disciplina... come ci si stringeva in guerra intorno ai grandi capi militari" (G. Hervé). Si constata sempre più l'insufficienza delle attuali forme politiche: "Una enorme impopolarità sale dal paese verso le assemblee... Quando un paese è malcontento, non serve a niente accumulare le repressioni di polizia. Di fronte a tale situazione, solo la riforma, non la repressione, liquida il passato e prepara l'avvenire. I partigiani del lasciar fare e gli avversarî delle riforme si condannano a essere un giorno prigionieri della forza" (A. Tardieu). S'invoca un regime d'autorità, come il più consono alle tendenze e alle necessità del momento storico: "che vi sia bisogno ovunque di autorità, nessuno può negarlo. Questo bisogno si manifesta anche nei paesi repubblicani e democratici". (C. Colrat). Soprattutto, si riconosce che "il liberalismo economico è morto. Il capitalismo lo ha ucciso... c'è da riformare e bisogna sbrigarsi a farlo. Ma come volete procedere a queste riforme con una organizzazione così cattiva?" (P. Cot). Si afferma che "bisogna agire, riformare, riorganizzare questa società nata dalla guerra, che si esaurisce su vecchie formule, su vecchi temi, su abitudini ed espedienti vieti. No, non è esitando che si giungerà alla riforma delle nostre istituzioni, ma agendo. Agendo d'accordo con quella grande forza dei tempi moderni che si chiama il sindacalismo e in collaborazione con questo... incorporare queste forze nuove, delimitare il loro campo e quello dello stato, di modo che lo stato esca da esse fortificato e rimanga solo padrone delle missioni essenziali che incombono e capace allora di infrangere tutte le resistenze che da troppo tempo gli si oppongono" (J. Paul-Boncour). Significativo e importante, sotto questo aspetto, anche il movimento, impropriamente battezzato dalla stampa col nome di neofascista, dei socialisti dissidenti Montagnon, Marquet, Déat e altri, movimento rimasto senza largo seguito, e con soltanto scarsi punti di contatto con il fascismo; "ma che ha avuto il merito di far entrare la parola fascismo nel linguaggio politico corrente", contribuendo a far meglio conoscere all'opinione pubblica francese, rimasta ferma alla concezione di un fascismo puramente conservatore, la realtà della politica e dell'opera sociale del fascismo. Un altro movimento, capeggiato dal Doriot, è sorto negli ultimi tempi con un programma a sfondo sindacalista nazionale, di riforme radicali. Da tale movimento è sorto il partito popolare, al quale il suo capo ha impresso un caratterí non privo d'interesse per la sua combattività e per certi principî nei quali non manca né il riflesso della dottrina fascista, né l'aspirazione all'ordine nuovo creato dal fascismo.

Insomma, si nota anche in Francia il formarsi d'uno stato d'animo d'insoddisfazione sempre crescente, un bisogno sempre più prepotente di rinnovare, di scuotersi, di agire; aspirazioni ancora confuse e incerte, ma che ricordano precisamente lo stato d'animo ch'era, in Italia, tra il 1919 e il 1921, quello di molti, che seguirono prima o poi B. Mussolini e il fascismo. Manca ancora in queste aspirazioni della gioventù francese, il centro attorno a cui raccogliersi e concretarsi, uno spirito animatore, soprattutto l'uomo, il capo, che sappia chiarificarle ed esprimerle, unire intorno a sé le forze vive, indirizzarle e guidarle. "La Francia della fine del 1933 è completamente diversa da quella del principio dell'anno. Sembra che una corrente si delinei sempre più irresistibile e che trascini il paese verso un altro avvenire... Tutti capiscono che si preparano dei grandi avvenimenti. Quali? Non si sa bene. Precisamente come alla vigilia della rivoluzione quando l'inglese Young, che viaggiava nella Francia dal 1788, osservava che 'i Francesi aspettavano qualche cosa e con sapevano cosa'... Il domani francese è terribilmente confuso. Da qualunque parte ci si volti, non si scorgono che soluzioni rivoluzionarie, ma sulla loro direzione si può restare incerti. Per il momento i segni negativi la vincono su quelli positivi" (G. Roux, in Gerarchia, novembre 1933).

Anche in Inghilterra, accanto al franco riconoscimento del valore del fascismo dato, p. es., da G. B. Shaw, oltre che da numerosi uomini politici, l'inadeguatezza, e perciò la fine, del regime democratico-liberale e del liberalismo economico-politico è ormai proclamata chiaramente da uomini delle più diverse tendenze: da W. Churchill al laburista G. Lansbury, da lord Percy a D. Lloyd George. Ma l'Inghilterra conta anche vere e proprie organizzazioni fascistiche. La British Union of Fascists ha per capo sir Oswald Ernald Mosley, nato il 16 novembre 1896, già combattente alla fronte francese nella guerra mondiale, membro della Camera dei comuni dal 1918, cancelliere del ducato di Lancaster nel ministero MacDonald nel 1929-30. Il programma enunciato dal Mosley comprende l'abolizione della lotta di classe, attraverso l'abolizione delle Trade Unions e delle federazioni dei datori di lavoro: le une e le altre dovranno essere assorbite in una forma di stato corporativo, e la corporazione nazionale dell'industria sostituirsi alla Camera dei lord. Il Mosley vede nel fascismo ("non possono esservi diversi fascismi - ha detto in un'intervista - ve n'è uno solo, quello del Duce") un grande movimento di pensiero, che dovrà essere comune a tutti i popoli civili, salvo, nelle attuazioni pratiche, a concretarsi alquanto diversamente nei varî paesi, secondo è richiesto dalle condizioni locali, dalle tradizioni storiche, ecc. Più di recente, questo movimento, che ha ricevuto anche l'appoggio d'un importante giornale quotidiano, il Daily Mail, sembra avere guadagnato nuovo terreno, e in varî discorsi il Mosley ha ribadito le sue affermazioni, presentandole come un vero e proprio programma di governo.

Più anziana di questa organizzazione è l'Imperial Fascist League, che tuttavia s'ispira più direttamente, nonostante il nome, ai principî nazionalsocialisti che a quelli fascisti.

Un partito, che si dice fascista, è sorto anche nell'Irlanda settentrionale: aspira all'unione tra le due parti dell'isola in un dominion dell'impero britannico. Esso, a quanto pare, vuol procedere d'accordo con quello delle "camicie azzurre", di cui è capo il gen. O' Duffy, che nel dicembre 1933 venne dichiarato illegale dal governo dello Stato libero d'Irlanda. Questo cosiddetto neofascismo irlandese mira anch'esso all'unione delle due parti dell'isola e a una riforma del sistema parlamentare, la quale dovrebbe porre fine alla rivalità dei partiti. In sostanza, si tratta sopra tutto d'un movimento di opposizione, con carattere antidemocratico e antirepubblicano, e non senza un certo carattere personalistico; ma anch'esso dimostra, come nella gioventù irlandese comincino a farsi sentire aspirazioni verso un più alto tono di vita civile, politica, economica e sociale, verso uno stato nazionale totalitario e forte, con una curiosità e una crescente ammirazione verso l'Italia e il fascismo, un disgusto sempre maggiore verso i dibattiti parlamentari e le lotte e zuffe dei partiti.

L'influsso del fascismo si rivela anche nettamente nell'azione di partito e di governo svolta dal nazionalsocialismo in Germania. L'alacrità con cui il governo del cancelliere A. Hitler si è accinto a riformare lo stato (v. germania: App.), la natura di molti dei provvedimenti presi o progettati, l'interesse con cui l'opera del fascismo viene seguita e spesso imitata, infine dichiarazioni in questo senso degli stessi capi del movimento ne sono una prova palmare. Nella volontà di costituire un regime totalitario, di rimanere un movimento in perenne sviluppo, nel rifiutare il parlamentarismo e l'individualismo, nell'ideale dello stato forte a costituzione gerarchica, il nazionalsocialismo s'ispira indubbiamente al fascismo che lo ha preceduto. Esistono, si capisce, differenze dovute alle diversità di tradizione, di condizioni ambientali, di struttura sociale e di mentalità tra i due paesi; fra queste una differenza fondamentale è nel modo stesso di concepire la nazione. Il fascismo intende infatti la nazione idealisticamente e in conformità della tradizione spirituale più viva e nobile del Risorgimento, come un'entità storica, fondata sull'unità delle tradizioni, della cultura e della civiltà, del sentimento e della volontà; tutta l'azione politica del fascismo, anche nel campo demografico ed economico, mira a elevare e potenziare il tono di vita, la produzione, la potenza e la ricchezza del popolo italiano. Il nazionalsocialismo, svolgendo sotto questo aspetto dottrine già esposte in Germania anche prima della guerra mondiale, p. es., da H. St. Chamberlain sulle orme del resto di J.-A. de Gobineau, identifica la nazione con la razza (v. nazionalsocialismo, App.).

Simili differenze di atteggiamento spirituale che sono utili a marcare in più precisa maniera le peculiari caratteristiche di ciascuno dei due grandi movimenti rivoluzionarî, aiutano anche a comprendere la diversità dei metodi attraverso i quali essi giunsero alla conquista del potere nonostante la loro comune necessità di schiacciare il bolscevismo senza distruggere, anzi ravvivando, in ambedue i popoli la loro legittima comune aspirazione ad un nuovo ordine sociale e ad una più alta giustizia. L'analogia costruttiva dei due regimi mostra un parallelismo crescente di direttive negli sviluppi delle due rivoluzioni che hanno ormai stabilito un ordine morale e politico, basato sulla realizzazione di una perfetta e granitica unità nazionale, sulla totalitarietà dello stato e sulla legittima e indiscutibile autorità di questo nell'organizzazione e nel controllo delle attività individuali e collettive.

Interessanti sono anche gl'influssi che il fascismo sta esercitando su movimenti politici e sull'azione del governo in Polonia. Il partito chiamato di "conciliazione nazionale", formato il 20 marzo 1937 dal colonnello Adamo Koc, rivela nettamente nei suoi principî fondamentali ben chiare ispirazioni fasciste. Il concetto dello stato e della sua funzione in rapporto ai problemi sociali ed economici della nazione, la coordinazione delle attività e degl'interessi individuali nel quadro delle superiori necessità nazionali, la netta opposizione ad ogni attività politica parlamentare o extraparlamentare suscettibile di nuocere alla forza dello stato e al diritto di questo di regolare e disciplinare ogni attività, plincipî questi proclamati dal Koc come fondamentali, mostrano che la falsariga del fascismo è quella su cui la Polonia si è avviata. Ed è particolarmente interessante constatare come in quel paese masse rurali anche cospicue dopo un periodo abbastanza lungo di appartenenza al partito dei contadini di Witoś parlamentarista e in sostanza socialdemocratico, si siano staccate da questo per dare origine sotto la guida del deputato Waleron ad un nuovo partito dei contadini a tendenza corporativa e con programma fascista, nel quale la massa degli aderenti ritrova "la sana democrazia" invocata dalle categorie lavoratrici.

Il fascismo va diffondendosi sempre più anche negli stati baltici. La Lettonia, dopo essersi data un regime autoritario, procede nettamente verso la stabilizzazione di questo in senso totalitario e corporativo. In Lituania si sta procedendo a una riforma della costituzione tendente a rafforzare l'autorità dello stato e a costituire su basi corporative la rappresentanza nazionale. In Estonia un partito a carattere fascista costituito dal dott. Sirk e che raccolse nel suo seno gli ex-combattenti, non ebbe successo nel tentativo d'impadronirsi del potere con un colpo di stato (dicembre 1935), ma vide i principî del fascismo accolti dal governo in riforme quali la trasformazione del parlamento su basi corporative e l'organizzazione del paese sulle stesse basi o in provvedimenti interessanti la nuova politica demografica, la protezione della maternità e dell'infanzia, le organizzazioni giovanili, ecc.

In Finlandia il movimento lappista sorto sotto la guida di V. Kosola nell'inverno 1929-30 per combattere il comunismo e il malgoverno dei partiti si è dal 1935 praticamente trasformato nel partito I. K. I., conservando i suoi principî fascisti e le sue organizzazioni. Esso conta oggi 14 deputati al parlamento e 12 giornali.

In Norvegia l'influenza fascista si ritrova in diversi aggruppamenti politici come il Bondeparti antisocialista, antiliberale e a tendenze corporative, il Fedrelandslaget, fondato dal Nansen a sfondo anticomunista e nettamente corporativista, il Nasjonal Samling che proclama la necessità di un governo forte in uno stato totalitario e l'organizzazione corporativa della nazione e del parlamento. Ne è capo Vidkum Quiling.

In Svezia non mancano riferimenti fascisti, come nella S. N. F. (Sveriges Nationella Forbund) a marcata tinta corporativa e nella Riksförbundet det nya Sverige proclamante uno stato autoritaiio su basi corporative.

Forti tendenze di carattere fascista si notano in Bulgaria in varie associazioni patriottiche e nazionalistiche quali la Rodna Zaščita, fondata poco dopo la Marcia su Roma, e l'Unione nazionale fascista, costituita nel 1931, con lo scopo fondamentale di attuare la costituzione dello stato corporativo. Sciolti nel 1934 tutti i partiti, anche quelli a carattere fascista cessarono di esistere, finché nel maggio 1937 veniva costituito il Partito del lavoro per il progresso della nazione bulgara, che in un programma di acceso nazionalismo inquadra principî d'ispirazione fascista.

In Romania, si sono pure affermate, contro i vecchi partiti, tendenze nazionaliste. Uomini politici, quali Panfilo Seicaro e Gregorio Filippescu furono a capo, durante il govemo del partito dei contadini del Maniu, di gruppi nazionalisti: l'affinità di questi col fascismo consisteva sopra tutto nella lotta accanita contro ogni forma di democrazia e nel desiderio d'instaurare un regime d'autorità. La lega nazionale cristiana fondata nel 1923 dal Cuza a carattere nazionalista e antisemita si è fusa col Partito nazionale agrario, di cui era capo Ottaviano Goga (v. App.), dando luogo al Partito nazional cristiano, i cui iscrittì portano la camicia azzurra. Principio basilare di questo partito è il nazionalismo integrale e la formazione di uno stato autoritario.

Molto più ha fatto parlare di sè l'organizzazione delle Guardie di ferro, capeggiata da C. Codreanu. Essa, che aveva per organo il giornale Calendarul, è stata dichiarata illegale nel novembre 1933 dal governo presieduto da I. Duca, ucciso il 29 dicembre da seguaci dell'associazione stessa, contro la quale vennero prese perciò gravi misure di polizia. Essa si trasformò nel partito "Tutto per la patria" e vi aderirono in massima parte giovani studenti e professionisti, che adottarono come uniforme la camicia verde. Ha anch'essa carattere nazionalista e antisemita; vuole rafforzare l'indipendenza della Romania nel campo politico ed economico, soprattutto mettere fine alle lotte dei vecchi partiti. Ma anche il "Tutto per la patria" è stato sciolto nel 1938. Va altresì segnalato il Fronte romeno, di cui è capo Vaida Voevod, il quale propugna la riforma dello stato sulla base fascista e corporativa e l'istituzione del numerus valaccus per limitare l'ammissione degli ebrei e delle minoranze in tutte le funzioni statali, in proporzione del rapporto fra razza, minoranza e popolazione. Deve essere infine ricordata la "Lega nazionale corporativa" fondata da M. Manoilescu per studiare il corporativismo fascista, mirando ad attuarne anche in Romania l'istituzione.

Nel Belgio, influssi di fascismo si manifestarono particolarmente in seno alle organizzazioni giovanili cattoliche, fra le quali il de Becher, il Laloire e il Mothonet diedero origine a correnti di idee anticlassiste, antiparlamentaristiche e autoritarie. È da quelle organizzazioni che è uscito il "rexismo", il cui capo Léon Degrelle è particolarmente noto per le sue qualità di organizzatore e di polemista, mercé le quali egli è riuscito a riunire nel suo partito gli accoliti dei diversi aggruppamenti a tendenza fascista, che erano apparsi in Belgio negli anni del dopoguerra. Il programma di questo partito è volto all'instaurazione di uno stato autoritario su basi corporative.

Anche in Olanda le idee fasciste hanno trovato un numero ragguardevole di aderenti che hanno dato luogo a varî aggruppamenti, i quali si sono andati tuttavia ordinando e fondendo in due partiti: quello capeggiato da Mussert e il Fronte nero diretto da Arnoldo Mejier, ambedue aventi principî unitari e corporativi.

In Spagna lo scoppio della rivoluzione del luglio 1936 ha trovato varie correnti che si orientavano verso il fascismo nel delicato momento della loro organizzazione che si compieva sotto la persecuzione del governo e in piena cruenta battaglia con le forze sovversive dal governo protette e impiegate.

Dinnanzi alla durissima prova della guerra civile, diversi aggruppamenti a carattere nazionalista facenti capo ad elementi intellettuali ed aventi programmi di rinnovamento nazionale antindividualista e sindacale, scompaiono nelle più importanti masse che si erano venute raccogliendo nella falange spagnola (J. O. N. S.) e nei requetés. La falange è stata fondata nel 1913 da J. A. Primo De Rivera, figlio del dittatore, arrestato poi dal governo bolscevizzante e fucilato dopo un simulacro di processo; ha un programma di stato totalitario e raccoglie i suoi aderenti particolarmente fra le masse agricole e la piccola borghesia. L'ispirazione fascista in questo movimento, proclamata del resto dal suo stess0 fondatore, si ritrova anche nei suoi principî religiosi e morali come nelle sue aspirazioni nel campo economico e sociale.

I tradizionalisti o requetés, aventi anch'essi un programma di rinnovamento nazionale, bene organizzati particolarmente in alcune regioni come la Navarra, l'Aragona e in alcune zone della Catalogna, hanno anch'essi un programma ispirato ai principî fascisti, quantunque forse in certi aspetti meno radicale di quello della falange.

La guerra civile scoppiata per impedire la bolscevizzazione della spagna condusse naturalmente i due partiti a prendere le armi e a combattere a fianco dell'esercito contro le forze sovversive armate dal governo e che aiutate dal comunismo internazionale e dal governo di Mosca avevano dato inizio col terrore e i massacri alla rivoluzione comunista. Sotto la guida del generale Franco la fusione delle forze dei due partiti, che era già un fatto verificatosi in combattimento mentre entrambi davano il fiore della loro giovinezza in difesa della Spagna, avvenne poi in maniera definitiva, con decreto del generalissimo che creava con le due forze nazionali il partito unico di carattere nazionale denominato "Falange spagnola tradizionalista e del J. O. N. S.", capo del quale è il capo dello stato. Tutti gli appartenenti ai due partiti entrano a far parte della milizia nazionale, la quale viene considerata ausiliaria dell'esercito e di cui è capo il capo dello stato.

Tale inquadramento di forze sotto il comando del capo della nuova Spagna viene così a rappresentare il nocciolo dello stato nazionale spagnolo che sorgerà dopo la prova terribile della guerra civile. I principî del fascismo già confermati dalla concezione dello stato totalitario, dalla costituzione della Milizia, dall'inquadramento della gioventù, hanno trovato una solenne affermazione nel primo gesto compiuto dal governo di Franco con la promulgazione della Carta del lavoro (Fuero del trabajo), che, sul modello di quella italiana, statuisce la nuova morale e i diritti e i doveri della classe lavoratrice nel complesso unitario nazionale.

Anche nella svizzera si notano influenze sensibili delle idee fasciste, sia nella vita pubblica, sia in alcune organizzazioni politiche sorte in varî cantoni, le quali, pur mantenendo il carattere derivante loro dalla particolare costituzione federalistica del paese e dalle diverse tradizioni culturali dei tre popoli che lo compongono, hanno assunto taluni principî fascisti sia nel loro programma, sia nella critica del sistema democratico e nella lotta che conducono contro il comunismo.

Si fanno notare sparsi nei diversi cantoni, la Jeunesse nationale, l'Ordre et Tradition, l'Ordre National neuchâtelois, il Cercle fédéraliste de Fribourg, la Ligue vaudoise, la Neue Front ed altri come l'"Helvétisme" sorto ultimamente a La-Chaux-de-Fonds, che ha assunto per intero il progmmma del fascismo ed anche la divisa data dal Duce alla gioventù italiana: "Credere, obbedire, combattere". Ma i due principali movimenti di tendenza fascista restano l'Unione nazionale, costituita a Ginevra da Giorgio Oltramare e il Fronte nazionale, costituitosi a Zurigo e di cui è capo il dott. Tobler. Ad essi per le sue accentuate affermazioni corporative può essere aggiunta la Lega nazionale ticinese di Lugano, diretta dall'avvocato Riva.

L'aspirazione a un rinnovamento della vita politica svizzera, l'avversione al marxismo e al comunismo e ad ogni azione d'indebolimento dello stato hanno guadagnato molto terreno negli ultimi tempi nella Confederazione e se ne sono constatati gli effetti anche in varie deliberazioni a carattere spiccatamente autoritario prese dal Consiglio federale svizzero che non ha esitato nell'interesse del paese a governare con pieni poteri e a risolvere con metodi nuovi questioni importantissime fra cui anche quella costituzionale.

In Ungheria si sono pure costituite varie associazioni aventi caratteristiche anticomuniste, antiparlamentari e principî nazionali e corporativi. Gran parte di esse si sono riunite in una federazione e altre si sono fuse costituendo il partito del Fronte nazionale ungaro-socialista sotto la guida di Giovanni Sallö. Un altro movimento chiamato "Le croci a frecce" fondato recentemente dal deputato Festetics va svolgendo un'attività degna di nota specie fra le masse degli operai e dei contadini, propugnando la riforma dello stato in senso corporativo e i principî fascisti della Carta del lavoro.

In Portogallo l'irradiazione del fascismo ha assunto un particolare aspetto nelle riforme introdotte in quello stato dal generale Carmona che dal 1926 ha assunto la carica di presidente, abolendo tutti i partiti e iniziando un sistema di governo a base autoritaria e nazionalista che trova oggi nel Salazar il suo alto esponente.

I principî fascisti si ritrovano largamente nel nuovo statuto che ha proclamato il Portogallo: Repubblica unitaria e corporativa; nello Statuto del lavoro nazionale che sulla falsariga della Carta del lavoro italiana regola i diritti e i doveri dei cittadini nei rapporti con lo stato e con le imprese di produzione, nell'organizzazione dei sindacati aventi personalità giuridica, nell'istituzione della Magistratura del lavoro, nelle leggi sociali italiane accolte integralmente, nell'inquadramento della gioventù nell'Acção Escolar Vanguard e nella fondazione della Legione portoghese, raggruppante allo scopo di difendere lo stato e i principî informatori dclla sua azione, cittadini di ogni classe e categoria fedeli alle tradizioni culturali e religiose del paese e avversi a ogni forma di degenerazione politica democratica o sovversiva.

In Grecia, dopo il colpo di stato del 1936, col quale il generale Metaxas concentrava nelle sue mani il potere, è in corso una riforma del regime che lo stesso Metáxas non esita a definire come una "derivazione ideologica dallo stato mussoliniano".

Rafforzata con nuove leggi l'autorità dello stato, messo fuori legge il comunismo, adottati provvedimenti di ordine sociale intesi a ricondurre su una base di equità le masse lavoratrici nel grembo della nazione, il capo del governo ellenico ha dichiarato di avviarsi decisamente verso l'ordinamento corporativo dello stato, e ha istituito l'arbitrato obbligatorio introducendo, in pari tempo, il sistema dei contratti collettivi di lavoro e il controllo dello stato nelle forze economiche.

Analogamente si procede alla riorganizzazione del paese nel campo politico richiamando i cittadini al rispetto dei principî nazionali e dell'autorità dello stato.

L'idea del fascismo ha, com'era naturale, varcato anche gli oceani e, specialmente nell'America latina, anche se non bene precisata e non sempre compresa, essa è apparsa tuttavia come una potente forza di rinnovamento, capace di dare un più profondo contenuto ideale alle aspirazioni di quanti ambiscono in quei paesi un ordine nuovo.

Così in Argentina fra le due vecchie correnti radicale e conservatrice che dominano la vita pubblica, si sono incuneati un certo numero di aggruppamenti che nel fascismo hanno trovato la loro ispirazione anche se non ancora il loro punto di fusione. Vanno così segnalati un Partito fascista argentino che, adottate la divisa e le insegne del fascismo italiano, ha anche avuto le sue vittime in scontri cruenti con le forze del comunismo; una Federazione fascista di Santa Fe; una Acción nacionalista argentina; una Legión civica argentina; un gruppo "Restauración", un gruppo "Nacionalismo argentino"; un gruppo "Flechas" e altri.

In Brasile non è difficile ritrovare l'influenza del fascismo nello stato d'animo creatosi e allargatosi singolarmente in tutto il paese fra il 1936 e il 1937, avverso al formulismo vacuo dei partiti democratici e del parlamentarismo e volto a vaste riforme politiche e sociali in un regime di autorità, di prestigio e di capacità costruttiva. Significative le parole con le quali Getulio Vargas un anno prima di compiere il colpo di stato, col quale ha accentrato il potere nelle sue mani, esprimeva le aspirazioni del paese: "L'essenziale per il momento è di fortificare la struttura dello stato e garantire la continuiià della nostra formazione storica; è necessario perdere il feticismo delle formule senza contenuto sociale nelle quali si radicano, come aderenze parassitarie, i bizantinismi di quanti col pretesto di difendere la democrazia, la consegnano inerme nelle mani dei loro più implacabili nemici".

Il Partito integralista fondato dal dott. Pljnio Salgado, fu l'organizzazione politica che, partendo da tali concetti, si diede un contenuto ideale e un programma politico di evidentissima derivazione fascista. Dopo il colpo di stato compiuto dal Vargas, questi decretò lo scioglimento di tutti i partiti come una misura necessaria all'opera di riorganizzazione del paese a cui si accingeva e pur con qualche resistenza anche il partito integralista fu disciolto.

Nel Chile, nella Colombia, nell'Uruguay, si notano da qualche tempo corremi non trascurabili che s'indirizzano sempre più chiaramente sulla falsariga del fascismo e fanno sentire la loro influenza nella vita politica di tali paesi.

Momenti di carattere fascista sono inoltre segnalati nel Canada, in Australia e nell'unione Sudafricana (federati nell'Unione fascista imperiale) e in Islanda dove il Movimento fascista islandese è stato fondato da Gisli Sigurbjorusson con un programma di riforme sociali e politiche a tipo corporativo e totalitario.

Così il fascismo si viene affermando come forza ideale, animatrice di una civiltà nuova, alla quale sta dando la sua impronta. Carattere essenziale di questa sua penetrazione è quello di essersi compiuta, come avviene sempre di tutti i grandi movimenti spirituali, per forza propria, non per effetto di semplice propaganda e tanto meno per imposizione dall'esterno, sia pure di carattere pacifico. L'organizzazione dei Fasci all'estero, come l'azione della Società Dante Alighieri, si svolgono infatti unicamente nei riguardi degl'Italiani residenti all'estero e per ciò che concerne i loro rapporti con la patria. Se il fascismo attira su di sé l'attenzione e se le sue istituzioni sono considerate sempre più come un modello da imitare, ciò avviene esclusivamente in virtù della loro efficacia e bontà intima, del fatto, cioè, ch'esse si manifestano ogni giorno maggiormente come le più adatte, le più consone al momento storico presente. Certo, alla diffusione del fascismo, come ad attrarre su esso l'attenzione, ha molto contribuito la personalità affascinante di un Capo, i cui scritti e discorsi suscitano sempre una larghissima eco di consensi, promuovono vivi dibattiti, suscitano la riflessione; così come giova l'accresciuto prestigio dell'Italia. Ma questo è a sua volta conseguenza del fascismo, né esso avrebbe potuto conseguire tale risultato senza una virtù propria; quella è del fascismo stesso una caratteristica essenziale. È stato detto, con immagine mercantile, che il fascismo non è "merce d'esportazione". Ciò è vero, nel senso appunto ch'esso non può essere esportato materialmente, né imposto ai "consumatori" mediante i varî artifici cui si ricorre nel campo economico. Fatto spirituale, il fascismo si diffonde liberamente, così come libero è lo spirito stesso.

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