Farfarello

Enciclopedia Dantesca (1970)

Farfarello

Vincenzo Presta

Nome di uno dei diavoli della quinta bolgia (If XXI 123, XXII 94-95); nono dei dieci scelti da Malacoda e inviati in giro lungo l'argine. Fa gesti di minaccia (stralunava li occhi) contro Ciampolo, pronto a ferirlo se Barbariccia non intervenisse ordinandogli di scostarsi: Fatti 'n costà, malvagio uccello.

" È possibile che [il nome] fosse nell'uso col senso di ‛ folletto ' ", scrive il Parodi, suggerendo un confronto col francese ‛ farfadet ' e col toscano ‛ farfaricchio '; il Grabher insiste in tale spiegazione chiosando che si tratta proprio del tipo di folletto delle fantasie popolari, " quello dai mille aspetti, quello delle notturne trasvolate, delle improvvise apparizioni, delle sorprese e delle beffe "; infatti lo troviamo in molti testi posteriori alla Commedia, e forse da essa indipendenti. Già il Tommaseo lo poneva quasi affine al francese ‛ forfaire ' e al tedesco ‛ forfallen ', intendendolo quasi ‛ furfante '; e certo aveva l'occhio alla scena dove la mimica facciale di F. sembra proprio suggerire un'indole furfantesca. Incerta in ogni modo rimane la derivazione e quindi il vero significato del nome. Gli antichi commentatori infatti congetturarono molto diversamente: " Infrascator qui continuo omnes imbrattat ", argomentò Benvenuto; per l'Anonimo F. è " simile a quell'erba ch'è detta ‛ farfaro ' ch'è di veruno frutto ". Più, dotta, ma speciosa, la spiegazione del Buti che fa derivare il nome dalla parola ‛ far ', " che in lingua ebrea significa ‛ toro ', come dice Papia ", e lo intende quindi come qualcosa fra " toro e vitello ".

Bibl. - Parodi, Lingua 355.

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