Faraone

Enciclopedia Dantesca (1970)

Faraone

Gian Roberto Sarolli

Nome o titolo degli antichi re d'Egitto. D. lo nomina nella Monarchia (II III 2-3), a sostegno dell'affermazione che i miracula spettano soli Deo, ricordando l'episodio dell'Esodo (8, 16-19), di cui cita verbatim l'affermazione dei " malefici " (nella Vulgata) - magi nel testo dantesco -, " Digitus Dei est hoc ", a giustificazione della loro manifesta incapacità di opporsi a quegli insetti che Aronne, seguendo il comando da Dio dato a Mosè, aveva suscitato dalla polvere (terza piaga d'Egitto).

Sempre nella Monarchia (II VII 8), D. lo nomina ancora tra gli exempla di rivelazione sponte Dei e più specificatamente in una delle formule dilemmatiche che egli chiama per signum (per signum, sicut Pharaoni revelatum fuit per signa quod Deus iudicaverat de liberatione filiorum Israel).

I segni più evidenti erano state le dieci piaghe, delle quali la terza è stata testé ricordata, e il discorso di Mosè al F. stesso come si legge nell'Esodo (8, 20-21 " Dixit quoque Dominus ad Moysen: Consurge diluculo, et sta coram Pharaone; egredietur enim ad aquas, et dices ad eum: Haec dicit dominus: Dimitte populum meum, ut sacrificet mihi "), con la conseguente minaccia: " Quod si non dimiseris eum, ecce ego immittam in te, et in servos tuos, et in populum tuum, et in domos tuas, omne genus muscarum... ".

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