FAMAGOSTA

Enciclopedia Italiana (1932)

FAMAGOSTA (in greco mod. Ammóchōstos; A. T., 88-89)

Camillo MANFRONI
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Città marittima di Cipro, situata sulla costa orientale dell'isola, in fondo all'ampia baia omonima. Possiede un piccolo porto, il cui traffico è scarso, nonostante i lavori eseguitivi dagli Inglesi e benché fin dal 1905 vi sbocchi la ferrovia proveniente da Morphou e Nicosia; esporta vini, bestiame, cereali e carrube. Gli abitanti sono circa 7000 (1921), dei quali 1900, in prevalenza mussulmani, vivono in Famagosta propriamente detta, e gli altri, prevalentemente cristiani, nel sobborgo di Varosha (Varōsia).

Monumenti. - La cattedrale S. Nicolò, della prima metà del sec. XIV, poi trasformata in moschea (sec. XVI), è di puro stile gotico francese, simile a quello delle chiese della Champagne, così nelle tre navate come nella facciata, di cui si conservano i due ordini inferiori con tre portali e finestre a trafori. Rimangono nell'interno scarsi resti di affreschi del '300, vetrate italiane del '500, e due candelabri francesi in ferro battuto del '300. Non lontano dalla cattedrale si erge l'ampia chiesa gotica dei Ss. Pietro e Paolo, del sec. XIV. La chiesa di S. Giorgio dei Greci, anch'esse del sec. XIV e a tre navate con absidi in rovina, ha l'interno interamente coperto di affreschi trecenteschi, di scuola italiana. Ha attigua una piccola chiesa bizantina a cupola, dello stesso tempo. Lasciando altre chiese minori, con tracce di affreschi, ricordiamo S. Giorgio dei Latini, a una navata (fine del sec. XIII o principio del XIV) della quale rimane soltanto una parte. Sono in rovina anche la chiesa di S. Francesco, costruita verso il 1300, quella del Carmine, del sec. XIV, decorata di affreschi italiani dei secoli XIV e XV. La chiesa di S. Anna, a una navata, del sec. XIV, ha resti di affreschi in maggior parte di stile italo-bizantino dei secoli XV e XVI, come quella della chiesa dei Nestoriani, eretta verso il 1360 e ingrandita poco dopo con le navate laterali. Al sec. XIV avanzato appartiene la piccola chiesa armena con resti di mediocri affreschi bizantini. Della chiesa di S. Antonio, costruita tra il 1360-70 e la metà del sec. XV in un ibrido stile gotico-bizantino, non restano che rovine e così pure di altre non identificate. Tra gli edifici civili vanno ricordati: il castello, che nelle sue parti essenziali risale all'epoca di Enrico II di Lusignano (1285-1324), rimaneggiato poi dai Veneziani nel sec. XV; il palazzo reale, costruito intorno a una vasta spianata quadrata verso il 1300 e parzialmente rifatto dai Veneziani verso il 1571. Il palazzo è oggi in rovina, come pure quello vescovile del 1400, che conserva ancora un bel portale. I grandiosi bastioni veneziani di Famagosta sono in parte opera di Giovanni Girolamo Sanmichele (1513-1558), nipote del celebre architetto veronese Michele Sanmichele.

Storia: - La città, fondata da Tolomeo II Filadelfo nel sec. III a. C. col nome di Arsinoe decadde in seguito, ma fu ripopolata nel sec. VII dagli abitanti di Salamina, che ne erano stati scacciati dagli Arabi del califfo Mu'āwiyah e assurse a grande importanza a partire dal sec. XI, nell'età delle Crociate. Scelta come capitale da Guido di Lusignano, re di Cipro e di Gerusalemme, nel 1291, fu anzi da allora il centro politico dell'isola. Nel 1371 passò ai Genovesi; nel 1481 ai Veneziani, che la fortificarono ancor meglio, facendone il baluardo più forte del loro vacillante impero coloniale. E infatti, quando i Turchi scatenarono nella seconda metà del sec. XVI la grande offensiva contro il dominio veneziano, Famagosta divenne centro della resistenza: assediata nel 1571 (v. appresso) resistette eroicamente, ma dovette cedere. La caduta di Famagosta in mano dei Turchi, avvenimento che destò enorme impressione nell'Europa, segnò anche la fine della prosperità cittadina. Da allora infatti Famagosta decadde sempre più; e non si è risollevata nemmeno nei tempi nostri.

L'assedio di Famagosta. - Nel 1570, quando ancora le opere di fortifcazione di Famagosta progettate da Girolamo Sammichele erano incompiute, i Turchi sbarcarono a Cipro e assediarono e conquistarono Nicosia (9 settembre). L'assedio di Famagosta (poco solidamente presidiata in quel momento) cominciò subito dopo, ma avvicinandosi l'inverno l'ammiraglio turco, Piale pascià, rientrò a Costantinopoli, lasciando solo una parte dell'esercito di terra all'assedio della fortezza. Poté così nel gennaio 1571 essere sbarcato un rinforzo di 1700 uomini con artiglierie, munizioni e viveri. Lo sbarco fu preceduto da un breve combattimento navale, che terminò con la sconfitta delle galee turche. Con quei rinforzi, e con altri che poi sopraggiunsero, sarebbe stato possibile salvare la piazza, se l'armata di Venezia, comandata da Sebastiano Veniero, non fosse stata costretta a fare lunga permanenza in Ponente per aspettare i collegati. Invece, ritornata l'armata turca col nuovo comandante in capo, Alì pascià, senza trovare ostacoli, sbarcò nuove ingentissime forze, che, costruite opere d'assedio lungo la spiaggia, aprirono con le grosse artiglierie un fuoco ininterrotto. A quella tempesta Luigi Martinengo, generale al soldo di Venezia, con i suoi ottomila uomini, oppose una resistenza meravigliosa, coadiuvato dal comandante della piazza, Marcantonio Bragadin. Gli assalti vennero ripetuti con sempre maggior frequenza; sostenuti dalla speranza del prossimo arrivo dell'armata cristiana, i difensori fecero un estremo sforzo per respingere gli assedianti nel mese di luglio, ma il 4 agosto, perduta ormai ogni speranza di aiuti esterni, furono costretti a capitolare (v. bragadin).

Bibl.: Per l'assedio di Famagosta v. la bibl. di bragadin, e inoltre: G. Damerini, Morosini, Milano 1929; per i monumenti, C. Enlart, L'art gothique et la Renaissance en Chypre, Parigi 1899, I, 250-394; II; pp. 606-648.

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