FALERII VETERES

Enciclopedia Italiana (1932)

FALERII VETERES

Giulio Quirino Giglioli

. Capoluogo della popolazione falisca di stirpe italica, ma abitante sulla riva destra del Tevere e strettamente collegata con l'Etruria, sotto la cui influenza si trovava interamente. Falerii sorgeva nell'esatto luogo occupato ora da Civita Castellana (v.) in un punto assai difeso per le profonde vallate di erosione prodotte dal corso del Treia (affluente del Tevere) e di torrenti che confluiscono proprio in quel punto. Ricordata per la prima volta nel 437 a. C. (Liv., IV, 17), Falerii era certamente assai più antica, perché, a prescindere da trovamenti eneolitici che sono comuni in tutta la regione, negli scavi sono state rinvenute tombe della prima età del ferro tra il sec. IX e l'VIII, a cremazione e con ossuarî di forma ovoidale che si avvicinano alla villanoviana, senza identificarsi con essa, forse per la diversità etnica con gli etruschi.

Falerii segue nelle guerre con Roma le sorti delle città etrusche e principalmente di Veio, la più vicina; fu appunto al tempo della caduta di Veio che la storia registra, per opera di Camillo, la conquista di Falerii (Liv., V, 27; Plut., Camillo, 10; Val. Max., VI, 5,1, ecc.). Se questa è storia leggendaria, sicuro è che dopo l'ultimo tentativo d'indipendenza del 293 a. C. con le altre città etrusche, una rivolta particolare avvenne nel 241 a. C. in seguito alla quale i Romani distrussero la città e ne deportarono gli abitanti in una prossima posizione pianeggiante (v. falerii novi). La località abbandonata prese il nome di Civita; nel Medioevo, anche Falerii novi, per ragioni di difesa, fu abbandonata e la vecchia Falerii risorse, dimentica però della sua origine, tanto che fino al sec. XVII si credé che essa fosse l'antica Veio e Falerii per una falsa etimologia, si poneva a Montefiascone (detto perciò Mons Faliscorum). Il villaggio di Stabbio, nell'agro falisco, ha assunto il nome di Faleria, che peraltro non gli spetta affatto storicamente.

Gli scavi importanti e fruttuosi di Falerii stabilirono che essa occupava l'area della moderna città e i terreni adiacenti, mentre oltre il Castello del Rinascimento era la vasta necropoli. In città sorgeva un bellissimo tempio della fine del sec. IV di cui furono trovati avanzi e notevoli le statue frontonali, tra cui un Apollo (v. questa voce, III, tav. CXLVI), e le finissime antefisse. Un altro grande tempio forse dedicato a Mercurio, e che sorgeva fuori delle mura in contrada Sassi Caduti, presenta terracotte della fase arcaica (secolo VI-V a. C.) e rifacimenti posteriori. Fuori Civita Castellana, a nord-est, due templi pure con terracotte dal sec. VI in poi e stipi votive furono trovati in un'altura detta Vignale, che secondo alcuni era l'acropoli stessa di Falerii e più lungi, in località Celle, fu trovato un tempio a cella tripartita che si vuole identificare con quello celebre di Giunone Curite, dedicato a una divinità veneratissima d'origine sabina. Anche esso presenta materiali della fase arcaica e di quella del sec. IV-III a. C. Se dai templi la città appare cospicua, anche più ciò si rivela dalla necropoli, che nelle tombe a pozzo, a fossa e a camera ha dato dovizia di suppellettili, sia di vasi indigeni d'impasto, sia di vasi greci, dai corinzî ai bellissimi attici con figure nere e con figure rosse. Nel secolo IV a. C. sorsero a Falerii fabbriche locali di vasi dipinti tra le più importanti dell'Italia antica (v. etruschi: Arte).

Bibl.: G. Dennis, Cities and cemeteries of Etruria, Londra 1883; Ch. Hülsen in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, coll. 1969-71; A. Della Seta, Museo di Villa Giulia, Roma 1918; L. Adams Holland, The Faliscans in prehistoric times, in Papers and monographs of the American Academy in Rome, V, 1925; Corpus Vasorum Antiquorum, Villa Giulia (G. Q. Giglioli); P. Ducati e G. Q. Giglioli, Arte Etrusca, Firenze 1927; G. Q. Giglioli, I più bei vasi di Villa Giulia, in Dedalo, 1922.

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