FABRIANO

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1995)

FABRIANO

E. Simi Varanelli

Cittadina delle Marche (prov. di Ancona) situata in una conca attraversata dal torrente Giano, affluente di sinistra del fiume Esino, e posta sul versante orientale della principale catena dell'Appennino umbro-marchigiano, tra i pendii del Catria e del San Vicino.In epoca romana il territorio della valle del Giano fu intensamente popolato e vi fiorirono i due centri Attidium e Tuficum; l'attuale centro storico di F., situato in posizione elevata, ebbe origine dall'unione di due castelli feudali sorti all'epoca delle invasioni barbariche: Castelvecchio e Castelnuovo o Poggio. Qui si svilupparono attività favorite dall'energia fornita dal fiume, in particolare all'inizio quella metallurgica; dal termine fabri deriva infatti lo stemma del Comune, il cui nome sembra però legato all'insediamento della gens Faberia. In seguito a F. ebbe largo sviluppo l'attività di fabbricazione della carta, tuttora fiorente.Il Castrum Fabriani, protetto da un'unica cinta di mura, incluse nel suo perimetro, oltre ai castelli, due piazze: la più alta (platea magna; od. piazza del Comune) in cui si svolgeva la vita amministrativa, la più bassa (platea mercati; od. piazza del Mercato) in cui si trovava il centro dei commerci. La costituzione di F. a Comune fu sancita nella seconda metà del sec. 12° dall'alleanza dei feudatari rurali (boni homines) con le corporazioni delle arti (universitas plebeiorum); tale Comune venne governato dapprima da consoli, poi da un podestà forestiero, infine nella seconda metà del sec. 14° passò sotto la signoria della famiglia Chiavelli, che dominò la città fino al 1435.Il sec. 13° fu il periodo di massima espansione territoriale del Comune e contemporaneamente all'interno delle mura si stanziarono varie comunità religiose, alle quali si deve l'erezione di molti edifici derivati da importanti centri monastici: S. Lucia dal monastero di S. Angelo infra hostia, S. Biagio da San Vittore delle Chiuse, S. Cristoforo da Santa Maria dell'Appennino, S. Nicolò da San Silvestro di Montefano, Ss. Biagio e Romualdo, ricostruita sul sito dell'antica S. Biagio dai monaci dell'abbazia di Val di Castro. A F. si stanziarono poi nel 1216 gli Eremiti di s. Agostino, nel 1231 i Silvestrini, nel 1234 i Francescani e nel 1290 i Domenicani. Verso la metà del Duecento si cominciò la costruzione delle nuove mura e la città si divise in quattro quartieri, i due più antichi, Castelvecchio e Poggio, e due nuovi, che presero il nome dalle chiese maggiori di S. Venanzo e S. Biagio.Poche tracce restano dell'antico aspetto della città: della configurazione dei secc. 13°-14° F. serba il tracciato delle vie strette e sinuose entro il recinto delle mura e alcuni edifici intorno alla piazza del Comune, quale l'imponente palazzo del Podestà, della metà del Duecento. La piazza si imposta su un tracciato irregolare pressoché triangolare: sul lato minore del triangolo si eleva appunto il palazzo del Podestà, sopra l'area di saldatura dei quattro quartieri, a simboleggiare l'unità del governo civico; la massiccia e severa mole in bozze di pietra, animata da merli ghibellini - frutto del restauro avvenuto tra il 1911 e il 1922 - e da monofore e trifore, presenta originali e pittoresche asimmetrie nell'impianto delle due ali arretrate e cromaticamente appare l'unica nota chiara in un ambiente in cui la dominante è il rosso del mattone. Nel corpo centrale al piano terreno si apre un colossale voltone a sesto acuto di passaggio alla retrostante via. La volta era interamente affrescata, come dimostrano lacerti di affreschi del sec. 13°, con una scena di battaglia e la ruota della Fortuna. Davanti al palazzo è situata la fontana Rotonda, centro ottico della globale sistemazione dell'area, eretta nel 1285 dal perugino Jacopo di Grondolo. Nella struttura dei due bacini sovrapposti la fontana ricorda - sia pure in ridotte dimensioni e senza la ricchezza della decorazione di quella - la fontana Maggiore di Perugia. Il monumento, popolarmente detto Sturinalto, fu profondamente rimaneggiato nel 1351.Sul lato nord prospetta, sopra il basamento di un alto portico a sette arcate oggi murate, il palazzo Vescovile, rimaneggiato nel Settecento; accanto è la torre civica. Sul lato nord-est si situa il palazzo Municipale, edificato come corte dei Chiavelli, da cui si snoda il lungo loggiato seicentesco, sorto sul sito della chiesa di S. Francesco, della quale restano solo pochi frammenti, tra cui un portale.La piazza del Comune costituisce un esempio precoce di piazza porticata, facendo ipotizzare l'esistenza di un portico anche nell'attuale palazzo Municipale e negli altri edifici che su di essa si affacciavano. Dell'originaria sistemazione della vicina piazza del Mercato, lungo il perimetro della quale si aprivano portici e botteghe, nulla o quasi si è conservato.Si ritiene che l'edificazione della cattedrale, intitolata a s. Venanzo, risalga al 1046, ma il monumento nei secoli seguenti fu sottoposto ad ampliamenti e continui rimaneggiamenti, finché nel sec. 16° fu pressoché riedificato. Della fabbrica medievale si conserva all'esterno solo l'abside poligonale trecentesca, con motivo di arcate cieche a sesto acuto nelle quali si aprono monofore trilobe, mentre all'interno, nella cappella di S. Lorenzo, è notevole un ciclo di affreschi con Storie della vita del santo, opera di Allegretto Nuzi e della sua scuola.La chiesa di S. Lucia, detta anche di S. Domenico, rinnovata nel corso del Trecento, presenta anch'essa abside poligonale con sei facce a sostegno di archi acuti e cuspidi e conserva il campanile originale. Nella ex cappella di S. Orsola, nella sagrestia e nel refettorio del convento è conservato un vasto complesso di affreschi della scuola di Allegretto Nuzi.La chiesa di S. Benedetto fu interamente trasformata in età moderna; di epoca medievale resta l'altra fondazione benedettina, S. Nicolò; notevoli sono inoltre le chiese di S. Caterina, sorta sul luogo del primo nucleo abitato, e dei Ss. Biagio e Romualdo, eretta alla fine del sec. 13° al posto della distrutta chiesa dedicata a s. Biagio, che conserva nella cripta il corpo di s. Romualdo.La chiesa di S. Agostino, già S. Maria Nova, sede dell'antico convento degli Agostiniani, conserva pochi resti dell'edificio trecentesco: un portale finemente scolpito e, all'interno, due cappelle decorate da affreschi con Storie della vita di s. Agostino e altri santi, d'ignoto ma colto maestro, appartenente alla scuola fabriano-riminese. Dal convento di S. Agostino provengono anche gli affreschi della seconda metà del sec. 13°, oggi nella Pinacoteca Civ. e Mus. degli Arazzi, che conserva inoltre importanti opere del 13° e 14° secolo.

Bibl.: A. Zonghi, Documenti fabrianesi, 2 voll., Fabriano 1879-1880; L. Nicoletti, Fabriano nelle sue opere d'arte, Fabriano 1916; O. Angelelli, La chiesa di S. Lucia e gli affreschi restaurati, Fabriano 1922; R. Sassi, Le chiese di Fabriano, Fabriano 1961; G. Donnini, Guida alla cattedrale di Fabriano, Urbino 1981; D. Pilati, Storia di Fabriano dalle origini ai nostri giorni, Fabriano 1985; B. Molajoli, Guida artistica di Fabriano, Roma 1990.E. Simi Varanelli

CATEGORIE
TAG

Invasioni barbariche

Allegretto nuzi

Francescani

Agostiniani

Benedettina