BENCI, Fabiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)

BENCI (Benzi), Fabiano

Zelina Zafarana

Nacque nel 1423 a Montepulciano, da Bartolomeo e da Elena. La famiglia, pur essendo ragguardevole, non era ricca; il B., compiuti in patria i printi studi e ordinato sacerdote, andò a Siena, dove per sette anni attese allo studio del diritto canonico, conseguendo il titolo di "professore".

Sotto il pontificato di Niccolò V si recò presso la Curia romana e divenuto familiare di Marino Orsini, arcivescovo di Taranto, lo seguì in una legazione in Inghilterra. Fu quindi inviato a Perugia, quale vicario di Giacomo Vannucci, che dal 1449 era vescovo di quella città. Qui si trattenne per circa un quinquennio, e qui strinse amicizia con Alessandro Oliva di Sassoferrato, degli eremitani di S. Agostino, che vi insegnava filosofia; questi, dopo essere stato creato da Pio II, nel 1460, cardinale di S. Susanria, lo volle con sé a Roma quale suo familiare. Morto nell'agosto 1463 il suo protettore, il B. fu incaricato da Pio II di una legazione a Genova, per comunicare la bolla di proclamazione della crociata ed ottenere l'adesione della Repubblica. Giunto a Genova nel novembre 1463, il 23 di quel mese esponeva le ragioni della sua missione dinanzi al vescovo e doge Paolo dì Campofregoso e al Consiglio degli anziani. Il 5 dicembre i Genovesi si dichiaravano disposti a partecipare alla crociata armando otto o dieci navi: sollecitavano però assicurazioni precise circa la sorte defle colonie genovesi cadute in mano turca. Con i pareri di vari notabili della città si redigeva, inoltre, e si presentava al nunzio, una estesa risposta ad una serie di questioni da lui poste circa l'organizzazione della spedizione. Ma in quello stesso mese di dicembre la situazione si complicò, a causa degli accordi conclusi dal duca di Milano con il re di Francia, Luigi XI, che gli cedeva Savona e Genova. Alla cessione di Genova non si piegava Paolo di Campofregoso: informato della situazione, Pio II scrisse al B., l'11 febbr. 1464, che unica soluzione gli sembrava accettare l'inevitabile, ossia il dominio dello Sforza, e lo incaricava di offrire al Fregoso il suo consiglio e la sua mediazione in questo senso. Ma il perdurare del vescovo-doge nel suo atteggiamento di resistenza portò la città ad un periodo di lotte e di disordini, in cui il B. ebbe modo di intervenire: per sua intercessione, infatti, ebbe salva la vita un nobile giureconsulto, Battista di Goano (o Guano), fautore dello Sforza, fatto prigioniero da armati del doge. Il nunzio prolungò il suo soggiorno a Genova, con la missiorie precisa di farsi confermare, anche nella nuova situazione, l'aiuto già promesso della Repubblica di Genova.

È del 5 maggio una lettera (conservata nell'archivio di Montepulciano, con alcune altre, che il Pastor pubblica parzialmente nell'appendice al vol. II della Storia dei papi), in cui Pio II impone in termini assai netti al suo nunzio di offrire pienamente e palesemente il suo sostegno allo Sforza, mentre il giorno successivo, in un'altra lettera, gli esprime vivo scontento per voci apprese circa un suo comportamento avverso al duca di Milano e gli ordina di seguire le sue direttive. Nulla si ottenne, ad ogni modo, da Genova per la crociata.

Da Paolo II il B. fu inviato a comporre contese sorte fra Spoleto, Narni, Cascia, e in altri territori dello Stato pontificio; e nel 1465, dopo la sconfitta di Deifobo e Francesco, figli di Everso Anguillara, veniva nominato governatore dei domini ad essi riconquistati, ed inoltre di Gallese e Corchiano, tolti agli Orsini. Entrato a far parte del collegio dei chierici della Camera apostolica, continuò a occuparsi di varie contese sorte nei confini dello Stato della Chiesa.

Nel 1471, alla morte del re di Boemia, Giorgio di Podébrady, Paolo II gli affidò una legazione presso Casimiro di Polonia e Mattia Corvino: è del 18 luglio una lettera del pontefice all'arcivescovo di Gniezno, per raccomandargli di accogliere il B. e di coadiuvarlo nei "nonnullis arduis negociis" che lo stesso doveva trattare con il re. Ma pochi giorni dopo, prima della partenza del B., il papa Paolo II venne a morte.

Il successore, Sisto IV, nominò il B. tesoriere della Romagna, e gli affidò quindi il governo di Fano. Dal 1476 al 1477 tenne anche le veci di tesoriere generale della Chiesa. Intervenne nelle contese fra i Caetani di Sermoneta e Sezze, ed il 31 luglio 1477 ricevette l'incarico di recarsi quale nunzio e commissario pontificio a risolvere controversie sorte per confini fra Osimo ed Ancona. In seguito a questa missione, fu nominato, per un biennio, questore e tesoriere del Piceno.

Tornato a Roma, già sofferente, continuò ad occuparsi del suo lavoro nella Camera apostolica. E a Roma - dopo un breve soggiorno a Montepulciano - morì, il 30 nov. 1481, nella basilica di S. Pietro (di cui era canonico dal 1478), mentre partecipava alle funzioni sacre. In S. Pietro il B. ebbe anche sepoltura.

Due anni prima della sua morte aveva redatto testamento, in cui istituiva erede universale il nipote Niccolò, figlio dell'unica sorella, Lisa. Il B. era stato arciprete della collegiata di Montepulciano, a cui donò la sua biblioteca (andata poi distrutta), e per cui ottenne da Sisto IV diversi privilegi: fra l'altro, una bolla dei 1480 (pubblicata dal Parigi, pp. 159 ss.) concedeva che l'arcipretura fosse sottratta alla giurisdizione del vescovo di Arezzo, per pássare sotto la diretta giurisdizione del pontefice, e dava anche all'arciprete la potestà di conferire gli ordini minori e la tonsura, ed il privilegio di portare insegne episcopali.

Ci rimane dei B. una biografia composta da Agostino Patrizi, vescovo di Pienza, che era stato suo discepolo in Siena, e che era in stretti rapporti con la sua famiglia; l'opera è dedicata al giureconsulto Bartolomeo Paganucci, cui il B. aveva dato in moglie la maggiore delle sue nipoti.

Fonti e Bibl.: Iacobi Piccolominei Cardinalis Papiensis Epistolae, in Pii Secundi Pontificis Max. Commentarii, Francofurti 1614, n. XXXIII, pp. 477 ss.; Vetera monumenta historica Hungariam sacram illustrantia, a cura di A. Theiner, II, Romae 1860, nn. DCX, DCXI; Vetera monumenta Poloniae et Lituaniae, a cura di A. Theiner, Romae 1861, II, p. 172 n. CCX; Codex diplom. dominii temp. S. Sedis, a c. di A. Theiner, Romae 1862, III, n. 415, pp. 492 ss.; Codice diplomatico delle colonie tauro-liguri, a cura di A. Vigna, II, 1, in Atti d. Soc. ligure di storia patria, VII, 1 (1871), docc. 594, 595, 598-608, 615, 616; Carte diplomatiche osimane, a cura di G. Cecconi, Ancona 1878, p. 69 n. CLXXII; Augustini Patricii Vita optimi ac integerrimi viri Fabiani Bencii Politianensis, in J. Mabillon-M. Germain, Museum Italicum, I, 2, Lutetiae Paris. 1687, pp. 251 ss.; Pii II Pont. Max. Commentariorum I. XIII, in G. Voigt, Enea Silvio de Piccolomini als Papst Pius der Zweite, Berlin 1856, I, pp. 368 ss.; Iacopo Gherardi da Voiterra, Diario romano, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, pp. 81 ss.; Le vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canensi, ibid., III, 16, a cura di G. Zippel, pp. 133 n. 4. 220; Spinello Benci, Storia della città di Montepulciano, Fiorenza 1641, DP. 71 ss.; A. Parigi, Notizie del cardinale Roberto Nobili e degli altri illustri Poliziani, Montepulciano 1836; pp. 88-91, 158-162; A. Gottlob, Aus der Camera Apostolica des 15. Yahrhunderts, Innsbruck 1889, p. 274; L. V. Pastor, Storia dei papi, II, Roma 1911, pp. 252 ss., 73 ss. (Appendice, n. 61a-d); W. v. Hofmann, Forschungen zur Geschichte der Kurialen Behörden, II, Rom 1914, v. 92.

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