evoluzionismo
In antropologia culturale, la prospettiva più importante per lo studio delle società e delle culture umane prima che si diffondesse nel corso del Novecento il paradigma funzionalista e il relativismo: in base a essa un processo graduale di sviluppo riguarda non solo la biologia, ma anche le forme di vita e di organizzazione sociale. L’e. iniziò ad affermarsi in Gran Bretagna nella seconda metà dell’Ottocento; l’idea, peraltro, era già avallata in discipline umanistiche, come per es., l’archeologia (teoria delle tre età: della pietra, del bronzo e del ferro). L’antropologo J. Steward (Theory of culture change: the methodology of multilinear evolution, 1955) ha proposto una specifica terminologia per classificare le varie forme di e. impostesi in antropologia: e. unilineare, e. universale, e. multilineare.
L’ e. unilineare riteneva che esistesse un’unica linea di sviluppo percorsa in tempi differenti da tutte le società umane e culminata nella società europea del tempo (di fine Ottocento): rispetto a questa le altre società si sarebbero trovate ‘attardate’ su stadi evolutivi inferiori. Il confronto teorico sviluppatosi in base a tale paradigma vide come protagonisti studiosi di formazione politico-giuridica: H.
Quando, nei primi decenni del Novecento, le nuove metodologie di indagine etnografiche introdotte da
La riflessione antropologica sull’evoluzione si è spostata, negli ultimi decenni, sulla dicotomia natura-cultura con alcune proposte di sintesi volte a costruire un discorso unitario che comprendesse la biologia e l’antropologia. Se la proposta della ‘sociobiologia’ di E.O. Wilson (1975) – secondo cui
Dottrina filosofica e naturalistica del secolo 19°, principalmente elaborata e difesa da