DALL'ABACO, Evaristo Felice

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)

DALL'ABACO, Evaristo Felice

Bianca Maria Antolini

Nacque a Verona il 12 luglio 1675 da Damiano, di professione "causidico", e da Clorinda. Della sua istruzione musicale non si hanno notizie; A. Sandberger (Denkmaler der Tonkunst in Bayern, I, pp. 12 s.) suppone che egli possa aver ricevuto lezioni dapprima a Verona da G. Torelli, vissuto in quella città fino al 1685, e in seguito a Modena da T. A. Vitali. Dal 1696 al 1701 il D. fu attivo come strumentista a Modena, unadelle città italiane in cui più fervida era la vita musicale; pur non facendo parte della cappella di corte, egli partecipava alle rappresentazioni teatrali, alle esecuzioni di musiche da chiesa, ad accademie, serenate e feste da ballo: attraverso il direttore di queste ultime, Ambreville, il D. entrò presto in contatto con la musica e la danza francesi. Spinto probabilmente dall'esempio di compatrioti come P. Torri e G. Torelli, il D. lasciò l'Italia e il 1° apr. 1704 ottenne il posto di "suonador da camera di violoncello" nella cappe a di corte dell'elettore di Baviera Massimiliano II Emanuele noto per il suo amore per la musica e il teatro. Questi, nell'ottobre di quello stesso anno, per il peggiorare della situazione politica a causa della guerra di successione spagnola, fu costretto ad abbandonare Monaco per rifugiarsi a Bruxelles dove ben presto favorì la ripresa della splendida vita musicale. promuovendo fra l'altro la costituzione di una Académie de Musique, di cui entrò a far parte anche il D., che nel gennaio 1705 si era congedato dal servizio a Monaco. Negli anni successivi il D. seguì l'elettore nelle sue peregrinazioni provocate dalle sconfitte nella guerra: fu dapprima a Mons (1706-1709), a Compiègne, Parigi, Versailles (1709-1711), finché la situazione non volse di nuovo a vantaggio dell'elettore che rientrò infine a Monaco nel 1715.

L'attività musicale riprese allora ancor più grandiosa; nella nuova cappella di corte il D. mantenne l'incarico di "Konzertmeister" ottenuto nei Paesi Bassi, accanto al Dardespin; alla morte di questo, nel 1717. il D. rimase solo alla guida dell'orchestra di corte, e ottenne anche il titolo di consigliere elettorale. L'orchestra di corte veniva utilizzata nelle rappresentazioni d'opera, ma ancora di più in esecuzioni cameristiche, in funzioni sacre, nelle feste a corte e nei castelli; alcune accademie si svolgevano a casa dello stesso D., a conferma della considerazione in cui era tenuto alla corte bavarese.

Nel 1726 morì l'elettore Massimiliano II Emanuele e gli successe il figlio Carlo Alberto, anch'egli amante delle arti e della musica, ma rivolto verso un ideale musicale ben diverso da quello incarnato dal D., che a poco a poco fu messo in disparte, tanto che, alla morte di P. Torri nel 1737. il posto di direttore della musica da camera, che sarebbe spettato al D., andò a G. Ferrandini. Nel 1740 pare che il D. andasse in pensione. Morì a Monaco il 12 luglio 1742.

Durante il soggiorno nei Paesi Bassi il D. aveva sposato Marie Clemence Bultinck, da cui ebbe cinque figli, dei quali solo il primo, Giuseppe Clemente, seguì la carriera paterna.

Come A. Corelli il D. compose esclusivamente sonate e concerti, pubblicati in sei raccolte di dodici pezzi ciascuna (salvo l'op. 5 che ne comprende sei): Sonate da camera a violino e violoncello overo clavicembalo solo... opera prima, Amsterdam, Estienne Roger [c. 1708-12], dedicate ad Adolfò Ernesto Ferdinando duca di Schleswig-Holstein; Concerti a quattro da chiesa cioè due violini, alto viola, violoncello e basso continuo... opera seconda, Amsterdam, Estienne Roger et Michel Charles Le Cène [1712], dedicati all'elettore di Baviera Massimiliano; Sonate da chiesa e da camera a tre, cioè due violini, violoncello e basso continuo... opera terza, Amsterdam, Estienne Roger et, Michel Charles Le Cène [1712], dedicate a Leopoldo duca di Lorena (ne fu stampata anche una edizione francese: Paris, Le Clerc le cadet - s.r Le Clerc - m.me Roivin); Sonate da camera a violino e violoncello... opera quarta, Amsterdam, Jeanne Roger [1716], dedicate all'elettore di Colonia Giuseppe Clemente; otto di queste sonate furono trascritte verso il 1730 da Nicolas Chédeville: Abaco, opera quarta mis pour la musette, vielle, flute traversière et hautbois avec la basse continue..., Paris, Chédeville - m.me Boivin - Le Clerc; Concerti a più istrumenti... opera quinta. Libro primo, Amsterdam, Jeanne Roger [1717], dedicati al figlio dell'elettore Massimiliano, Ferdinando Maria; Concerti a più istrumenti... opera sesta, Amsterdam, Michel Charles Le Cène [1735], dedicati all'elettore di Colonia Clemente Augusto.

Delle tre raccolte di sonate del D., le Opere 1 e 4 sono sonate solistiche (violino e basso continuo); l'Op. 3 invece contiene sonate a tre: in esse l'aggiunta di uno strumento approfondisce ed arricchisce l'elaborazione contrappuntistica. L'indicazione del titolo dell'Op. 1, "a violino e violoncello overo clavicembalo solo" è da intendersi probabilmente nel senso che, nella realizzazione del basso continuo era possibile, a discrezione dell'esecutore, omettere il violoncello; tuttavia non si può escludere una eventuale esecuzione per cembalo solo (cfr. W. S. Newman, pp. 261 s.). Tutte le sonate del D., che adottano la divisione corelliana in quattro movimenti, sono rappresentative della tendenza alla fusione fra il tipo da camera e il tipo da chiesa: malgrado il titolo né l'Op. 1, né l'Op. 4 né le sei sonate da camera dell'Op. 3 sono costituite esclusivamente di danze, mentre le sei sonate da chiesa dell'Op. 3 contengono movimenti che malgrado rechino la sola indicazione di andamento si fanno riconoscere come danze. Nell'Op. 1 le uniche danze che si incontrano sono la giga e la ciaccona; nell'Op. 3 appaiono anche l'allemanda, la sarabanda e la gavotta, mentre nell'Op. 4 si aggiungono ai tipi citati (esclusa la gavotta), due danze francesi, il rondeau e il passepied. Fra i movimenti non di danza, si trovano adagi di tipo inno, in cui il Sandberger vede ll'apice dell'opera del D., per l'ampiezza e il calore delle melodie; adagi e allegri fugati chedimostrano la sapienza contrappuntistica del D.; allegri in forma bipartita: in uno di essi (op. 3 n. 6) H. Riemann (Grosse Kompositionslehre, pp. 427-31) ha voluto individuare, per la presenza di due temi distinti, un precoce esempio di forma-sonata.

Il rigore contrappuntistico che costituisce uno dei motivi dominanti nell'opera del D. è evidente nella sua prima raccolta di concerti, i Concertia 4 da chiesa op. 2. Essa contiene, sul modello dell'Op. 5 di G. Torelli, sia brani a quattro tempi nella tradizione della sonata da chiesa, sia composizioni in tre tempi. Sei dei dodici concerti sono in realtà non a 4 ma a 3 parti, poiché i due violini devono procedere "all'unisono n in questo modo il D. conferisce maggior rilievo alla voce superiore. Nei due ultimi concerti il D. conferisce rispettivamente al violoncello e al violino un più marcato ruolo solistico. Nei posteriori Concerti a più strumenti op. 5 e 6 il rigore polifonico cede il posto ad uno stile più aggiornato in cui è anche riconoscibile l'influenza vivaldiana. In entrambe le raccolte la forma adottata dal D. è quella del concertoripieno; il contrasto è ottenuto attraverso sezioni indicate piano e forte piuttosto che attraverso l'opposizione del concertino al tutti. I sei Concerti op. 5, in cui il D. ha inserito numerose danze, specialmente francesi, sono caratterizzati dalla presenza, accanto agli archi, dei legni: flauto, oboe e fagotto. I Concerti op. 6, in cui predomina la divisione in tre tempi, costituiscono l'ultima e più moderna opera del D. e sono considerati da A. Schering (Geschichte des Instrumentalkonzert, p. 38) insieme con analoghe opere di G. A. Brescianello e C. Tessarini, come tappe fondamentali per lo sviluppo della sinfonia orchestrale.

Attivo come musicista fu anche il figlio GiuseppeClementeFerdinando di cui non si conoscono con precisione i dati anagrafici, anche se sappiamo che nacque durante il soggiorno del padre nei Paesi Bassi. Studiò dapprima sotto la guida del padre, che lo inviò in seguito in Italia per perfezionarsi ed entrare poi nella cappella dell'elettore di Baviera. Non essendovi però posti vacanti, al ritorno in Germania Giuseppe Clemente fu assunto come violoncellista nella cappella elettorale di Bonn, il 29 marzo 1729; il 26 ag. 1738 fu nominato "Kammermusikdirektor". L'attività al servizio dell'elettore non gli impedì di recarsi spesso a Monaco né di intraprendere, più lunghi viaggi: C. Burney (General History, IV, p. 660) lo nomina fra i musicisti che a Londra, intorno al 1740, contribuirono a far conoscere ed apprezzare il violoncello. Nel 1753, dopo il matrimonio con Thérèse Cosman, Giuseppe Clemente si trasferì a Verona, rimanendo tuttavia in contatto con la corte di Monaco: come membro dell'Accademia filarmonica di Verona si interessò alla pubblicazione di composizioni dell'elettore Massimiliano III Giuseppe, che il 22 sett. 1766 lo nominò barone. Morì nella sua tenuta di Arbizzano (Verona) il 31 ag. 1805.

Se si esclude una Serenata a 4 voci con strumenti che era stata composta per l'onomastico dell'elettore di Colonia Clemente Augusto (manoscritto a Modena, Biblioteca Estense, Mus. F. 1), le composizioni di Giuseppe Clemente che ci sono pervenute (tutte manoscritte) sono dedicate esclusivamente al violoncello; si tratta prevalentemente di brani per violoncello e basso (veritinove sonate a Londra, British Library, Add. Mss. 31.528; tre sonate a Berlino, Deutsche Staatsbibliothek, una a Vienna, Bibliothek der Gesellschaft der Musikfreunde, proveniente dalla raccolta di E. L. Gerber, che la ritiene scritta verso il 1748), ma anche per due violoncelli (tre sonate, Londra, British Library, Add. Mss. 31.528) e per tre violoncelli (due trii, Washington, Library of Congress). Inoltre C. F. Pohl (Mozart und Haydn in London, p. 55) menziona l'esecuzione, nel 1749, di un suo brano per cinque violoncelli. Le sonate di Giuseppe Clemente rivelano l'influenza dello stile della musica del padre soprattutto per l'ampia cantabilità; alcune di esse manifestano un certo gusto per il bizzarro nel tentativo di imitare con il violoncello altri strumenti come la zampogna, la viola da gamba, l'arciliuto.

Fonti e Bibl.: C. Burney, AGeneral History of Music.... IV, London 1789, p. 660; notizie in Allgemeine musikal. Zeitung, II (1799-1800), p. 345; A. Sandberger, intr. a E. F. Dall'Abaco, Ausgewählte Werke, in Denkmäler der Tonkunst in Bayern, I, Leipzig 1900; IX, ibid. 1908; H. Riemann, Grosse Kompositionslehre, I, Berlin 1900, pp. 427-431; A. Schering, Gesch. des Instrumentalkonzert bis auf die Gegenwart, Leipzig 1905, pp. 37 s.; 65, 113; C. Mennicke, Hasse und die Brüder Graun als Simphoniker, Leipzig 1906, pp. 6, 12, 16 s.; 54, 57 s.; 68, 79, 89, 282; A. Hugues-Hugues, Catalogue oj Manuscript Music in the British Museum, III, London 1909, pp. 171, 179; A. Sandberger, Zur Gesch. des Haydnschen Streichquartetts, in Gesammelte Aujsätze zur Musikgeschichte, München 1921, pp. 240, 252; R. Haas, Die Musik des Barocks, Potsdam 1928, p. 257; H. Engel, Das Instrumentalkonzert, Leipzig 1932, pp. 25 s.; 37, 61, 120, 171; R. Brenzoni, Un grande musicista veronese: E. F. D., in Note di archivio, XII (1935), pp. 154-164; A. Bonaccorsi, D. e la sonata duotematica, in La Rassegna musicale, XIII (1940), pp. 196-199; M. Bukofzer, Music in the Baroque Era, New York 1947, pp. 231 ss.; 263; A. Hutchings, The Baroque Concerto, London 1961, pp. 21, 24, 73, 94, 98-101, 103, 114; A. Moser, Geschichte des Violinspiels, a cura di H. J. Nosselt, I, Tutzing 1966, pp. 199 ss.; E. van der Straeten, The History of the Violin, I, New York 1968, p. 152; L. Torchi, La musica strumentale in Italia nei secc. XVI, XVII, XVIII, Bologna 1969, p. 177; F. Lesure, Bibliographie des editions musicales publiées par Estienne Roger et Michel Charles Le Cène, Paris 1969, p. 64 (contiene in appendice in facsimile: Catalogue des livres de musique imprimgs à Amsterdam chez Michel Charles Le Cène, Amsterdam 1737, pp. 39, ss, 60, 62, 64); C. F. Pohl, Mozart und Haydn in London, New York 1970, pp. 53, 55; E. Apfel, Zur Vor - und Fruhgeschichte der Symphonie, Baden Baden 1972, pp. 39 s.; 79 s.; 86; W. S. Newman, The Sonata in the Baroque Era, New York 1972, pp. 35, 42, 75, 80, 88, 156, 197, 255, 259, 261-64, 266, 338; L. Finscher, Studien zur Geschichte des Streichquartetts, I, Kassel 1974, p. 56; Storia della musica (The New Oxford History of Music), VII, L'età dell'Illuminismo. 1745-1790. Milano 1976, pp. 585 s.; 618; R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, Busto Arsizio 1978, pp. 981, 984, 996 s.; 1026, 1054 s.; Répértoire internat. des sources musicales. Einzeldrucke vor 1800, II, p. 297; R. Eitner, Quelienlexikon, I, pp. 23 s.; H. Riemann, Musiklexikon, I, p. 361; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 3; La Musica. Diz., I, p. 473; Encicl. della Musica Ricordi, II, p. 228; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, I, coll. 10-14; The New Grove Dictionary oj Music and Musicians, V, pp. 155 s.; Associazione dei musicologi italiani, Catalogo delle opere musicali. Città di Modena. R. Biblioteca Estense, Parma s. d., p. 105.

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