VALZANIA, Eugenio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VALZANIA, Eugenio

Roberto Balzani

VALZANIA, Eugenio. – Nacque a Cesena il 12 dicembre 1821 da Francesco e da Rosa Guidi.

Appartenente a una famiglia della medio-piccola possidenza, cominciò l’apprendistato patriottico nel 1844, aderendo alla Giovine Italia, ma le sue prime esperienze documentate risalgono alla primavera del 1848, quando partì volontario per la guerra nel Veneto, distinguendosi a Vicenza il 10 giugno 1848, dove fu ferito e ottenne il grado di tenente. Rientrato in patria, aderì alla Repubblica Romana, partecipando nella primavera del 1849 alle missioni di una colonna mobile contro l’insorgenza sanfedista nell’Appennino romagnolo e poi nel Montefeltro.

Con il ripristino del governo ecclesiastico fu oggetto di indagine, ragion per cui si rifugiò prima nella Repubblica di San Marino (1850) e quindi in Liguria (1851). In contatto con la rete cospirativa mazziniana, fece ritorno a Cesena nel 1853 per trovare di nuovo ricetto nel Regno di Sardegna dopo il fallimento dei tentativi insurrezionali che gli avrebbero procurato la condanna a morte. A partire dal 1856, ebbe un rapporto diretto con Giuseppe Mazzini; tuttavia, fra il 1857 e il 1859, si avvicinò alla Società nazionale e dal 1858, per conto di Giuseppe La Farina, tornò a organizzare volontari nella Repubblica di San Marino. I volontari, in tutto qualche centinaio, presentatisi alle porte di Cesena il 20 giugno 1859, giunsero a cose fatte: il tricolore sventolava già sul palazzo comunale. Ciononostante, nell’immaginario locale l’incontro fra il notabile liberale Pietro Pasolini Zanelli e il capopopolo Eugenio Valzania sarebbe parso quasi l’anticipazione dell’incontro di Teano. Le truppe dell’ufficiale repubblicano furono poi integrate nell’esercito della Lega dell’Italia centrale. Sul finire del 1859 Valzania – pare su pressione di Giuseppe Garibaldi – fu indotto ad assumere il comando del I battaglione del 48° reggimento fanteria di stanza a Ravenna con il grado di maggiore.

Il 15 gennaio 1860 fu arrestato e trasferito in carcere a Modena in quanto presunto mandante dell’omicidio di un ex funzionario della polizia pontificia, avvenuto a Cesena il 14 aprile 1858. Il tribunale di Forlì, con sentenza del 30 dicembre 1861, lo assolse, ma l’esercito gli tolse comunque il grado di maggiore.

Arrestato di nuovo nel 1862 per i fatti di Sarnico, decise quindi di dedicarsi con i figli Giovanni ed Egisto – avuti dal matrimonio con Adelaide Foschi – ai lavori pubblici, ottenendo l’appalto di alcuni lotti della costruenda ferrovia Firenze-Arezzo. Nonostante la nuova professione, le relazioni dei sottoprefetti lo indicavano quale attivo cospiratore – in bilico fra Mazzini e Garibaldi – nei territori dell’Appennino tosco-romagnolo. Palanchino così era soprannominato per la giubba ‘alla polacca’ che portava di frequente – fu tentato, nel 1865, da un esperimento associativo radicale nella sua città – la Società della Concordia – insieme con alcuni giovani dell’Estrema locale: ma al momento delle elezioni politiche fece ritorno a Firenze, lasciando campo libero al candidato liberale moderato Gaspare Finali.

Fra il 1866 e il 1867 condivise le ultime campagne garibaldine, aiutante di campo del generale a Bezzecca e poi comandante di una colonna a Monterotondo (1867), dove si guadagnò i gradi di colonnello. Al suo ritorno, nonostante la sconfitta, divenne l’autentico dominus della parte popolare a Cesena. Leader locale dell’Alleanza repubblicana universale (ARU) dal 1868, funse da trait d’union fra i radicali più inclini all’amministrazione (Saladino Saladini, Pietro Turchi) e la base intransigente, continuando ad assecondare istanze rivoluzionarie; basti pensare che, agli inizi degli anni Settanta, gli aderenti all’ARU erano quattrocento nel Cesenate, rispetto ai centocinquanta di Forlì e ai duecento di Ravenna.

Secondo Gaspare Finali, Valzania era efficace nella propaganda repubblicana fra le «basse classi», mentre Aurelio Saffi lo era «presso le classi medie e colte» (1955, p. 396). Quasi una divisione del lavoro politico, edulcorata però ex post: in realtà, fra le due visioni vi furono spesso forti tensioni. Il sistema di potere di Valzania, nella sua città, si tradusse anche in un esercizio puntuale della violenza politica, di cui fecero le spese in primo luogo i democratici che intendevano sottrarsi al suo rigido controllo. Le anime diverse del repubblicanesimo romagnolo ebbero modo di confrontarsi in seguito alla nascita delle prime articolazioni locali dell’Internazionale.

Dopo il 1871 Valzania tenne i collegamenti con personalità del socialismo anarchico, soprattutto con Celso Ceretti, nella prospettiva di azioni comuni. Saffi, invece, diede vita, nel febbraio del 1872, alla Consociazione repubblicana delle Società popolari della Romagna, puntando all’organizzazione legale del partito e alla penetrazione nelle società artigiane di mutuo soccorso, nelle banche popolari, nelle amministrazioni locali. Il moderatismo dell’influente ex triumviro provocava fibrillazioni dentro l’universo democratico: da un lato, infatti, spingeva molti giovani radicali a partecipare alle elezioni locali; dall’altro, induceva la compagine più barricadiera, che aveva seguito nei circoli più popolari, a condividere un percorso eversivo con altri compagni di strada come gli anarchici. Fino al 1874, Valzania rappresentò il punto di riferimento di questa linea oltranzista a parole, non senza contraddizioni e forti sospetti di strumentalizzazione ‘populista’: infatti, mentre sembrava alimentare la cospirazione, entrò in Consiglio comunale nel 1868 e acquistò all’asta terreni dell’asse ecclesiastico nel 1868-70, accrescendo notevolmente il suo patrimonio.

Il nodo fu sciolto il 2 agosto 1874, quando a Villa Ruffi, presso Rimini, lo stato maggiore mazziniano e repubblicano fu fatto arrestare per ordine del governo. Il capo d’accusa principale, sulla scorta della relazione fra Valzania e Ceretti, era la preparazione di un’insurrezione a fianco dell’Internazionale – quella che in effetti fu tentata, fallendo immediatamente, presso Bologna. In realtà, la riunione era stata indetta per decidere la posizione del partito nell’imminenza delle elezioni politiche. Gli arresti di tanti patrioti intemerati come Saffi sollevò sconcerto nell’opinione pubblica e rafforzò l’orientamento a favore della Sinistra costituzionale. Da quel momento, la linea partecipazionista dei democratici repubblicani andò via via prendendo consistenza, nonostante l’indisponibilità personale alle candidature, se non in funzione di protesta.

Ai primi storici dell’Internazionale sembrò la sconfitta della «politica del fronte comune» (Berselli, 1956, p. 190) rivoluzionario; in realtà, si trattò piuttosto della débacle di un modo di fare politica settario. Saffi si rendeva conto che quella postura estremistica avrebbe reso in permanenza subalterne le forze democratiche; l’accettazione della piena legalità era dunque premessa necessaria alla sostituzione, almeno a livello locale, della classe dirigente.

Valzania si adattò al nuovo contesto con duttilità: in fondo, a metà degli anni Settanta, era assessore municipale a Cesena, presidente della Banca Popolare della città dalla fondazione nell’aprile del 1873, presidente della banda, presidente della deputazione dei pubblici spettacoli, consigliere comunale a Cesenatico e deputato allo stabilimento salifero di Cervia. Non proprio il profilo di un capo eversivo. La sua presa sul circondario restò, tuttavia, ferrea e la sua propensione a rappresentare l’intero schieramento d’Estrema – si trattasse di repubblicani, mazziniani, garibaldini, radicali o internazionalisti – non subì oscillazioni. Il 4 agosto 1878, percependo l’incipiente clima irredentista, promosse a Cesena un meeting cui aderirono da tutta la Romagna più di quattromila persone. Nel 1879 aderì alla Lega della democrazia – un’organizzazione radicale legalitaria, ma unitaria – nella prospettiva di saldare intorno alla battaglia per il suffragio universale un consenso trasversale.

Valzania rimaneva persuaso della necessità di comprendere in una grande organizzazione tutte le anime del ‘partito radicale di massa’ romagnolo. Era convinto che l’egemonia dei notabili repubblicano-garibaldini come lui si giocasse sul fronte dell’inclusione, non della distinzione, anche a costo di sacrificare un’integrità ideologica alla quale, in fondo, non era stato mai affezionato. Una linea diversa e perdente rispetto al processo di costruzione dei partiti politici in Italia.

A lui, nel corso degli anni Ottanta, si sarebbero rivolti inutilmente agitatori e visionari, affascinati dal suo ineccepibile pedigree di uomo d’azione: da Guglielmo Oberdan a Menotti Garibaldi. Diede, infine, la disponibilità a una candidatura di servizio in segno di protesta nel 1887 (fu eletto il 18 dicembre nel collegio provinciale di Forlì con 4397 voti contro i 2827 dell’avvocato Teodorico Bonacci), ma non avrebbe mai preso posto a Montecitorio, essendosi dimesso il 20 marzo 1888. La soglia della Camera era davvero invalicabile per un leader ‘popolare’ come lui.

Morì a Cesena il 13 febbraio 1889, salutato come il nume tutelare della locale democrazia.

Per anni i repubblicani organizzarono, nell’anniversario della sua morte, manifestazioni imponenti, alla presenza di deputati, associazioni, amministratori locali. Il nome di Valzania sarebbe rimasto per tutto il XX secolo simbolo purissimo dell’intransigenza, venerato anche da Giosue Carducci: «ebbe nella guerra lombarda del 1848 / con la prima ferita / il grado di capitano su ’l campo, / poi esule / due condanne di morte / dal papa e dall’Austria: / combatté nel 1859 e 1860 / dovunque fu levata la bandiera d’Italia: / nel 1866 a Bezzecca / aiutante del Generale / fu decorato per valor militare: / nel 1867 espugnò Monterotondo. / Delle persecuzioni e dei dolori / lo confortarono / l’amicizia di G. Mazzini e G. Garibaldi» (Edizione nazionale delle opere di Giosue Carducci, XXVIII, Bologna 1938, p. 349). Nessun commento: bastavano i fatti a scandire sul marmo la biografia del perfetto patriota.

Scritti e discorsi. La mia colonna e la campagna insurrezionale romana del 1867. Relazione di Eugenio Valzania già colonnello comandante la 3ª colonna volontarj, Forlì 1868; Ai Ministri Nicotera e Mancini. Memoria, Cesena 1876.

Fonti e Bibl.: Cesena, Biblioteca comunale Malatestiana, Carte di E. V.; Archivio di Stato di Forlì, Prefettura, Carte riservate di gabinetto, 1862-1889; Forlì, Biblioteca comunale Aurelio Saffi, Raccolte Piancastelli, Carte Romagna, b. 644. Inoltre: Cospirazioni di Romagna e Bologna nelle memorie di Federico Comandini e di altri patrioti del tempo, 1831-1857, con documenti inediti, a cura di A. Comandini, Bologna 1899, pp. 230, 234, 236 s.; Cesena nel 1859, in Il Cittadino, 8 agosto 1909; E. Ceccarelli, E. V. nel 1859, Cesena 1910; G. Finali, Memorie, con introduzione e note di G. Maioli, Faenza 1955, ad ind.; A. Berselli, Gli arresti di Villa Ruffi. Contribuito alla storia del mazzinianesimo, Milano 1956, ad ind.; S. Sozzi, Il 1859 a Cesena, in Bollettino del Museo del Risorgimento di Bologna, V (1960), 2, pp. 935-1058; R. Grew, A sterner plan for Italian unity. The Italian national society in the Risorgimento, Princeton 1963, pp. 207 s.; S. Sozzi, Democratici e liberali a Cesena (1863-1866), Santa Sofia 1965, ad ind.; Id., Gli inizi del movimento socialista a Cesena, Forlì 1970, ad ind.; M. Ridolfi, Dalla setta al partito. Il ‘caso’ dei repubblicani cesenati dagli anni risorgimentali alla crisi di fine secolo, Rimini 1988, pp. 11-21, 35, 50, 70, 81, 207; R. Balzani, Profilo di E. V., in Studi Romagnoli, XL (1989), pp. 291-300; Id., La democrazia cesenate fra radicalismo e repubblicanesimo, in Storia di Cesena, IV, Ottocento e Novecento, 2, (1860-1922), a cura di A. Varni - B. Dradi Maraldi, Rimini 1991, pp. 313-516; L. Calboli, E. V., in Vite dei Cesenati, V, a cura di P.G. Fabbri, Cesena 2011, pp. 154-181.

TAG

Repubblica di san marino

Suffragio universale

Giuseppe garibaldi

Giuseppe la farina

Asse ecclesiastico