Etimologia

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

etimologia

Franco De Renzo

L'origine delle parole

Qual è l'origine della parola testa? O della parola bocca? Entrambe sono parole molto comuni, che impariamo facilmente già nei primi anni di vita. Come tutte le cose, anche le parole hanno una storia. Conoscere l'etimologia di una parola vuol dire conoscerne l'origine, e l'etimologia è appunto la scienza o disciplina che studia l'origine delle parole. Grazie a essa scopriamo infatti come le parole sono entrate a fare parte di una lingua e ne ricostruiamo il percorso. In alcuni casi si riesce anche a stabilire la data di ingresso di una parola in una lingua e talvolta (raramente però) perfino chi è stato a usarla per primo

La storia delle parole, a volte semplice...

Le parole viaggiano nello spazio e nel tempo. Spesso nel passaggio da un'epoca all'altra e da un luogo all'altro le parole assumono forme e significati diversi da quelli originari. Lo studio etimologico ci consente di ricostruire tali percorsi. Fare l'etimologia di una parola vuol dire infatti ricostruire la sua storia. Desiderare, per esempio, viene dal latino. Originariamente voleva dire "smettere di contemplare le stelle" (a scopo augurale), composto di de- "via da" e sidus "stella", poiché presso i Latini si usava guardare le stelle per ricavare indicazioni per il futuro. Così testa, comparsa in italiano nel 1295, in origine voleva dire "vaso di terracotta". E anche bocca, dal latino bucca, che però voleva dire "guancia", mentre la parola per bocca era os, da cui l'aggettivo italiano orale.

Le parole nascono quasi sempre da altre parole già esistenti, e l'etimologia permette di chiarirne i legami. La parola telefono, per esempio, è composta di due parole greche: tèle, che vuol dire "lontano, a distanza" e phonè "suono, voce". Il telefono consente appunto di parlare da lontano. Così in molte parole che iniziano per tele troveremo il significato di lontano, a distanza: televisione (visione a distanza), telecomunicazioni, telecomando, telegrafo, e così via. Altre volte, però, tele può voler dire semplicemente televisione, come per esempio in telespettatore o teledipendente.

... a volte complicata

Spesso le parole hanno storie molto articolate, com'è il caso di pigiama. In italiano pigiama ci viene dall'inglese, pyjamas, o pajamas, che però a sua volta prende la parola dal persiano pay jamè, cioè "vestito da gamba", composto di pay "piede, gamba" e jamè "vestito" (in effetti il pigiama, a differenza della camicia da notte, ha anche i pantaloni). O ancora è il caso di un termine come ketchup, in origine una parola malese. E l'espressione persiana shah mat, che voleva dire il "re è morto", è diventata "scacco matto", cioè la formula che segna la fine del gioco degli scacchi. Oppure è interessante la storia dela parola francese croissant, cioè il cornetto dolce che ha la forma della mezzaluna: croissant si riferisce alla Luna crescente, dal verbo francese croître "crescere", con allusione alla mezzaluna turca, perché i primi croissant furono prodotti a Vienna nel 1689 per celebrare la vittoria sui Turchi.

Da dove provengono le parole dell'italiano?

L'italiano (come anche il francese, lo spagnolo, il portoghese) è una lingua neolatina, che deriva cioè direttamente dal latino. Questo vuol dire che la maggior parte delle parole italiane sono di origine latina. Parole come abitare, amicizia, campo, grande, lettera, maschio, massimo, pubblico, quando, regola, specchio, tavola, volare, vuoto, sono parole latine che attraverso il tempo sono diventate italiane. Sappiamo anche che abitare è entrata nell'italiano nel 1219, specchio nel 1250 e uccello tra il 1293 e il 1294. Ma come si fa a essere sicuri di queste date? Gli studiosi di etimologia conducono le loro ricerche sulla base di documenti. Quindi vuol dire che, per esempio, la parola abitare è stata trovata in un documento datato 1219. Non per tutte le parole si può essere così precisi e in alcuni casi non si può stabilire né l'esatta origine della parola, né la data d'ingresso nella lingua.

paradiso

Inoltre, mediante lo studio etimologico scopriamo che molte parole che l'italiano riceve dal latino esistevano già in altre lingue. Così per esempio la parola angelo, che deriva dal latino angelum, era però in origine una parola greca: àngelos; e l'originario greco kèntron passa al latino centrum prima di diventare centro in italiano. E dal persiano, prima di arrivare in italiano, passano prima al greco e poi al latino parole come azzurro o paradiso. Spesso la pronuncia si modifica, e così dal latino aurum abbiamo l'italiano oro; toro da taurum; più da plus, popolo da populum, e così via. In altri casi cambia anche il significato, come abbiamo già visto per testa e bocca.

Parole di altre lingue

Il latino è senza dubbio la fonte etimologica principale, ma numerose parole italiane provengono da altre lingue o dai dialetti. Inoltre, alcune parole hanno una storia di oltre duemila anni, come per esempio armonia, clima, dialogo, dinastia, fisico, gamba che erano in origine usate nell'antica Grecia. Altre invece sono recentissime, come computer, CD, playstation, Internet, chattare, entrate in italiano solo da pochi anni.

In molti casi le parole vengono adattate alle pronuncia dell'italiano e spesso diventano parole talmente comuni che facciamo fatica a pensare che in origine erano di altre lingue. Ecco alcuni esempi: derivano dal francese: abbandonare, crema, fornire, frappé, petrolio; dall'inglese: aerobica, bar, bistecca, film, sport; dall'arabo: caffè, cifra, rischio, zero; dal napoletano: calzone, fesso, mozzarella; dallo spagnolo: appartamento, baracca, regalo, tabacco, vigliacco. Altre volte rimangono invece così come sono all'origine e quindi sono più facilmente riconoscibili. Altri pochi esempi: dall'arabo: fedayin, intifada, ramadan; dal cinese: kung fu; dal giapponese: bonsai, judo, karate; dall'eschimese: inuit, kayak; dal norvegese troll; dal russo, matrioska, kalashnikov; dallo spagnolo: macarena, machete, macho, gringo; dal tedesco: bunker, würstel; dal turco, kebab; dal francese: garage, brioche.

Dal punto di vista etimologico, le lingue e i dialetti all'origine di molte parole italiane sono oltre centocinquanta: dal babilonese, al dravidico (gruppo linguistico dell'India meridionale), all'etrusco allo scandinavo all'ungherese, e così via.

Un tale scambio non vale solo per l'italiano, ma per tutte le lingue. Infatti, non esiste una lingua che non abbia un elevato numero di parole provenienti da altre lingue. Per esempio, l'inglese, che è una lingua germanica, ha molte parole di origine latina (magari passate attraverso il francese); ma anche altre propriamente italiane come pizza, spaghetti, opera.

Il percorso di una parola

Quindi l'etimologia ci porta a vedere solo i legami con le altre lingue? Questa scienza ci consente di ritrovare il percorso di una parola, e però non tutte le parole derivano da altre lingue. Per l'italiano, oltre al latino e alle altre lingue, un'importante fonte etimologica è lo stesso italiano. Ciò vuol dire che si sono formati e si possono formare neologismi, cioè parole nuove, con parole che già esistevano. Per esempio la parola astronave, entrata nell'italiano nel 1961, è un composto di astro, che esisteva però dal 1321, e nave, che risale al 1250. E così per cacciavite (1772) e maleducazione (1946), che sono composti formati da parole già presenti. E ancora di più se ne sono formate e se ne formano attraverso le regole di composizione di nuove parole. Facciamo qualche esempio recente: benzinaio, formato da benzina e il suffisso -aio è del 1955; prepagato, formato dal prefisso pre- "prima" e pagato, compare nel 1981. Di anni recentissimi sono inglesità, rizollare, quizzone, ripoliticizzare. L'etimologia ci consente anche di vedere come nel corso del tempo le parole possono cambiare di significato o aggiungere nuovi significati a quelli già esistenti. È il caso di cellulare, che esisteva già nei primi anni del Settecento, come derivato di cellula, ma che adesso ha anche il significato di "telefonino".

Ma dove si possono trovare le etimologie delle parole? Esistono in commercio i dizionari etimologici, che hanno come scopo appunto quello di descrivere le parole attraverso la loro storia. Ma anche in quasi tutti i dizionari comuni, nella descrizione di una parola, c'è una sezione dedicata all'etimologia.

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