SÉNANCOUR, Ètienne Pivert de

Enciclopedia Italiana (1936)

SÉNANCOUR, Ètienne Pivert de

Mario Bonfantini

Letterato francese, nato a Parigi nel 1770, morto a Saint-Cloud il 10 gennaio 1846. Suo padre era controllore delle finanze, ricco e avverso alle novità. Il figlio, destinato a esser prete, fuggì in Svizzera con l'aiuto della madre (1789). Errando in Svizzera, contrasse un matrimonio non molto felice. Messo sulle liste degli emigrati, rientrò in Francia, a più riprese, sotto il Direttorio. Rimasto solo e povero, fini con lo stabilirsi a Parigi con la figlia Pauline, vivendo in una stretta solitudine che rispondeva alla sua misantropia, e anche, nei primi tempi, alla sua situazione politica. Di gusti semplici e signorili, solitario, amantissimo della natura, egli riuniva in sé curiose contraddizioni: perfetto allievo di Rousseau e di Saint-Pierre, nel suo primo libro (Rêverie sur la nature primitive de l'homme, 1799) manifestò un disperato pessimismo sul mondo moderno e sulla civiltà, in nome di un favoloso stato primitivo idilliaco dell'umanità. Fu però contrario alla Rivoluzione, nemico di Napoleone; e contemporaneamente avversario di Châteaubriand (notevoli le Observations contro il Génie de Christianisme, pubblicate soltanto nel 1816, non volendo combattere pubblicamente un nemico di Napoleone), assolutamente scettico in religione, sentimentale, morbosamente incline alle fantasticherie. L'Obermann, che è il libro suo meritamente più famoso, romanzo psicologico, o meglio ancora diario sentimentale pieno di squisitissime analisi di stati d'animo incerti e sfumati, è uno specchio fedele del suo temperamento. L'opera restò a lungo sconosciuta, e con essa il suo autore. Egli continuò a scrivere, pubblicando anche numerose compilazioni storico-filosofiche, da cui ritraeva qualche guadagno. Un suo Résumé des traditions morales et religieuses (1825) gli valse un processo per empietà. A poco a poco, per merito di Nodier, Ballanche, Latouche, e infine di Sainte-Beuve (1833) e della Sand, acquistò una certa notorietà.

L'Obermann "singulière peinture d'une volonté impuissante pour des raisons métaphysiques" è il tipico annunciatore della gran crisi romantica: analisi intima, morbidamente diffusa e compiacente, condotta da uno spirito lucidamente settecentesco, cui era negato anche il più facile sfogo di abbandoni e tormenti religiosi. In questi contrasti, con la sua tormentosa raffinatezza e i suoi sbandamenti sentimentali annotati con sottile chiaroveggenza, l'opera sua, partendo dagl'ideologi, giunge a precorrere tutte le direzioni del gran dramma romantico, dalla Sand a Baudelaire. Malgrado il suo grande interesse documentario, scarso ne è tuttavia il valore intrinseco: rare pagine qua e là risplendono di nitidissima forza poetica, tutto il resto è sempre sul punto di sommergersi in un monotono grigiore fatto di troppi e troppo contrastanti pensieri, appena accennati, e capricciosamente sperduti, in uno stile ambiguo e smorzato.

La figlia, Eulalie-Virginie-Pauline, nata a Friburgo nel 1798, visse sempre col padre, al quale fece da segretaria. Collaborò in molte riviste e giornali, dal 1814 in poi, e scrisse durante la Restaurazione prolissi romanzi e novelle, non senza curiose anticipazioni di stile alla Sand: Pauline de Sombreuse (1821, voll. 4); La Veuve (1822, voll. 4); La Conquêtomanie (romanzo satirico contro Napoleone, 1827), ecc.

Opere di É.P.d.S.: Oltre alle già dette: De l'amour selon les lois primordiales, ecc. (1805); Observations soumises au Congrès de Vienne (1814); Lettre d'un habitant des Vosges sur MM. Buonaparte, Châteaubriand, ecc. (1814); Libres méditations d'un solitaire, ecc. (1819); Vocabulaire de simples vérités (1821); Résumé de l'histoire de la Chine (1824); Resumé de l'histoire romaine (1827); Isabelle (1833).

Bibl.: Ch.-A. Saint-Beuve, Portraits contemporains, I, pp. 143, 173; G. Sand, Préface d'Obermann, Parigi 1847; J. Levallois, Un précurseur, Parigi 1867; Alvar Tornüdd, Conférences sur S. à Helsingfors, Parigi 1896.

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