ESTONIA

Enciclopedia Italiana (1932)

ESTONIA (A. T., 58)

Mario SALFI
Francesco TOMMASINI
Anna Maria RATTI
Sergio PUSKAREV
Carlo TAGLIAVINI
Paolo Emilio PAVOLINI
Michael HALTENBERGER
Renato BIASUTTI
Luigi GRAMATICA
Luigi CHATRIAN
Carlo DE ANGELIS
*
Manfredi GRAVINA
Hanno KOMPUS

L'Estonia, in estone Eesti, è il più nordico dei tre paesi sorti dopo il crollo dell'Impero russo ai confini occidentali di esso. Come stato baltico periferico e considerando il suo carattere generale, l'Estonia appartiene all'Europa settentrionale, mentre come parte della Russia europea era considerata appartenente all'Europa orientale. Per la sua posizione sulla cosiddetta linea di confine varega, che divide l'Europa occidentale dall'orientale e che corre, larga 200 km., dal Golfo di Finlandia fino al mare di Azov, i limiti orientali dell'Estonia sono ben definiti (laghi e paludi); mentre a sud il confine può essere considerato aperto. A ovest e a nord essa è bagnata dal Baltico (golfo di Finlandia, canale di Muhu e golfo di Riga). L'intero confine misura approssimativamente 4100 km., dei quali circa 3400 corrono lungo il mare (comprese le coste delle isole); il confine terrestre (compreso il tratto che taglia il lago Peipus) è di circa 700 km. Con la Russia il confine tien conto anche di criterî strategici, mentre con la Lettonia segue i limiti puramente etnografico-linguistici.

L'odierno stato estone comprende un territorio di 47.549 kmq.; la massima lunghezza nord-sud è di 350 km.; la massima larghezza 250 km. Posta nella zona temperata settentrionale, l'Estonia si estende fra 57°30′ e 59°42′ di lat. N. e fra 21°45′ e 28° 21′ di longitudine E. Il territorio si compone della terraferma, delle due grandi isole: Hiiumaa (Dagö) e Saaremaa (Ösel) e di parecchie isole minori a ovest e a nord.

Sommario. - Geografia: Rilievo e morfologia (p. 414); Clima (p. 415); Idrografia (p. 415); Flora e Fauna (p. 416); Dati sulla popolazione (p. 416); Etnografia e folklore (p. 416); Condizioni economiche (p. 417); Comunicazioni e porti (p. 419); Distribuzione della popolazione (p. 419). - Ordinamento dello stato: Ordinamento politico e amministrativo (p. 420); Organizzazione ecclesiastica (p. 421); Forze armate (p. 421); Finanze (p. 421); Istruzione pubblica (p. 422). - Storia (p. 422). - Lingua (p. 423). - Letteratura (p. 424). - Arte (p. 425).

Geografia. - Rilievo e morfologia. - Costituendo l'estrema parte dei bassopiani dell'Europa orientale, in Estonia si notano elevazioni molto modeste. La media altezza assoluta del paese è di 50 m. e l'elevazione maggiore raggiunge solo i 317 m. Tenendo conto del rilievo, il paese si può dividere in due parti. L'Estonia del nord consta d'una superficie poco elevata che limitata il golfo di Finlandia formando una sponda ripida, il cosiddetto Glint. L'Estonia meridionale è un terreno più elevato e meno monotono con tre zone diverse (distretti di Viljandi, Otepää, Haanja); in quella sud-orientale si trova la già ricordata massima elevazione del paese, il Suur Munamägi (Grande montagna dell'uovo). I terreni collinosi dell'Estonia settentrionale e meridionale sono poi separati da un avvallamento (20-50 m.) che si estende dal golfo di Riga al lago Peipus e che consta di tre pianure abbastanza larghe e connesse fra loro. L'orografia è in rapporto per la massima parte con le condizioni petrografiche e stratigrafiche. Tenendo conto del fatto che sul territorio estone vengono alla luce soltanto le formazioni geologiche più antiche e più recenti, mentre mancano le intermedie (Terziario), e non dimenticando che gli strati antichissimi sono ordinati in strisce quasi parallele ai gradi di latitudine, si può approssimativamente stabilire il seguente profilo geologico, ideale:

I terreni dell'Estonia settentrionale consistono di rocce calcaree e di dolomiti siluriche a strati orizzontali piani, mentre nell'Estonia meridionale prevalgono le arenarie del Devonico medio, pure disposte in strati orizzontali. Merita speciale menzione la costa dell'Estonia settentrionale, dove gli strati (del Silurico inferiore) della ripida costa si elevano su una base di argilla e di arenaria cambrica. La base paleozoica è oggi nascosta da una copertura diluviale, e anche alluvionale.

Dal carattere petrografico del paese s'intuisce la ragione per cui nel passato geologico il glaciale abbia avuto effetti più distruttivi a nord e più ricostruttivi a sud. A nord il ghiaccio diluviale ha smussato il rilievo preglaciale e lo ha poi coperto di un tenue velo di depositi glaciali, in modo che l'Estonia settentrionale appartiene al territorio di erosione glaciale, mentre l'Estonia meridionale fa parte del territorio di accumulazione glaciale; a questo riguardo l'Estonia sarebbe dunque una regione di transizione fra la Finlandia e la Lettonia.

Se la costruzione geologica dell'Estonia è in fondo ben semplice, lo stesso si può dire del quadro geomorfologico. Il geografo finlandese Granö ha stabilito tre paesaggi glaciali differenti, ai quali si possono aggiungere tre tipi diversi di coste: 1. il nord e le isole occidentali appartengono alla regione degli Asar, elevazione che spesso hanno un'estensione di parecchi chilometri, e che formano un curioso paesaggio di colline di origine fluvio-glaciale. Questi Åsar costituiscono nel paesaggio paludoso delle vie di comunicazione, delle linee di colonizzazione e di difesa. 2. La media Estonia è la regione tipica dei Drumlins, con un'impronta particolare, tutta a colline ellittiche, d'origine glaciale, che si allineano parallelamente e circondano spesso dei laghi lunghi e stretti. 3. Il sud-est dell'Estonia è di natura molto differente. Vi troviamo un terreno accidentato di morene, che offre uno spettacolo gradevole all'occhio e che è nello stesso tempo di grande vantaggio alla vita economica. La topografia accidentata fa intuire che il margine glaciale in ritiro non era stazionario e che nelle soste intermedie grandi quantità di materiali vennero a depositarsi in quei luoghi; questa è la regione più fertile dell'Estonia. 4. Una caratteristica dell'Estonia è poi la sua costa ripida (Glint), che forma il limite di frattura tra la Fennoscandia arcaica e la pianura paleozoica dell'Europa orientale; soltanto all'est e all'ovest questa linea coincide col mare, mentre altrove resta anche a dieci km. di distanza. Il lavoro distruttivo del mare su questa costa che è alta fino a 57 metri, i burroni pittoreschi sui fiumi che attraversano il Glint e le piccole cascate attirano molti turisti. Le cascate si sfruttano poi come fonte di energia elettrica. 5. Hanno un carattere speciale le coste di NE. rivolte al golfo di Finlandia, la costa occidentale del lago Peipus e quella sul golfo di Riga, a causa delle dune, che permettono anche la formazione d'una spiaggia sabbiosa, utilizzata per i bagni di mare. 6. Infine si trovano anche coste paludose all'O. del paese (di fronte alle isole) e sulla costa occidentale del lago Peipus.

Clima. - Il clima dell'Estonia è generalmente mite e fresco, e appartiene quindi alla categoria dei climi temperati dell'Europa centrale. Situata sul Mar Baltico, l'Estonia si trova proprio nel punto dove il clima marittimo del Mare del Nord è in lotta continua con il clima continentale della Russia; l'Estonia risente naturalmente le due influenze climatiche, benché siano attenuate dalla massa d'acqua del Mar Baltico. Conformemente alla loro posizione, il clima delle regioni costiere varia da quello dell'interno. Sulle coste si constata maggiormente l'influenza oceanica: la temperatura media annua delle isole occidentali è di 5°,7, mentre sulla costa occidentale della terraferma estone la media è di 4°,9, e quella delle regioni nordiche costiere è di 4°,7; nell'interno del paese si osserva invece l'influenza del clima continentale, come risulta dalle temperature medie: 4°,5 nelle regioni più basse e 3°,9 in quelle più alte. Le maggiori differenze di temperatura fra l'Estonia marittima e quella continentale si verificano soprattutto d'inverno; la media di gennaio è di −3° sulle isole occidentali, mentre il termometro scende a −7° nelle regioni dell'interno. Ne viene di conseguenza che anche le acque dell'interno sono coperte di ghiaccio per un tempo maggiore (talvolta per più di cento giorni all'anno) delle acque della costa (25-50 giorni). La rada di Tallinn è coperta di ghiaccio soltanto durante 48 giorni, mentre l'Ema jõgi presso Tartu resta coperto per circa 120 giorni all'anno.

Gli estremi della temperatura in Estonia sono di −36°,2 e di 35°,2, cifre che non lasciano alcun dubbio sul carattere continentale del clima. I rapidi cambiamenti delle condizioni di pressione atmosferica producono anche necessariamente frequentissimi mutamenti di tempo. Data la lotta continua fra le influenze oceaniche e quelle continentali, le giornate molto fredde sono seguite da altre mitissime; e la vicina linea dei cicloni fa sì che i cambiamenti di stagione siano qualche volta improvvisi. Così si sviluppano talora delle trombe, simili a tornados, di moderata violenza, che attraversano l'Estonia e la Lettonia. Anche rispetto alle precipitazioni, il paese può essere diviso in due zone. La parte settentrionale è meno soggetta alle precipitazioni della parte meridionale, più elevata. La media annua ammonta a 533 mm.

Idrografia. - L'Estonia è ricca di acque. Questo suo carattere è dovuto alla composizione petrografica del suolo, che è poco permeabile, alla struttura geologica del paese, nonché alle sue condizioni morfologiche e al clima. Nella regione più piatta e calcarea (silurico dell'Estonia settentrionale), dove il suolo è coperto soltanto da un leggiero velo di terreni morenici, le pianure paludose dànno la caratteristica al paese; invece sull'irregolare terreno della regione sabbiosa devonica dell'Estonia meridionale, in conseguenza della spessa copertura morenica, sono i numerosi laghi che dànno alla regione tale caratteristica. Una grazia speciale emana dal paesaggio del Püha järv (Lago Santo), ricco di boschi; sono anche ben noti i laghi Vagula e Tamula. Il più grande lago dell'Estonia, a eccezione della parte estone del Peipus, è il Virts järv (Võrts järv) con una superficie di 275 kmq. Conosciuto è anche l'Ülemiste järv (lago superiore) a sud di Tallinn (Reval).

La rete fluviale in Estonia si stende su tutto il paese, ma i corsi dei fiumi non sono né lunghi né potenti; pochi fra essi sono navigabili, e anche quei pochi soltanto per brevi tratti o solo in alcuni periodi dell'anno. Formano un'eccezione il Narva jõgi e l'Ema jõgi; questo ultimo è la più importante arteria navigabile del paese. L'Ema jõgi nasce al sud del Püha järv, noto per le sue leggende, attraversa il lago navigabile di Virts, passa per una pittoresca vallata glaciale vicino alla città di Tartu e giunge al lago Peipus; lo attraversa, cambia nome e sbocca con quello di Narva (v.), nel golfo di Finlandia. Il suo corso è di 210 km. (290 compresa la Narva) ed è quasi sempre navigabile. Tra i fiumi più importanti ricordiamo ancora il Pärnu, nella parte occidentale del paese, con un corso di circa 150 km., navigabile solo presso la foce. Questi tre fiumi mostrano anche quali siano le direzioni delle pendenze.

Flora e fauna. - La flora dell'Estonia è in stretta relazione col terreno, con le formazioni superficiali, con l'idrografia e col clima. Il paese si compone in gran parte di terreno boscoso (circa 20%) con molte paludi, stagni (circa 15%) e prati (circa 24%). Secondo Engler la flora dell'Estonia e quella dei paesi vicini più meridionali appartiene alla provincia sarmatica della regione dell'Europa centrale, che la vegetazione del tipo quercia distingue dalla zona delle conifere nordeuropee. Caratteristica speciale del paese sono i prati con alberi sparsi, un misto singolare di piante latifoglie e di aree prative, originato dal fatto che il terreno troppo umido non permetterebbe lo sviluppo di un vero e proprio bosco. Nell'Estonia settentrionale si ha invece una vegetazione rara, incompleta, poco densa, che cresce sulla tenue coltre morenica; fra gli arbusti bassi il più comune è il ginepro (Iuniperus communis L.). Il bestiame al pascolo mangia il poco che il terreno produce, calpesta l'erba meschina, e soltanto singole piante resistentissime possono sopravvivere. Non è priva d'interesse la flora relitta delle isole occidentali e della costa occidentale del paese; questa proviene da un'era climatica più calda. Sono assai frequenti i tassi (Taxus baccata L.), mentre l'edera (Hedera helix L.) si trova soltanto nella parte occidentale dell'isola Saaremaa.

L'Estonia ha la fauna caratteristica delle foreste e delle pianure dell'Europa settentrionale. Per i Mammiferi, la nottola nordica (Vespertilio Nilssoni), la talpa europea, alcuni toporagni, il gatto selvatico, la lince, il lupo, qualche martora, la lontra, varie arvicole, ecc. Gli Uccelli sono rappresentati da specie nordiche come la gru, la pavoncella, la gallinella, varî rapaci, rampicanti, passeracei, ecc. Alcuni rettili tra cui la Vipera berus, la biscia d'acqua, l'orbettino, la lucertola vivipara. Varî anfibî d'acqua dolce. Molti insetti e molluschi proprî della fauna baltica.

Dati sulla popolazione. - La popolazione dell'Estonia all'epoca del primo censimento (1922) ammontava a 1.110.000 ab., cifra che non è molto aumentata nel 1930 (1.114.861). In quanto alle diverse nazionalità per il 1922 si hanno le seguenti cifre: 970.000 (87,7%) Estoni, 91.000 (8,2%) Russi, 18.000 (1,7%) Tedeschi, 7800 (0,7%) Svedesi, 4600 (0,4%) Ebrei e 14.500 (1,3%) altri. Gli appartenenti alle minoranze sono stabiliti in gruppi diversi: gli Svedesi in prevalenza ad O., e i Russi ad E. I Tedeschi abitano per la maggior parte nei due centri culturali dello stato, a Tallinn e a Tartu; un tempo molti di essi erano anche proprietarî fondiarî e vivevano in campagna. All'epoca russa l'elemento tedesco era molto maggiore: nell'anno 1820 circa il 43% degli abitanti di Tallinn era tedesco, e a Tartu nel 1881 i Tedeschi erano ancora più del 35%. Oggi sono ridotti rispettivamente al 5,6% e al 6,4%. Il movimento della popolazione appare poco favorevole, in quanto il coefficiente delle nascite nel 1929 era del 17‰ e il coefficiente delle morti del 18,1. L'Estonia è a questo riguardo lo stato d'Europa che si trova in peggiori condizioni. Bisogna però tener presente che gli anni di guerra e di dopoguerra hanno naturalmente influito sul numero decrescente delle nascite. Le più alte percentuali del coefficiente di natalità si verificano nei territorî abitati dai Russi, dove si giunge al 35‰.

Per quanto riguarda la cultura, il paese si distingue per il numero relativamente basso di analfabeti. Già al principio del sec. XX il territorio dell'attuale Estonia apparteneva a una zona con circa 5-20% di analfabeti, mentre la rimanente Russia arrivava a circa il 60%. Nel 1922 (anno dell'ultimo censimento) il numero degli analfabeti nella popolazione estone superiore ai dieci anni fu di 5,6-5,3%. Il primo numero si riferisce a quelli che non sanno né leggere né scrivere, il secondo a quelli che sanno soltanto leggere. Le più alte percentuali di analfabeti si riscontrano tra i Russi e tra i "setukesi", dove il numero supera il 10%.

Nella ricostruzione storica dell'Estonia, troviamo che fin dal sec. XIII i paesi estoni sono più o meno gli stessi di oggi, salvo che i confini sono spesso cambiati. Si annoverano in Estonia 11 distretti: Viru, Järva, Harju, Lääne, Saare, Pärnu, Viljandi, Tartu, Valga, Võru, Petseri.

Etnografia e folklore. - Gli Estoni o Esti, cioè forse la "gente orientale" per i loro vicini germanici, costituiscono il popolo numericamente più forte, dopo i Finlandesi, del gruppo finnico occidentale. Sono quasi 1.000.000 di individui nell'Estonia e altri 154.500 (1920) sparsi in piccoli gruppi nel territorio russo, fino al Caucaso. È incerto se il nome ha alcuna relazione con quello degli Aestii (Aestui) ricordati da Tacito (Germ., 45): ma menzioni sicure degli Estoni si trovano già nei cronisti tedeschi dei secoli IX-XI. L'antico nome nazionale è Maarahwas: mentre i Russi dànno ad essi, come a tutti i Finni, il nome di Ciudi e i Finlandesi quello di Virolaiset "confinanti". Nel tipo fisico, con l'alta statura, i capelli biondi, gli occhi azzurri o grigi, le fattezze, presentano in forte prevalenza i caratteri della razza europea nordica. E anche nelle forme della cultura le antiche e continue influenze germaniche, attestate anche dai ritrovamenti archeologici e dalle vicende storiche, hanno notevolmente modificato il fondo indigeno costituito dalla cultura finnica originaria. Le tracce di questa sono da rinvenirsi oggi specialmente nelle manifestazioni e tradizioni popolari della vita spirituale, mentre le forme della vita materiale presentano piuttosto affinità con quelle dei Letto-lituani e delle popolazioni germaniche del nord, per effetto delle correnti culturali anzidette, cui gli Estoni devono anche l'introduzione dell'economia agricolo-pastorale che ha fatto passare in ultimo piano le occupazioni originarie della caccia e della pesca. L'abitazione rurale è generalmente in legno, con pareti a travatura. Nei tempi passati il tetto, alto, era di paglia. S'incontrano ancora talvolta delle abitazioni del vecchio tipo dove, fra gli ambienti di abitazione, aveva grande importanza, nel lungo inverno, la cucina-tinello con la grande stufa. S'incontra poi qualche volta, specialmente nelle isole, una costruzione separata dove nell'estate era collocata la cucina; si tratta di una costruzione di forma conica, fatta di stanghe, che sembra discendere dalla capanna conica ancora usata come abitazione fra i nomadi in tutta l'Eurasia settentrionale. Nei tempi passati il legno forniva il materiale quasi esclusivo per la costruzione di tutti gli utensili, attrezzi e oggetti di uso comune, e anche per i grandi bicchieri da birra che presentavano forme e decorazioni di tipo nordico. Presentemente le abitazioni rurali tendono verso il tipo dei villini rurali.

Dell'abbigliamento nazionale, che aveva molte varianti regionali, restano pochi elementi. Prevalgono in esso influssi svedesi, fuorché nella Setukesia, l'angolo sud-orientale dell'Estonia, nella quale il costume ha subito l'influsso russo. Le camicie a larghe maniche e decorate, come le cinture e le calze, a colori vivaci con disegni geometrici, vanno scomparendo. Fra i gioielli sono caratteristici pesanti lavori in argento, specie collane e pettorali, portati dalle donne, nei quali si utilizzano volentieri le grosse vecchie monete d'argento e che comprendono talora anche un larghissimo disco concavo dello stesso metallo che copre il petto.

Del primitivo paganesimo non sono del tutto scomparse le tracce: il ricco pantheon mitologico, che si conosce da vecchie notizie e tradizioni, con l'accompagnamento delle complicate pratiche magiche, aveva forme assai simili a quello conservato dai Finni orientali. Il ricordo dei luoghi sacri cui si portavano le offerte per le divinità indigene sussiste ancora: le solennità festive non sono tutte di origine cristiana. E la mentalità del popolo, rimasta superstiziosa, tradisce la persistenza di molti legami con le disusate credenze religiose. Nelle feste hanno parte notevole anche i racconti e i canti nazionali, accompagnati dalla cetra, e le danze al suono della cornamusa. Nella letteratura popolare, molto ricca, le canzoni epiche si aggirano intorno ad un eroe mitico, Kalevipoeg, e contengono elementi finnici e nordici, pagani e cristiani, fusi insieme.

Condizioni economiche. - La Estonia è un paese di carattere essenzialmente agricolo, che, in grazia del suo clima umido, bene si presta anche all'allevamento del bestiame. Di notevole importanza è pure lo sfruttamento delle foreste. Il 32% del territorio totale è terreno arabile e il 58% della popolazione totale si dedica all'agricoltura. Il terreno più fruttifero si trova nelle colline moreniche di sud-est.

Conformemente al clima freddo e umido, il raccolto è rappresentato prevalentemente da segala, orzo, avena e patate. Le medie dell'anteguerra sono già, di nuovo, quasi raggiunte. Notevole diffusione ha oggi preso la coltivazione del lino, che aveva già molta importanza sotto la Russia.

Dalla seguente tabella si può rilevare la produzione agricola:

L'allevamento del bestiame ha talmente ripreso, malgrado la guerra e la rivoluzione, che ha ormai raggiunto un'importanza veramente notevole, come appare dalla seguente tabella:

I prodotti della pesca sono rilevanti; tuttavia l'Estonia importa (principalmente dall'Inghilterra) le aringhe che mancano nel Mar Baltico. L'esportazione del pesce è diretta in Germania, Svezia, Polonia (salmone, anguilla, luccio, "kilu" - specie di sardella -) e Russia. Come s'è detto, l'industria forestale tiene un posto ragguardevole, infatti il 20,5% del territorio totale è coperto di boschi, dei quali il 72,3% di conifere. L'esportazione del legname è diretta principalmente in Inghilterra, Olanda e Francia.

L'industria mineraria non è priva d' importanza nella vita economica dell'Estonia. Vengono in prima linea l'ardesia e gli scisti bituminosi (Kukersite). Gli scisti dànno un prodotto marnoso bruno-giallastro, soffice, friabile, ricco di sostanze organiche e sono molto apprezzati, non solo come combustibile (nelle ferrovie e nelle fabbriche), ma anche come mezzo per la produzione del gas, e per i numerosi prodotti di distillazione (catrame, olio, materie coloranti, medicinali, saponi, ecc.). La provvista di Kukersite (così chiamata dal luogo, Kukruse, dove è stata trovata per la prima volta in grande quantità), su un territorio di 3000 kmq., arriva a circa 3 miliardi di tonnellate, e, in base alle attuali cifre di sfruttamento, dovrebbe bastare per parecchi secoli.

L'estrazione della torba, che avviene su 676.800 ettari ossia sul 14,7% della superficie totale del paese è di notevole entità. I giacimenti di fosforite si trovano nella parte settentrionale dell'Estonia, quelli di gesso nella parte SE.

La vita industriale è concentrata nelle industrie dipendenti dall'agricoltura, dall'allevamento del bestiame e dallo sfruttamento dei boschi, nonché nelle industrie minerarie e nell'industria tessile (Narva, Tallinn, Pärnu, Viljandi, Tartu, ecc.). L'industria tessile tiene il primo posto ed è seguita dall'industria dei generi alimentari; vengono quindi l'industria della carta e quella del legname. Il valore netto della produzione in migliaia di corone nelle aziende con più di 20 addetti è (luglio 1930):

L'ammontare complessivo della popolazione industriale occupata in aziende con più di 20 addetti era di 33.185 persone.

Il commercio in Estonia non è rilevante e la popolazione impiegata in esso raggiunge appena il 4%. Malgrado il suo carattere agricolo, l'Estonia importa generi alimentari (grano), ed esporta generi tessili, carta, legno, prodotti animali. Circa un terzo dell'esportazione va in Inghilterra e circa altrettanto dell'importazione viene dalla Germania. Confrontando le più importanti merci di esportazione e d'importazione, risulta che circa 4/5 del valore totale sono rappresentati da latticinî o da merci od oggetti in legno, in carta, in fibra o da prodotti tessili, mentre l'importazione consiste nelle materie prime per le industrie, in prodotti industriali semilavorati e in generi alimentari. Il traffico estone in milioni di corone estoni si rileva dalla seguente tabella:

Nel 1929 il 20,8% delle importazioni (valore) è consistito in grani e farine, l'11,3 in cotone greggio, il 5,9 in zucchero, il 4,2 in lana. Al primo posto tra le esportazioni 1930 è il burro (32,7% del valore totale), quindi il legno (14,2), il lino (4,1), i cotonami (13,3), la cellulosa (7,5). Quanto alle importazioni, poi, risulta che nel 1930 i maggiori acquisti sono stati fatti in Germania (28,3% del valore totale), Stati Uniti (12,7), Russia (9,3), Inghilterra (8,6), Polonia (8,5) e Svezia (4,8). Le maggiori vendite in Inghilterra (32,3), Germania (30,1), Danimarca (7,7), Russia (4,5), Francia (4,2), Svezia (4,0), Finlandia (2,3), Lettonia (2,6).

La bilancia commerciale, che è stata attiva dal 1925 al 1927, è ora quasi in pareggio. Oltre a quello con l'estero, è della massima importanza per l'Estonia il commercio di transito, specie nei rapporti con la Russia. Il naviglio mercantile è modesto, 106.180 tonn. (i gennaio 1931), composto da 443 navi, di cui 247 a vela e 93 a vapore, 15 motonavi e 33 velieri; la flotta estone è tuttavia la flotta più considerevole dei tre stati baltici. Nel 1930 nel porto di Tallinn entrarono 1722 navi di grande tonnellaggio (stazza 871.720 tnnn.) e 1457 navi costiere (stazza 95.816 tonn.) che scambiarono merci per 690 mila tonn. e trasportarono 71.828 passeggeri. Il traffico dell'anteguerra era alquanto superiore (1913: navi per 949.407 tonn. di stazza). La bandiera tedesca è al primo posto (34,5% 1929), seguita dall'estone (18,7). Si usano in Estonia pesi e misure metriche decimali.

Comunicazioni e porti. - Le comunicazioni in Estonia possono dirsi buone se si confrontano con quelle degli altri due paesi baltici, sebbene le strade rotabili siano poco sviluppate e piuttosto mediocri quanto a fondo. Come strada artificiale strategica, è notevole soltanto la parte estone della via che congiunge Riga a Pskov. Le comunicazioni invernali si attuano a mezzo di slitte. La coperta di neve è di grande importanza economica per i terreni paludosi e melmosi; essa dà la possibilità alle città di fornirsi il legname e assicura il sostentamento di molte persone, che vivono del traffico delle slitte. La rete ferroviaria dell'Estonia nell'anno 1930 aveva uno sviluppo di 1257 km., pari cioè a 2,6 km. per 100 km., e a 1,1 kmq. per ogni 1000 abitanti.

Il nodo ferroviario principale è Tallinn, in posizione periferica. È sentita la mancanza d'una linea fra il golfo di Riga e il lago Peipus, la quale favorirebbe il commercio di transito nel paese ed è assai dannoso ai traffici che dalla linea di confine estone-lettone sia stata tagliata la ferrovia Pärnu-Valga-Petseri. Le comunicazioni per acqua sono per ora di scarsa importanza: nel 1924 circa 530 km. di vie fluviali potevano essere utilizzate per la navigazione. E progettata una via acquea fra il golfo di Riga e il Peipus, con utilizzazione del fiume Pärnu, del Viljandi, del Virts järv e dell'Ema jõgi. Sulle coste settentrionali la navigazione durante l'inverno è ostacolata dai ghiacci più ancora che sulle coste occidentali, dove peraltro essa è resa difficile e pericolosa dalla presenza di scogli e di secche. Tuttavia il traffico marittimo è più attivo nella parte occidentale del paese.

Siccome i 4/5 del commercio estone con l'estero prendono la via marittima, i porti hanno una grande importanza per la vita economica e per il traffico. Il porto principale è quello di Tallinn; vi si concentra il 74% del commercio totale: più precisamente, il 56,6% dell'esportazione, il 90,8% dell'importazione e l'80,3% del commercio di transito. Hanno una certa importanza Pärnu (10,4%, 20,3%, 4,2%, 0,7%), e Narva (8,3%, 9%, 2,5%, 19%). Baltiski (Porto Baltico), e Haapsalu (Hapsal) sono porti secondarî (0,4% e 0,1% del commercio totale).

L'aviazione civile è poco sviluppata; l'unica società nazionale ha dovuto sospendere la sua attività in seguito alla soppressione delle sovvenzioni governative. Il traffico aereo è affidato a società estere: la "Aereo", finlandese, che gestisce la linea: Helsinki-Tallinn km. 85 (giornaliera); e la "Derulurt", russa, che gestisce la linea Riga-Tallinn-Leningrado, km. 570 (giornaliera).

Distribuzione della popolazione. - La popolazione dell'Estonia è tutt'altro che densa poiché raggiunge appena i 23 ab. per kmq. Sono, infatti, disabitate le numerose paludi e i terreni melmosi nelle pianure del Pärnu e del Peipus settentrionale. Le più alte densità si notano a SE. del paese, che è abitato dai Russi (distretto di Petseri, con circa 32 ab. per kmq.) e verso NO. Una popolazione relativamente densa si nota anche nel distretto della capitale (39 abit. per kmq.). La popolazione è prevalentemente rurale; soltanto il 24,2% sta nelle città e il 3,2% nelle borgate. Capitale dello stato è Tallinn (121 mila ab. il 31 genn. 1931), mentre il centro intellettuale della repubblica è la vecchia città universitaria di Tartu (70 mila abit.), sul Ema jõgi. Narva (26.400 ab.) è importante città industriale, presso la frontiera russa; Pärnu; con 21.600 ab., è il secondo porto dell'ovest; Baltiski (o Paldiski) con 1200 abitanti è oggi una tranquilla cittadina con piccolo porto ad O. della capitale; Valga (Walk) con 12.700 abitanti sul confine lettone, importante per il suo traffico, è stazione di confine sulla linea Riga-Tartu-Tallinn; Viljandi (con 12.800 ab.) nella parte meridionale del paese è il più noto centro agricolo.

Fra le altre città minori che sono situate nell'angolo sud-est dello stato è ancora degna di menzione la città commerciale di Petseri, con 4400 abitanti.

I dati riguardanti l'emigrazione interna sono scarsi; ci limitiamo quindi ad accennare che durante il breve decennio dell'autonomia statale un afflusso di popolazione si è verificato soltanto verso le regioni fertili del sud-est; ciò risulta anche dall'aumento di popolazione della città di Petseri, che ospitava nel 1922 soltanto z000 ab., mentre nel 1930, come si è detto, ne contava già 4400. L'emigrazione all'estero s'aggira sulle 3000 persone all'anno.

Bibl.: K. R. Kupffer, Baltische Landeskunde, Riga 1911 (con atlante); V. Tornius, Die baltischen Provinzen (Aus natur und Geisteswelt, 11ª-15ª ed.), Lipsia 1918; M. Friedrichsen, Finnland, Estland und Lettland, Litauen, Breslavia 1924; M. Haltenberger, Landeskunde von Eesti (Publicationes Instituti Universitatis Dorpatensis Geographici), Tartu 1926; M. Haltenberger, Die Baltischen Länder. Enzyklopädie der Erdkunde, Vienna 1930; Eesti, Esthonie, Esthonia, Estland (Album illustrato con breve testo in estone, francese, inglese e tedesco), Tallinn 1923; Riigi Statistika Keskbüroo, Statistiline Album (a cura dell'Ufficio centrale di statistica dell'Estonia), I: Maa ja Rahvas, Tallinn 1925; II: Majandus, Tallinn 1927; III: Põllumajandus, Tallin 1928 (con testo in ligua estone e francese e con molte illustrazioni); Eestimaa kaart (carta geografica dell'Estonia), in 1 : 300.000, Tallin 1921; Eestimaa kooli-seina-kaart (carta murale dell'Estonia), in 1 : 300.000, Tartu 1923. Sull'etnografia e il foklore estone, v.: J. C. v. Parrot, Versuch einer Entwicklung der Sprache, Abstammung, Geschichte, Mythologie und bürgerlichen Verhältnisse der Liwen, Lätten, Eesten, Stoccarda 1828; F. Kruse, Urgeschichte des esthnischen Volksstammes, Mosca 1846; F. J. Wiedemann, Aus dem inneren und äusseren Leben der Ehsten, Pietroburgo 1876; L. v. Schroeder, Die Esten als Bewahrer altindogermanischer Hochzeitsbräuche, Dorpat 1886; A. O. Heike, Die Etwicklung und Verbreitung der Bautypen im Gebiet der finnischen Stämme, in Intern. Archiv f. Ethnographie, V, Leida 1892; id., Die Volkstrachten in den Osteseeprovinzen und in Setukesien, Helsingfors 1909. Per la mitologia, v. M. J. Eisen, Estnische Mythologie, Lipsia 1925.

I contributi migliori alla conoscenza dell'etnografia e del folklore estone sono dati presentemente dagli studiosi finlandesi e specialmente dal prof. I. Manninen, direttore del Museo nazionale di Helsinki. Molti dei suoi scritti sono ormai raccolti nella pubblicazione periodica del Museo estone di Tartu (Dorpat); Eesti Rahva Muuseumi Aastaraamat (dal 1925).

Ordinamento dello stato.

Ordinamento politico e amministrativo. - Secondo la costituzione del 21 dicembre 1920 l'Estonia è una repubblica indipendente. Il potere sovrano risiede nel popolo, il quale lo esercita: 1. per mezzo del referendum: 25.000 cittadini possono domandare che una legge, approvata dall'assemblea nazionale, sia sottoposta a votazione popolare; 2. per via d'iniziativa legislativa: 25.000 cittadini possono chiedere che una legge sia approvata, emendata o abrogata mediante votazione popolare; 3. con l'elezione dei membri dell'assemblea nazionale. L'Assemblea nazionale (Riigikogu) esercita il potere legislativo: si compone di 100 membri, eletti sulla base della rappresentanza proporzionale, a suffragio universale, diretto e segreto per la durata di tre anni. Sono elettori ed eleggibili tutti coloro che abbiano vent'anni e posseggano da almeno un anno la cittadinanza estone. Il governo si compone del capo dello stato (Riigivanem) e dei ministri: elabora e presenta all'assemblea il progetto di bilancio; nomina e revoca gli alti funzionarî civili e militari; conclude i trattati con gli stati esteri ed emette ordinanze per l'esecuzione delle leggi; decide sui ricorsi in grazia. Il governo o i membri del governo, ai quali l'assemblea nega la fiducia, debbono dimettersi.

Il supremo potere giudiziario appartiene alla corte di stato, composta dei giudici di stato eletti dall'assemblea nazionale. La corte di stato nomina gli altri giudici. Taluni delitti sono deferiti alla corte d'assise.

Il governo assicura l'amministrazione locale a mezzo d'istituzioni autonome; le assemblee rappresentative delle comunità autonome sono elette con lo stesso sistema che vale per l'assemblea nazionale.

La lingua di stato è quella estone, ma nella località dove gli allogeni sono in maggioranza, gli organi dell'amministrazione autonoma possono servirsi della lingua della minoranza etnica più numerosa. I cittadini di nazionalità tedesca, russa o svedese hanno diritto di servirsi della loro lingua nei rapporti scritti con le amministrazioni centrali dello stato. Con la legge del 12 febbraio 1925 sull'autonomia culturale delle minoranze nazionali, ad ogni gruppo etnico, composto di 3000 persone, è stato riconosciuto il diritto di chiedere l'autonomia.

Tutte le modificazioni della costituzione debbono essere sottoposte a referendum.

Bibl.: A. Giannini, Le costituzioni degli stati dell'Europa orientale, I, Roma 1930; F. e P. Dareste, Constitutions modernes, 4ª ed., I, Parigi 1928; B. Mirkine-Guetzevitch, Les constitutions de l'Europe nouvelle, Parigi 1928; Piip, The constitution of the Republic of Esthonia, in The constitutional Review, Washington 1925; E. A. Maddison, Das Grundgesetz des Freistaats Estland, Berlino 1928; Anderkopp, Eesti Riigikord, in Eesti Entsüklopeedìa.

Organizzazione ecclesiastica. - Gl'inizî del cristianesimo in Estonia risalgono al tempo di S. Ansgario (morto nell'865), primo vescovo di Amburgo. A domare però completamente quelle popolazioni riottose e attaccate alle loro tradizioni, occorsero le spedizioni dei cosiddetti crociati e il lavoro costante dei Portaspada e dell'Ordine Teutonico (v. sotto: storia). Le due diocesi in cui il paese venne ecclesiasticamente ripartito furono Dorpat (l'attuale Tartu) fondata nel 1224 e Reval (l'attuale Tallinn) creata nel 1218 e soggette ambedue al metropolitano di Riga. La riforma luterana, favorita dai principi locali, riuscì a soppiantare il cattolicismo; il dominio russo contribuì a renderne completa la rovina. Secondo gli ultimi dati statistici (1929) gli evangelici luterani (Estoni, Tedeschi, Svedesi) rappresentano il 78,6%, gli ortodossi (Estoni e Russi) il 19%; altri cristiani (Estoni e stranieri) 1,7%, ebrei 0,4%, senza confessione 0,3%. Del 19% di ortodossi soltanto l'8,2% è dato da veri e proprî Estoni. Una ragione psicologica spiega il numero rilevante di Estoni ortodossi: l'immenso odio contro i baroni tedeschi, che indusse molti a convertirsi con la promessa di terreno fatta loro dal governo russo. Gli evangelici sotto la direzione di un vescovo luterano sono organizzati in 16 prevostati, dei quali 14 sono per gli Estoni, i per i Tedeschi, 1 per gli Svedesi. Gli ortodossi erano, durante l'antico regime, soggetti al metropolitano di Riga, che aveva un suo vicario a Reval.

Forze armate. - Esercito. - Fu costituito stabilmente dopo il trattato di pace di Tartu con la Russia. Comprende una forza bilanciata (1930) di 13.000 uomini, di cui 1500 ufficiali. Il bilancio del Ministero della guerra è (1930) di 18.500.000 corone. Il comando supremo dell'esercito spetta al governo, che lo esercita in pace per mezzo del ministro della Guerra, in guerra per mezzo di un generale comandante in capo.

Il servizio militare è obbligatorio dal 20° al 55° anno di età (ferma di mesi 12 nell'esercito attivo, 24 anni nella riserva, rimanenti anni nell'esercito territoriale). Sono previsti richiami alle armi, per istruzione, dei militari in congedo, per una durata complessiva non superiore a 9 mesi.

L'esercito comprende: fanteria 6 reggimenti; cavalleria 1 reggimento e uno squadrone autonomo; artiglieria 6 gruppi (3 da campagna e 3 pesanti campali); genio 3 battaglioni zappatori e 1 battaglione collegamenti. Treni blindati, 1 reggimento, di 2 treni. Carri armati e autoblindate, 1 gruppo (2 compagnie carri, 2 compagnie autoblindate, 1 compagnia automobili). Aeronautica 1 reggimento (i squadriglia da caccia, 1 da ricognizione e bombardamento, 1 idrovolanti, 1 scuola). Scuole militari riunite 3 (i superiore di guerra; 1 ufficiali, 1 sottufficiali); inoltre corsi allievi ufficiali di riserva; 1 corso di educazione fisica; i corso ufficiali superiori. Le truppe sono raggruppate in tre divisioni di fanteria e nella difesa aerea e costiera. Ogni corpo ha: unità d'istruzione (reclute) e unità effettive (anziani). Esiste inoltre una guardia civica, organizzata militarmente, col compito di concorrere insieme con l'esercito, in pace e in guerra; è composta di circa 29.000 uomini e 8000 donne, raggruppati in unità territoriali simili a quelle di fanteria.

Marina militare. - Sorta alla fondazione della repubblica, è costituita con navi ex-russe e germaniche, cioè: 2 cacciatorpediniere: Lennuk (ex-russo), varato nel 1915, di 1800 tonn. e 32 nodi, armato con 5 pezzi da 100 e 3 tubi di lancio trinati da 450; e Wambola (exrusso), varato nel 1915, di 1585 tonn. e 30 nodi, armato con 4 pezzi da 100 e 3 tubi di lancio trinati da 450; una torpediniera Sulew (ex-tedesca, affondata durante la guerra e ricuperata nel 1924), varata nel 1915, di 230 tonnn. e 25 nodi; 4 cannoniere, di cui la più importante è il Lembit (ex-russa), varata nel 1907, di 1100 tonn. e 12 nodi; 3 dragamine di 50 tonn. Esiste pure una piccola flottiglia sul lago Peipus, costituita di 3 piroscafi armati. Gli effettivi della marina sono di 2100 uomini, tra ufficiali, sottufficiali e comuni.

Aviazione militare. - L'aeronautica militare estone è alle dirette dipendenze dello stato maggiore dell'esercito, nei cui fondi generali sono comprese anche le somme ad essa destinate. Non esiste un'aviazione marittima; quella terrestre è costituita da varie squadriglie di 6 apparecchi ognuna. Ogni divisione di fanteria ha alle sue dipendenze un gruppo misto. Complessivamente l'Estonia dispone di circa 60 velivoli (compresi gli apparecchi scuola).

Finanze. - Le entrate finanziarie dell'Estonia superano le spese (v. tabella). Ed è appunto questa favorevole situazione del bilancio che ha facilitato la ricostruzione economica del paese, nonostante le difficoltà iniziali e gl'inevitabili errori. Solo nell'aprile 1927, quando il marco estone, fortemente deprezzato in seguito all'inflazione fiduciaria diretta prima e successivamente all'inflazione bancaria, era da oltre due anni stazionario al livello di 100 marchi = 1 corona svedese, il governo provvide a riportare il paese al gold standard, creando una nuova unità monetaria, entrata in circolazione col 1° gennaio 1928, la corona il cui valore è equivalente al valore di 100/284 gr. di oro fino ed è divisa in 100 sent, pari ciascuno a un antico marco. Provvide inoltre a unificare la circolazione, ponendo fine all'emissione dei biglietti di stato (che furono a poco a poco sostituiti sul mercato dai biglietti di banca) e attribuendo l'esclusività dell'emissione alla Banca d'Estonia, fondata fin dal 1919, ma successivamente riorganizzata e con possibilità di controllo da parte del governo.

Alla fine del 1930 i biglietti in circolazione ammontavano a 32 milioni di corone e le riserve raggiungevano i 23 milioni, di cui 7 in oro e 16 in divise estere.

Il debito pubblico interno dell'Estonia era al 31 marzo 1930 di 7,3 e quello estero di 119.2 milioni di corone, in cui rientrano il prestito di 1.350.000 sterline contratto nel giugno 1927 sotto gli auspici della Società delle nazioni in correlazione con la riforma monetaria e collocato a Londra, Amsterdam e New York.

Istruzione pubblica. - La vita intellettuale in Estonia è molto sviluppata. L'istruzione elementare è obbligatoria e gratuita. Nel 1927-28 si contavano 1286 scuole di cui solo 47 private. Le scuole medie erano 80 di cui 28 private. Vi sono inoltre molte scuole di carattere tecnico e professionale. Per l'istruzione superiore v'è l'Istituto tecnico di Tallinn e a Tartu la vecchia università fondata nel 1632 dal re di Svezia, Gustavo Adolfo. Cessato il dominio russo, gli Estoni cercano di riguadagnare il tempo perduto, con lodevole tenacia. Nella città universitaria e nella capitale vi sono ricche biblioteche.

Storia.

Assai tarde sono le notizie storiche precise sugli Estoni che pur già parecchi secoli prima dell'era volgare erano stanziati nell'odierna Estonia e nella parte settentrionale della Livonia. Vivevano essi indipendenti, ma in comunità separate, e fu questa assenza di unità politica degli Estoni che permise nel basso Medioevo ai vicini bellicosi d'invadere il loro territorio ed anche di soggiogarli per un certo tempo.

Il pericolo principale per l'indipendenza degli Estoni fu costituito dai Tedeschi, che alla fine del sec. XII vennero in Livonia, vi fondarono una serie di città fortificate (nel 1201 fu fondata Riga) e l'ordine religioso-cavalleresco dei Portaspada. Il pieno affermarsi dei Tedeschi in Livonia ebbe inizio sul principio del sec. XIII durante la vita del terzo vescovo di Livonia Alberto (1199-1229). Verso il 1206, i Tedeschi compirono la conquista dei Livi, che vivevano a sud degli Estoni e nel 1207 invasero l'Estonia per conquistarla e convertirla per forza al cristianesimo. Durante 20 anni gli Estoni sostennero una lotta eroica coi Tedeschi, ma in ultimo la loro resistenza fu rotta. In aiuto dei Tedeschi vennero i Danesi, che sbarcarono nel 1219 nell'Estonia settentrionale e vi fondarono la città fortificata di Reval; nel 1224 fu compiuta la sottomissione degli Estoni sul continente, e nel 1227 fu conquistata l'isola di Ösel (Saaremaa). La popolazione estone conquistata dovette abbracciare la religione dei vincitori (durante la Riforma tanto gli Estoni quanto i Tedeschi abbracciarono il luteranesimo) e perdette la sua indipendenza: essa fu gravata da forti tributi e obblighi in favore dei conquistatori, e i cavalieri tedeschi ottennero potere giuridico sulla popolazione rurale dell'Estonia. Erano dure in modo particolare le condizioni della popolazione dell'Estonia settentrionale, dove perciò nella prima metà del secolo seguente (1343-45) scoppiò una rivolta, soffocata con grande crudeltà dai conquistatori. Dopo questa rivolta la Danimarca vendette i suoi dominî in Estonia all'Ordine Teutonico (1346) e i Tedeschi divennero padroni assoluti in Livonia e in Estonia e aggravarono ancora più le condizioni materiali e giuridiche dei contadini in Estonia.

Al dominio dell'Ordine Teutonico nei paesi Baltici pose fine la guerra livonica, cominciata nel 1558 dallo zar russo Ivan IV. Nel 1561 l'Estonia fu occupata dagli Svedesi e rimase sotto il loro dominio (nel sec. XVI passò in loro potere anche la Livonia, che era prima occupata dalla Polonia). Il governo svedese seguiva nel sec. XVII in Estonia questa politica: difendere gl'interessi della popolazione rurale estone e ridurre gradualmente i diritti dei nobili tedeschi; fourono determinati e disciplinati gli obblighi dei contadini (nel cosiddetto Vakenbuch), fu ad essi concesso il ricorso ai tribunali dello stato, e un gran numero di proprietà terriere dei nobili furono requisite dal governo. Nel 1710 l'Estonia fu conquistata dagli eserciti russi e nel 1721, per effetto del trattato di Nystadt, fu ceduta definitivamente dalla Svezia alla Russia. Nel sec. XVIII si avverte un nuovo accrescersi dell'influenza e della potenza della nobiltà tedesca nei paesi baltici, e in conseguenza la popolazione agricola dei Latvi e degli Estoni cade in una condizione di assoluta dipendenza dai baroni tedeschi, senza freni di norme legislative, e discende all'infimo grado di miseria e di oppressione.

Durante il regno di Alessandro I fu posta la questione delle condizioni dei contadini nei paesi baltici, e nel 1816-19 fu decretata l'abolizione della schiavitù dei contadini dell'Estonia e della Livonia. Tuttavia il diritto di proprietà terriera fu ancora lasciato esclusivamente ai nobili, e quindi le condizioni materiali dei contadini non poterono migliorare in modo veramente sensibile, poiché per fruire dei terreni essi erano obbligati a compiere un'enorme quantità di lavoro a vantaggio dei signori.

Il movimento di emancipazione dei contadini non poté conseguire pratici risultati che nella seconda metà del sec. XIX, quando, con successive riforme, i contadini riuscirono ad ottenere di divenire proprietarî di terreni e di liberamente disporre. Similmente fu dura la lotta per la pubblica istruzione, perché la secolare opposizione degli elementi di cultura germanica (nobiltà, clero, alta borghesia) allo sviluppo di una cultura nazionale estone venne sostituita da quella delle autorità russe, che avevano per programma la radicale russificazione del paese. Al patriota nazionale F.R. Kreuzwald spetta il merito di avere, verso la metà del sec. XIX, raccolto la maggior parte delle leggende e dei canti popolari estoni, dando così al suo paese la grande epopea nazionale del Kalewipoeg (in circa 20.000 versi). Contemporaneamente J.W. Jannsen fondava il primo giornale estone, Perno Postimees, e società letterarie sorgevano nei varî centri di studio (e soprattutto nella sede universitaria di Tartu) per il più ampio e fecondo sviluppo d'una cultura nazionale.

Una prima sollevazione dei contadini a Mahtra, presso Tallinn (Reval) era stata soffocata dai Russi (1858); così altre successive, e le corrispondenti manifestazioni del nuovo movimento operaio. Ma il popolo estone mostrò tenacia e fede, sopportò le miserie derivanti dal regime reazionario di Alessandro III, e del governatore per l'Estonia principe Sachovskoj (1885), e fece della sua lotta contro le ricche classi feudatarie una lotta a base politico patriottica per l'indipendenza nazionale.

Con l'avvento del secolo nuovo, infatti, il popolo estone riusciva a conquistare successivamente le amministrazioni comunali nei centri più importanti, Tallinn compreso, e gli operai sindacati raggiunsero nella sola capitale il numero di ventimila. Era naturale che gli Estoni traessero profitto da ogni circostanza favorevole per il trionfo della loro causa, e, in particolare, dalle turbolenze sopravvenute in Russia alla fine della guerra con il Giappone (1905), che ebbero perciò ripercussione immediata in Estonia. La reazione delle autorità russe fu violenta (1906-07), specie per l'appoggio dato ad esse dalla nobiltà germano-baltica, la quale prevedeva a ragione che l'abbattimento del regime zarista avrebbe segnato anche la fine dei suoi antichi privilegi di casta. In ognuna delle province baltiche la nobiltà aveva infatti la sua dieta, cui erano riservati i diritti politici. E quando in Russia fu istituito il consiglio dell'impero (duma) la nobiltà baltica, riuscì ad ottenere il diritto a tanti seggi quanti ne venivano concessi alle restanti popolazioni baltiche, ma li ottenne ad esclusivo vantaggio della propria casta.

Naturalmente alla dichiarazione di guerra fra Russia e Germania nel 1914 la nobiltà si dichiarò senza riserve fedele alla causa russa. Quanto valore invece si annettesse in Germania alle affinità di razza, di lingua e di cultura con la nobiltà baltica risulta tra l'altro dal fatto che vi sorsero varie organizzazioni per la difesa dei Germano-baltici, minacciati anch'essi dalla reazione delle autorità russe e dal loro programma di radicale russificazione delle provincie baltiche. La duplice lotta contro Tedeschi e Russi caratterizza la storia della riscossa estone, la cui gioventù, contrastata nelle sue iniziative dalle grandi banche locali, costituì cooperative e consorzî proprî, e si inscrisse anche a università straniere, col doppio intento di acquistare simpatie alla causa nazionale, e di allargare la propria cultura. Il regime militare, instaurato durante la guerra, rese impossibile la realizzazione di altre aspirazioni nazionali immediate; ma la costituzione di un Consiglio nazionale estone permesso dalla duma (12 aprile 1917), unitamente all'estensione dei confini dell'Estonia, secondo i desiderî della popolazione, alla parte settentrionale della Livonia (di lingua estone), fu un primo importante passo verso l'agognata autonomia che si realizzò il 14 luglio 1917 quando il Consiglio nazionale assunse di fatto l'amministrazione del paese.

Con l'avvento del governo bolscevico in Russia, i comunisti estoni, che erano rappresentati da 12-15 mila uomini fra le truppe rivoluzionarie russe, e che si unirono a queste nel paese, ostacolarono l'ulteriore attività del Consiglio nazionale, pretendendo l'immediata costituzione di consigli di operai e soldati e l'estensione all'Estonia della dittatura sovietica russa. Tosto il paese fu gettato nella massima confusione, a liberarlo dalla quale, su disperati appelli soprattutto dei Germano-baltici, si pose in moto un corpo di spedizione tedesco. Al solo diffondersi della notizia, i rossi cominciarono a ritirarsi e il comitato speciale del Consiglio nazionale, all'uopo delegato, poté proclamare l'Estonia repubblica democratica indipendente (24 febbraio 1918). L'indomani, truppe dell'VIII armata tedesca, audacemente avanzate sul mare ghiacciato dalle isole di Ösel e Dagö fino a Hapsal, giungevano a Tallinn, ed estendevano l'occupazione a tutto il territorio. Nel trattato di Brest-Litowsk (marzo 1918) si convenne che "l'Estonia e la Livonia dovevano venir sgomberate da truppe russe e guardie rosse, ed essere presidiate, invece, da un corpo di polizia tedesco fino a che la sicurezza potesse dirsi garantita da sufficienti istituzioni locali, e da un ordinamento statale definitivo". Ma l'occupazione tedesca rivelò ben presto tutt'altro carattere. In stretta collaborazione con i Germano-baltici le autorità tedesche ripristinarono tutti i privilegi della nobiltà feudale, che erano stati in parte abrogati durante il processo di russificazione, e intrapresero una vigorosa germanizzazione del paese, imponendo soprattutto la lingua tedesca negli uffici, nelle scuole, nelle chiese. Una clausola dell'armistizio, imposto (novembre 1918) alla Germania dagli alleati, faceva obbligo alla Germania di sgomberare immediatamente i territorî dell'Estonia e della Livonia. Le potenze dell'Intesa non sostituirono però tempestivamente le truppe tedesche con corpi d'occupazione proprî, onde non si poté evitare l'immediata occupazione dei territorî baltici da parte delle truppe bolsceviche. Il governo provvisorio estone, costituito l'11 novembre 1918, organizzò subito la resistenza con l'aiuto delle potenze dell'Intesa, che sin dal maggio precedente, e in opposizione alle mire germaniche, avevano riconosciuto de facto l'indipendenza del nuovo stato. A un corpo di volontarî estoni, formato dal generale Laidoner, vennero ad aggiungersi circa tremila volontarî finlandesi, e un piccolo nucleo di svedesi; mentre il generale russo Rodzianco riuniva attorno a sé tutti i fuorusciti russi controrivoluzionarî della regione. L'esercito bolscevico era giunto verso la fine dell'anno a trentacinque chilometri da Tallinn, ma l'accorrere della squadra britannica impedì ad esso la conquista della capitale. L'anno seguente, sotto il comando supremo del Laidoner, ebbe inizio la riscossa e il 24 febbraio 1919, primo anniversario della proclamazione dell'indipendenza nazionale, tutto il territorio estone poteva dirsi liberato dall'invasione russa. Il 23 aprile poté perciò riunirsi a Tallinn l'Assemblea costituente, eletta a suffragio universale (5-7 aprile), che riaffermò l'indipendenza nazionale (29 maggio) e iniziò quindi i lavori per la costituzione definitiva dello stato.

Nuove complicazioni militari si ebbero nell'estate, allorquando forze estoni, ingaggiate contro forze rosse alla frontiera meridionale, si portarono in territorio lettone e vi vennero a conflitto con i corpi volontarî, in prevalenza costituiti da elementi germano-baltici, col favore del generale tedesco von der Goltz, rimasto accantonato con la sua cosiddetta "divisione di ferro" in Curlandia. Quei corpi (Baltische Landeswehr) miravano a imporre, sia alla Lettonia sia all'Estonia, la costituzione di governi conservatori contro l'avvento delle democrazie popolari, rispettivamente lettoni ed estoni; ma le truppe estoni seppero dare altra prova del loro valore e conseguire la vittoria. Con l'armistizio del 3 luglio 1919, sanzionato dalle potenze dell'Intesa, i Germano-baltici dovettero abbandonare Riga, e lasciare che vi si ripristinasse il governo democratico Ulmanis (v. lettonia).

In relazione alle offensive intraprese in quel tempo da forze controrivoluzionarie russe per invadere da ogni frontiera la repubblica sovietica, un esercito di volontarî russi (il cosiddetto esercito nord-occidentale) venne a formarsi anche in Estonia sotto il comando del generale Yudenitch, e sferrò la sua offensiva finale in direzione di Pietrogrado l'8 ottobre 1919. Ma, nonostante i rapidi successi iniziali, che portarono le sue avanguardie sin nei pressi di Pietrogrado, l'esercito sovietico, comandato dallo stesso Trockij (Trotzki), ebbe vittorioso sopravvento. L'esercito estone, non aveva preso parte all'impresa. Fu fatta la pace fra l'Estonia e la Russia a Tartu il 2 febbraio del 1920. La Russia sovietica riconosceva, tra l'altro, l'indipendenza dell'Estonia e consentiva a rettificare a vantaggio di essa la frontiera sudorientale, cedendole il distretto di Petseri.

Con legge dell'8 ottobre 1919 era stata intanto adottata una radicale riforma agraria, in base alla quale si procedette all'espropriazione dei latifondi e alla distribuzione della terra (in parcelle non eccedenti i 50 ha.) fra i contadini. Per rendersi conto della portaia del provvedimento bisogna ricordare che nel 1914 esistevano in Estonia 1149 grandi proprietà dell'estensione media di 2113,2 ha. (2.428.087 ha.) e 50.961 piccole proprietà dell'estensione media di 34,1 ha. (1.761.015 ha.) e che 655 mila abitanti vivono nel paese esclusivamente dell'agricoltura. Al demanio dello stato passò la maggior parte delle grandi e ricche estensioni boschive. In data 19 giugno 1920 veniva infine promulgata la nuova costituzione.

Ristabilita la pace, promulgata la costituzione, attuata la riforma agraria, e ottenuto il riconoscimento della propria indipendenza (dalla conferenza degli ambasciatori anche de iure, il 25 gennaio 1921), il partito socialdemocratico uscì dalla coalizione governativa e i varî governi che succedettero presero ad orientarsi più verso destra. Un momento difficile attraversò di nuovo il paese alla fine del 1924, quando, per un clamoroso processo intentato a circa 150 comunisti accusati di complotto contro lo stato, elementi rivoluzionarî incitati e aiutati dalla III Internazionale tentarono un audace colpo di mano per impadronirsi dei poteri dello stato (i dicembre). Tempestivamente munito di autorità dittatoriale il generale Laidoner poté ancora una volta salvare il paese e ristabilire in brevissimo tempo l'ordine e l'assetto normale (9 gennaio 1925).

Nonostante il continuo progresso generale (di cui è indice l'andamento della bilancia commerciale), la consapevolezza del duplice pericolo, di una tendenza espansionista germanica, e di una analoga tendenza russa a rientrare in possesso degl'importanti porti baltici (in ispecie di Baltiski, sempre libero dai ghiacci), ha indotto i dirigenti estoni a considerare con favore ogni iniziativa per un'intima unione (confederazione) con gli altri stati baltici propriamente detti (Lettonia, Lituania), e a rafforzare una siffatta unione con l'adesione ad essa della Finlandia e della Polonia.

Ma le molte conferenze all'uopo tenute non hanno potuto portare al risultato auspicato. Soltanto con la Lettonia sono stati possibili finora contatti e intese più intime, che sembrano preludere ad accordi durevoli, non soltanto in materia economica, ma anche politica.

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Lingua.

La lingua estone appartiene al gruppo delle lingue balto-finniche, che a sua volta è un ramo della grande famiglia ugro-finnica (v. ugro-finniche, lingue). L'estone non si è separato dal finnico comune che in epoca relativamente recente, e cioè verso l'ottavo secolo dell'era nostra. Quindi la parte più antica della storia dell'estone, le sue peculiarità rispetto all'ugro-finnico comune, le più antiche parole mutuate dalle lingue baltiche, germaniche e slave, sono comuni a tutte o a parte delle altre lingue balto-finniche, perché sono avvenute in un'epoca in cui le popolazioni balto-finniche vivevano in rapporti più stretti di ora. Per i tratti comuni col finnico, v. finlandia: Lingua.

Delle caratteristiche dell'estone vero e proprio, sviluppatesi negli undici e più secoli di vita indipendente, ricorderemo solo il complicato sistema di alternanza quantitativa, sia vocalica sia consonantica (le vocali hanno quattro quantità, le consonanti tre); il passaggio di g, d, b a delle sorde leggerissime G, D, B, l'assenza dal sistema fonetico di è, z, û, ã e la presenza di õ (circa come l'â romeno o l'y russo, ma articolato ancora più basso), l'ammutirsi di h- iniziale balto-finnico e il graduale estinguersi (meno in alcuni dialetti) dell'armonia vocalica (v. Armonia, IV, p. 527). Notevole è poi la palatalizzazione delle dentali dinanzi ai, j (sia in fine della prima sillaba sia in principio della seconda).

Nell'estone si distinguono due principali varietà: quella settentrionale (estone di Tallinn) e quella meridionale (estone di Tartu); il primo (settentrionale) sta a base della lingua letteraria, che si è cominciata a sviluppare, come il finnico, in seguito alla propaganda luterana (il primo testo è un catechismo del 1535). Oltre agli elementi indoeuropei penetrati in epoca ugro-finnica o balto-finnica, l'estone ha assunto molte parole dal russo, dal lettone, dallo svedese, dal finnico e soprattutto dal tedesco (sia basso-tedesco sia tedesco letterario).

Bibl.: La più antica grammatica estone è quella di H. Stahl, Anführung zu der Ehstnischen Sprache, Reval 1637, seguita da molte altre. L'opera più ampia e completa resta per ora: F. J. Wiedemann, Grammatik der esthnischen Sprache, Pietroburgo 1875 (ed ivi tutta la bibliografia precedente). Breve, ma ottima grammatica estone è quella di L. Kettunen, Eestin Kielen oppikkirja (Libro elementare della lingua estone), Porvoo 1928. Fra i dizionarî va citato in primo luogo Wiedemann-Hurt, Ehstnisch-deutsches Wörterbuch, Pietroburgo 1893 (3ª ed. 1923) e quello breve, ma utile di L. Kettunen, Virolais-soumalainen sanakirja (diz. estone-finnico), Helsinki 1917. Più accessibile: Neumann, A sistematical dictionary of the english and estonian languages, 2ª ed., Tallin 1923. Un'eccellente caratteristica della lingua estone ha dato H. Ojansuu, in Tietosanakirja, X, pp. 1352-1361. Le differenze col finnico (suomi) sono raccolte ed esaminate da L. Kettunen, Oppikirja eestin ja suomen eroavaisuuksista, Helsinki 1916 (2ª ed. 1926) a cui dobbiamo anche un'eccellente Fonetica storica estone (Viron kielen äännehistoria, Helsinki 1917) e una serie di studî sui dialetti della Estonia, fra cui ricorderemo solo: Lautgeschichtliche Untersuchung über den Kodaferschen Dialekt e Lautgeschichtliche Darstellung über den Vokalismus des Kodaferschen Dialekts mit Berücksichtigung anderer estnischen Mundarten, in Mem. Soc. Finno-Ougr., XXXIII-XXXIV, Helsinki 1913. Per la dialettologia v. A. Saareste, Leksikaalseist wahekordadest eesti murdeis (Sulle condizioni lessicali dei dialetti estoni), Tartu 1924. I più antichi testi sono riuniti e criticamente pubblicati da A. Saareste e A. R. Cederberg, Walik eesti kirjakeele vanemaid mälestisi (Scelta dei più ant. doc. della l. lett. est.), I, Tartu 1927; II, 1931. Per i prestiti antichi entrati nel finnico comune v. bibl. all'articolo finlandia: Lingua; per quelli più moderni entrati in estone dal tedesco e dallo svedese cfr. W. Wiget, Herkunft und Verbreitung der neueren germanischen Lehnwörter im Estnischen, in Sitz. d. gel. estn. Gesellschaft, 1926, pp. 255-275 e Ojansuu, in Journ. Soc. Finno-Ougr., XXIII (1906).

L'attività linguistica, dopo l'indipendenza dell'Estonia e la fondazione di una università nazionale succeduta a quella prima tedesca e poi russa a Tartu, è grandissima. La bibliografia più recente si trova ogni anno nella rivista filologica Eesti keel (Lingua estone), Tartu 1922 segg.

Letteratura.

Grandissima parte della letteratura estone, fin quasi alla metà del secolo scorso, è scritta in tedesco: poiché, per più secoli, la nobiltà, l'alta borghesia e il clero furono tedeschi di origine e di linguaggio. Se si considerino le vicende storiche dell'Estonia, si comprende come sólo assai tardi si cominciasse a formare una letteratura nazionale. Documenti di lingua estone si trovano sin dal sec. XIII, ma hanno un interesse linguistico, non letterario, eccettuata la ricca e relativamente antica produzione di poesia popolare. La più vivace fantasia e la maggior ricchezza della mitologia finnica in confronto alla estone, risulta dal fatto che la poesia magica degli Estoni è quasi tutta d'importazione finnica, mentre invece per la poesia epico-lirica è soprattutto l'Estonia che ha prodotto ed esportato, mediante scambio orale, in Finlandia; scambio facilitato non solo dalla posizione geografica, ma anche dalla somiglianza grandissima fra lingua e lingua (il rapporto è all'incirca quello dello spagnolo col portoghese, o dello svedese col danese) e dall'identità del metro nazionale, l'ottonario trocaico allitterante. La lirica popolare è il più bel fiore del giardino poetico estone, ma vi abbondano anche le novelle, i proverbî, gl'indovinelli, in feconda gara con la nazione sorella.

I più vetusti monumenti dei quali abbiamo notizie, talora indirette, debbono risalire alla fine dell'età pagana e al principio della cristiana, quando le due credenze vennero a urtarsi e a reagire l'una sull'altra. Ma le memorie storiche e letterarie dei secoli XIII-XVI sono tutte in latino: casualmente ci hanno conservato alcuni antichi nomi, parole e frasi estoni. Tali, nel sec. XIII, la cronaca di Enrico il Lettone, Origines Livoniae: il Liber census Daniae, con testo danese (contiene circa 500 nomi di località estoni). Solo col 1535 si ha notizia di un libretto stampato - probabilmente in Germania - in lingua estone (il Catechismo di Johannes Kievel), ma questo primo documento non fu mai ritrovato, come altri due scritti religiosi dei gesuiti Ambrosius Weltherus (1591) e Guilielmus Buccius (1622).

Scarsa influenza sulla diffusione della cultura estone ebbe pure l'adozione della riforma protestante (1522), per lungo tempo limitata alle classi borghesi. Per attuarne la propaganda fra i contadini, si diffusero in manoscritti, e talora in stampe, catechismi, prediche, inni e libri edificanti, in estone, generalmente tradotti o imitati dal tedesco, e quindi senza spirito nazionale. Spetta a Henricus Stahl il merito di aver raccolti questi materiali in quattro volumi (1632-1638) che rappresentano la prima opera in lingua estone a noi veramente pervenuta; e gli dobbiamo anche la prima grammatica estone (Anführung zu der Ehstnischen Sprache). Si noti che lo Stahl si servì del dialetto di Tallinn, mentre le traduzioni contemporanee di Joachim Rossihnius (Vangeli, Epistole) sono nel dialetto di Tartu; cominciò così quel dannoso dualismo che doveva cessare nel sec. XIX, col deciso prevalere del dialetto di Tallinn, la capitale dell'Estonia. Di poesia d'arte non si hanno, in tutto questo primo periodo, che tentativi scarsi di numero e di valore.

I rivolgimenti politici e il razionalismo imperante alla fine del sec. XVIII e al principio del XIX ebbero una qualche ripercussione anche in Estonia, con la soppressione (1819), dapprima solo teorica, dell'umiliante e opprimente servitù della gleba e col sorgere di un sempre più vivo interesse per la lingua e le tradizioni dei "non-tedeschi", come si solevano chiamare gli Estoni dai loro signori e padroni. Nel gruppo degli estofili si distinsero J. H. Rosenplänter (1782-1846), editore della rivista Beiträge zur genaueren Kenntnis der ehsmischen Sprache; O. W. Masing (1763-1832), per il cui esempio la lingua del popolo si affermò come lingua letteraria; il conte Peter Manteuffel (1786-1842), autore di poesie e racconti tratti dalla vita del popolo. Primo e unico poeta nazionale di questo tempo, K. J. Peterson (1801-1822). In seguito a un movimento reazionario, questa attività venne a restringersi alla ricerca erudita; alla quale dette notevole impulso la Gelehrte Estnische Gesellschaft, fondata nel 1839 "per promuovere la conoscenza delle antichità e della vita attuale del popolo estone, della sua lingua e letteratura, nonché del paese da lui abitato". Si raccolsero con zelo canti e novelle tradizionali, preparando i materiali per la composizione del poema nazionale Kalevipoeg (v.), col quale s'inizia il periodo della rigenerazione materiale e spirituale dell'Estonia. I dotti di lingua tedesca continuano ancora a pubblicare raccolte di canti popolari (H. Neus, 1795-1876), a porre il fondamento grammaticale ed ortografico dell'estone letterario (E. Ahrens, 1803-1863), a compilarne il lessico (J. F. Wiedemann, 1805-1887). Ma l'uso della lingua nazionale per scopi letterarî si afferma sempre più: nel 1857 si pubblica il primo giornale in estone; con le poesie di Lydia Koidula (1843-1886, pseudonimo di L. Jannsen), autrice anche di novelle e drammi, la Musa estone si fa ascoltare oltre i confini della patria. Nel 1872 si fondano l'Eesti kirjameeste Selts (Società letteraria estone) e una scuola superiore estone, ambedue per merito del dotto e operoso parroco Jacob Hurt (1839-1906): il quale più tardi, nell'infierire di una nuova reazione e sotto l'urto della russificazione invadente, concentra la sua nobile attività nella raccolta di materiale folkloristico, riuscendo, con l'entusiastica cooperazione di maestri, contadini e altri umili popolani, a riunire l'incredibile numero di circa 45 mila canti, 10 mila leggende e novelle, 52 mila proverbî, 40 mila indovinelli, 60 mila notizie di usi e costumi e superstizioni: ricchezza che non ha riscontro se non in quella della Finlandia. Un altro parroco, M. J. Eisen, si rese benemerito come raccoglitore di racconti e novelle, oltre che come fecondo scrittore di opere letterarie. Molti altri, minori d'ingegno e scarsi di originalità, scesero nell'arringo letterario, ma senza produrre alcunché di organico, di duraturo, di veramente nazionale. Nel romanzo dominava l'imitazione inglese (Walter Scott) e francese (Chateaubriand, Sue, Dumas), nel teatro la mediocrità di Kotzebue e Iffland: nel suo insieme la letteratura moderna dà l'impressione di un superficiale dilettantismo, dal quale appena si salvano i due migliori tra i poeti lirici, Anna Haawa e K. E. Sööt.

Con l'attenuarsi e poi col cessare delle forze avverse alla rigenerazione nazionale, e finalmente, dopo la guerra mondiale, con la proclamazione dell'indipendenza dell'Estonia costituita in repubblica autonoma, anche la letteratura prende uno sviluppo notevole e fecondo, sebbene gli sforzi dei suoi principali rappresentanti tendano piuttosto "ad innalzarla dalle barriere del nazionalismo esclusivo nella sfera universale della cultura europea" (G. Suits), con tendenza spiccatamente realistica e naturalistica. I romanzi sociali di E. Wilde, le novelle satiriche di E. Peterson, le opere di altri prosatori ispirate dalla letteratura russa e quelle del gruppo giovanile e radicale della Noor Eesti (Giovane Estonia) sono, all'inizio del sec. XX, affermazioni notevoli e promettenti.

Bibl.: Delle poche opere relative alla letteratura estone (in tedesco, russo, finnico ed estone) dà notizia G. Suits, Die estnische Literatur (nella raccolta edita da P. Hinneberg, Die Kultur der Gegenwart, I, ix, 1908).

Arte.

Con la rigenerazione del popolo estone al principio del secolo XIX incominciò nell'Estonia l'evoluzione cosciente e metodica, in ogni campo della cultura; solo più tardi furono valorizzate le arti figurative.

Architettura. - La nazione estone non poteva innalzare edifici monumentali se non dopo aver ottenuto una certa stabilità materiale, cosa che avvenne nella seconda metà del secolo scorso. Ai primi del sec. XX venne eretto il teatro con la sala di concerti dell'associazione Wanemuine a Tartu su disegno dell'architetto finlandese Armas Lindgren. Le forme della giovine architettura della Finlandia fecero scuola, perché a quel primo teatro tennero dietro in diverse città minori altri edifici per teatri, per società e privati, costruiti da architetti estoni in stile finlandese. Anche nei concorsi indetti per lavori di maggior importanza riuscirono vincitori architetti finlandesi: la costruzione del Teatro Estonia a Tallinn fu affidata a Lindgren e al suo collaboratore Vivi Lönn, quella del palazzo della Società di credito nella stessa città a Eliel Saarinen, il quale riuscì pure primo nel concorso pel piano regolatore di Tallinn e più tardi fornì i progetti della nuova chiesa di San Paolo a Tartu. Agli architetti estoni Eugenio Haberman ed Erberto Johanson toccò di erigere - in parte sulle fondamenta dell'antico castello dell'Ordine Teutonico, sul cosiddetto "Toommägi" di Tallinn - l'edificio più originale e rappresentativo dell'indipendenza dell'Estonia, ossia il nuovo palazzo del parlamento. Presentemente nell'architettura estone vi sono due correnti diverse: l'una è d'indirizzo classicheggiante, l'altra tende all'originalità, sia continuando o modernizzando l'antica tradizione baltica, sia creando nuove forme. A queste idee progressiste s'ispira l'Associazione degli architetti estoni (Eesti Arhitektide Ühing).

Pittura. - Il primo posto nella pittura estone spetta a Johann Köler-Viljandi (1826-1899), prima alunno e poi professore nell'Accademia di Pietroburgo, che si dedicò principalmente al ritratto e ai quadri storici, senza trascurare il paesaggio. Tra i suoi contemporanei più giovani meritano d'essere ricordati i paesisti Karel Ludwig Maibach (1833-1886) e Oscar Hoffmann (1851-1911); il primo portò nell'arte estone la comprensione del paesaggio propria ai suoi maestri Calame e Diday, e l'altro, dedicatosi anche alla pittura di genere, rappresentò di preferenza la vita dei contadini estoni. Questi pittori più antichi furono costretti dalle circostanze a lavorare fuori della loro terra, per lo più a Pietroburgo, mentre la generazione d'artisti successiva si stabiliva di nuovo in patria; tra questi sono Ants Laipman (1866) e i gemelli Paul e Kristjan Raud (1865). Il primo ben presto acquistò nel suo paese fama di ritrattista fedele e delicato; il secondo nella rappresentazione delle vicende antiche e delle saghe dell'Estonia, giunge a una specie di visione mistica espressa con una tecnica che s'avvicina alle primitive manifestazioni dell'arte popolare. Il Laipman, più vigoroso, fu dapprima ritrattista, ma più tardi i viaggi e le peregrinazioni lo condussero al paesaggio; notevoli anche i suoi fiori. Furono questi artisti a preparare il terreno ai successori, usciti principalmente dalla scuola parigina. Il paesista Konrad Mägi (1878-1925), che qui va nominato per primo, si è variamente trasformato nel corso della sua evoluzione; incominciò con paesaggi stilizzati e quasi smaltati, poi passò all'impressionismo, quindi si spinse sino a seguire l'espressionismo tedesco, per poi sboccare, dopo un viaggio in Italia, in uno stile pacato e sostenuto. Il Mägi tentò anche il ritratto e alcune grandi composizioni (Pietà, Crocifissione). Il ritrattista Nikolai Triik (1884) ebbe un indirizzo più stabile; la sua opera può dividersi in due gruppi: da una parte i ritratti e una serie di figure di grandezza naturale, dall'altra sta l'opera grafica in cui un mondo notturno, popolato da immagini opprimenti e misteriose, cerca la propria espressione. Tra questi due mondi così diversi servono di passaggio, entro certi limiti, le pitture di paese. Accompagna e segue il Mägi e il Triik una generazione d'individualisti: Aleksander Tassa (1882); Aleksander Uurits (1888-1918); Paul Burman (1888) con maniera impressionistica dipinge paesaggi, animali e fiori; August Jansen (1881) incomincia con un colorismo e una compattezza che ricordano il Kustodiev, ma poi preferisce per le sue composizioni, figure, paesaggi e ritratti, tonalità brillanti; Roman Nyman (1881) rivela uno spirito colto ed educato tanto nel paesaggio quanto nelle architetture e negli scenarî; Peet Aren (1889), nella pittura su tavola introduce la sagoma un po' bizzarra del cartellone moderno, ed esegue anche scenarî ben riusciti. Come precursore delle tendenze cubiste e futuriste è da citarsi Ado Vabbe (1892), derivato dal Kandinskij; egli tende alla pura pittura, che dovrebbe avvicinarsi alla musica. Oltre le sue composizioni lo resero popolare le molte illustrazioni per libri. Quanto più ci avviciniamo all'epoca odierna, tanto più variata e attiva diventa la vita artistica nell'Estonia. Con l'indipendenza politica, si sono costituiti quattro gruppi principali di espositori d'arte: alla Società artistica Pallas in Tartu, a cui è annessa la scuola di belle arti dello stesso nome, si sono aggiunte successivamente l'Unione centrale estone delle arti figurative (Eesti kujutavate kunstnikkude keskühing) di Tallinn, la Lega degli artisti estoni (Eesti kunstnikkude liit), anch'essa in Tallinn, e il Gruppo (Rühm). I realisti con gl'impressionisti moderati formano il Liit, a capo del quale stanno il Sepp, paesista, ritrattista e pittore di genere, il Vihvelin, eccellente nel ritratto e nel paesaggio, e l'Ottenberg, che si è dedicato al paesaggio e alle marine. Il Rühm, che ha tendenze ricostruttive e promuove esposizioni, conta fra i suoi membri più notevoli i pittori Ole e Johannsen, che eccellono soprattutto nella figura, Akberg e Blumenfeldt, che trattano l'architettura, Vahtra e Laarman, che accanto alla pittura coltivano la scultura in legno. Gli altri artisti appartengono al Pallas o all'Ühing. Tra i più giovani dobbiamo ricordare il Weeber, il Bergman, e principalmente il Wiiralt.

Scultura. - Fra gli scultori estoni più antichi va ricordato anzitutto August Weizenberg (1837-1921), il quale fu il primo che cercò di dar forma ai personaggi delle saghe e dell'epopea popolare dell'Estonia. Fece anche una serie di busti-ritratti dei personaggi più insigni. Contro il classicismo del Weizenberg, formatosi sul Canova e sul Thorwaldsen, reagì validamente Amandus Adamson (1855-1929), realista assoluto nell'espressione, benché d'indirizzo idealista, esperto in tutte le tecniche della scultura, dal legno al marmo e al bronzo. A lui nella Russia degli zar fu affidato l'incarico di erigere il monumento della casa dei Romanov, opera interrotta dalla guerra mondiale e dalla susseguente rivoluzione. Per la patria sua l'Adamson ha creato una serie di monumenti commemorativi della guerra di liberazione dell'Estonia. Jaan Koort (1883) contemporaneo del Mägi e del Triik inizia la sua carriera modellando potenti teste più grandi del naturale, ispirate al Bourdelle, ma ben presto abbandona questo genere pittoresco per darsi tutto alla plastica austera, schiva di ogni ricerca pittorica propria all'arte egizia, gotica o fiorentina primitiva. E per dare maggior rilievo a queste forme adopera i materiali più duri, il granito, il basalto, la quercia, il palissandro, e solo raramente il marmo. Si debbono all'autore alcuni monumenti sepolcrali o commemorativi della guerra e belle sculture di animali. Nell'Estonia indipendente hanno raggiunto il pieno sviluppo Woldemar Memik e Anton Starkopf, nonché lo scolaro di questi, Ferdinand Sannamees Specialmente dello Starkopf l'Estonia possiede una quantità di monumenti commemorativi della guerra, di spirito prevalentemente architettonico, e di ritratti eseguiti con senso di misura e distinzione. Dobbiamo nominare anche J. Raudsepp ed Heinrich Olvi, che possono dirsi rappresentanti del costruttivismo" nella scultura estone.

Le arti minori (arti tessili, cuoio lavorato, ceramica) hanno avuto un largo e felice sviluppo, grazie alla sistematica utilizzazione dei motivi che offre l'arte popolare. L'inizio del movimento risale alla fine del secolo scorso; ciò che allora fu intrapreso timidamente, oggi porta frutti eccellenti, ma si è ancora lungi dall'esaurire tutte le possibilità esistenti in questo campo. L'organizzazione e lo smercio di tali prodotti sono nelle mani della società anonima Kodukäsitöö (artigianato nazionale).

V. tavv. LV-LXII.

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