ESPIRITO SANTO

Enciclopedia Italiana (1932)

ESPIRITO SANTO (A. T., 155-156 e 157-158)

Paolo Revelli

SANTO Stato marittimo del Brasile, compreso fra 18°5′ e 21°28′ lat. S., limitato a N. dallo stato di Bahia, a S. dallo stato di Rio de Janeiro, a O. da quello di Minas Geraes. Ha un territorio di 44.684 kmq., con una popolazione di 661.400 ab. (ceusimento del 1930; il censimento del 1920 diede 457.328 ab.). La densità della popolazione è quindi di 14,9 ab. per kmq., più del triplo di quella dell'intera confederazione.

Il territorio, che ha press'a poco la forma di un rettangolo, si estende lungo l'Atlantico tra la foce del Rio Mucury e quella del Rio Itabapoana, e verso l'interno giunge alla linea di vetta della serie di catene che corrono parallele alla costa a N. del Rio Parahvba do Sul, quali le Serre do Souza e dos Aymorés. Queste catene aspre e fittamente coperte di foreste hanno segnato per lungo tempo una barriera tra la costa e l'altipiano interno: solo la valle del Rio Doce interrompe questa barriera e permette alla ferrovia che parte da Victoria di raggiungere il Minas Geraes settentrionale. Lo stato di Espirito Santo comprende due zone distinte: una zona costiera piuttosto larga, che nella sezione settentrionale, sulla sinistra del Rio Doce, presenta vasti tratti pianeggianti e ampie paludi, mentre verso il sud è prevalentemente collinosa e montuosa; una zona interna nettamente montuosa e nella quale la foresta ha un predominio pressoché assoluto. Il clima, notevolmente vario per le differenti condizioni topografiche, è in complesso caldo e umido, specialmente sul litorale.

La zona litoranea e quella interna sono ben distinte dal punto di vista agricolo: la prima è costituita generalmente da terreni di formazione assai recente, opera dei fiumi e torrenti che accumulano verso il mare una notevole quantità di detriti; in questi terreni, là dove il drenaggio delle acque è sufficiente, è sviluppato l'allevamento del bestiame, che utilizza le graminacee numerose e abbondanti, mentre lungo il lido la vegetazione tipica è data dalle mirtacee e dalle bromeliacee. Nelle valli dei fiumi si sviluppano foreste ampie e rigogliose, che in parte sono state abbattute per coltivare la canna da zucchero e, nei campi più asciutti, la mandioca.

La zona interna è costituita dal versante orientale delle Serre cui abbiamo già accennato: è la regione più estesa, dove il clima caldo e le piogge abbondanti fanno crescere una vegetazione lussureggiante di grandi alberi e di foreste spesso impenetrabili. Nei terreni meno elevati, però, e nelle valli più aperte si sono stabiliti nuclei di popolazione brasiliana e d'immigrati europei, che vi hanno fatto sorgere stabilimenti agricoli tra cui prevalgono, specie nella zona meridionale, le fazendas di caffè.

La popolazione non è uniformemente distribuita: il corso del Doce separa il territorio meridionale, con popolazione abbastanza numerosa, da quello settentrionale, quasi spopolato. Nel 1920 lo stato aveva 31 municipî con 104 distretti, ma gli agglomerati urbani erano soltanto 18; nessun municipio raggiungeva i 50.000 abitanti, e soltanto due, nella zona meridionale, Alegre e Cachoeiro do Itapemirim, superavano i 40.000 abitanti. La capitale, Victoria, non raggiungeva i 25.000. Questa è situata nella Baia di Espirito Santo ed è fabbricata sull'omonima isoletta, attorno a un'insenatura piuttosto angusta che offre però un porto sicuro e accessibile a tutte le navi. Congiunta da ferrovia con lo stato di Rio de Janeiro e quindi con la capitale federale, e congiunta pure da ferrovia con la zona di Diamantina e di Conceição nel Minas Geraes, collegata con linee di cabotaggio al porto di Rio de Janeiro, Victoria soffre tuttavia della scarsezza delle comunicazioni e soprattutto della mancanza di scafi regolari di transatlantici, che porterebbero certamente maggiore slancio alla vita della città e dello stato. Il commercio di Espirito Santo non è infatti molto prospero: le importazioni e le esportazioni segnano cifre assai modeste, che sono però inferiori alla quantità reale degli scambî, giacché molte merci, sia d'importazione sia di esportazione, vengono computate nel movimento del porto di Rio de Janeiro, perché attraverso a quel porto si effettua il movimento commerciale.

La produzione agricola, che è quella di gran lunga prevalente e che secondo il censimento del 1920 era fornita da circa 21 mila stabilimenti agricoli con un'area di ettari 1.279.699, pari al 28,6% della superficie territoriale dello stato, comprende il riso, il mais, i fagioli, la mandioca, il cotone e il tabacco, ma i prodotti principali sono la canna da zucchero, che nel 1920 diede un prodotto di 172 mila tonnellate, e il caffè, che nello stesso anno fornì circa 62 mila tonnellate di prodotto esportato, e nel quinquennio 1921-1926 un prodotto che oscillò fra un minimo di 28.290 e un massimo di 65.000 tonnellate. Data l'importanza del caffè, che costituisce il principale articolo di esportazione, lo stato partecipa con S. Paulo, Rio de Janeiro e Minas Geraes, alla Convenzione fra gli stati brasiliani per la difesa del caffè; a Victoria esiste un Istituto del caffè analogo a quello di S. Paulo. Notevole sviluppo hanno anche la coltivazione delle piante oleaginose e la produzione del legname: legni di lusso per ebanisteria e in particolare il palissandro o jacarandá sono forniti dalle foreste del bacino del Doce e da quelle delle vallate meridionali.

L'industria è limitata a poche e modeste fabbriche di tessuti, a pochi zuccherifici, a uno stabilimento per la produzione del cemento e a qualche segheria, né per ora è prevedibile uno sviluppo dell'industria a causa della scarsità di capitali e di mano d'opera.

In complesso possiamo dire che lo stato di Espirito Santo soffre di mancanza di mano d'opera e di scarsezza delle comunicazioni, per quanto assai notevoli siano stati i progressi dell'economia dello stato negli ultimi decennî del secolo passato e nei primi anni del presente. A questo sviluppo contribuirono largamente i coloni italiani, che cominciarono ad afflluire nel 1877 e continuarono negli anni successivi fino al 1894. Presentemente il numero degli Italiani (che risultò di 12.553 nel censimento federale del 1920) viene calcolato a circa 50.000, compresi naturalmente i figli di Italiani nati in Brasile.

La maggioranza di essi vive nella zona meridionale delle fazendas del caffè, nei municipî compresi nei bacini dell'Itapemirim e dell'Itabapoana, nel territorio attorno alla capitale e nella valle del Rio Doce; un solo centro si trova nella zona settentrionale, Nova Venecia, nel municipio di S. Matheus. I coloni italiani, in maggioranza veneti, sono quasi tutti agricoltori e molti sono piccoli proprietarî: secondo il censimento predetto gl'Italiani possedevano il 72% delle proprietà straniere, cioè oltre 3000 stabilimenti agricoli con un'area complessiva di 160.000 ettari.

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