PIROVANO, Ernesto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PIROVANO, Ernesto

Daniele Galleni

PIROVANO, Ernesto. – Nacque a Milano il 30 marzo 1866, secondogenito di Cesare, scultore in legno, e di Virginia Manzoni, la cui famiglia era proprietaria di un’impresa di lavorazione del rame con sede in via Larga (Migliavacca, 2001, p. 21).

L’ambiente familiare giocò un ruolo fondamentale nella vocazione artistica del giovane Ernesto. Il padre Cesare (1827-1908), dopo aver frequentato l’Accademia di Brera, si era formato presso la bottega dell’intagliatore Giuseppe Ripamonti. Aprì in seguito un proprio atelier di intaglio e scultura lignea, grazie al quale si trovò a collaborare con alcuni dei principali architetti della scena milanese come Giovanni Brocca, Enrico Terzaghi, Angelo Colla; in più di un’occasione Cesare collaborò ai cantieri di restauro portati avanti dal figlio Ernesto. Il primogenito di Cesare, Ambrogio (1864-1920), fu iscritto tra il 1879 e il 1881 alla Scuola di architettura di Brera, cambiando poi il suo campo di interesse per dedicarsi allo studio del disegno di figura, divenendo scultore come il padre. Il figlio di Ambrogio, Ernesto (1901-1972), fu invece pittore.

Pirovano cominciò la sua formazione frequentando dal 1881 l’Accademia di Brera, dove seguì i corsi di ornato e di architettura. Tra le sue prime opere è ricordato il tabernacolo in bronzo e argento per l’altare maggiore della chiesa di S. Eustorgio, fatto tradizionalmente risalire al 1893, ma per il quale è stata proposta una datazione più tarda al 1900-01 (Chilese, 2012-13, pp. 103 s.). Fondamentale fu inoltre l’apprendistato presso Angelo Colla che lo introdusse ai cantieri di restauro delle chiese milanesi. Il giovane architetto prese così parte all’intervento nella basilica di S. Calimero a Milano (1896), dove si occupò della decorazione interna, e a quello nel Palazzo comunale di Piacenza, i cui lavori iniziarono nel 1892 e si prolungarono fino al 1908, venendo terminati dal solo Pirovano. Sempre nell’ottica del restauro in stile, nel 1896-97 realizzò a Milano la facciata neocinquecentesca della chiesa di S. Maria al Paradiso, per la quale il fratello Ambrogio eseguì due rilievi in cemento raffiguranti La natività e Le nozze della Vergine.

Pirovano cominciò a farsi conoscere come architetto autonomo nell’ultimo decennio del XIX secolo, vincendo diversi concorsi e realizzando edifici di gusto eclettico in varie zone della sua città natale, spesso documentati dalla rivista milanese L’Edilizia moderna. Fondamentale fu l’incontro, inizialmente mediato dal maestro Colla, con la famiglia di industriali tessili Crespi, che gli affidarono in primo luogo il completamento della loro villa a Orta San Giulio (1892-94), già concepita da Colla in un fantasioso stile moresco; a questa seguì, nel 1894, la villa di Crespi d’Adda, dove i Crespi stavano impiantando un villaggio operaio su modello di analoghi esempi francesi e inglesi, immaginata dall’architetto come un estroso castello turrito neomedievale. A Crespi d’Adda Pirovano ebbe un ruolo di assoluto rilievo negli anni successivi, progettando numerosi edifici e occupandosi inoltre della planimetria complessiva dell’abitato; l’ultimo suo intervento fu dedicato alle villette per gli impiegati, costruite verso il 1921-25 e non prive di una certa, sobria, influenza viennese. Per la stessa famiglia, Pirovano eseguì inoltre dei lavori per il Palazzo in via Borgonuovo a Milano (1895-99).

La fama di Pirovano conobbe un discreto aumento nel 1897 grazie alla vittoria riportata al concorso per il cimitero Monumentale di Bergamo, dove la commissione (tra cui figuravano Camillo Boito e Gaetano Moretti) preferì il suo progetto a quello del più celebre Giuseppe Sommaruga. I lavori furono tuttavia molto travagliati: iniziati nel 1900, si interruppero nel 1902 per mancanza di fondi; nel 1904 il cimitero fu così inaugurato, nonostante fosse ancora incompleto, e solo nel 1911 ripresero le attività.

Si trattò di un progetto imponente, con impianto a croce greca e una grande esedra con porticato e famedio centrale: pur con un’impostazione nel complesso ancora classica, si presenta tuttavia ricco di suggestioni orientaleggianti e dettagli decorativi di chiaro gusto liberty.

Il 5 ottobre 1901 si laureò come architetto civile presso l’Istituto tecnico superiore di Milano. Nel primo decennio del nuovo secolo Pirovano fu impegnato in un’intensa attività edilizia nella sua città natale; inoltre cominciò a fare uso di un lessico ornamentale di matrice floreale o Jugendstil, dalla evidente provenienza straniera.

Casa Ferrario in via Spadari (1902-04) è di impianto ancora sostanzialmente tradizionale, vivacizzato tuttavia dai ferri battuti disegnati da Alessandro Mazzucotelli. Le derivazioni dell’art nouveau franco-belga si trovano invece rinvigorite nella celebre casa Tensi (1907-09) in via Vivaio a Milano, opera che spicca all’interno del corpus dell’architetto per il «senso dell’intima coerenza tra le parti, dell’idea originale unitaria, del rifiuto di ogni fraseggiare di repertorio» (Architettura liberty a Milano..., 1972, p. 41), cosicché le ringhiere e le inferriate di Mazzucotelli si inseriscono nella facciata con maggiore naturalezza.

Tra gli altri progetti milanesi di questi anni si possono ricordare casa Verga in via Sebeto (1899), casa Bogani in via Filzi (1904), casa Mazzucchelli in viale Montegrappa (1905), casa De Micheli in via Torriani (1908), casa Sormani in corso Lodi (1909). A questi si aggiungono le edicole funebri all’interno del cimitero Monumentale tra le quali risalta la cappella Verga (1906).

Nel 1906 Pirovano ottenne un altro successo all’Esposizione milanese del Sempione, dove presentò i modelli per il cimitero Monumentale di Bergamo e di Mantova, ottenendo il premio Reale. La commissione mantovana non ebbe però vita facile: vinto il concorso nel 1904 con un progetto in cui un eclettismo non privo di pesantezza si mescolava a istanze liberty, Pirovano dovette ripensarlo radicalmente nel 1915; i lavori procedettero con estrema lentezza, per essere poi interrotti dalla guerra; l’architetto fu costretto nel 1934 a modificare nuovamente il progetto per avvicinarlo al nuovo clima culturale dominante.

Nel corso degli anni la fama di Ernesto Pirovano si legò sempre più all’architettura cimiteriale: a Mortara si occupò dell’ampliamento del cimitero civico (1910-13); a Cremona, dove si era già fatto notare con un progetto mai realizzato per la nuova sede della Banca popolare, realizzò la chiesa per il cimitero Monumentale della città, progettata tra il 1911 e il 1912, i cui lavori iniziarono nel 1914. Dopo l’ottima accoglienza ricevuta dal progetto per il cimitero tornò frequentemente a Bergamo, realizzando diversi monumenti e cappelle funebri; la Casa del Popolo (1906-07), iniziata dall’architetto Virginio Muzio, e terminata in forme accademiche da Pirovano dopo la morte di questo; il teatro Rubini e la Banca Piccolo Credito (entrambi del 1906-07); l’altare maggiore per la chiesa di S. Maria delle Grazie (1907); numerosi edifici abitativi realizzati tra il 1908 e il 1910; il mercato ortofrutticolo (progettato nel 1910, costruito tra il 1913 e il 1916); infine la facciata di Palazzo Nuovo (1919-28), concepita in stile cinquecentesco per armonizzarsi con l’edificio progettato da Vincenzo Scamozzi.

Tra i suoi ultimi progetti documentati si ricordano le tribune per il Circuito automobilistico di Monza (1922).

Dal 1898 Pirovano fu socio onorario della Reale Accademia di belle arti di Milano, accademico di merito, consigliere, commissario permanente per l’architettura; nel 1907 fu insignito del titolo di cavaliere della Corona d’Italia; fu nominato cittadino onorario di Piacenza in seguito ai restauri nel Palazzo comunale.

Si sposò con Paolina Panigarola da cui ebbe tre figli: Cesare, Mariuccia e Gianni.

Morì a Milano il 29 dicembre 1934 (Architettura liberty a Milano..., 1972, p. 40).

Fonti e Bibl.: Esposizione di Milano 1906. Mostra nazionale di belle arti. Catalogo illustrato, a cura del Comitato esecutivo, Milano 1906, pp. 169, 177; P. Arrigoni, P., E., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Lipsia 1933, pp. 89 s.; F. Reggiori, Milano 1800-1943, Milano 1947, pp. 211, 323 s., 372; E. Sornaga, In ogni angolo di Lombardia ci sono tracce dell’intensa attività di E. P., in L’Eco di Bergamo, 2 novembre 1963, p. 3; C. Meeks, Italian architecture, 1750-1914, New Haven 1966, pp. 259, 421, 450; Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, a cura di P. Portoghesi, IV, Roma 1969, p. 462; R. Bossaglia - A. Hammacher, Mazzucotelli, Milano 1971, pp. 82 s., 101, 107; Architettura liberty a Milano… (catal.), a cura di R. Bossaglia, Milano 1972, pp. 40 s.; M. Nicoletti, L’architettura liberty in Italia, Roma-Bari 1978, passim; R. Bossaglia, Crespi d’Adda: l’invenzione, l’idea, il monumento, in Villaggi operai in Italia. La Val Padana e Crespi d’Adda, Torino 1981, pp. 111-126; E. Bairati - D. Riva, Il liberty in Italia, Roma-Bari 1985; Archivi del liberty italiano. Architettura, a cura di R. Bossaglia, Milano 1987, passim; E. Santoro, La chiesa monumentale del Cimitero opera dell’architetto milanese Ernesto Pirovano, in Cremona produce, I (1988), pp. 33-45; Il Monumentale di Milano. Il primo Cimitero delle Libertà 1866-1992, a cura di M. Pierantoni, Milano 1992, pp. 340 s.; M.P. Belski, 1860-1918: Milano cresce, Firenze 1995, pp. 377 s.; G. Allegretti, L’avventura del progetto per il cimitero di Mantova, in Architettura & arte, VIII (1999), pp. 69-71; C. Migliavacca, Ritratto di una famiglia artistica, in E. P. 1901-1972, a cura di S. Rebora, Milano 2001, pp. 19-35; M. Manescalchi, Un castello gravido di revivals: la turrita villa di Crespi d’Adda, in Architettura & arte, n.s., I-II (2002), pp. 37-41; Il liberty a Milano, a cura di R. Bossaglia - V. Terraroli, Milano 2003; Bergamo e il suo territorio: dizionario enciclopedico, a cura di A. Castoldi, Bergamo 2004, p. 619; M. Chilese, E. P. architetto (1866-1934), tesi di laurea, Università degli studi di Milano, facoltà di studi umanistici, corso di laurea magistrale in storia e critica dell’arte, a.a. 2012-13 (relatore prof. C. Colombo), passim.

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