Ólmi, Ermanno

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Regista cinematografico e teatrale italiano (Bergamo 1931 - Asiago 2018). Dopo aver esordito raccontando l'umile Italia degli anni Cinquanta, O. ha analizzato la civiltà contadina scavando nel suo passato remoto e ritrovandone le radici antropologiche con L'albero degli zoccoli (che, vincendo la Palma d'oro a Cannes nel 1978, gli ha dato notorietà internazionale) per allargare in seguito i propri interessi sul piano storico e letterario. Con Lunga vita alla Signora! (1987) ha vinto il Leone d'argento e con La leggenda del Santo Bevitore (1988) il Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia. Sempre alla Mostra del cinema di Venezia ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera (2008).

Vita e opere

Ottenuto un posto da fattorino presso la società elettrica Edisonvolta, la curiosità per il mondo dello spettacolo lo spinse a fare qualche apparizione sulle scene e a occuparsi delle attività ricreative dell'azienda, impegnandosi come attore e regista nelle compagnie filodrammatiche. Ottenne un grande successo, nella primavera del 1951, lo spettacolo di varietà Parabum parabum da lui scritto e allestito al teatro della Triennale, con animali veri in scena e citazioni da Spoon river di E.L. Masters. Sull'onda del successo, i dirigenti della Edisonvolta accettarono la proposta di O. di creare una Sezione cinema, affidandogliene la responsabilità. Inventandosi il nuovo mestiere e diventando anche un eccellente operatore, esordì nel 1953 con un documentario, La diga del ghiacciaio, cui ne seguirono ancora una quarantina fino al 1961. O. ha esordito come autore di cortometraggi, passando al lungometraggio con Il tempo si è fermato (1960), che racconta il rapporto fra un vecchio guardiano e il suo giovane assistente, isolati su una diga d'inverno. Nonostante il passaggio al cinema narrativo, O. non abbandonò mai il documentario; la sua attività proseguì infatti in televisione con oltre venti titoli, che spaziano in un ambito di interessi assai diversificati: dall'affabulazione (Giovani, 1967, noto anche come Racconti di giovani amori, tre episodi, nell'ultimo dei quali O. interpreta un avvocato difensore) all'inchiesta giornalistica (Chi legge in Italia. Dibattito su don Milani, 1970), dalla rievocazione storica (Nascita di una formazione partigiana, 1973; Alcide De Gasperi, 1974) alla registrazione teatrale (Apocalypsis cum figuris, 1979, di Jerzy Grotowsky), dal dibattito (Del perdono, 1983, dialogo con il cardinale C.M. Martini) alla sperimentazione di formule inedite, attingendo talvolta a risultati di poesia (come in Milano '83, 1983; Lungo il fiume, 1991). Dopo Il tempo si è fermato, grazie al finanziamento di alcuni amici, O. realizzò Il posto (1961), amori e tremori di un giovanotto alle prese con il primo impiego, tutto girato in ambienti veri avvalendosi di attori non professionisti. Sull'onda del successo del film, che trovò una distribuzione internazionale grazie alla Titanus di Goffredo Lombardo, O. fondò nel 1961 a Milano la società 22 dicembre per propiziare l'esordio di giovani autori. Nacquero così Una storia milanese (1962) di Eriprando Visconti (al quale O. prese parte come attore), I basilischi (1963) di Lina Wertmüller, Il terrorista (1963) di Gianfranco De Bosio e la prima miniserie televisiva di Roberto Rossellini L'età del ferro (1964). Per la sua società O. girò I fidanzati (1963), cronaca delle difficoltà di un operaio milanese in trasferta presso lo stabilimento chimico di Priolo (Siracusa). Il regista sarebbe poi tornato negli anni Ottanta a occuparsi dei giovani aspiranti cineasti fondando con Paolo Valmarana nel 1981 «Ipotesi cinema», un punto di riferimento dalla feconda attività, che però non volle chiamare «scuola». Per devozione alla figura di Giovanni XXIII, accettò nel 1965 dal produttore Harry Saltzman il suo primo film su commissione, …E venne un uomo, con l'americano Rod Steiger nelle vesti del mediatore che rievoca vita e opere del Papa buono. A intervalli regolari seguirono film di ambientazione realistica nei quali O. rivelò un interesse per le psicologie dei personaggi (affidati sempre ad attori non professionisti): I recuperanti (1970), sulla base di uno spunto di M. Rigoni Stern, storia di montanari che a rischio della vita scavano alla ricerca dei residuati della Prima guerra mondiale; La circostanza (1974), articolata analisi della crisi di una famiglia borghese. L'albero degli zoccoli (1978) rappresentò, quattro anni dopo, un ritorno alle radici degli antenati contadini raccontando un episodio di ingiustizia sociale sullo sfondo dei moti del 1898; pur diffuso con i sottotitoli (O. volle utilizzare l'antico dialetto delle campagne bergamasche), il film ottenne un inaspettato successo. Nei film successivi, quasi tutti prodotti dalla RAI, la sua severa prospettiva umanistica, ancorata a una visione essenzialmente religiosa, si è affidata di preferenza all'apologo e alla metafora: Camminacammina (1983) è una rivisitazione della leggenda dei Re Magi girata sulle Alpi Apuane. Nell'inverno 1984 si ammalò gravemente mentre stava per girare un film sulla propria adolescenza: non lo realizzò più, ma lo pubblicò in forma di romanzo con il titolo Ragazzo della Bovisa (1986) aggiudicandosi il premio Grinzane-Cavour. Tornato al lavoro nel 1987 ha diretto una commedia grottesca, Lunga vita alla Signora!, che, raccontando il primo impiego di un giovane cameriere, si riallaccia alla tematica di Il posto. Il film successivo, La leggenda del santo bevitore (1988), è stato il primo film che O. ha accettato di realizzare da un soggetto preesistente (il racconto di J. Roth) con attori professionisti (Rutger Hauer, Anthony Quayle) e lontano dai paesaggi abituali, in una Parigi rivisitata con grande originalità come in una favola. Dopo il successo ottenuto, si è nuovamente applicato, con minore fortuna, a un tema letterario che lo ha riportato fra le montagne: Il segreto del bosco vecchio, 1993, da un racconto di D. Buzzati, con protagonista Paolo Villaggio fra situazioni magiche e animali parlanti. È seguito nel 1994 un austero e affascinante intermezzo girato in Marocco, Genesi. La creazione e il diluvio, con Omero Antonutti, all'interno del progetto internazionale Le storie della Bibbia. Grande successo ha ottenuto con Il mestiere delle armi (2001), dove, tra le foci del Danubio e Ferrara, ha raccontato gli ultimi dolorosi giorni della vita del capitano di ventura Giovanni dalle Bande Nere, rivelando una straordinaria capacità di evocazione storica legata a un impeccabile recupero del linguaggio cinquecentesco, ma anche la sensibilità nel cogliere il pericolo della perdita di umanità nell'evoluzione della tecnica. Presentato al festival di Cannes del 2002, ha ottenuto buon successo sia a livello nazionale sia internazionale, aggiudicandosi nel 2002 nove David di Donatello. Cantando dietro i paraventi (2003) ha costituito un'altra incursione metaforica in un passato remoto, la Cina del 17° secolo reinventata sul lago di Scutari in Montenegro, mentre Tickets (2005) ha visto O. collaborare con A. Kiarostami e K. Loach e dirigere il primo dei tre episodi di cui è composto il lungometraggio. Hanno fatto seguito: Centochiodi (2007), film in cui il regista esprime la condanna di qualsiasi religione che consideri  i dogmi più importanti dell'uomo; nel 2009 il cortometraggio Il premio, di cui è stato anche sceneggiatore e che si trova al confine fra la storia vera e la favola, e i documentari Terra madre, dedicato al cibo e alle sue implicazioni sociali ed economiche, e Rupi del vino, resoconto di un viaggio tra vigneti e tradizioni enologiche e culturali della Valtellina; Il villaggio di cartone (2011), in cui ripropone una lezione di rigore morale che ha radici nella povertà dimenticata dall'Italia degli ultimi decenni, e la cui sceneggiatura ha pubblicato nel 2012 sotto lo stesso titolo; Torneranno i prati (2014), ambientato durante la Prima guerra mondiale. Del 2012 è anche il progetto del docu-film Come voglio che sia il mio futuro?, realizzato da M. Zaccaro e presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia dello stesso anno. Nel 2013 ha pubblicato il libro L'apocalisse è un lieto fine. Storia della mia vita e del nostro futuro. Fedele all'antica passione per il teatro, O. ha messo saltuariamente in scena alcune opere liriche e nel campo della prosa ha adattato e diretto nel 1989 per il Teatro delle Arti di Roma Piccola città di T. Wilder. Tra i lavori più recenti di O. vanno citati il cortometraggio realizzato per Expo 2015 Il Pianeta che ci ospita (2015), riflessione sul valore del nutrimento come diritto universale di ogni individuo, e il docu-film Vedete, sono uno di voi, sul cardinale Carlo Maria Martini, in cui si attraversano gli eventi drammatici degli anni del suo arcivescovato tra terrorismo, anni di piombo, tangentopoli, corruzione, crisi del lavoro e solitudini.

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