ERITRE

Enciclopedia Italiana (1932)

ERITRE ('Ερυϑραί, Erãthrae)

Pietro Romanelli

Città dell'Asia Minore, nella Ionia, sulla costa occidentale della penisola che si protende di contro all'isola di Chio. Il nome le derivò dal color rosso della roccia trachitica su cui è posta. Secondo la leggenda il fondatore ne fu Eritro, figlio di Radamanti di Creta; ma con i Cretesi avrebbero abitato la città altri popoli della regione, Carî, Panfilî, Licî; Cnopo, figlio di Codro d'Atene, vi avrebbe più tardi portato un nucleo di Ioni, e la città avrebbe per un certo tempo avuto nome da lui. La nuova colonia dovette fin dalle origini resistere all'invadenza della vicina Chio: dalla parte di terra confinavano con lei Teo e Clazomene: il suo territorio si limitava pertanto alla penisola, su cui era fondata, in varî punti della quale essa stabilì gruppi di coloni. Gli Eritrei parteciparono altresì alla fondazione di Parion sull'Ellesponto; fin dal sec. VII forse essi coniarono moneta di elettro e d'argento. Alla monarchia, mantenutasi nella discendenza di Codro, successe l'oligarchia aristocratica, e quindi li democrazia. Creso di Lidia e Ciro di Persia la sottomisero successivamente a tributo. Partecipò all'insurrezione degli Ioni contro i Persiani, e otto sue navi erano alla battaglia di Lade. Dopo la vittoria di Micale entrò nella confederazione degli stati greci, e quindi nella lega delio-attica (v.). Con Atene fu in stretti rapporti d'amicizia, modellando la propria costituzione, conservataci da un'iscrizione del 450 a. C., su quella ateniese. Nel 413 passò dalla parte di Sparta, ma nel 394, dopo la vittoria di Conone, tornò di nuovo con Atene. Strinse alleanza con Ermia di Atarneo per trovare un aiuto contro i Persiani. Sotto Alessandro Magno, che aveva concepito il progetto di tagliare con un istmo la penisola di E., fu libera ed esente da ogni tributo, e tale cercò di mantenersi, sebbene dovesse difendersi, non sempre con successo, dai diadochi, dai Seleucidi e dai Tolomei. Circa il 274 si difese col denaro dai Galati. Nella guerra di Antioco contro i Romani, parteggiò per questi, e ne ebbe confermata l'autonomia, che conservò forse anche dopo la costituzione della provincia d'Asia. Da Verre fu depredata delle sue statue; nel 76 tre legati di Roma vennero a raccogliervi i versi della sibilla Erofile. Coniò monete da Augusto a Gallieno. In età cristiana fu sede di vescovado. Della città è conservato il perimetro delle mura (sec. III a. C.); ad oriente, presso la porta principale, sono alcune sorgenti di acqua calda salata. Di qui nasce anche il fiumicello Aleon, che divideva a mezzo l'abitato: non lungi da esso sono i resti di un tempio che qualcuno ha ritenuto quello di Ercole, la divinità protettrice. L'acropoli si leva nel centro, sul mare; sulle pendici sudorientali di essa è la grotta della Sibilla; appoggiato al lato opposto è il teatro, e al di sopra un castello bizantino. Nell'insenatura che si apre sul versante occidentale verso il mare, è sorto il piccolo villaggio turco di Litri.

Bibl.: L. Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, col. 575 segg., (con bibl.) J. Keil, Forschungen in der Erythraia, I, in Österr. Jahresh., XIII (1910), Suppl. col. 1 segg.; II, ibid. XV (1915), col. 49 segg.

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