eresia Dottrina che si oppone, in modo contraddittorio, diretto e immediato, a una verità rivelata e come tale proposta a credersi dalla Chiesa. Non può invece dirsi eretica una posizione dottrinale, che si limiti a impugnare una conclusione teologica, una definizione o fatti connessi alla verità rivelata.
Nel
Secondo la teologia cattolica l’ e. esterna è un attentato contro l’unità della fede e, fatto antisociale, acquista tutti i caratteri del delitto e come tale è punita. Gli eretici sono quindi scomunicati ipso facto e, a meno che si ravvedano dopo essere stati ammoniti, sono privati di ogni dignità, ufficio o altro incarico ecclesiastico; se chierici, dopo prolungata contumacia o grave scandalo, possono essere dimessi dallo stato clericale; gli eretici sono privati, se notori, della sepoltura ecclesiastica. In passato la repressione dell’e. non si limitò alle pene canoniche, ma giunse anche a crociate contro gli eretici, all’istituzione di tribunali speciali, alla pena di morte. L’e. era considerata delitto anche dallo Stato.
Lo scrittore che tratta dell’e. per combatterla è detto eresiologo. I primi di cui si abbia notizia sono Giustino ed Egesippo; tra i più importanti (che forniscono spesso notizie e testi altrimenti perduti) vanno ricordati s. Ireneo (Adversus haereses), s. Ippolito di